Ieri in America è stato il Memorial Day. In questa giornata di americani ricordano i loro soldati caduti in guerra.
Nel prevedibile calderone di patriottismo e frasi fatte, una storia in particolare si è segnalata rispetto alle altre, per la sua paradossale quanto invisibile perversità.
La storia è quella del soldato Jason Scheuerman, un ragazzo qualunque partito per l’Iraq nel 2004. Nei primi mesi di permanenza – oltre a tutti gli orrori che possiamo solo immaginare - Jason si è ritrovato ad assistere prima alla morte di un suo commilitone, e poi al suicidio di un altro suo amico di camerata.
Dopo sette mesi Jason ha iniziato a denunciare sempre più frequenti crisi depressive, ... ... ed è stato visto più volte con la pistola puntata in bocca, nell’atto apparente di volersi suicidare.
Segnalato ai superiori, Jason è stato visitato dallo psichiatra del battaglione, che però lo ha rimandato nei ranghi, perché “non appariva soffrire di problemi sostanziali“.
Ma Jason non riusciva più a dormire, era perseguitato dagli incubi, e cominciava a dare forti segni di squilibrio psicologico.
Visitato nuovamente dallo psichiatra, è stato nuovamente rimandato nei ranghi, perchè “apparentemente sano”.
Jason ha scritto più volte a casa, lamentando di non riuscire a ricevere l’aiuto psicologico di cui avevo bisogno. Il padre - lui stesso un medico dell’esercito - è intervenuto personalmente, ma ha ottenuto come unico risultato che il figlio venisse accusato di fingere le propri depressioni, per riuscire a tornare a casa prima degli altri.
Questo ha comportato per lui non solo la continuata permanenza al fronte, ma un periodo di punizioni particolari, nel quale è stato ripetutamente umiliato davanti ai soldati iracheni e ai suoi stessi commilitoni.
Alla fine Jason non ha più retto, e si è suicidato davvero.
La CNN ha riportato la notizia, commentando con evidente disgusto che “non ci si aspetterebbe mai che cose del genere potessero avvenire nell’esercito americano”.
Naturalmente gli sdegnati commentatori della CNN, che hanno scelto proprio il “Giorno della Memoria” per dare la notizia, si sono completamente dimenticati di essere loro i principali responsabili della partenza di Jason per il fronte, come di tutti gli altri soldati che in questo momento combattono in Iraq, o di quelli che già vi hanno perso la vita. Se loro per primi non avessero avallato l’evidente bugia dell’11 settembre, infatti, nulla di ciò sarebbe mai successo.
Ma i giornalisti, lo sappiamo, diventano bravi ed attenti soltanto quando si tratta di raccattare buoni ascolti con facili manciate di moralismo a basso prezzo. Quando invece si tratta di fare il proprio lavoro con coscienza e responsabilità, diventano tutti improvvisamente incapaci di mettere insieme anche il più semplice dei ragionamenti.
Massimo Mazzucco
Fonte CNN