Nella nostra società, il lavaggio collettivo della coscienza è un fenomeno tanto ricorrente quanto inevitabile: per ogni crimine che la società commette, in modo più o meno cosciente, c’è sempre un momento in cui la Storia ritorna per presentare il conto. E per quanto lo si sia riuscito a negare inizialmente, prima o poi quel crimine deve essere riconosciuto da tutti come tale, se lo si vuole davvero superare e mettere per sempre alle spalle.
Il problema sorge nel momento in cui, invece di affrontare, rivalutare, ed eventualmente espiare quella colpa con i giusti parametri, si crede di liberarsene con un semplice discorso di circostanza, un’anonima cerimonia cittadina, o al massimo la costruzione di un qualche monumento “alla memoria” delle vittime.
E purtroppo, nel mondo dell’informazione rapida e globale, questo accade sempre più spesso: è appena successo con Ratzinger, che ha creduto di liberarsi dei fantasmi della pedofilia clericale accennandovi – in modo nemmeno tanto contrito, oltretutto - nel suo recente viaggio in USA, ed è successo ieri con la Germania, che evidentemente si è illusa di cancellare la macchia di certe persecuzioni naziste con un “monumento in onore delle migliaia di omosessuali perseguitati dai nazisti fra il 1933 e il 1945”.
Naturalmente questa operazione solleva più problemi di quanti ne volesse mai risolvere. Prima di tutto, non si comprende perchè vada onorata la memoria degli omosessuali perseguitati e uccisi durante il nazismo ma non, ad esempio, quella dei Rom che fecero la stessa fine ... ... sotto lo stesso regime.
Il fatto poi che l’operazione sia stata sponsorizzata dal sindaco gay di Berlino, Klaus Wowereit, ne riduce ulteriormente la valenza storica. (Se per caso non fosse stato gay, il "pentimento" non ci sarebbe stato?)
A rendere ancora più risibile l’intera operazione, ci viene spiegato che “il memoriale consiste di un monumento di cemento [nella foto del titolo], con una finestra da cui si possono vedere due uomini che si baciano”.
Ovvero, si vorrebbe riconoscere l’ingiustizia con cui è stato negato agli omosessuali il diritto di comportarsi come credono, amandosi apertamente fra di loro, ma invece di mostrarli nel farlo finalmente in modo aperto e legittimo, li si può vedere solo “attraverso una finestra” che ricorda fin troppo da vicino quelle dei Sex-Shop del Quartiere a Luci Rosse di Amburgo.
Roba da prendere in mano il dizionario e riscrivere daccapo la definizione di “ipocrisia”.
Forse coscienti, loro stesse, della inadeguatezza del gesto, le autorità tedesche si sono premurate di far sapere che “il monumento è costato ben 600.000 Euro”. Peggio la toppa del buso, quindi, nuovamente: visto che gli omosessuali perseguitati o uccisi dal nazismo sono stati circa 55.000, fanno poco più di 10 euro per ogni omosessuale. Non era meglio insultarli direttamente uno per uno, a questo punto?
E poi, quanto ci vorrà prima che qualcuno si domandi quanti soldi hanno ricevuto mediamente gli ebrei, come risarcimento per i danni subiti durante il nazismo? E che cosa diranno invece i Rom, quando magari un giorno si vedessero “onorati” con un monumento che li valuta solo 5 euro ciascuno?
E’ chiaro che nel momento stesso in cui si mette una qualunque somma di denaro, non importa se grande o piccola, al posto del vero processo di catarsi collettiva, si introduce una graduatoria fra le minoranze che paradossalmente finirà per replicare, nel tempo, le stesse differenze che già costarono loro le persecuzioni in primo luogo.
Tutto questo per non parlare della cosiddetta “Pink Swastika”, ovvero del fatto che il nazismo stesso ebbe origine nel noto gruppo di omosessuali di Monaco che frequentavano il Bratwurstgloeckl, il gay bar fra cui si notavano già da allora personaggi come Adolf Hitler, Ernst Roehm, Rudolf Hess, Joseph Goebbles ed Hermann Goering. Ma questo naturalmente è un altro discorso ancora.
Massimo Mazzucco
Fonte
BBC
Il libro completo
“The Pink Swastika”