40 anni fa veniva ucciso a Memphis, nel Tennessee, il leader del movimento nero per i diritti civili, Martin Luther King.
Il presunto assassino si chiamava James Earl Ray, il quale veniva presto arrestato, giudicato, e condannato all’ergastolo, dopo aver confessato di essere lui il responsabile dell'attentato.
Ma, come già nel caso di John Kennedy, con Lee Harvey Oswald, e in seguito nel caso di Robert Kennedy, con Sirhan Sirhan, anche la credibilità di Ray ha iniziato a vacillare, non appena si è cominciato ad approfondire i retroscena che hanno portato al suo arresto.
Ufficialmente, Ray avrebbe sparato dalla stanza di un dormitorio semi-vuoto che sta di fronte al Motel Lorraine, nel quale Martin Luther King soggiornava, uccidendolo con un solo colpo di fucile.
Ci sono però vari problemi con questa tesi:
Ray non si era mai distinto per essere un buon tiratore.
La confessione gli fu estorta dal suo stesso avvocato, che lo convinse a barattarla con la garanzia di non finire sulla sedia elettrica. ... ... (Ray fu infatti condannato all’ergastolo).
Il fucile di Ray non fu mai “gemellato balisticamente” al proiettile che uccise Martin Luther King.
Qualcuno ha suggerito che la direzione in cui puntano coloro che indicarono la provenienza del colpo, subito dopo lo sparo, non indicassero il dormitorio che sta di fronte al Motel, ma altro edificio, leggermente più spostato in linea d’aria.
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L’unico testimone che avrebbe visto uscire James Earl Ray dal dormitorio, subito dopo l’attentato, ha poi ritrattato la sua identificazione del presunto colpevole, in una nota intervista televisiva.
Nessuno ha mai spiegato come Ray abbia potuto scegliere in anticipo di affittare la stanza in quel dormitorio, prima che Martin Luther King decidesse di scendere al motel che gli sta di fronte.
Qualcuno infatti convinse Martin Luther King a cambiare la scelta dell’albergo, che inizialmente era caduta su un diverso hotel, solo all’ultimo momento. (In altre parole, quando Ray aveva già affittato la stanza del dormitorio, qualcuno ha fatto in modo che Martin Luther King finisse per scegliere il motel che le stava di fronte).
Nonostante gli ordini da parte dell’FBI di proteggere Martin Luther King ovunque andasse, quel pomeriggio al motel Lorraine il leader nero fu lasciato completamente solo.
ALCUNE CURIOSE ANALOGIE
Esattamente come nel caso di John Kennedy, e in seguito del fratello Robert, ci sono indizi che suggeriscono che il colpo non sia partito dal presunto “nido dell’assassino,“ ma da una diversa direzione. Per JFK il Dal-Tex building, che fa angolo con il Book Depository. Per RFK alle spalle del senatore, e non di fronte, dove si trovava Sirhan.
Esattamente come nel caso di John Kennedy, e in seguito del fratello Robert, vi sono forti dubbi sull’arma utilizzata: per JFK, il famoso Mannlicher Carcano avrebbe sostituito all’ultimo momento un Mauser 6.7. Per RFK, il “gemellaggio balistico” non fu fatto con l’arma sottratta a Sirhan, ma con una pistola simile, che portava però un diverso numero di matricola. Mentre nessuno ha mai recuperato la pistola della guardia del corpo (il vero sospetto dell’omicidio).
Esattamente come nel caso di John Kennedy, e in seguito del fratello Robert, la protezione della scorta è venuta a mancare poco prima dell’attentato: per JFK, l’agente dei servizi segreti che doveva viaggiare sul predellino posteriore della limo presidenziale fu stranamente richiamato sull’auto che seguiva, proprio nel momento in cui il corteo lasciava l’aeroporto verso la piazza di Dallas. Per RFK, la guardia del corpo che avrebbe ucciso il senatore aveva una sola settimana di esperienza presso la società di security per cui lavorava, ed aveva sostituito all’ultimo momento la regolare guardia del corpo, improvvisamente “impossibilitata” a entrare in servizio quella sera.
Esattamente come nel caso di John Kennedy, e in seguito del fratello Robert, stupisce la lungimiranza del presunto assassino, che con grande intuito avrebbe scelto il luogo giusto ancora prima di sapere che la sua vittima si sarebbe venuta a trovare di fronte a lui: per JFK, Oswald aveva trovato lavoro al Book Depository sei settimane prima dell’attentato. Per RFK, qualcuno si era informato del percorso del senatore (all’interno dell’Ambassador) addirittura alle 5 del pomeriggio, mentre Sirhan si sarebbe presentato all’albergo solo all’ultimo momento. Nonostante questo, Sirhan si fece puntualmente trovare nella cucina da cui sarebbe passato Bob Kennedy.
Esattamente come nel caso di John Kennedy, e in seguito del fratello Robert, le autorità interessate si sono regolarmente rifiutate di riaprire il processo, nonostante fossero emersi nel frattempo molteplici elementi che ne reclamavano a gran forza una revisione.
Esattamente come nel caso di John Kennedy, e in seguito del fratello Robert, dozzine e dozzine di elementi probanti – contro la versione ufficiale - furono fatti letteralmente sparire nel corso degli anni, con le scuse più risibili. (La polizia di Los Angeles, ad esempio, disse di avere gettato lo stipite della porta, con infissi i due proiettili che avrebbero confermato un secondo tiratore, “perchè non c’era posto per conservarlo”).
Non è infatti possibile affrontare una seria analisi dell’assassinio di Martin Luther King, se non la si pone nel contesto più ampio dei tre omicidi che nell’arco di soli cinque anni, dal 1963 al 1968, hanno spazzato via i tre leader più importanti e carismatici del movimento per i diritti civili e per le riforme sociali in America: John Kennedy, Martin Luther King, Robert Kennedy.
Da notare anche che:
- John Kennedy, quando fu ucciso, aveva appena annunciato il ritiro delle truppe americane dal Vietnam;
- Martin Luther King era un pacifista dichiarato, nei fatti come nelle parole: il suo discorso “I have a Dream”, tenuto a Washington qualche anno prima, fortemente improntato al pacifismo e alla tolleranza, ha lasciato il segno nella storia americana
- Robert Kennedy aveva appena vinto le primarie della California, e quindi la probabile nomination democratica, dopo aver impostato la propria campagna elettorale – nuovamente - sul ritiro immediato delle truppe americane dal Vietnam.
Massimo Mazzucco
P.S.: Anche l'11 settembre, in fondo, si è concluso con una guerra che altrimenti non avrebbe potuto avere luogo.