MA CON CHI "TRATTA" BERLUSCONI?
Apparentemente, i fatti più recenti sembrerebbero darci torto. Fino a ieri avevamo sostenuto che rapimenti come quello di Giuliana Sgrena non debbano sfuggire alla ferrea legge del cui prodest, il che rendeva illogico per dei "veri" iracheni sia il rapire che tanto meno l'uccidere un personaggio del genere. L'impossibilità di ottenere infatti la liberazione del paese dalle truppe occupanti, in seguito al ricatto sulla sua vita era e rimane nulla.
Ma ieri l'appello accorato di Giuliana Sgrena in TV ci ha rimesso di fronte al dilemma in maniera drammatica: questa volta ce lo ha detto lei in faccia, chiaro e tondo, o ritiriamo le truppe o questi mi ammazzano. Ma allora è vero? Sarà davvero così? Ci sarò davvero un gruppo di folli islamici che si illude di poter ottenere l'impossibile, attraverso un gesto del genere? In fondo, bastano quattro esagitati nemmeno tanto furbi a mettere in piedi una baracconata del genere. Perchè non deve poter essere successo, allora?
Per più di un motivo, diciamo noi. Innanzitutto, l'Iraq di oggi non è un paese… … qualunque, dove ti raccatti per strada il giornalista che preferisci, te lo porti a casa e te lo tieni legato in salotto finchè soddisfano le tue rìchieste. L'Iraq di oggi è un vero e proprio stato di polizia, dove fra militari della coalizione, polizia irachena, servizi segreti americani, servizi iracheni, agenti Mossad, informatori, spie e venduti di ogni tipo nulla di così vistoso può avvenire senza che si riesca a risalire in pochissimo tempo al prigioniero. Questo sempre che lo si voglia davvero cercare. Via Gradoli insegna.
In secondo luogo, se davvero si trattasse di un manipolo di "cani sciolti", fuori da ogni regola e da ogni logica, Berlusconi non parlerebbe di "fondate ragioni di ottimismo", come invece ha fatto oggi. Di fronte ad una improvvisa svolta negativa, infatti, ci farebbe doppiamente una brutta figura, mentre la cautela assoluta in quel caso sarebbe d'obbligo.
In terzo luogo, al di là della forma estrema del ricatto, il cui prodest non si sposta di una virgola: Sgrena è una giornalista scomoda, e sia che venga uccisa sia che venga risparmiata nulla ne viene all'Iraq, mentre ne giovano comunque gli americani, che mandano un chiaro messaggo a quei pochi "ficcanaso" della stampa estera che ancora rimangono in circolazione. Evidentemente, avranno pensato, Baldoni non era bastato. Nè di certo c'è bisogno di violentare troppo il nostro cervello per accettare come gli americani farebbero tranquillamente questo ed altro. Non dimentichiamo che sono ormai una quarantina, ad oggi, i liberi giornalisti morti in circostanze poco chiare fra Israele, Afghanistan ed Iraq. E quasi nessuno risulta ucciso dal "nemico".
Nella gelida filosofia di conquista neocon, persone come Sgrena o Baldoni appaiono come semplici granellini di sabbia che non possono certo nè fermare nè rallentare la grande macchina da guerra, che ormai viaggia d'inerzia verso un futuro che a questo punto nessuno di noi può più prevedere con un minimo di certezza.
Ma allora Berlusconi con chi "tratta", come dice di stare facendo dal mattino alla sera? Forse direttamente con gli americani, perchè no? Non è difficile immaginare i cowboy di Rumsfeld e Cheney che sbottano alla notizia dell'ennesimo reportage "fastidioso" di questi "fucking italians" che si infilano dappertutto, se ne battono sonoramente dell'"embedding", e sfuggono così al controllo dello Stato Maggiore italiano in Iraq. Prendi quattro dei soliti marocchini, Johnny, e fammela rapire, che poi con l'amico Silvio ci parlo io.
Ed ecco allora che Berlusconi può arrischiarsi a dirsi fiducioso, perchè con l'alleato bene o male ci può ragionare. Ci sta ragionando, probabilmente. Si starà quindi trattando su come riuscire a mettere completamente il bavaglio ai freelance italiani, senza per questo apparire da noi come totali censori della libertà. Se mi garantisci che li tieni buoni una volta per tutte - starà dicendo l'uomo di Negroponte a "Silvio" - te la restituisco sana e salva, se no a questi la voglia di mettere il naso negli affari altrui gliela facciamo passare noi a modo nostro.
Ma per mettere quel bavaglio, senza che il popolo se ne accorga, c'è bisogno che l'"opposizione" non si opponga troppo, ed ecco allora che si spiegherebbero anche le sibilline frasi pronunciate dagli esponenti della sinistra al momento del rapimento di Giuliana Sgrena: collaboreremo in ogni modo con le forze di governo.
E noi polli che ci domandavamo se mai fosse necessario dire una cosa del genere! Evidentemente lo era, la cosa non era affatto scontata. Un altro lurido "do ut des" politico, quindi, si sta probabilmente consumando sulla pelle di una professionista coraggiosa, all'oscuro di un intero popolo di beoti che crede davvero - oppure, peggio ancora, finge di credere, per calcolo personale - alla favoletta della democrazia da esportazione.
Sono tutte illazioni, ovviamente, e solo a cose fatte potremo cercare di valutare meglio cosa possa esser successo dietro le quinte di questo ennesimo rapimento insensato, ma una cosa ormai sembra certa: il video della Sgrena implorante non è stato altro che un alzare la posta emotiva, all'interno della stessa partita che non ha mai cambiato nè direzione nè giocatori fin dall'inizio.
Massimo Mazzucco