Ovvero: Come il sistema fa di tutto per contrastare a livello mediatico le lotte spontanee dal basso e nel frattempo opera per inglobarle al suo interno.
di _gaia_
Negli ultimi tempi stiamo assistendo a una sorta di “escalation” delle lotte popolari in Italia: NO TAV, No Dal Molin, No MOSE, Ariano Irpino, Serre, movimenti contro gli inceneritori, contro il Ponte sullo Stretto, contro la presenza di armi atomiche sul suolo italiano…
Credo sia utile, al momento attuale, una riflessione sui tratti in comune fra tutti questi movimenti spontanei.
Si tratta in sostanza di realtà nate spontaneamente dalla gente, in seguito alla constatazione che il governo di turno (o una sua emanazione locale come la Regione o la Provincia) opera in palese menefreghismo delle legittime istanze della popolazione locale.
A fronte di grandi opere sbandierate come “fulgido progresso”, come il TAV o il ponte sullo Stretto, la popolazione coinvolta in questi mega progetti si vede del tutto ignorata da chi decide le sorti di interi territori e quindi delle vite di migliaia di persone.
La maggior parte di questi movimenti, nati dal basso e con carattere trasversale, sono per fortuna giunti ad oggi senza alterare questa loro caratteristica fondamentale. E questo, ovviamente, a qualcuno non garba per nulla.
Un movimento spontaneo, senza spinte partitiche o ideologiche di base, fa paura.
Fa paura perché mette a nudo, squarciando con la vivida immediatezza “della terra”, ... ... i meccanismi di fondo con cui il sistema opera.
Ecco perché queste lotte vengono sistematicamente combattute da chi sta al potere, innanzitutto a suon di propaganda tramite mass-media.
Qui abbiamo un esempio -l’ultimo in ordine temporale (ma potremmo stilare una lunghissima collezione di news simili, anzi molte sono già presenti fra i thread di LC):
"Dalle grandi opere ai mini impianti, le proteste bloccano un cantiere su due.
Comitati, scontri tra enti locali e ricorsi al Tar: così si ferma l'Italia dei progetti"
Il carattere apartitico e trasversale (e spesso dichiaratamente astensionista) di queste lotte, deve creare una certa agitazione a chi ci governa, se questi figuri mettono in campo tutta la potenza dei media per contrastarne le istanze a livello pubblico (per non parlare del ricorso al manganello, strumento che non passa mai di moda, a quanto pare).
Ecco allora fiorire su tutti i media -TV, radio, quotidiani, riviste- veri e propri capolavori di propaganda, destinati al vasto pubblico che non ha contatti con la realtà locale delle varie lotte e non ha, in genere, la possibilità (o la voglia) di verificare e approfondire le notizie.
Questi movimenti vengono allora etichettati con tutte le diciture più fantasiose che possano venire in mente; non viene risparmiato nessun gioco di ars oratoria, nessun meccanismo da
neo-lingua, pur di mistificare e infangare le legittime istanze delle popolazioni in lotta.
Le popolazioni locali sono mostrate come gruppi di facinorosi, no-global, contrari al progresso del Paese e finanche dell’Europa tutta, montanari usciti direttamente dall’oscurità del medioevo per frenare il benessere di tutto il resto della popolazione con le loro insensate critiche, menti ristrette che non vedono più in là del proprio piccolo orticello, biechi individui votati alla violenza, retrogradi, anti-americani, anti-europeisti, comunisti, anarco-insurrezionalisti, filo-brigatisti, filo-terroristi (se non terroristi tout-court)…
Avanti, c’è ancora posto.
Al tempo stesso però, per il sistema torna più utile tenersele buone, quelle migliaia di persone in lotta, piuttosto che allontanarle definitivamente da sé.
Ecco dunque che compaiono sempre, in mezzo alle bandiere neutre con i simboli del NO TAV o del No Dal Molin, bandiere partitiche che ben poco hanno a che vedere con la lotta in atto; ecco tante belle facce pulite e sorridenti di politici pronti a farsi fotografare con la popolazione locale e a dichiarare il proprio assenso alla manifestazione, salvo poi comportarsi in ben altra maniera una volta varcato il portone dei palazzi romani.
Ecco che questi movimenti spontanei vengono corteggiati da forze legate al mondo istituzionale o comunque interne al sistema politico.
Ne abbiamo svariati esempi. Ne citerò due perché questi sono quelli che più mi hanno colpito e che stanno venendo alla ribalta ultimamente, proprio cavalcando l’onda dei movimenti popolari.
Ecco qui l'ennesimo tentativo della politica di inglobare lotte spontanee popolari:
Il Bene Comune (qui il gruppo del
Cantiere per il Bene Comune).
E’ promosso da Giulietto Chiesa, che abbiamo conosciuto non solo in veste di divulgatore sulla verità dell’11 settembre 2001, ma anche per esempio come sostenitore di una inchiesta internazionale sull’11/9 capeggiata da Chavez, o come membro del
World Political Forum.
Questa lettera aperta di G. Chiesa contiene affermazioni che dovrebbero far riflettere (e inorridire) molta brava gente impegnata nei vari movimenti popolari:
"(…) ponga come obiettivo quello di difendere il Bene Comune , in testa al quale sta la necessità di combattere contro la guerra, contro l'individualismo consumista, contro l'egoismo e la stupidità dei ricchi"
“Il Bene Comune”... "la stupidità dei ricchi"…!
"per una radicale riforma della politica, intesa come servizio, che restituisca dignità alle istituzioni della Repubblica, sia attraverso la partecipazione dei cittadini alle decisioni, che tramite una nuova rappresentanza democratica"
Solita storia, trita e ritrita.
Riformare la politica… Nuove rappresentanze democratiche… Partecipazione dei cittadini… Dignità delle istituzioni…
E’ l’eterna alternanza dei colori complementari sullo stivale che cammina sopra le teste della gente.
Ora che tutti questi movimenti, dal NO TAV al No Dal Molin, dal No MOSE al No Ponte, da Ariano Irpino a Serre... si stanno facendo veramente sentire, ecco che scatta il meccanismo di difesa del potere.
Quando le lotte spontanee e apartitiche prendono piede, entrano in azione i difensori della
democrazia e della
politica pulita.
Per ricongiungere il cittadino alle istituzioni.
Deve fare veramente una paura terrificante questo “scollamento tra cittadino e istituzioni”, se ogni volta che si delinea all’orizzonte, si mettono in campo tutte le risorse dello Stato e dei media per fronteggiare questa minaccia (…alla mancata X sulla scheda elettorale).
Situazione diversa ma dal meccanismo di fondo simile, credo sia quella di un altro nuovo movimento,
la Lista civica per la Repubblica dei Cittadini, promossa da Veltri, Beha, Pardi, Alagna.
Coincidenze… Ma che tempismo.
Moltissime persone pensano di poter cambiare il sistema dall'interno. E' un'opinione molto diffusa, tra molte persone in buona fede, come sicuramente alcuni tra i firmatari della Lista Civica suddetta.
Credono che il problema stia nelle persone che governano, e non nel sistema stesso, nei suoi meccanismi e dinamiche.
Ma è una vecchia storia, che i nostri buoni governanti conoscono fin troppo bene.
E su questo hanno facile gioco tutti questi furbacchioni (G. Chiesa suppongo si consideri l'eccezione alla regola della "stupidità dei ricchi"... visto che non credo proprio sia da annoverare tra i "poveri"; per non parlare degli altri personaggi che hanno fondato la geniale "Lista civica per la repubblica dei cittadini").
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Quando le rivendicazioni di una popolazione locale vengono ignorate e poi combattute con ogni mezzo, c’è modo di credere che quelle richieste non siano affatto campate in aria.
Quando un movimento popolare viene blandito con l’intento di inglobarlo in una ennesima forza “
per la riforma della politica”, si può ben credere che sia in atto un’azione per snaturare il carattere spontaneo della lotta.
E, al contrario di ciò che vogliono farci credere i mass-media, quando una popolazione manifesta pacificamente le proprie ragioni e viene presa a manganellate dal braccio armato dello Stato, c’è qualcosa che non va nel sistema stesso, non nella popolazione.
_gaia_