L'INDONESIA RINGRAZIA, E NE APPROFITTA
Il Messico ha il Chiapas, la Russia ha la Cecenia, e l'Indonesia ha la provincia di Aceh. Sono circa 40.000, secondo le stime ufficiali governative, i guerriglieri "ribelli" che da anni vivono asserragliati fra villaggi e foreste, e che non vogliono saperne di sottomettersi ai militari del Generale Endriartono Sutarto. Le associazioni di diritti umani lamentano da anni continui abusi contro la popolazione civile - rea, come sempre, di "ospitare" i guerriglieri - e non fatichiamo di certo a credere alle loro denunce.
Ma dopo lo tsunami - o forse è meglio dire, grazie allo tsnuami - il governo ha deciso di alzare la posta, e da ieri ha posto il veto a tutti i lavoranti esteri delle varie associazioni di soccorso ... ... di uscire dal perimetro delle città, Banda Aceh e Meulaboh. Potranno farlo solo se scortati dai mezzi dell'esercito. E' ben noto però come la gran parte di queste associazioni non accetti per principio scorte militari di alcun tipo, perchè non vogliono essere percepite come "di parte" dalle varie popolazioni locali.
Ma gli indonesiani, con la scusa della "sicurezza" degli stranieri, hanno fatto capire che il veto non è in discussione, e questo nonostante i guerriglieri abbiano diramato un comunicato in cui si impegnano a sospendere ogni azione durante l'emergenza tsunami. La situazione all'interno è tragica, i disagi sono estremi, e le comunità colpite sono moltissime. Momento ideale, quindi, per far scattare il ricatto governativo: è evidente infatti che, nel momento in cui l'esercito dovrà "scortare" i soccorsi, sarà l'esercito a decidere dove e come questi arriveranno, e dove invece no. Chissà quanti guerriglieri dovranno consegnarsi, per non vedere morire di stenti la gente che gli sta intorno.
E chissà quanta gente dovrà invece morire di stenti, perchè questi molto probabilmente non si consegneranno.
Il beneplacito statunitense è evidente, per il semplice motivo che se a loro questo ulteriore sterminio non stesse bene, lo avrebbero fatto già sapere in chiare lettere. Invece tacciono.
Chissà se un giorno noi italiani avremo la possibilità di eleggere un nostro rappresentante, che una volta al governo abbia il coraggio, almeno lui, di aprir bocca in nostra vece, in situazioni come questa. Che bello sarebbe, poter pensare che l'Italia abbia addirittura un'identità, grazie alla quale possa aver voce in capitolo di fronte ad abusi ripugnanti come questi. E, perchè no, che faccia magari anche sentire un pò il peso della famosa "ottava potenza al mondo" che tanto ci vantiamo di essere. Se no, a cosa serve esserlo, scusate, se poi dobbiamo comunque inchinarci regolarmente ai voleri della prima come delle sguattere qualunque?
Massimo Mazzucco