Al Magnificente e Chiarissimo Ministro degli Interni, Sua Eccellenza Dottor Professor Giuliano Amato
Ci rivolgiamo alla Sua Pazienza, Eccellenza, per sottoporLe un quesito che scaturisce dai nostri più interni precordi, alla lettura di un Sua intervista al noto quotidiano nazionale La Stampa. In particolare ci provoca commozione il vederLa pronunziare queste parole:
"In questo momento - ribadendo naturalmente che «l’attenzione rimane alta» - più che il terrorismo islamico lo preoccupa quello interno: «Nei confronti dei brigatisti arrestati c’è un alone di consenso che raggiunge anche segmenti del mondo giovanile e studentesco. E’ tremendo dover prendere atto che in alcuni sembra non esserci una discontinuità tra chi si ferma alla legittima critica del capitalismo o della globalizzazione e chi uccide in nome di questa critica [...] Questa volta abbiamo fatto arrestare i brigatisti prima che sparassero. »."
Non vogliamo certo abusare del tempo preziosissimo che l'Eccellenza Vostra vorrà dedicarci, ma vorremmo solo capire, noi poveri popolani, alcuni argomenti che non ci sono chiari. Non è il terrorismo internazionale la priorità, secondo le Sue parole. Questa è già una grossa novità, per noi poveri ignoranti. Ecco, ci chiedevamo, con la massima umiltà, per quale motivo sosteniamo allora delle campagne militari in mezzo mondo, … … con gran dispendio di risorse finanziarie, contro il terrorismo internazionale? Perché non è una priorità? Non è certo una questione di soldi. Come sa, noi popolani siamo poveri ma felici, e sappiamo che a Lorsignori non piace parlare di danaro, argomento vieppiù volgare. E anzi, saremmo ben diposti a dare all'Eccellenza Vostra e per il bene della Patria anche i pochi spiccioli che ci sono rimasti, se Lei ce lo chiedesse.
Ma il nostro è solo un desiderio di chiarezza. Vede, Eccellenza, io stesso ho già percosso a sangue più volte dei terroristi islamici, per prevenire un loro mortifero attacco. Mi pregio dell'onore di aver sventato un assalto condotto da quaranta lestofanti al soldo di tale Alì Babà che volevano schiantarsi sul Municipio locale a bordo di un tappeto volante, nonché di aver interrotto il turpe commercio di kebab sotto casa mia condotto da loschi personaggi che certamente volevano finanziare spaventosi attentati contro la civiltà che vede in Lei, Eccellenza, la più alta vetta raggiunta.
Ma adesso Lei ci dice, Signor Ministro, che La preoccupa il terrorismo interno. E noi certamente La sosterremo anche in questa lotta. Vorrà anzi gradire il piccolo omaggio che allego a questa lettera, consistente in due banconote da 100 euro che Lei vorrà destinare alla lotta a quel che più Le aggraderà. Ma solo due parole vorremmo esprimerLe, Eccellenza, semplici semplici.
Lei ha parlato di "brigatisti arrestati". Non vorremo peccare di superbia, ma ci preme di ricordarLe che quelle persone sono cittadini arrestati e che non hanno nemmeno visto un giudice. Questo significa che sono innocenti. E l'Eccellenza Vostra non ha diritto né morale né legale di affermare che costoro siano niente più che cittadini. E non voglia intendere, Eccellenza, che noi si parli mossi da sentimenti contrari all'Ordine Costituito e alla Pubblica Moralità. Affermiamo questo in forza di quelle Leggi alla cui custodia la Vostra Chiarissima Persona ha predisposto l'intero apparato poliziesco che la Provvidenza ha voluto metterLe a disposizione.
Poiché infatti ci è stato insegnato fin da piccoli che la Legge è la sola Sovrana nelle cose degli uomini; poiché ogni giorno l'apparato poliziesco ci ferma quando guidiamo, ci scruta quando camminiamo, ci perquisisce quando andiamo all'aeroporto, ci obbliga a girare con un documento di identità; poiché il nostri figli vengono tratti in arresto perché insieme ai loro compagni semplicemente fumavano una sigaretta di cannabis; poiché ogni Legge deve da noi essere rispettata alla lettera; poiché quella stessa Legge impone di considerare innocenti quegli innocenti tratti in arresto; per tutte queste ragioni, Le chiediamo di rispettare quella Legge che Lei e la Carica che Lei ricopre Le impongono di seguire oltre e più che la lettera e la morale impongano.
Le chiediamo quindi, Eccellenza, di scusarsi pubblicamente con dei cittadini innocenti che vengono tenuti in carcere senza essere stati riconosciuti colpevoli da alcun Tribunale di questa nostra Amata Repubblica Benedetta dalla Pace e dalla Prosperità che l'Eccellenza Vostra ci onora di rappresentare anche al di là dei Sacri Confini.
Le chiediamo di andare da quegli innocenti in carcere senza processo e di portare loro la solidarietà Sua e di tutto il Gabinetto che Lei rappresenta; vada a trovarli, condivida – innocente tra innocenti – l'angustia della cella, il freddo dei ceppi, il disgusto del rancio; respiri l'assenza di libertà, ch'è il Bene Sommo di ogni uomo e che Lei, Alto Comandante della Polizia, ha voluto negare senza motivo a costoro.
Oda, Eccellenza, il clangore della cella che si richiude alle Sue spalle.
Se Lei non farà questo, significherà per noi una cosa sola e gravissima: che Lei, Eccellenza, ha in dispregio le sacre Leggi che regolano il vivere civile della nostra amatissima Nazione; come faremo noi a quel punto a non disobbedire a quelle leggi, come Lei Stesso ci ha insegnato a fare?
Se l'Eccellenza Vostra non mostrerà alla Patria di amare le Leggi almeno quanto Le amiamo noi, allora noi, quali amanti traditi e sbeffeggiati, come potremo continuare a pagare le tasse? Perchè dovremo continuare a mostrare ai Suoi scherani il documento di identità? Perchè dovremo permettere che i nostri figli vadano in carcere per non aver fatto nulla se non fumare della cannabis? E perchè dovremo ancora permettere che il nostro Glorioso Esercito venga spedito in luoghi lontani e pericolosi, quando la Patria stessa è in altissimo pericolo, come Lei afferma?
Compia questo piccolo gesto, Eccellenza, e farà il bene di molti. Perdoni l'ardire nostro, che abbiamo osato levare lo sguardo alla Sua Augusta Eccellenza, che abbiamo osato profferire verbo in Sua presenza. Confidiamo nella Sua somma bontà e chiediamo che la razione di scudisciate che Lei si sentirà in dovere di sottoporci ci venga risparmiata.
Firmato: un suddito devoto
Giorgio Mattiuzzo (Pausania)