LE NOTIZIE E LA VERITA
Le notizie drammatiche in queste ore si accavallano, e ovviamente nessuno di noi è sufficientemente freddo da non lasciarsi coinvolgere, specialmente ora che sembra tornato in gioco il destino delle due Simone. Ci sembra impossibile, infatti, che del male possa esser fatto a persone come loro, o come agli stessi giornalisti francesi ancora in ostaggio: persone pulite e generose, che nulla hanno da guadagnare da questa avventura, mentre, nel voler dare, rischiano di fare la fine del già quasi dimenticato Baldoni.
Ma c'è da tenere presente, prima di tutto, che in Iraq la situazione ultimamente è profondamentre mutata. Il paese - checchè ci raccontino i nostri TG - è praticamente alla guerra civile. Nel triangolo sunnita la violenza ... ...fra iracherno e iracheno è ormai la regola, e solo ieri sono stati assassinati due ayatollah nella stessa Sadr City, roccaforte sciita. Militarmente, la situazione è arrivata ad un punto tale che metà almeno del paese è tornata in mano agli iracheni. I soldati americani vivono letteralmente isolati, in bunker di sicurezza in cui si sono trincerati, e dai quali escono sempre più raramente, lasciando ai collaborazionisti iracheni tutti i lavori più pericolosi. La sonora sconfitta di Najaf, su cui i media avevano naturalmente sorvolato, è stata per Washington il tardivo campanello d'allarme che da tempo si rifiutavano di voler ascoltare: non c'è assolutamente modo di imporre in quel paese un governo di tipo civile - fatto di sunniti, sciiti, o marziani non importa - senza tenere conto dell'aspetto e della dimensione religiosa che vi devono convivere. Non ci è riuscito Kathami in Iran, che ha dovuto rassegnarsi a governare all'ombra degli ayatollah, non c'è mai riuscito nessun altro nel mondo islamico, e non c'è nessun motivo per illudersi che la cosa possa accadere in Iraq. Solo la cieca testardaggine dei falchi di Washington - o forse meglio, la loro incapacità congenita di modificare i parametri di una partita in corso - li ha portati a questo faccia a faccia con la realtà, che troppo tardi gli ha rivelato il vero volto di questa gente.
Ma fra sei settimane si vota per la presidenza, e non c'è quindi la minima speranza di vedere, da parte del clan di Cheney, una disponibilità qualunque a trattare con la storia che avanza: lo abbiamo visto ieri alle Nazione Unite, con un Bush comunque "fiero dei risultati", un Bush bugiardo fino a confondere se stesso, un Bush irritante ed indisponente anche per i più ben disposti verso di lui.
Il cowboy, come tipologia, è dotato di soli due "modes" operativi: attack, e pause. Non c'è altro. E quindi, in questa impellente situazione che richiede con crescente urgenza un successo da sbandierare alle elezioni, anche il "pause" finisce fuori discussione. Ma per fare quello che a questo punto vorrebbero fare i militari in attack mode, e cioè schiacciare nel sangue, a qualunque costo, la rivolta ormai indomabile, devono anche togliersi di mezzo quelle quattro anime pulite come le due Simone, i giornalisti francesi o tutti gli altri (pochissimi ormai) reporter indipendenti che sono rimasti in Iraq.
Viene in mente, con un brivido, la recente frase di Tommy Frank - il generale a cui fu affidata la prima parte della missione irachena - che "quando ci sono di mezzo interessi mondiali di queste dimensioni non fa più nessuna differenza il numero delle vittime, militari o civili, da una parte o dall'altra dello schieramento."
Ma per giustificare fino in fondo il giro di vite (sempre nella logica monolitica del Pentagono), bisognerà soprattutto mantenere vivo, nell'opinione pubblica del mondo intero, quel senso di disgusto - che potremmo definire di odio ufficializzato - che quasi tutti ormai provano per l'animale islamico. Solo grazie a quella repulsione potranno passare inosservate le loro ignominie "minori", e questo al Pentagono lo sanno bene.
E a chi non la vedesse così - e ha tutto il diritto di farlo, specialmente in una situazione confusa come questa - ricordo solo una cosa: ma ci rendiamo conto che tutta questa animalità presunta dell'islamico, che sta facendo una vittima dietro l'altra fra i sequestrati, non è stata affatto scatenata per liberare il proprio paese, ma solamente per liberare due donne che sono in prigione? Esattamente come i rapitori dei francesi non vogliono affatto che si vada via dal loro paese, ma che si permetta semplicemente alle donne islamiche in Francia di rimettere il velo???
Ripetiamocelo a voce alta, perchè rischiamo di dimenticarlo troppo presto, o di non crederci più del tutto: un gruppo di presunti jihadisti rapisce e macella tre stranieri, mettendo in moto la crisi internazionale a cui stiamo assistendo, mentre scatena contro sè stesso un'ondata di sdegno tanto unanime quanto irreversibile, ed il tutto per avere la libertà di due loro concittadine? Oppure per far rimettere il velo a chi abita a 10.000 chilometri di distanza dai loro figli che muoiono ogni giorno sotto le bombe americane?
Massimo Mazzucco