LE FONTI ALTERNATIVE
Si chiacchierava con un amico, qualche giorno fa, e lui - incurabile pessimista - si diceva preoccupato perchè non vede fine alla crisi del petrolio, se non in un imbuto di ingordigia che porterà necessariamente ad un'ulteriore escalation di violenza militare nel mondo. Io gli rispondevo - incurabile ottimista - che le variabili che intervegono, nella storia, ad influire sul corso di certi eventi, sono talmente complesse che sono di solito impossibili da valutare a priori, ma che da sempre l'umanità ha mostrato di saper trovare soluzioni assolutamemte impreviste, adeguandosi proprio all'evolvere di queste variabili.
Apparentemente, sostenevo io, se vincerà Kerry - o meglio, se perderà Bush - cambierà poco. Ma in realtà quel poco sarà fondamentale. Già Al Gore aveva rimarcato, nella sua catastrofica battaglia elettorale col figlio dell'ex-presidente, che una necessità fondamentale per gli Stati Uniti era quella di gettare la maggior quantità possibile di risorse nella ricerca e nello sviluppo di fonti alternative di energia, così da ridurre progressivamente, nel tempo, la dipendenza da petrolio degli Stati Uniti. Cosa che invece, con un clan di petrolieri al comando del mondo - produttori essi stessi, ed associati fino al midollo con la famigila reale saudita - non sarebbe certo mai successa. (Anzi, è successo proprio l'opposto, cioè l'11 Settembre).
Ebbene, a giudicare da una serie di recenti articoli, gli Stati Uniti stanno già facendo istintivamente quello che avrebbero da tempo dovuto fare … …con piena coscienza e senso di responsabilità.
Esce oggi sul mercato americano la Ford Escape Hybrid, un SUV (Sports Utility Vehicle, da noi più semplicemente "gippone") che dimezza di colpo i consumi della sua gemella Escape. Per hybrid infatti si intende un motore misto, a benzina ed elettrico, che recupera energia dovunque possa (anche dalle frenate) e la immagazzina in potenti e poco ingombranti batterie, per riciclarla al momento opportuno. Se al semaforo vi si saffianca una macchina di cui sembra improvvisamemte essersi spento ilmotore, è un hybrid che sta semplicemente riaparmiando energia, e riduce nel contempo l'inquinamento atmosferico.
Un modello d'automobile non è certo la panacea per tutti i mali, sia chiaro, ma il costo praticamente dimezzatro della Escape Hybrid (circa $29.000 contro i 50 e passa della sorella maggiore) la dice lunga sulle vere intenzioni di Detroit rispetto alla strada intrapresa. Questa non è una Fiat elettrica, prodotta per puro scopo demagogico, che costa - se mai disponibile - quattro miliardi chiavi in mano.
Ma il vero tallone d'achille degli Stati Uniti non sta tanto sulle autostrade, quanto nelle case e negli uffici dei suoi quasi trecento milioni di abitanti. Il cittadino medio americano consuma oggi, nella globalità delle sue attività, l'equivalente di 25 litri di benzina al giorno, che è circa 7 volte superiore a quello degli europei, e dieci volte a quello dei cinesi.
Uno studio del Rocky Mountain Institute, un think tank sull'energia, ha mostrato come gli Stati Uniti potrebbero risparmiare più petrolio di quanto tutta l'OPEC possa pomparne giornalmente. Potrebbero cioè sopravvivere col solo petrolio che producono in casa, che corrisponde oggi al 25 percento del consumo globale della nazione.
Stanno sprecando, in altre parole, il 75 per cento dell'energia che utilizzano.
Bisogna però accelerare - continua lo studio - il processo di incentivazione verso una mentalità volta al risparmio vero e proprio, che non significa più spegnere i condizionatori d'estate e limitare il riscaldamento d'inverno, ma ridisegnare da cima a fondo la maggior parte degli strumenti che usiamo nella vita quotidiana, dall'automobile al frigorifero allo stesso videoregistratore. Pare infatti che solo il costo energetico complessivo per tutti i VCR, televisori, computer, DVD e CD players che rimangono perennemente in stand-by, invece di essere spenti, sia di tre miliardi di dollari annui.
Sempre l'RMI calcola che con un investimento di 180 miliardi di dollari nell'arco di un decennio, gli States potrebbero affrancarsi completamente dal bisogno di petrolio straniero entro il 2040. Se non noi, molti dei nostri figli dovrebberro ancora esserci, per quella data. E fin qui, in realtà, non abbiamo ancora parlato di fonti alternative vere e proprie (idrogeno, fusione fredda, ecc.), ma solo di sostanziale riparmio energetico. Va da se che la ricerca sulle prime affiancherebbe automaticamente gli investimenti sul secondo.
Queste notizie naturalmente non basteranno a consolare il pessimista, il quale ha sempre bisogno di piangersi addosso per sentirsi meglio, ma serviranno almeno a confortare un pò l'ottimista, il quale viaggia tutt'altro che sicuro dell'immagine positiva con la quale si ritrova quotidianamente a dipingere il mondo, senza saperne bene il perchè.
Massimo Mazzucco