Ci scrive un professore di Ingegneria Strutturale. Italiano, questa volta, e da qualche tempo nostro iscritto.
di Marcello (Jck)
Cari amici, ciò che voglio dire non è facile ma ci proverò lo stesso. Sono incredibilmente ammirato dalla vostra preparazione sui fatti del 9/11 e, in particolar modo, dalla vostra conoscenza dei retroscena. Leggendo qua e là nel forum, come nei commenti, ho visto rispondere persone che parlano di un sacco di fatti avvenuti tutti prima dell'11 settembre: degli strani movimenti azionari avvenuti in borsa, delle falle nel sistema di sicurezza del WTC, di chi gestiva il sistema di sicurezza del WTC, di chi aveva da poco acquistato il WTC assicurandolo contro gli attacchi terroristici, e di una innumerevole altra quantità di piccoli e grandi fatti, che ora come ora non mi tornano in mente, e che, presi tutti insieme, forniscono un quadro talmente coerente della vicenda che per rifiutarlo bisogna essere o in malafede o miopi oppure incapaci di accettare le conseguenze che derivano dall'interpretazione di questo "dipinto".
D'altronde fu Sir Arthur Conan Doyle a mettere in bocca al mitico Sherlock Holmes che "tanti piccoli indizi costituiscono una prova". Ed è veramente così. Ci sono basi statistiche che sostengono questa affermazione: quante sono le probabilità che tantissimi piccoli indizi … … confermino una qualsiasi tesi per puro caso? Molto poche. Più sono gli indizi che confermano una tesi, e minori sono le probabilità che questi siano venuti fuori per puro caso. Non ho fatto un calcolo specifico (e non ho alcuna intenzione di farlo), ma credo che per i fatti del WTC e del 9/11 in generale, tutti i piccoli e grandi fatti che non concordano con la versione ufficiale sono talmente tanti da rendere ridicolmente irrisoria la probabilità che siano solo frutto del caso. Come minimo c'è tanto di quel materiale indiziario probante da indurre qualche impavido magistrato, che sia anche portatore sano di onestà intellettuale, ad aprire una inchiesta.
Già! Ma ecco che, improvvisamente, salta fuori la malafede. Infatti, come qualche giorno fa spiegavo ad un amico, la probabilità nulla (oppure la sua complementare: la certezza) non potrà MAI aversi in una analisi puramente indiziaria. Forti di questo ben misero appiglio, coloro che sono in malafede si sentiranno sempre autorizzati a rifiutare qualunque quadro indiziario, per quanto questo possa essere "pesante" quale quello dei fatti dell'11 settembre.
Tra i comuni cittadini non credo che esista la malafede. Se si hanno diversità di opinioni (alle volte anche drammatiche) è solo perché ciascuno di noi è più o meno capace di interpretare alcuni fatti o di accettarne le conseguenze. La malafede sta altrove.
Ma allora come combattere la malafede? Come fare a togliere a questi personaggi l'appiglio probabilistico? Onestamente sono abbastanza stufo di sentir dire ai politici frasi del tipo "non è stato dimostrato che l'uranio impoverito usato in ...(scegliete voi il nome della nazione) è stato la causa dell’incremento esponenziale di casi di tumori e leucemia tra i soldati e la popolazione”, come se questa (ridicola) affermazione fosse quella definitiva; quella in grado di mettere a tacere tutti coloro che sostengono la tesi della "causa ed effetto". Sono veramente stufo.
Bisogna togliere questo diabolico appiglio a tutti coloro che sono in malafede, e per farlo bisogna tirar fuori le prove dagli indizi. Le prove definitive. Le prove che danno certezze assolute e non semplici probabilità (per quanto schiaccianti). Occorrono le prove scientifiche.
Come ho sostenuto nei commenti sull'articolo del Prof. Jones, cattedra di Fisica dell'università dello Utah, è arrivato il momento che chi ha le competenze scientifiche le cominci attivamente ad utilizzare per servire la verità e non la menzogna.
Da un sito di debunking, postatomi da un amico, ho letto che una incredibile quantità di esperti, professoroni, ricercatori, PhD e quant'altro, si sono prodigati a smontare le ipotesi "cospirazioniste" (come odio questa etichetta) mettendo sul tavolo il loro prestigio accademico. D'altronde, se a dirmi che sono un coglione è uno scienziato... cos'altro posso fare? Accettarlo?
Be'... tanta è la mia onestà intellettuale che sono anche disposto ad accettare il fatto di essere un coglione ma... che me lo dimostrino scientificamente! La verità, tuttavia, è che non sono in grado di dimostrarlo. Nessuno di questi emeriti scienziati si è prodigato a fornire la benché minima prova scientifica che smonti l'ipotesi cospirazionista, se non, forse, quei poveretti della Purdue University che hanno realizzato quella patetica simulazione in cui le ali del Boeing si sono smaterializzate prima di impattare con le pareti del Pentagono (rimaste inizialmente intatte come si vede dalle fotografie), per poi ricomparire miracolosamente all'interno dell’edificio, tra l'altro prive dei reattori (probabilmente rimasti impantanati nella tangenziale dell’iperpazio dov'erano entrati pochi istanti prima di superare il muro), per essere poi ridotte in vapore dai pilastri. Lo ripeto: questi scienziati pretendono di smontare le tesi cospirazioniste solo col loro prestigio accademico. Non sono in grado di fornire prove.
Be'... allora se le cose stanno così, io rispedisco al mittente l’accusa di essere un coglione.
Io ho un dottorato di ricerca in ingegneria delle strutture (detta all'anglosassone suonerebbe più o meno così: PhD in Stuctural Engineering). Tanta è l'ammirazione per il vostro lavoro, cari amici, che mi sento in dovere di fare la mia parte. Ho deciso di effettuare uno studio scientifico (e quindi, per definizione, verificabile da chiunque abbia le adeguate competenze) che dimostri senza ombra di dubbio ciò che oggi è comunque evidente: che un edificio non può crollare su se stesso secondo un meccanismo di collasso che è quello del "martellamento piano su piano", con una velocità che è molto prossima a quella della caduta libera. L'obiettivo è, ovviamente, quello di scoprire l'acqua calda. Ma che volete? Quelli in mala fede dovranno necessariamente scottarsi.
Non so esattamente dove andrò a parare (ma è sempre così ogni qual volta si fa ricerca), ma se qualcosa ne verrà fuori (a favore o contro la versione ufficiale: notare, prego, l'onestà intellettuale), scriverò un articolo scientifico che sottoporrò all'attenzione di una rivista specializzata, oltre a rilasciarlo per il download da parte di chiunque voglia dargli una occhiata o studiarlo seriamente.
Vi terrò aggiornati sugli sviluppi. Solo... non fatemi fretta. Una ricerca scientifica seria ha bisogno di tempo e, inoltre, devo anche continuare a guadagnarmi da vivere.
Marcello (Jck)