di Linucs
Prima si votavano semplicemente i cosiddetti rappresentanti, in base alle proposte del programma.
Ora invece siamo arrivati alla rappresentanza fisica: le quote rosa, in modo che le donne possano rappresentare le donne (la quota garantisce che raccolgano voti, perché non possiamo fidarci del fatto che ogni donna voti la candidata corrispondente), il transessuale per difendere i diritti dei transessuali, l'immigrato per difendere i diritti degli immigrati, la lesbica per difendere i diritti delle lesbiche, l'omosessuale a tutela dei diritti degli omosessuali: ognuno difende un diritto diverso, e non più di uno altrimenti ci sarebbe una pericolosa invasione di campo. L'arabo difenderà i diritti degli arabi, il cinese ... ... rappresenterà i cinesi, e così via: questo, normalmente, si chiama razzismo e discriminazione, in quanto si concede per scontato che l'arabo non difenderà i diritti del cinese, e il cinese non difenderà quelli del transessuale, e il transessuale se ne sbatterà dei diritti dei padri divorziati e ridotti alla bancarotta. Poco importa che questa gente abbia la minima idea di come governare: l'importante è che ci sia rappresentanza, variopinta e colorata. E più sarà variopinta e colorata, maggiore sarà la garanzia di essere governati in modo equo e solidale. Bene o male non importa, l'importante è riconoscersi nel grande specchio del Parlamento. L'immigrato nigeriano con passaporto israeliano, omosessuale, figlio di padre cinese e madre uruguaiana, probabilmente si troverà in difficoltà durante il voto, ma tant'è: sarà uno dei pochi che voterà in base al programma, e sia lodato per questo.
Ecco allora le quote rosa al 50%. Poi però ci vorrà la quota per i transessuali (percentuale da quantificare), quella per gli omosessuali, quella per gli immigrati (ciascuna variante con la sua piccola quota), eccetera. Magari potremmo calcolare le quote in base alle percentuali rispetto alla popolazione! Ma questo non sarà ancora sufficiente a garantire un'equa rappresentanza a ciascuno. Suggerisco allora di distribuire alla cittadinanza delle schede prestampate in base alle quote stabilite da una commissione, presidiata da una ONG: in questo modo ciascuno sarà certo di votare in modo equo e corretto, senza alcuna discriminazione.
Ovviamente questa linea di ragionamento ci suggerisce che ciascun gruppo, sottogruppo o special interest operi unicamente nel proprio ristretto interesse, legittimando quindi per via istituzionale il più becero egoismo di clan, la discriminazione assortita e la percezione del "diverso" come mondo a parte, avverso e nemico.
Ci sarebbe poi un particolare gruppo per il quale non si dovrebbe applicare alcuna quota, nella speranza che scompaia spontaneamente nel nulla: all'attento lettore l'arduo compito di trovarlo.
Linucs
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