“Ventitre anni e nove mesi di reclusione per 15 imputati e assoluzione per 30: e' la sentenza emessa questa sera dopo 11 ore e mezza di camera di consiglio dalla terza sezione del tribunale di Genova presieduta da Renato Delucchi. I Pm Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati avevano chiesto condanne nei confronti di 44 imputati per oltre 76 anni di carcere con pene variabili da 6 mesi a 5 anni e 8 mesi di reclusione e una sola assoluzione. In pratica i giudici hanno ridotto di un terzo sia le richieste di condanna che il numero dei condannati. Non hanno inoltre confermato per la maggior parte degli imputati il reato di abuso d' ufficio doloso, contestato dai pm in sostituzione del reato di tortura non ancora previsto dal nostro ordinamento giudiziario.”(ANSA)
Non è facile interpretare la sentenza di Genova sui fatti di Bolzaneto. La si può infatti vedere come una prima vittoria “della gente” (i normali cittadini che hanno subito le violenze) contro l’apparato istituzionale, che normalmente difende i propri rappresentanti ben oltre la giusta misura, pur di non “riconoscere” di avere sbagliato.
A favore di questa lettura resta il fatto che sarebbe davvero la prima volta nella storia italiana che la magistratura condanna in maniera così decisa e univoca un sostanzioso gruppo di appartenenti alle forze dell’ordine.
Oppure la si può leggere come una “falsa soddisfazione”, concessa ai cittadini stessi, ... ... in quanto da un lato non si poteva certo assolvere tutti, mentre dall’altro nessuno dei condannati sconterà comunque un solo minuto di pena.
A favore di questa lettura contribuisce certamente lo strano ragionamento secondo il quale, non esistendo il reato di tortura, le violenze sono state trattate come “abuso d’autorità”.
E davvero possibile che dei poliziotti che fanno violenza su dei cittadini commettano un reato non contemplato dal nostro Codice Penale? Solo perchè nom esiste la definizione tecnica di “tortura”? Da quando in qua le parole usate per descriverli sono più importanti dei fatti stessi?
A voi la parola.
Massimo Mazzucco