È di poche ore fa la sorprendente notizia che un alto emissario dell’amministrazione americana, William Burns, incontrerà il suo corrispettivo iraniano, Saeed Jalili, il prossimo sabato a Ginevra. Sarà Xavier Solanas a fare gli onori di casa.
Questo passo segna una svolta fondamentale nella politica estera dell’ amministrazione Bush, che negli ultimi anni aveva categoricamente rifiutato qualunque tipo di trattativa con l’Iran. Di fatto, è dal tempo della “crisi degli ostaggi”, nel 1979, che Stati Uniti e Iran non avevano più relazioni diplomatiche.
E’ interessante notare come questo gesto di distensione venga dopo un periodo nel quale i tamburi di guerra hanno rullato alla massima potenza, facendo schizzare alle stelle il prezzo del petrolio: evidentemente l’amministrazione Bush deve trovare un modo per calmierarlo, almeno fino a novembre, ... ... affinché John McCain non affondi egli stesso sotto il prezzo della benzina. (In proposito, viene in mente la battuta del comico americano Will Rogers, che disse “Per noi la diplomazia è l’arte di dire “buono, cagnolino....”, finchè non trovi una pietra abbastanza grossa da spaccargli in testa”).
L’Iran però si trova in una botte di ferro, e non ha nessuna fretta di concludere accordi di alcun tipo, né certamente di compiacere l’attuale amministrazione con una riduzione del prezzo del petrolio. È quindi più probabile che gli americani si siano trovati costretti ad accettare il percorso diplomatico, nel momento stesso in cui si sono resi conto che l’opzione militare non era più praticabile.
Ovviamente, a Washington dicono che l’inviato americano “non andrà per trattare, ma soltanto per far conoscere la posizione americana”, la quale esige un arresto completo delle operazioni dell’arricchimento dell’uranio, prima di una qualunque trattativa. Ma per far sapere questo non c’era certo bisogno di salire su un aereo e incontrarsi di persona. Inoltre, gli Stati Uniti hanno già avanzato una proposta, insieme agli altri paesi del Consiglio di Sicurezza e alla Germania, che prevede un alleggerimento della politica di embargo nei confronti dell’Iran in cambio della sospensione del programma atomico. Sembra quindi molto più probabile che William Burns si rechi semplicemente a Ginevra per sentire la risposta degli iraniani.
Massimo Mazzucco