di Federico Povoleri
La propaganda è utilizzata in modo scientifico ed efficace da moltissimi anni. Si tratta di un argomento vastissimo e molto interessante come materia di studio; anche perché, conoscerne i meccanismi ci permette di sviluppare un naturale antidoto ai suoi effetti. Uno degli aspetti più interessanti infatti è il pensiero comune che: "Su di noi" non abbia effetto. Oppure che la propaganda sia semplicemente identificata come menzogna.
Non è così; il suo modus operandi non è sempre così facilmente identificabile, altrimenti potremmo dire davvero che: "Su di noi" non ha effetto. Invece, molte delle idee che, ne siamo convinti, appartengono al nostro libero pensiero, sono frutto della propaganda.
La propaganda infatti ha successo quando è invisibile e quando agisce a livello emozionale; facendo leva sull'emotività è infatti possibile far nascere naturalmente dei pensieri e delle idee che l'individuo riterrà sue. C'è da dire anche un'altra cosa: la propaganda è diversa per ogni paese in cui viene praticata. La propaganda Americana ad esempio, non potrebbe funzionare in Italia [...] [...] e viceversa. Certi principi infatti, per quanto comuni a queste tecniche, vengono applicati in modi diversi a seconda del tipo di soggetto, del contesto storico politico e sociologico cui si rivolgono.
Utilizziamo ora come esempio due termini abbastanza antipatici: "Complottista" e "Debunker". I due termini, in questo contesto, definiscono bene due pensieri in totale antitesi, ma anche, se prestate attenzione, due "prodotti" della stessa fabbrica, appartenenti a due "schieramenti" (altro termine orrendo) convinti di possedere "la verità"; che ritengono essere un valore misurabile con una presunta superiorità intellettuale.
L'utilizzo di questi termini serve inoltre ad indicare chi, in effetti, si sente inserito in uno di questi due gruppi dimostrando di fatto, la sua incapacità di rinunciare ad un sentimento di "appartenenza". Molti di quelli che rivendicano la propria libertà di pensiero arrivano al paradosso nel concetto successivo in cui emerge il "Noi" siamo meglio di "Voi". Eppure non è molto difficile capire che il vero libero pensatore, non sarà mai un "debunker" né tantomeno un "Complottista"; per sua stessa definizione non può essere relegato in un'etichetta.
Chi ha il coraggio di scoprire quanto profonda è la tana del bianconiglio, guardando in faccia se stesso per vedere quanti "strati" emozionali gli si sono incollati addosso durante la sua esistenza, scoprirà come essi hanno determinato il suo "atteggiamento" presente; ma scoprirà anche che molti di questi strati gli sono stati trasmessi in modo sapiente e predeterminato senza che lui potesse rendersene conto.
No, non stiamo parlando di fantascienza, di "teorie" o di "deliri complottisti". Stiamo parlando di una scienza che è molto più studiata in America dove esiste un'ampia bibliografia che purtroppo è totalmente inesistente in Italia e dove, pochi lo sanno, esistono alcuni "Dizionari" che sono stati sviluppati con il preciso scopo di decodificare qualsiasi discorso scritto (ovviamente sono validi solo per la lingua inglese); per rivelare se esso contiene della propaganda. Alcuni di questi testi furono utilizzati in tribunale per dimostrare le accuse mosse contro una rivista americana ritenuta responsabile di fare "Propaganda Nazista". Il metodo scientifico utilizzato da questi testi è stato dunque riconosciuto e utilizzato in tribunale come prova per emettere una condanna. Sappiamo infatti che la Propaganda è vietata dalla costituzione e viene punita penalmente. Il fatto di possedere degli strumenti riconosciuti in grado di decodificare un testo è un fatto importantissimo...
...E tutto questo, crea un importante precedente che nessuno ha ancora pensato di utilizzare ad esempio per i fatti dell'11 settembre 2001. E' infatti dimostrabile utilizzando questi dizionari per decodificare tutti i discorsi scritti per il presidente Bush nei mesi antecedenti e successivi all'11 settembre 2001 (ma non solo, analizzando anche quelli finali dell'era Clinton), che è stata operata una massiccia operazione di propaganda sia prima che dopo i fatti. Ne escono dei grafici in cui è possibile individuarne con esattezza l'inizio e la sua evoluzione.
Ci sarebbero cioè tutti i precedenti per montare un processo con l'accusa di propaganda nei confronti del presidente Americano.
Le regole fondamentali della propaganda sono state enunciate nel 500 e in linea di massima sono tutt'ora seguite e valide.
Possiamo anche dire che Nicolò Machiavelli, considerato il massimo teorico del potere, è colui che per primo le ha enunciate. Ad esempio è stato proprio Machiavelli ad imporre una profonda trasformazione nel pensiero "Dell'etica" applicata alla politica.
Che gli uomini politici abbiano sempre mentito lo sanno tutti, ma di fatto, prima di Machiavelli la menzogna era comunque considerata anti-etica e contro la dignità anche se accettabile visto che per raggiungere i propri scopi veniva praticata abitualmente; mentre dopo di lui fu trasformata non soltanto in una necessità, ma in un vero e proprio imperativo indispensabile a qualunque uomo politico e quindi moralmente accettabile e giustificata. Machiavelli disse che non contano le "buone intenzioni" di un uomo politico; anche se sinceramente vuole agire per il bene del suo popolo o del suo paese, per arrivare al potere deve mentire alla gente; questo è un imperativo. La menzogna è una necessità senza la quale nessun uomo politico arriverà mai a capo di una nazione. E se volete soltanto un moderno esempio (tra le migliaia disponibili) di come questa regola aurea sia stata seguita alla perfezione, vi consigliamo di visionare il bellissimo film di Fernando Solanas:
"Diario del saccheggio".
Ma torniamo a "noi", i "prodotti"! Immaginiamo dei prigionieri incatenati fin dall'infanzia nella profondità di una caverna con la testa e le membra bloccate a guardare la parete. Alle loro spalle viene acceso un fuoco e delle persone celate da un muro portano avanti e indietro degli oggetti rappresentanti animali, piante, uomini e altro. Il fuoco proietterebbe le ombre di questi oggetti sulla parete attirando l'attenzione dei prigionieri che di fatto non possono vedere altro. Se nel frattempo le persone che proiettano le ombre parlassero, la voce nella caverna produrrebbe un'eco inducendo i prigionieri a credere che provenga dalle ombre in movimento che vedono; e non sapendo cosa accade alle loro spalle, né avendo alcuna esperienza del mondo esterno (al di fuori della caverna) sarebbero portati ad interpretare quelle ombre come persone reali in un mondo reale.
Se poi liberassimo uno di questi prigionieri, e gli mostrassimo il fuoco e gli oggetti reali che proiettano solo delle ombre e sono manovrati da vere persone, in primo luogo sentirebbe un dolore acuto agli occhi non essendo abituato a vedere la luce direttamente, e poi considererebbe gli oggetti meno reali rispetto alle ombre cui è abituato; e anche se gli si spiegasse che il fuoco è ciò che provoca le ombre, rimarrebbe dubbioso e tornerebbe a volgere lo sguardo verso le immagini a lui familiari.
Se infine obbligassimo il prigioniero a fare esperienza del mondo reale trascinandolo fuori dalla caverna, prima di tutto resterebbe abbagliato dal sole soffrendo e trovandosi a disagio per essere stato trascinato via dalla caverna; e dovendosi abituare a quel nuovo mondo, inizialmente potrebbe guardare solo le ombre o i riflessi sull'acqua; soltanto con il tempo potrebbe osservare gli oggetti reali, e poi gli astri e il sole per capire che in un certo qual modo è esso il responsabile di quello che lui e i suoi compagni vedevano nella caverna.
A questo punto è probabile che il prigioniero, presa consapevolezza di questa nuova realtà, voglia tornare nella grotta per liberare i suoi compagni; ma verrebbe certamente deriso e forse anche ucciso se tentasse di portarli fuori da li.
500 anni prima di Cristo, Platone descrisse questa situazione nel "Mito della caverna" sul suo trattato sulla "Repubblica". Sappiamo infatti che era molto interessato alla politica e alla sociologia e la metafora di questo mito è esplicata nel fatto che l'uomo è prigioniero dell'opinione perché crede passivamente alle immagini delle cose sensibili (le ombre della caverna) e anche quando gli viene mostrato il reale, rimane legato all'opinione a causa del divenire dell'esistenza.
Per molti autori tra i quali Gramsci, Habermas, Parsons, Ellul, la propaganda entra in rapporto diretto con la struttura sociale. Di fatto, la propaganda altera la percezione della realtà; per Machiavelli quando lo Stato vuole iniziare un'azione poco popolare, crea preventivamente l'opinione pubblica adeguata. Per Kris la propaganda è un comando ipnotico in cui la persona dell'ipnotizzatore può restare invisibile.
Hitler nel Mein Leben afferma: "L'arte della propaganda si rivolge esclusivamente a far nascere una generale convinzione della realtà di un fatto, della inevitabilità di un avvenimento, della giustezza di qualcosa di fatale. E dacché essa non è necessità in se stessa, né può esserlo ché il suo compito consiste, come nel manifesto, nell'attirare l'attenzione della massa e non nell'istruire coloro che già son saputi o ancora cercano istruzione e conoscenza; così i suoi effetti devono sempre essere rivolti al sentimento, e solo limitatamente alla ragione."
Come la propaganda nazista era centrata sull'aspetto emozionale usando la manipolazione dei simboli e trasformando di fatto la depressione in paranoia che sfocia poi in una beatitudine maniacale, anche la paura del complotto gioca un ruolo fondamentale; la difesa dalla propaganda nemica può creare psicosi rievocando paure ancestrali. Il timore del complotto antinazionale, tema spesso utilizzato dai propagandisti genera nella fantasia popolare la costruzione e la diffusione di narrazioni attigue non prodotte direttamente dal gruppo di potere ma capace di dilagare nel tessuto sociale. E' l'irrazionale a dominare la sfera percettiva e non il razionale. Secondo Bon, per la folla, non esiste l'inverosimile.
Non crediamo sia possibile infatti parlare di 11 settembre senza capire che prima di tutto, si è trattato di un atto di propaganda manifestatosi prima, durante e dopo quegli eventi.
Osservare ciò che succede nelle diatribe infinite, nei concetti astratti, espressi con tanta cieca sicurezza che si tratti di farina del proprio sacco (sei tu un antiamericano, no tu un debunker...), è spesso più interessante, ma anche più inquietante se si analizza dal punto di vista dell'efficacia della propaganda sulle persone.
"Conosci dunque un qualche sistema per convincerli di questo mito?" "Per convincere loro", disse, "assolutamente no; semmai per convincere i loro figli e discendenti e la posterità in generale".
Platone, Repubblica, Libro III 414D
Federico Povoleri (Music Band)
=====
BIBLIOGRAFIA
Dizionario HARVARD IV
Questo dizionario (Harvard Psychosocial Dictionary) è particolarmente indirizzato all'analisi del linguaggio giornalistico. Una prima stesura nel 1975 contava 4000 termini che hanno superato i 10.000 nel 1998.
Dizionario LIWC
è un dizionario diviso in categorie elaborato dallo psicologo James W. Pennebaker della Lawrence Erlbaum Associates.
Questo dizionario è già stato utilizzato nella ricerca del falso nelle comunicazioni. Permette di filtrare un testo con 72 categorie analitiche che raccolgono 2059 lemmi cruciali, alcuni dei quali rappresentano dei veri e propri "Markers of Deception" (Marcatori della menzogna)
Dizionario RID
Il RID (Dizionario regressivo del linguaggio figurato) si compone di circa 3200 parole e radici di parole, assegnate a 29 categorie di cognizione primaria, a 7 categorie di cognizione secondaria ed a 7 categorie emozionali. Lo psicologo Colin Martindale che lo predispose tra il 1975 ed il 1990 lo pensò quale strumento per la separazione cognitiva tra il pensiero primordiale e il pensiero concettuale.
Dizionario POSNEG
è un dizionario che comprende l'insieme delle attribuzioni positive e negative che possono essere utilizzate per evidenziare la carica empatica di un testo
Gustave Le Bon "Psicologia delle Folle" (Milano: Longanesi prima ed. 1895)
Giovanni Sartori "Homo Videns: televisione e post-pensiero" (Laterza 1999)
Wilhelm Reich "Psicologia di massa del fascismo" (Mondadori 1971)
Daniele Rambaudi "Politica e argomentazione: strategia e tecniche del consenso nella società di massa" (Marzorati 1979)
Thomas Luckmann e Peter L. Berger "La realtà come costruzione sociale" (Il Mulino 1997)
P. Glisenti e R. Pesenti "Persuasori e persuasi: i mass media negli Usa degli anni 90" (Laterza 1990)
Edward Bernays "Propaganda" (New York H. Liveright 1928)