Ancora una volta, negli Stati Uniti, un evento relativamente insignificante è riuscito a trasformarsi, grazie all'intrervento compatto dei media, in un caso nazionale.
L'incidente di caccia nel quale il vicepresidente Cheney ha sparato involontariamente ad un suo amico, l'avvocato Whittington, si è trasformato nei giorni scorsi in una vera e propria diatriba, nata all'interno della stessa Casa Bianca, che ha finito oggi per obbligare Cheney a presentarsi in televisione e spiegare personalmente l'accaduto.
Pare infatti che Dick Cheney, dopo l'incidente, non si sia assolutamente premurato di far sapere alla Casa Bianca, nè agli stessi mezzi di informazione, che cos'era successo. Molto più probabilmente, visto che la notizia ha tardato quasi 48 ore a raggiungere le prime pagine, da parte sua ci deve essere stato un vero e proprio tentativo di soffocarla sul nascere. La sua spiegazione al riguardo, ben poco convincente, è stata che "trovandosi sul terreno privato del ranch di un amico, aveva ritenuto che stesse a lui il compito di comunicare la notizia".
Nell'intervista alla Fox in cui è apparso, però, Cheney non ha saputo dare nemmeno una minima spiegazione … … per aver scelto di dare la notizia, quando finalmente si è deciso a farlo, ad un piccolo giornale come il Corpus Christi Times, della cittadina stessa in cui è avvenuto l'incidente.
L'articolo di oggi dl New York Times naturalmente non si è fatto sfuggire questo particolare, lamentando apertamente di essere stato preferito al ben più piccolo omonimo di provincia.
In cambio, il potente quotidiano newyorchese è riuscito a insinuare il sospetto di una grande bugia male orchestrata, svelando che mentre Cheney aveva ammesso di aver bevuto una birra, durante il picnic che ha preceduto l'incidente, il padrone del ranch si era affrettato a far sapere ai giornalisti che "non una goccia d'alcohol era circolata fra i componenti della battuta di caccia di quel giorno".
Una classica tempesta in un bicchier d'acqua, quindi, che è però servita a rimarcare un paio di aspetti interessanti.
Da una parte, abbiamo un'ennesima conferma di quel tipo di mentalità che caratterizza gli uomini al potere oggi a Washington. Essi non si ritengono in dovere di dare mai nessuna spiegazione, né per gli atti che compiono né per i loro susseguenti comportamenti. Senza minimamente sforzarsi di nascondere la propria arroganza, si ritengono costantemente al di sopra della legge, e al di là del diritto di critica di un qualunque cittadino.
Dall'altra abbiamo invece l'ennesima conferma della maestosa ipocrisia che caratterizza la società americana, quando si tratti di conciliare gli alti ideali su cui è stata fondata, con i meno nobili interessi di tipo economico che la pervadono: la stessa nazione che oggi si lagna perché il vice-presidente non ha voluto farle sapere di aver impallinato un suo amico, ieri accettava tranquillamente che lo stesso vice-presidente si rifiutasse di rivelare i contenuti degli incontri avvenuti con gli uomini della Enron, nei suoi uffici, prima e durante la crisi energetica della California del 2003. Queste persone infatti sono fortemente sospettate di avere determinato, insieme al vicepresidente, l'intera politica energetica di quella stagione, che poi portò alle conseguenze disastrose per la California che tutti conosciamo.
Disastrose per tutti, naturalmente, meno che per Cheney e i suoi amici.
Mssimo Mazzucco
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