Viene un groppo allo stomaco, nel tornare a dover parlare di un altro "massacro nascosto" da parte dei Marines in Iraq. Ma non è tanto per il sangue, o per gli occhi vuoti e disperati dell'unica bimba superstite, che mentre vedeva cadere attorno a sè la sua intera famiglia, falciata dalle mitragliatrici americane, ha capito che l'unico modo di riuscire a sopravvivere era quello di fingersi morta in mezzo al sangue dei fratelli abbattuti. No, sembra mostruoso dirlo, ma a questo tipo di emozioni, in un modo o nell'altro, sembriamo quasi esserci abituati.
Quello che fa venire il voltastomaco è il dover assistere di nuovo, impotenti, alla messinscena della "solita mela marcia", del "ci sarà sicuramente un'inchiesta", seguita dal solito "i responsabili saranno puniti", che già sappiamo non avverrà mai. In altre parole, dell'ipocrisia che ci obbliga ad assistere a una rappresentazione ... ... che nel sotteso ci dice "noi siamo gente per bene, è giusto continuare a fare quello che facciamo, non basta un episodio del genere per condannare l'intero esercito americano".
Capovolgiamo invece il discorso, e diciamo che non c'era nessun bisogno di un altro episodio del genere, per arrivare a capire quello che già da tempo tutti sappiamo nel profondo della nostra coscienza, ma che per qualche inspiegabile motivo nessuno osa dire a voce alta: questi non sono esseri umani, sono delle bestie inferocite, degli animali in cattività, accecati dalla paura e mossi da una rabbia che non può che nascere da loro stessi, e quindi da chi li comanda.
Perchè qui non è più il caso di giocare sul filo delle parole, per vedere se gli iracheni siano "terroristi", "insorti", "partigiani", o semplici vittime di un'invasione militare. Quando un uomo riesce a piantare intenzionalmente una pallottola nello stomaco di un bambino di sei mesi, non sono più le parole che contano. Qui siamo di fronte ad un gesto - hanno ucciso in quel modo, a sangue freddo, un'intera famiglia innocente, per pura rappresaglia - che la nostra mente riesce a collocare al massimo in un vecchio film sui nazisti datato e dimenticato.
Evidentemente, invece, il nazismo è ancora vivo e vegeto, a sessant'anni ormai dal processo del Norimberga. E noi, vergognosamente, siamo ancora i suoi alleati.
Massimo Mazzucco
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