I VERI OSTAGGI SIAMO NOI
Anche l'Italia sta scoprendo lo "spin", quell'effetto mediatico che i politici americani conoscono e usano ormai da intere generazioni. Intraducibile con un termine secco, lo spin è quell'effetto - rotatorio, ma anche centrifugo - che si imprime alla trottola con una decisa mossa del polso, e che le permette di continuare a girare per moltissimo tempo sul singolo spunto iniziale. Lo spin può essere, ovviamente, destroverso o sinistroverso, e più efficace è il colpo che si riesce a dare inizialmente, più difficile diventa per la controparte arrestarne il moto, o addirittura invertirne il senso di rotazione. Solo i grandi maghi della comunicazione - Cheney è sicuramente fra questi - sono capaci di cavalcare uno spin avverso e far sembrare che stia ruotando nella tua direzione.
In Italia ci stiamo attrezzando, evidentemente, e a farne le spese sono oggi Simona & Simona, ovvero tutti noi. Non bastavano infatti le 4 settimane che ciascuno di noi ha generosamente immolato sull'altare del melodramma nazionale, adesso siamo anche riusciti a farci coinvolgere in una bega post-drammaturgica, che ha tutta l'aria di voler durare ancora un bel pò.
Chi ha lanciato la trottola - destroversa ovviamente - ha scelto come chiave operativa la parola "ingrate!", e la scelta sembra avergli dato ragione. La parola-chiave è abbastanza ambigua, infatti, da poter essere letta da ambedue le parti in maniera diversa, è abbastanza ampia da poter garantire un tenuta notevole, e ripromette infine mille variabili aperte, da cui scatenare al momento oppurtuno il più classico dei sotto-spin. Esattamente come un thread di internet che impazzisce e acquista vita propria, la catena degli spin in teoria può essere infinita.
Il problema è che i veri ostaggi a questo punto siamo noi. Perchè credete che oggi così tanti di noi "ce l'abbiano" con Simona & Simona? Non perchè non hanno ringraziato abbastanza. Non perchè hanno tenuto il velo troppo a lungo. Non perchè hanno detto che i sequestratori erano gentili. Sì, anche, ma questi sono solo i motivi apparenti che ciascuno di noi è obbligato ad inventarsi, poichè quello vero sta nascosto nel subconscio, e da qui non lo si riesce a vedere. Ma il motivo vero, profondo, per cui abbiamo l'amaro in bocca - tutti, indistintamente - è perchè nel momento in cui ci hanno detto che le ragazze erano morte ci siamo rimasti tutti, indistintamente, di sale. Siamo stati tutti male, dentro, per un istante infinito che sapeva di tradimento, di vergogna, di rabbia, di impossibile, di assurdo, di inaccettabile. Sembrava che avessero ammazzato una parte di noi, in quel momento, e quando le abbiamo riviste belle e sorridenti, solo due giorni dopo, invece di felicitarci per loro ci è venuto dentro il fottone, perchè avevamo pagato in anticipo un prezzo che ora nessuno ci avrebbe più rimborsato.
La larghezza del loro sorriso era la misura della nostra presa in giro, e niente da più fastidio all'essere umano che offrirsi con generosità a cuore aperto, per scoprire di essere stato ingannato fin dall'inizio.
La colpa però, ovviamente, non è di Simona & Simona, ma di chi la sceneggiata l'ha imbastita e portata fino al termine. E costoro si devono essere resi conto molto in fretta che entro qualche ora al massimo - passato il singhiozzone collettivo - averemmo cominciato a chieder conto di quell'esborso ingiustificato di emozioni.
Ecco allora che la mano è calata veloce sulla trottola, e alla parola d'ordine "ingrate" si è riusciti ad allontanare nel vortice il pericolo imminente di un risveglio collettivo.
La trottola, però, la facciamo girare tutti noi. Ogni volta che uno di noi apre bocca, e pronuncia convinto una sentenza qualunque, a favore o contro, una Simona oppure l'altra, non fa che aggiungere vita a quello spin già indomabile di per sè.
Se solo invece si avesse la forza collettiva di fermarsi tutti, contemporaneamente, per un tempo sufficientemente lungo - parlo di quattro o cinque giorni, non mesi o anni - ad ascoltare e basta, si sentirebbe solo più lo scricchiolìo malinconico della punta della trottola che gratta sul pavimento, mentre inevitabilmente quella s'imbarca, perde energia, rimbalza un paio di volte e poi si accascia definitivamemte su un fianco.
Vedremmo allora tutti con chiarezza che si tratta di una trottola fatta esattamente come quelle dei bambini: di latta dozzinale, coloratissima fuori, perfettamente vuota dentro.
Massimo Mazzucco