ITALIA PICCOLA AMERICA
L'inseguimento all'immagine irraggiungibile della "grande madre" continua. Basti pensare che le parole chiave della riforma costituzionale appena approvata dal parlamento sono "devolution" e "superpremier". La prima è simbolizzata dall'immagine di ogni regione che "manda" a Roma i suoi senatori, esattamente come la California o l'Alabama mandano a Washington i loro, con il compito di fare prima di tutto gli interessi del proprio stato. Se poi avanza qualcosa, si può anche pensare di costruire insieme una nazione.
Ma la costituzione americana è stata scritta nel 1793, quando il mezzo di comunicazione più rapido era il cavallo migliore che avevi. Allora sì che ci voleva "sul posto" qualcuno che conoscesse i problemi di ciascuna regione, e che cercasse di farne rispettare le esigenze. Ma la nostra costituzione è del 1948, e a quel tempo c'erano già i telefoni, la radio e i quotidiani a tiratura nazionale, e nessuno pensò che fosse necessario mandare l'uomo della Basilicata a far presente a Roma... ... che loro hanno poca acqua.
La federazione americana inoltre era nata dalle ceneri di una guerra civile che aveve creato una spaccatura fra Unionisti e Confederati talmente profonda, che ancora oggi sulle piazze di certe città del Texas sventola alta la bandiera rossa con la grande "X" blu di traverso. In quel clima di diffidenza reciproca era naturale esigere di poter mandare ciascuno i propri uomini al parlamento di Washington. E se la nostra guerra non è finita molto meglio, non era certo a livello regionale che si registrasse una spaccatura fra i cittadini che rendesse necessaria la rappresentazione delle varie esigenze locali.
L'altro grande cambiamento della riforma costituzionale sta nelle modalità di elezione del presidente del consiglio. Non piu uscito dalla mefistofelica trattativa segreta fra i vari gruppi parlamentari, ma "scaraventato" sulla poltrona più alta direttamemte dal popolo urlante.
Apparentemente un modo di "dare voce" alle esigenze popolari, in realtà una scorciatoia per arrivare al potere senza doversi impegnare politicamente più di tanto con gli eventuali alleati del momento. Si vede che certi ribaltoni del passato hanno lasciato il segno.
Tolto infine al Capo dello Stato un pò di quel già misero potere che aveva, e che si è rivelato così prezioso in sitìtuazioni di tentativo di abuso da parte dei legislatori, come è successo di recente. Caselli è ancora lì che aspetta di vedersi firmare la sua legge da Ciampi.
Il tutto, visto nel suo insieme, prende inevitabilmente un solo sapore: quello dell'egoismo, personale e regionale, e della brama di comandare liberamente, senza più dover sottostare a verifiche o confronti di alcun tipo.
Non dimentichiamo che persino Hitler arrivò a far abolire il parlamento in maniera del tutto legale.
Massimo Mazucco