IL TERMOMETRO DELLA PAURA
Che Tom Ridge non fosse un politico lo si era capito da subito. E che fosse manovrato come un burattino da Cheney & Company, a capo dell' Homeland Security Department appositamente creato per "difendere la nazione dalla minaccia terroristica", lo si era capito dopo poche settimane.
Troppo spesso lo si era visto in totale imbarazzo, nel cercar di spiegare ai giornalisti perchè di colpo avesse alzato il "livello nazionale di allerta" da giallo ad arancione, senza che vi fosse nessuna minaccia specifica, ma solo le solite "voci non confermate". Era evidente (per chiunque volesse vederlo) che il giochino del "terrore a comando" era sapientemente manovrato per tenere costantemente sulla corda l'intera nazione, e basta. Prova ne fu che dal momento stesso in cui Bush è stato rieletto, di Tom Ridge non sapevano più che farsene, e soprattutto di minacce di AlQueda non si è mai più sentito parlare. Non lo aveva mai notato nessuno?
Ma il ricco industriale, che aveva bonariamente accettato il ruolo di sceriffo nel mega sceneggiato di Cheney, Rumsfeld e Bush (padre), qualche sassolino dalla scarpa ... ... ha voluto toglierselo. Evidentemente non gli è andato bene di essere stato licenziato, al rinnovo dell'amministrazione, con quell'alone di sospetta incapacità con cui lo si è abilmente ricoperto, nel "ringraziarlo sentitamente" per l'opera prestata. E così Ridge ha tenuto un discorso, ieri, nel quale ha voluto precisare che quasi mai lui era stato d'accordo nell'alzare il livello di guardia, poichè nella maggior parte dei casi le minaccie erano "troppo esigue, se non inconsistenti del tutto".
Ma allora perchè lo alzava? - gli ha chiesto un giornalista.
La decisione era collegiale - ha risposto Ridge - e vinceva la maggioranza.
Questo "collegio" era costituito, guarda caso, da John Ashcroft, ministro di Giustizia, Robert Mueller, capo dell'FBI, George Tenet, capo della CIA, e Dick Cheney,vicepresidente. "Oltre al presidente, naturalmente, che approvava le decisioni finali."
Su questo non avevamo dubbi.
Massimo Mazzucco