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RIPROVA, SARAI PIU' FORTUNATO
Mica tutti sono astuti come Hani Hanjour, esperti come Ziad Jarrad, coraggiosi come Satam al-Suqami, o fortunati come Marwan al-Shehhi, i superpiloti d'acciaio che l'undici Settembre di qualche anno fa, senza nemmeno un brevetto completo fra tutti e quattro, tennero in scacco per quasi due ore l'intera difesa americana.
Se non ti manda Osama, guidi un Cessna qualunque, ti chiami Sheaffer e vieni dalla Pennsylvania, e per caso perdi la rotta nei dintorni di Washington, il meglio che ti può capitare è di volare per dieci minuti senza saperlo, per poi vederti improvvisamente davanti un Black Hawk dell'esercito ... ... che ti punta contro la mitragliera, un Citation Jet del Servizio Frontiere che ti osserva un pò troppo da vicino, e due F-16 che ti sparano ripetutamente dei razzi a pochi metri dalle ali, per convincerti con le buone a seguirli senza fare storie.
Esattamente quello che deve succedere, e che è sempre successo, ogni volta che un qualunque velivolo è mai uscito di mezzo miglio dalla sua rotta, nella storia dell'aviazione americana.
E una volta atterrato, caro Shaefer, preparati anche ad assaggiare l'asfalto della pista, perchè senza una bella ammanettata sotto gli obbiettivi, col ginocchio dello sceriffo piantato nella schiena, non te la cavi nemmeno dipinto.
Il Cessna 152 che ieri è stato intercettato a Washington era diretto verso la North Carolina, ed a bordo, con il pilota Shaefer, c'era un suo allievo di volo, Troy Martin. I due stavano viaggiando a vista, e non si sono accorti di aver penetrato lo spazio "proibito" attorno alla capitale (quello segnato in rosso nella cartina). Erano le 11.28, ed il Cessna era poco più di un puntino sul radar dei controllori di volo, ma l'allarme è partito immediatamente, e alle 12.38, poco più di un'ora dopo, i due erano già stati rilasciati, senza venir nemmeno denunciati, poichè nel frattempo si era chiarito che si fosse trattato di un errore.
Solo un Hani Hanjour, decollato invece da Washington con un Boeing di linea che intende abbattere sul Pentagono (che sta a meno di 1 chilometro di distanza dall'aeroporto), può permettersi di impadronirsi dell'aereo, e di andarsene prima a zonzo fino all' Ohio - a trecento miglia di distanza - per poi fare un ampio dietro front e puntare con calma sulla capitale. Come partire da Fiumicino, con l'intenzione di buttare giù il Colosseo, e andare fino a Milano a prendere la rincorsa.
Tanto Hanjour sa che Allah lo protegge, che non gli farà mai perdere l'orientamento, che gli terrà ferma la mano nel guidare quel bestione che non ha mai visto prima, che lo renderà invisibile a tutti i radar civili e militari del mondo, che impedirà ai caccia di decollare per venirgli incontro, e che penserà casomai a deviare su Baltimora quei due irrequieti che avessero deciso di alzarsi lo stesso da soli, visto che il maledetto ordine, per qualche strano motivo, non arrivava mai.
Moltiplichiamo per quattro la genialità inarrivabile di questo piano diabololico - che avrebbe potuto funzionare SOLO se tutto ciò che abbiamo descritto fosse puntualmente avvenuto, nello stesso istante - e abbiamo toccato con mano tutta l'assurdità della versione ufficiale dell'11 Settembre, senza nemmeno andare a verificare che cosa davvero sia andato a sbattere contro le Torri o contro la facciata del Pentagono.
Purtroppo però dovremmo anche riconoscere, a questo punto, la nostra colossale imbecillità nell'aver mostrato così poca attenzione ai dettagli di quella storia impossibile, permettendo che vi venisse costruito sopra tutto quello che vi è stato costruito, con le conseguenze che ormai da troppo tempo abbiamo tutti sotto gli occhi.
Ma davvero dobbiamo rassegnarci all'idea che ci hanno gabbato, e che ormai non si può più farci niente?
Massimo Mazzucco
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