Il New Hampshire ha resuscitato due candidati che molti davano già per finiti: Hillary Clinton, sul fronte democratico, e John McCain su quello repubblicano, mentre ha probabilmentre condannato a morte John Edwards, che rischia già di ritirarsi al prossimo turno.
Dopo essersi lasciata andare a un pianto di sconforto, durante un programma televisivo, Hillary Clinton pare abbia risvegliato il cuore di migliaia di massaie, che si sono riversate compatte alle urne, regalandole il 39 per cento dei voti, contro il 37 di Obama. E anche chi ha voluto vedere soltanto delle lacrime di coccodrillo, in quell'episodio, ha dovuto riconoscere che è stata una performance da Oscar. Non potrà mettersi a piangere prima di ogni nuova consultazione, ma nel frattempo la Clinton ha ripreso tono e ha fatto chiaramente capire che i due candidati democratici sono lei e Obama. Mentre Edwards, che ha riportato solo il 17% dei voti democratici, dovrà cercare seriamente di capire che cosa gli manca per riuscire a conquistare la base democratica degli elettori americani.
Su fonte repubblicano McCain, che ha ricevuto il 37% dei voti, ha tratto il previsto vantaggio dal fatto di trovarsi in uno stato ad altissima percentuale laica: senza il supporto degli evangelici Huckabee è crollato al 22%, mentre ha retto bene Mitt Romney (33%), che come mormone raccatta poco comunque, ma con i suoi discorsi da guerrafondaio e torturatore senza pietà si assicura almeno il voto compatto dell'estrema destra del partito.
Fin qui i dati ufficiali. Ci sono però due piccoli "ma" - uno per ciascun vincitore - che vale la pena di analizzare più nel dettaglio.
Nel confronto televisivo di sabato sera, a ciascuno dei repubblicani è stato chiesto se, in caso di vittoria, ... ... avrebbero seguito la "dottrina Bush" in Iraq, oppure se avrebbero cambiato strategia. E mentre tutti si sono riservati di dare la propria soluzione al momento giusto, McCain ha stupito la platea confermando - e addirittura applaudendo - le scelte di Bush, dalla prima all'ultima. Talmente sfacciata è stata la presa di posizione, che qualcuno può aver sospettato (io almeno l'ho fatto) che in qualche modo il poderoso clan di Bush-padre abbia deciso di appoggiare McCain, pur di non vedere alla Casa Bianca un fanatico "inutile" come Romney, oppure un moderato come Huckabee, che risulterebbe totalmente fuori controllo per il gruppo di potere texano. Questo spiegherebbe sia la incresciosa piaggeria da parte di McCain, che normalmente si teneva sulle sue rispetto alla guerra in Iraq, sia la sua robusta vittoria, che è andata addirittura oltre le migliori aspettative.
Molto più malizioso è invece il sospetto sulla vittoria di Hillary Clinton, ma chi come noi ha imparato a drizzare le orecchie su certi argomenti, non può non aver notato quante volte i reporter TV abbiano fatto notare, questa sera, "lo strano divario fra i sondaggi a poche ore dal voto e i risultati effettivi". Fino all'ultimo infatti i sondaggi davano comunque Obama vincitore, al punto che i reporter sono arrivati a domandarsi se per caso non sia entrato in funzione un meccanismo di "bugia etnica" fra i neri intervistati. In altre parole, è possibile - dicevano i commentatori - che un nero che abbia deciso di votare per Hillary Clinton preferisca comunque sostenere in pubblico, per motivi di "immagine", che voterà per Obama.
La tesi però è molto debole, sia perchè la Clinton non ha mai offerto ai neri motivi per vergognarsi di votare per lei, sia per il fatto che in America ci sono migliaia di neri che dichiarano di votare da sempre repubblicano, senza per questo farsi il minimo problema.
E' possibile invece che sia accaduto a Obama quello che accadde - molto presumibilmente - a Howard Dean quattro anni fa? Nelle primarie del 2004 Howard Deam era partito a razzo, incendiando la base democratica, e lasciando letteralmente al palo John Kerry, che dopo l'Iowa si trovava al nono posto su nove candidati, distanziato addirittura da Dennis Kuchinich.
Ma quando parve chiaro che Dean fosse destinato a vincere la candidatura - e quindi a perdere, quasi sicuramente, contro Bush, in quanto troppo liberal per l'America nel suo insieme - improvvisamente "la fortuna gli volse contro", mentre Kerry divenne dall'oggi al domani il leader dei democratici. L'ipotesi che sia stato "aiutato elettronicamente" dai vertici del partito, se non altro, spiegherebbe il misterioso silenzio tenuto poi da Kerry di fronte alla vittoria finale di Bush nell'Ohio, a sua volta chiaramente ottenuta dai repubblicani con la frode elettorale. (Negli ultimi minuti Bush riuscì a capovolgere gli exit polls che davano Kerry vincitore, con un margine mai visto prima nella storia delle elezioni). Perchè Kerry non ha mai aperto bocca in proposito? Forse perchè aveva la coscienza sporca almeno quanto quella di Bush?
In ogni caso, che vincano onestamente o meno, il processo elettorale rimane quello che è: un grande circus che conta poco o nulla, destinato a illudere le masse di contare qualcosa, distraendole nel frattempo da quelli che sono i veri meccanismi di potere.
Però almeno questa volta è un carrozzone divertente.
Massimo Mazzucco