Questa notte ho avuto un incubo. Eravamo nel 2003, l'Asia era padrona del mondo, e la Russia ne era la nazione guida. L'impero degli Stati Uniti era crollato miseramente, insieme al Muro di Torino (passava proprio lì, la linea di suddivisione dei due blocchi, fra le Molinette e il parco del Valentino), ed ora era ridotto a poco meno di una jungla in cui imperversavano pirati e mafie di ogni genere e tradizione. Noi europei eravamo rimasti a galleggiare, in sospeso fra un terzo mondo condannato all'estinzione, e la possibilità di venire ancora accolti in qualche modo nel club dei forti.
Siamo governati da oltre vent'anni da un certo Bensilvio Bussoloni, che non è mai stato tenero con nessuno, e pare che abbia anche usato i gas proibiti, anni fa, contro i pugliesi che volevano l'indipendenza per passare sotto l'Albania.
La nostra terra ha però un grande vantaggio, che è anche il motivo che ci ha permesso di non venire cancellati di colpo dalla mappa dell'umanità: l'olio di oliva. Deteniamo da soli un quarto della produzione mondiale, e il sottosuolo è ricchissimo di radici e radicette, … ,,, pronte a spuntare un pò dappertutto alla prima carezza dell'aratro. Siamo in realtà seduti su dei giacimenti di olio extravergine, che però sfruttiamo poco e male, soprattutto perchè ci mancano i macchinari adatti.
Il problema è che tutto l'Oriente è golosissimo di olio d'oliva, e ne consuma in quantità sempre maggiori. I russi in particolare non pranzano più da anni con il semplice olio di semi, che riservano con disdegno ai porci che allevano in giardino. Se c'è una cosa che il russo ha imparato alla perfezione, dalla nostra lingua, è l'espressione "Perchè io la lattina la voglio qui, sul tavolo!" E bam! battono una scarpata sulla tovaglia, ogni volta che vanno al ristorante. [Se avete meno di 40 anni, non preoccupatevi se non capite la battuta].
Il grezzo viaggia già da termpo sui cinquanta rubli al barile, ma gli uomini della Yukon - la società del vice di Pushtin - hanno fatto delle speculazioni su tutto il mercato mondiale, e il rialzo è ormai in una spirale senza ritorno.
Ultimamente le cose non andavano molto bene fra noi e l'Oriente, e i russi in particolare ce l'avevano apertamente col nostro leader Bussoloni. Pare che gli rinfacciassero il fatto di avergli venduto interi impianti di sgrezzamento del vergine a poche lire, facendogli fare pure affari d'oro, solo per vedersi alzare i prezzi in maniera inaccettabile dall'esoso dittatore locale. D'altronde lui era incazzato perchè dieci anni fa, durante la "Prima Guerra dello Stivale", ci hanno massacrato quel poco di esercito che ci era rimasto, bombardandolo vigliaccamente mentre era in ritirata, e lui non l'aveva mandata giù. Non è simpatico, il nostro Capo, ma è una persona d'onore. Inoltre le due no-fly zone, una a Sud di Caserta, una a nord di Bologna, ci stavano obbligando ad una vita di sacrifici davvero inaccettabili.
Ma il coltello dalla parte del manico l'avevano i russi, e così il braccio di ferro ha portato al fatto che noi da anni non riceviamo più nemmeno un'aspirina dall'estero, e dobbiamo curare i nostri bambini con gli impacchi di cipolla e i decotti di melanzana arrostita. Purtroppo muoiono quasi tutti.
I nostri ospedali, già in pessime condizioni prima della guerra, sono ora in uno stato di degrado irrecuperabile, e molti dicono che ci siano più probabilità di guarire da una polmonite cantando l'Aida in mutande sul Cervino, che non venendo ricoverati in uno dei nostri ospedali.
A causa della nostra religione, che prevede l'"occhio per occhio, dente per dente", siamo inoltre bombardati giorno e notte dalla propaganda sovietica della VNN, la Volga National News, che ci definisce continuamente arretrati, medioevali, se non addirittura barbari primitivi. A nulla serve avere Firenze, Venezia, la Gioconda di Leonardo o la Cappella Sistina del Michelangelo, hanno deciso che noi siamo arretrati e non c'è piu niente da fare.
Noi ci proviamo anche, a reagire, con la rete di Al-Bisceera, che da una grotta di Arcore serve tutta l'utenza europea, fino a Dublino e Tenerife. Ma loro ci accusano subito di aizzare la popolazione, di volere la violenza, e ci ricattano stringendo ancora di più la morsa dell'embargo sanitario. Il mese scorso a Catania sono morti di sete quindici neonati, perchè non c'era acqua sufficiente nemmeno per le loro necessità di primo sostentamento.
Nonostante questo, siamo un popolo di allegroni, abituati al peggio, e in qualche modo tiriamo avanti. Mentre ci chiamano medioevali, noi abbiamo fatto le nostre belle riforme civili, e abbiamo saputo staccare una volta per tutte lo Stato dalla Chiesa: l'ultimo cardinale che osò mettere bocca nelle faccende nostrane, tale Ruini Giuseppe, fu mandato in vacanza nell'isola preferita di Bussoloni, Ventotene, insieme al cardinal Giordano di Napoli, già di usura sospettato.
E così fino a ieri vivacchiavamo, ognuno dedito al proprio lavoro, in una convivenza più che civile fra la gente del nord e quella del sud.
Ma un bel mattino di Settembre, mi sembra che fosse l'11, di qualche anno fa, scopriamo improvvisamente che dicciannove europei, armati di sole carte di credito scadute, hanno dirottato quattro aerei russi, mandandoli a schiantare contro contro le Torri Gagarin di Mosca, e contro il Mausoleo di Leningrado. Il quarto aereo sarebbe stato abbattuto dai coraggiosi passeggeri russi, che piuttosto che vedere il Cremlino colpito da un Tupolev, hanno preferito suicidarsi lanciandosi sui comandi, e finendo così schiantati in un campo di grano dell'Ucraina. Erano talmente desiderosi di diventare eroi, che non hanno nemmeno pensato di cercare prima di neutralizzare i dirottatori, per poi magari chiedere se fra i passeggeri ci fosse qualcuno in grado di riportare a terra quel bestione da 100 tonnellate. No, pare che uno abbia detto direttamente alla moglie, al telefono, "vado, dobbiamo buttare giù l'aereo".
Quindici dei dirottatori erano inglesi, ci ha detto il KGB, e gli altri quattro tedeschi. Di loro, non si sa come, avevano già nome cognome e indirizzo, con tanto di fotografia - in certi casi pure due - pronta da mostrare ai giornalisti. Nonostante questo la Russia, per qualche motivo, ha scelto di reagire bombardando la Spagna, che con gli attentati c'entrava poco o niente, ma che è la seconda produttrice di vino in Europa (altro prodotto estremamente gradito ai sovietici). Li hanno attaccati, dicevano, perchè da loro si nascondeva il noto Lord Laden, pecora nera della dinastia dei Balfour, accusato di essere ideatore e mandante della strage delle Torri Gagarin.
Il problema è che mentre i russi bombardavano a tappeto Bilbao e Valencia, nel tentativo di stanare Lord Laden dal suo albergo di Marbella, cominciavano anche a girare voci che volessero dare una spazzolata pure a noi, sulla via del ritorno.
A poco valsero le ripetute dichiarazioni del nostro Presidente, che negava apertamente di aver mai conosciuto Lord Laden - anzi disse che gli stava pure un pò sulle palle - perchè nel frattempo eravano stati accusati di staccare la corrente alle incubatrici dei neonati. E mentre noi cercavamo di spiegare che non solo non abbiamo più incubatrici, ma pure la corrente va e viene come pare a lei, veniva fuori che avevamo ammassato quintali di armi di distruzioni di massa da qualche parte fra Domodossola e il Salento.
A quel punto Tin-Ton-Bler, il primo ministro cinese - grande alleato dei russi da sempre - dichiarava alla VNN che noi saremmo stati in grado di colpire Shangai in quaranta minuti, con un missile a testata multipla. Riempito di cosa, lo sapevano solo loro. Ma i cinesi andavano giustamente in subbuglio, e il mattino dopo ci ritrovavamo i carri armati russi che si ammassavano al confine jugoslavo, pronti ad invaderci. I cinesi arrivavano ad affiancarli subito dopo.
Noi dicevamo "ma mandate gli ispettori, scusate! Che vengano e cerchino dove credono, e vedrete che di ADM non ne abbiamo più nemeno mezza". Ma loro rispondevano "eh no, ormai è tardi, il prezzo dell'extravergine sta andando alle stelle, e noi dobbiamo intervenire comunque".
"Ma cosa c'entra l'extravergine con le ADM?" chiedevamo noi allibilti.
E loro: "C'entra, c'entra. E anche se non c'entrasse, Bussoloni è un despota, e comunque vogliamo liberarvi da lui".
"Ma saran bene cazzi nostri chi ci comanda, no?" dicevamo noi "Chi vi ha chiesto niente, scusate?
Nulla da fare. Continuavano a menarla con quella storia dei pugliesi gasati, e dopo un mese di preparazione, i russi entravano a Trieste, e avanzavano sparati verso il cuore della val Padana. Le armate del generale Bossi, attestate nel triangolo Parma-Piacenza-Guastalla, venivano polverizzate dalla superiorità tecnologica dei russi, i quali puntavano ora dritto su Milano.
I boys di tutta la Padania accorrevano allora verso il capoluogo lombardo, per fortificarsi e tentare una estrema difesa della città. Era commovente vedere come gente che fino a ieri se le dava di santa ragione - padovani contro mantovani, bresciani contro udinesi (e bergamaschi contro tutti) - si trovavano di colpo riuniti a cantare "o mia bela Madunina", mentre scrivevano sulle mura della città, a caratteri cubitali, "la Milano da bere non si tocca".
I russi capivano l'andazzo, e a Milano ci mandavano i cinesi - più diplomatici, dicevano, e più teneri di cuore - mentre loro ingranavano la quarta, saltavano a piè pari Bologna e Firenze, e si dirigevano con gran sorpresa verso la Capitale.
Arrivavano alla porte di Roma di buon mattino, e a parte un rallentamento per attraversare la tangenziale, che è perennemente intasata, si presentavano in centro che non c'erano ancora nemmeno i vigili a guardia dell'isola pedonale. Qualcuno parlò di un accordo segreto fra i russi e Veltroni, che vantava conoscenze di vecchia data al Cremlino, e avrebbe venduto Bussoloni in cambio della città. Ma quelle voci finirono presto dimenticate da tutti.
Alle otto del mattino, mentre il Papa si svegliava dal suo meritato riposo, i carri armati russi facevano il loro ingresso sul selciato di S.Pietro.
Quando Ratzinger aprì la finestra, e si trovò davanti le bocche dei cannoni russi che lo puntavano, corse immediatamente in solaio a prendere l'elmetto da tedesco, mentre urlava impazzito ordini in dialetto bavarese. Ma fu subito fermato dal gran ciambellano, ancora in pigiama, che cercava di tranquillizzarlo dicendo "No, Santità, non siamo più a Berlino. Quella guerra ormai è finita. Questa è un'altra faccenda."
Intanto Milano teneva testa ai cinesi, i quali non osavano entrare in città, e preferivano ricattarci tagliandoci i viveri e l'acqua potabile. Le nostre donne e i nostri bambini cominciavano a morire a centinaia.
A fianco degli invasori erano intanto comparsi alcuni eserciti minori, e così adesso la VNN diceva che noi eravamo stati attaccati da "una coalizione". C'erano cento pakistani, trentasette vietnamiti, duecento indiani, e poi un strano gruppetto di filippini, che però andavano dicendo che loro con la guerra non c'entravano niente, e che erano venuti da noi in missione di pace. Dicevano anche di non aver niente a che vedere con l'olio d'oliva, ma intanto dai carri armati non scendevano, e si attestavano con tutta la loro bella artiglieria proprio nei dintorni di Catanzaro, una delle zone più ricche di uliveti ancora da sfruttare. Però almeno erano simpatici, e poi facevano una pizza che era la fine del mondo.
In tutto questo, Bussoloni giustamente aveva alzato i tacchi - in senso metaforico, anche - scomparendo prudentemente dalla vista di tutti. Oh, lo cercavano addirittura per genocidio, poveraccio, come si fa a dargli torto? A parte la faccenda dei pugliesi, per quel che ne sapevamo noi aveva fatto licenziare Biagi e Santoro, d'accordo, e aveva pure obbligato il Milan a giocare con tre punte, una volta, ma di genocidio noi non avevamo mai sentito parlare. Comunque, visto l'aria che tirava, aveva fatto benissimo a sparire dalla circolazione.
(continua)
Massimo Mazzucco
Se volete proseguire voi, suggerendo ciascuno una o più scene successive, poi cerchiamo magari di cucire il tutto in un finale unico. (E' che io in verità non ho ancora pensato dove andare a parare).