Si è svegliato. Al suono delle campanelline di Natale, il signor Giuseppe Ratzinger - in arte Papa Benedetto XVI - si è ricordato dei suoi doveri di pastore dell'umanità, e si è premurato di elencare per noi povere pecorelle quello che dobbiamo e non dobbiamo fare nei mesi a venire.
Nella continua ricerca del primato per il Guinness della banalità, Ratzinger ha pregato Dio di "dare coraggio a tutti gli uomini di buona volontà in Iraq, Libano e Terrasanta, dove i segni di speranza, che non mancano, hanno bisogno di essere confermati da azioni ispirate alla giustizia e alla saggezza".
Ratzinger ha anche chiesto (sempre a Dio, si immagina) "protezione per tutti coloro che soffrono di tragiche crisi umanitarie, soprattutto nel Darfur, ma anche nel resto dell'Africa".
Ancora a Dio ha poi chiesto di "favorire la continuazione del dialogo … … nella penisola coreana, ma anche in altre parti dell'Asia", in modo che dispute pericolose "si risolvano con conclusioni pacifiche", e ha espresso infine la "speranza che i popoli dell'America Latina possano vivere in pace ed armonia".
Insomma, con tre frasettine da Baci Perugina si è messo l'anima in pace per dodici mesi e per quattro continenti. Davvero notevole, come impegno carismatico. Una forza della natura, proprio il Papa che ci voleva.
Dopo una parolina per ricordarci di coniugare scienza e spirito - sarà per il peso della tunica laminata d'oro, o quello della mitra in oro massiccio, o sarà forse per l'imminenza delle sue vacanze natalizie - Ratzinger si è affrettato a concludere dicendoci che "un'umanità unita potrà meglio risolvere i preoccupanti problemi attuali: dalla minaccia del terrorismo, alla proliferazione di armi, alle pandemie alla distruzione ambientale che minaccia il nostro pianeta." Fine.
Con un discorso così a me non mi prendono nemmeno a distribuire i volantini per gli Hare Krishna. Quelli per vendere gli incensini e il Balsamo di Tigre, però, non quelli già impegnativi che parlano di fratellanza universale.
Questa è la Chiesa di oggi, signori. Chi è cristiano, e dà alla festa del Natale il suo relativo valore, non può non provare un senso di vuoto, di fronte a questa ridicola decalcomania papale chiamata Benedetto XVI.
Un registratore Geloso degli anni '60, con una gigantografia di Papa Roncalli in cui si muovono solo le labbra e le mani, avrebbero avuto un effetto sicuramente maggiore sui cuori di chi guarda oggi verso S. Pietro nella speranza di cogliere una vera luce, un segnale, una vera guida in quello che è davvero uno dei momenti più difficili per tutta l'umanità.
Massimo Mazzucco
Vedi anche:
BENVENUTI NEL MEDIOEVO Il capo dell'Inquisizione è diventato papa. Non è una battuta gratuita, non è una metafora, è la letterale, nuda e cruda verità:il Tribunale dell'Inquisizione, nonostante la triste fama che raggiunse nel medioevo, …
THE RATZINGER REPORT I nomi Ivone Gebara, Tissa Balasuriya, Hans Kung, Jacques Gaillot, Charles Curran, Leonardo Boff, Bernhard Haering, vi dicono forse qualcosa? Molto probabilmente no, ed il motivo c'è eccome: sono nomi - di prelati, vescovi, studiosi, suore, teologi - che il cardinale Ratzinger, nei suoi lunghi anni al vertice della Congrega per la Dottrina della Fede, ha voluto far cadere nel silenzio dell'oblio. Sono i pericolosi, gli eretici, …
BENEDETTO MICA TANTO Lo avete voluto, il papa restauratore? Vi mancava tanto, il sapore dell’"antica Chiesa di una volta"? Per voi Woityla non era abbastanza conservatore? Ebbene, preparatevi, perchè quando vi ritroverete a fare la fila davanti a S.Pietro, per potervi comperare un perdono per un parcheggio fuori dalla righe, o un'assoluzione divina per aver evaso l’imposta dell’immondizia, non potrete più lamentarvi. …