C’è qualcosa di metafisico nel vedere delle donne pachistane, completamente velate, che mostrano il loro documento di identità per poter votare.
Eppure il sistema deve aver funzionato, visto che le elezioni in Pakistan si sono svolte regolarmente, e non ci sono state proteste nè accuse di frode elettorale da nessuna delle parti coinvolte.
Il risultato diventa quindi ancora più significativo, in quanto la sconfitta di Parvez Musharraf è andata ben oltre la peggiore delle aspettative. Il presidente in carica ha perduto a nord e a sud, nelle campagne e nelle città, fra i ceti alti e in quelli meno abbienti: il rifiuto del Pakistan per la sua sfacciata politica pro-americana degli ultimi anni è qualcosa con cui ora gli Stati Uniti dovranno confrontarsi in maniera seria e ponderata.
Mentre nessuno cita l’assassinio di Benazir Buttho fra i possibili motivi della sconfitta del presidente in carica (non sono pochi a pensare che ci sia stata la sua mano alle spalle dell’omicidio), sembra che i pachistani abbiano voluto punire soprattutto l’amministrazione Bush ... ... per aver continuato ad appoggiare Musharraf nonostante questi avesse dovuto rinunciare al comando dell’esercito, qualche mese fa. I pachistani inoltre non hanno gradito che Washington abbia del tutto ignorato la rimozione improvvisa da parte di Musharraf del presidente della Corte Suprema, Mohammed Chaudhry, che aveva denunciato la scomparsa anomala di troppi personaggi scomodi sotto l'egida della "guerra al terrorismo".
Anche le restrizioni che ha dovuto subire Aitzaz Ahsan, il presidente della associazioni degli avvocati che si era schierato contro Musharraf, sono state del tutto ignorate da parte degli americani, che sono maestri nell’impicciarsi degli affari altrui quando gli fa comodo, solo per lavarsene elegantemente le mani quando si tratta di “faccende interne del paese amico”.
Ma soprattutto, sono chiaramente mancate le proteste di Washington nel momento in cui Musharraf ha calcato la mano con la repressione poliziesca, qualche mese fa, e tutto questo evidentemente si è tradotto nel voto pesantemente negativo che ha decretato la fine politica del burattino di Washington.
In alte parole, i pachistani sembrano propensi ad accettare un aiuto americano, ma solo fino a quando gli USA sappiano mostrare di comprendere i segnali interni di cambiamento e di protesta, mentre una politica cieca e ostinata da parte di Bush – per la quale peraltro il presidente americano sta già passando alla storia - si traduce per loro in un rifiuto compatto dell’alleanza con i padroni del mondo.
Aiutateci capendoci – sembrano dire i pachistani – ma se volete solo aiutarci per comandare, allora state a casa vostra.
Pare infatti che il presidente in carica stia già preparando un C-130 con il quale raggiungere al più presto la Turchia, paese in cui ha trascorso alcuni anni di gioventù.
Quello che lascia alle spalle non è certo un paese che ha trovato il proprio equilibrio, ma sicuramente un paese che ha trovato la forza di far sentire la propria voce.
A furia di parlare di “esportazione della democrazia”, rischi anche che qualcuno ti prenda sul serio, e finisca per farti pagare proprio con un voto le tue incongruenze più vistose.
Massimo Mazzucco