di Enrico Voccia
Anche quest'anno l'"Estate degli Incendi" e degli incendiari non si è fatta attendere, arrivando puntuale come il proverbiale treno svizzero. Dietro la questione, come al solito, i "piromani" psicopatici c'entrano molto poco, costituendo una componente trascurabile del fenomeno: il grosso è opera della malavita organizzata, che, per portare avanti determinati interessi - solitamente, ma non esclusivamente, di natura edilizia - necessita degli incendi di determinate zone boschive.
Certo, in pura teoria, le leggi ci sono: per 15 anni non è possibile cambiare "destinazione d'uso" alle zone incendiate e, anche in presenza di zone edificabili in partenza, l'edificazione è proibita per cinque anni. Ma - a parte il fatto che l'edificazione abusiva parte comunque nella speranza, spesso ben riposta, del futuro condono edilizio - la legge, per essere applicata, necessita di un catasto delle aree bruciate, che i comuni non fanno, adducendo difficoltà tecniche e/o di bilancio.
Il che, nell'epoca della ricognizione satellitare e di Google Earth, appare francamente ridicolo: pensar male, anche in questo caso, è brutto, ma c'azzecchi quasi sempre - come diceva mia nonna, oltre che il divino Giulio.
Quest'anno, però, qualcosa di diverso mi pare essere accaduto. Sono sempre stato molto attento alla questione degli incendi e, ... ... in anni passati, ho anche avuto qualche piccola esperienza di volontariato nel loro controllo e spegnimento.
Ebbene, negli anni passati, la dinamica che osservavo era sostanzialmente la seguente: una serie di focolai appiccati in più punti in zone boschive lontane da strade e centri abitati. La cosa, d'altronde, era logica: permetteva agli incendiari di rendere più difficile l'intervento immediato dei vigili del fuoco e non faceva rischiare loro la morte di persone del territorio, cosa che avrebbe potuto costringere le forze di polizia ad indagini più accurate e, allo stesso tempo, avrebbe potuto rompere l'omertà sulle loro azioni (in fin dei conti spesso molti sanno, anche senza prove, chi sono gli autori degli incendi).
Quest'anno, invece, ho notato una preoccupante inversione di tendenza: gli incendi vengono appiccati, ed assai spesso, anche nelle immediate vicinanze di zone antropizzate. Si sono sviluppati incendi nel cuore delle città di Napoli e di Torre del Greco e nelle immediate vicinanze di Salerno e Caserta. Una prima ed immediata spiegazione è ovvia e legata alla questione dei rifiuti: si incendiano le zone dove questi sono stati seppelliti illegalmente, così che la magistratura non riesca ad individuarne facilmente i siti e, successivamente, le opere di rimboschimento rendano ancora più difficile tale compito.
Purtroppo, una tale dinamica l'ho potuta notare anche nelle zone dell'interno: nelle stupende zone boschive dell'avellinese e del beneventano, nonché del Parco del Cilento, dove l'attività di stoccaggio illegale dei rifiuti è molto ridotta. Anche qui il grosso degli incendi a ridosso di strade e case, in zone dove non si notano i segni dei siti illegali di stoccaggio.
La cosa è preoccupante: molto probabilmente la malavita organizzata sta esaurendo i siti tradizionali ed ha bisogno di nuovi. Lungi dall'esaurirsi, il fenomeno della Campania pattumiera di residui tossici del mondo, sembra volersi allargare nelle zone più belle della regione, veri e propri paradisi naturalistici. E nessuno sembra accorgersene.
Enrico Voccia (Shevek)
Per una ricognizione della questione generale dei rifiuti in Campania, vedi gli interventi video di Alessandro Iacuelli:
http://www.portadimassa.net/site/?q=21/05/2007/alessandro-iacuelli-ecomafie-1
http://www.portadimassa.net/site/?q=04/06/2007/alessandro-iacuelli-ecomafie-2