Qualcuno ricorda il massacro di Hadita, in Iraq? Dopo essere state attaccati lungo la strada dai "ribelli" iracheni, un gruppo di marines decise di vendicarsi secondo l'antico stile di guerra che già aveva reso noti i romani nel mondo: la rappresaglia su civili innocenti. Fu così che nel novembre dell'anno scorso 24 iracheni "qualunque", fra cui un ultrasettantenne e un bambino di tre anni, furono massacrati a colpi di mitra nelle loro abitazioni del villaggio di Hadita.
L'episodio, probabilmente come tantissimi altri, era inizialmente passato sotto silenzio. Ma dopo tre mesi emerse un filmato, girato da uno degli stessi militari, che mostrava nel dettaglio i segni del massacro, e che riuscì in qualche modo ad arrivare fino a Time Magazine, sollevando un'ondata di reazioni negative.
A quel punto i militari furono obbligati a fingere di fare un'inchiesta, nella quale i marines si difesero dicendo che i morti erano dovuti allo scambio di fuoco incrociato fra loro e i "ribelli" che li stavano attaccando. Ma furono platealmente smentiti da numerose testimonianze degli abitanti locali, che confermarono che non si fosse affatto trattato di uno scontro a fuoco, ma di una semplice operazione di rappresaglia, gelida e premeditata.
Finchè c'era Rumsfeld, però, il caso sembrava essere rimasto nel limbo, ma da quando l'anima nera dei neocons ha dovuto fare le valigie, … … la giustizia militare americana [scusate l'ossimoro] si è rimessa in moto, e ora i responsabili del massacro rischiano addirittura l'ergastolo.
Naturalmente, sappiamo tutti che non finirà così, e che questa probabilmente è la solita operazione di facciata, tesa a dare una verniciata di emergenza alla sempre più fallimentare operazione militare in medio oriente. Ma nel frattempo, l'eco di questi episodi rimbalza sui telegiornali, e va in qualche modo ad appesantire le coscienze già tutt'altro che leggere della popolazione americana, che solo ora sembra iniziare a rendersi conto della mostruosità di ciò che loro stessi hanno avallato fino a ieri.
Sembra quasi di assistere a una riedizione, in formato ridotto, dell'episodio di My Lai, e di quello che significò quel massacro sulla bilancia della guerra americana in Viet-Nam: fu l'inizio della fine. In quel caso furono oltre 300 i civili vietnamiti ammazzati come polli da allevamento, e fu la coraggiosa lettera di un soldato americano, un certo Tom Glen, a mettere in moto le indagini che avrebbero poi portato alla conoscenza del mondo quell'evento vergognoso.
Ma anche a My Lai, come per Hadita, ci fu inizialmente un tentativo di insabbiare la cosa sul nascere, e il fatto curioso è che a operare quel tentativo fu un giovane ufficiale dell'esercito mandato dal quartier generale di Chu-Lai, che invece di verificare le accuse di Glen preferì "svolgere una sua indagine personale", in seguito alla quale mandò a Washington un rapporto in cui queste venivano smentite in pieno.
"In direct refutation of this portrayal - scrisse l'ufficiale americano
- is the fact that relations between American soldiers and the Vietnamese people are excellent." ("Questa descrizione [di Glen] è direttamente smentita dal fatto che le relazioni fra i soldati americani e la popolazione vietnamita siano eccellenti").
Lo stesso intraprendente giovanotto avrebbe poi vestito i gradi di generale nella Prima Guerra del Golfo, nel '91, mentre l'inizio della seconda lo avrebbe addirittura visto Ministro degli Esteri degli Stati Uniti. Oggi è un libero cittadino, che sta valutando, nemmeno tanto segretamente, se presentarsi o meno alle elezioni presidenziali del 2008: si chiama Colin Powell.
Nella fantasmagorica e ipnotizzante girandola della "democrazia" i ruoli cambiano, ma i volti - e l'anima - sono sempre gli stessi.
Massimo Mazzucco