In Italia arrivano notizie confuse sugli scandali esplosi ultimamente negli Stati Uniti riguardo alle intercettazioni telefoniche e alla violazione della privacy dei cittadini.
Uno dei motivi della confusione è dovuto al fatto che si tratta in realtà di diversi scandali separati, che sono venuti alla luce nell'arco di poco tempo, sovrapponendosi uno all'altro.
Il primo è stato quello
denunciato dalla Associated Press qualche settimana fa, quando si venne a sapere che il ministero di giustizia (FBI) aveva acquisito di nascosto i tabulati di migliaia di telefonate fatte dai giornalisti della nota agenzia di stampa, nella primavera di quest'anno.
I giornalisti di tutta America protestarono compatti, gridando che la loro libertà professionale - e quindi la libertà di espressione in senso lato - venivano minacciate. La Casa Bianca sia giustificò dicendo che stavano cercando di scoprire la "gola profonda" che aveva fatto trapelare alla stampa alcune informazioni riservate sui fatti di Bengasi. E così, con la scusa nella "sicurezza nazionale", se la cavarono in qualche modo.
Poi ci fu la rivelazione che il governo americano raccoglieva indiscriminatamente dati sulle comunicazioni telefoniche di tutti cittadini americani che utilizzavano Verizon, una delle 3 più grandi società di telefonia degli Stati Uniti.
In questo caso la giustificazione del governo fu che "si tratta di un'azione resa legale nel 2012 ed approvata da ambedue i maggiori partiti del Parlamento". [...] Il riferimento è alla revisione del trattato FISA, il Foreign Intelligence Surveillance Act - che è poi il precursore storico del famigerato Patriot Act - avvenuta appunto nel 2012.
Mentre fino a quella data il trattato permetteva al governo americano di acquisire solamente dati relativi alle conversazioni fra gli Stati Uniti e una nazione estera, la revisione del 2012 allargava il diritto di acquisizione dati anche alle conversazioni interne agli Stati Uniti. (Non stiamo parlando del contenuto effettivo delle telefonate, cioè della registrazione delle conversazioni, ma dei tabulati del traffico telefonico, cioè dei numeri di ogni chiamata in partenza e in arrivo, durata, eccetera eccetera).
Ma lo scandalo più grave di tutti è esploso pochi giorni fa, quando il Guardian
ha rivelato l'esistenza di un programma supersegreto della NSA (la National Security Agency) chiamato Prism. Come ha confermato la stessa NSA, questo programma è in grado di raccogliere e analizzare l'intero traffico di comunicazioni che avviene tramite tutti i maggiori service provider di Internet degli Stati Uniti.
Stiamo cioè parlando di
tutto il traffico - e-mail, conversazioni VOIP, messaggi chat, utilizzo dei motori di ricerca, files trasmessi e scaricati - che avvengono tramite Facebook, Skype, Google, Yahoo e altri giganti della rete di queste dimensioni.
La cosa curiosa è che i portavoce di questa società - Google e Facebook in testa - hanno immediatamente negato di avere mai concesso alla NSA la famigerata "back-door", cioè la porta sul retro che gli permetterebbe di raccogliere liberamente tutte queste informazioni. Mentre la NSA sostiene di aver ottenuto regolarmente dagli stessi provider l'accesso ai dati richiesti.
In realtà, che Google e Facebook siano stati obbligati a concedere la back-door, o che la NSA se la sia creata da sola, non fa una gran differenza.
Il fatto è che ormai la privacy del cittadino americano è andata completamente perduta. Con la scusa di doversi difendere dal "terrorismo", una picconata dopo l'altra, a partire dal 2001 questo ultimo baluardo di civiltà è crollato miseramente, e difficilmente sarà possibile ricostruirlo.
Forse sarebbe ora che tutti i giornalisti che urlano scandalizzati per questa continua violazione dei più importanti diritti costituzionali facessero una semplice riflessione: se ciascuno di loro avesse fatto il proprio dovere, e invece di veicolare acriticamente la grande bufala dell'11 settembre l'avessero denunciata da subito per quello che era, oggi ci troveremmo in queste condizioni?
Come al solito, chi è causa del suo mal pianga se stesso.
Massimo Mazzucco