di Dario Collina
Vi ricordate Europa 7, la tv fantasma che sin dal 1999 avrebbe dovuto occupare un tasto sul nostro telecomando ma che nonostante le concessioni ottenute è sempre rimasta spenta? E ricordate Francesco Di Stefano, il suo proprietario, che da allora non ha mai smesso di lottare per far valere i propri diritti, prima davanti alla Corte Costituzionale Italiana e ora davanti alla Corte Europea di Giustizia?
Il 30 novembre 2006 si è tenuta in Lussemburgo l'ultima udienza, che ha gettato nello sconforto Di Stefano: "E' uno scandalo" ha dichiarato a caldo l'imprenditore. E ancora i suoi avvocati: "E’ come se non fosse cambiato il governo". La Corte Europea deve stabilire se il passato governo non sia stato un po' troppo malevolo nei confronti di un'imprenditore che aveva tutto il diritto di trasmettere ma che non ha mai avuto le frequenze, e un po' troppo benevolo nei confronti di un'altro imprenditore senza concessione, che dal 2003 avrebbe dovuto traslocare sul satellite.
Che è successo quella mattina in Lussemburgo?
Quella mattina pare che l'avvocatura dello Stato abbia mantenuto la linea difensiva sostenuta all'epoca in cui il piccolo-grande cavaliere amante della libertà ... ... era al governo (udienza datata febbraio 2006). L'avvocato dello Stato (Paolo Gentili - da non confondersi col Paolo Gentiloni ministro) allora sostenne che la Gasparri non difettava in pluralismo. Il Governo con un Premier "liberale", proprietario di una tv a rischio di trasloco, come poteva difendere un concorrente del Premier stesso? Ci teneva a prorogare l'esistenza della propria creatura a rischio (seppur pirata), che serviva a diffondere programmi nuovi e tanti consigli per gli acquisti. Gli interessi in gioco erano chiari. Ma ora il governo è cambiato. Prima delle elezioni l'Unione ha cavalcato la questione del riassetto radiotelevisivo, giurando interventi sulla Gasparri. Una volta vinte le elezioni si è ripromessa di darle una sistematina. Questo prima del 30 novembre. Poi l'ennesimo miracolo italiano: anche sotto Prodi l'avvocatura dello Stato ha difeso la legge voluta dal piccolo plutocrate tanto odiato. La domanda sorge spontanea: perchè?
Ecco un arrangiamento di agenzie e dichiarazioni rilasciate dopo l'udienza:
30 novembre - (da agenzia Apcom) In Lussemburgo Avvocatura dello Stato non ha modificato nulla in punto di diritto rispetto alla memoria difensiva del precedente Governo. Secondo avvocati di Europa 7 l'avvocatura dello Stato non ha fatto propria la posizione del Governo attuale che prendeva le distanze dalla Gasparri.
7 dicembre - Di Pietro (ad Anno Zero) rivela che il Governo stupidamente non si era reso ben conto che bisognasse insistere presso la avvocatura dello Stato per cambiare rotta fermamente. Prodi gli avrebbe confidato che non sapeva.
11 dicembre - (da agenzia Quomedia) Gentiloni si discolpa: l'avvocatura ha perseverato in autonomia, nonostante avesse ricevuto indicazioni diverse in merito.
13 dicembre - (da agenzia Quomedia) L'avvocatura di Stato replica a Gentiloni spiegando che la questione è mal posta: la legge Gasparri non è la colpevole, bensì i problemi di Europa 7 nascono dalla legge Maccanico del '99. Tra le pieghe della Gasparri, addirittura si aprirebbero spiragli per ottenere le frequenze.
Davvero avvincente la vicenda Europa 7, come una telenovela che però non vede una starlet televisiva protagonista, bensì una televisione. Dalla trama ci appare chiaro che non c'è mai stata una forte volontà di difendere Di Stefano e la sua struttura. Altrimenti Governo e Avvocatura si sarebbero chiariti subito e non a cose fatte, e per di più attraverso comunicati stampa.
Perchè questo distacco? Mah, sono logiche che a noi non è dato conoscere appieno...Si apre un’antipatica ma verosimile possibilità: i due schieramenti potrebbero essere d'accordo... Prove tecniche di "Grosse Koalition", in italiano...”Grande Inciucio”? Probabilmente la torta delle licenze televisive era troppo appetibile per lasciarne una fetta nelle mani di uno sconosciuto imprenditore abruzzese. Una fetta così importante meritava un titolare "di serie A". Guardacaso ora spunta DeAgostini come futuro possibile "competitor" nel panorama televisivo italiano. Competitor tra virgolette perchè in Italia la competizione nelle alte sfere del mercato è una pagliacciata, evidentemente. Serve essere un soggetto più "a norma" per ottenere le frequenze, ben aggrappato alle "sottane della politica".
Europa 7, alla fine dei conti, rappresenta più un problema per l'equilibrio supremo dei grossi poli televisivi che una soluzione per affermare il pluralismo. Di Stefano in tale scenario rappresenta l’elemento di disturbo. Più o meno come lo era, tanti anni fa, il grande "imprenditore del catodo" quando comparve sulla scena: un'intruso fastidioso che, diversamente da Di Stefano, seppe aggrapparsi alle sottane giuste, ottenendo alla fine di poter trasmettere contro le leggi della repubblica seppure per decreto governativo.
Dunque il 30 novembre siamo caduti dalla padella plutocratica-destroide alla brace popolar-sinistroide. Dest-Sinist-Dest-Sinist. Una marcetta sempre più nauseante e svuotata di ogni contenuto politico. Alternanza più di nome che di fatto. Non dimentichiamo che questa vicenda potrebbe costare al governo una multa salatissima che pagheremmo noi contibuenti. Siamo in Italia, in fin dei conti possiamo solo permetterci di votare il meno antipatico, non certo il più utile o conveniente per noi. E soprattutto non ci dobbiamo porre troppe domande, poichè dovremmo chiederci chi controlla la quasi totalità degli introiti pubblicitari, nonchè l'informazione "mainstream".
E la risposta, my friends, is blowing in the wind, ovvero: sta tutta nell’etere!
Alla prossima puntata.
Dario Collina (Miradio)