Premesso che tutto è relativo, si può tranquillamente dire che il 2006 sia stato un anno decisamente migliore di quelli che lo hanno preceduto. Bisogna infatti riconoscere che per la prima volta, quest'anno, si è intravisto un barlume di chiarore in fondo al tunnel che tutti abbiamo imboccato - volenti o nolenti - a partire dal 12 settembre 2001.
Con la recente uscita di scena di Donald Rumsfeld, molto più significativa di quel che possa apparire, l'incubo artificiale nel quale l'America - e con essa tutto il mondo - ha vissuto per cinque anni comincia lentamente a dissolversi: le guerre in Iraq e Afghanistan si sono finalmente rivelate anche al grande pubblico per quello che sono: un brutale quanto maldestro tentativo di impossessarsi con la forza di risorse altrui, e di stabilire una forma di controllo globale basata sulla prepotenza e sulla legge del più forte.
Come hanno scritto tutti gli statisti più famosi, da Lincoln a Hitler, qualunque impresa al mondo è possibile se hai il supporto dell'opinione pubblica, ma nessuna di queste è realizzabile, se tale supporto ti viene a mancare. Evidentemente nemmeno il cinico progetto dei neocons, che sono arrivati a partorire un 11 settembre pur di supportare i propri progetti di conquista, è stato sufficiente a portarli a termine: come già ci aveva insegnato il Vietnam, e come continuano ad insegnarci i palestinesi, ... ... nessun popolo invaso ha mai accettato supinamente il dominio straniero. Si fanno piuttosto ammazzare fino all'ultimo bambino, prima di sottomettersi a chi vuole prendere con forza la loro terra.
Il disastro iracheno, che già incombeva da tempo per gli osservatori più attenti, è arrivato finalmente ai media mainstream, e anche il cittadino medio americano lo ha finalmente recepito come tale. Ha così finalmente bocciato l'amministrazione Bush, e nelle ultime elezioni ha restituito al paese, grazie ad un parlamento a maggioranza democratica, quel minimo di equilibrio che gli è necessario per non fare più danni del normale. Da oggi infatti, con i nuovi equilibri politici, gli uomini di Bush non potranno più fare spudoratamente quello che vogliono, e per qualunque passo successivo dovranno sempre ottenere prima l'approvazione del parlamento.
Come già detto altre volte, la cosa non basta certo a tranquillizzare il mondo, ma se non altro i neocons non potranno più portare a termine con totale disinvoltura (leggi: impunità) un'agenda politica che prevedeva una ulteriore stretta alle libertà individuali, un probabile "ritocco" costituzionale al diritto all'aborto, e un ultimo "prelievo" dalle casse statali, già appesantite da un debito pubblico ormai fuori controllo, a favore del "complesso militare industriale". Per quanto lunga possa rivelarsi la sua agonia, il 2006 ha decisamente segnato l'inizio del tramonto per la stella neocons, e da come stanno andando le cose su tutti i fronti - di male in peggio - questo processo pare ormai irreversibile.
Di festeggiare, come dicevamo, non se ne parla, ma possiamo almeno concederci un respiro di sollievo.
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Per quel che riguarda l'Italia, che ama seguire sempre l'America da vicino, ma in proporzioni più "casalinghe" (loro hanno i Boeing nelle Twin Towers, noi il monomotore nel Pirellone; loro hanno bin Laden da catturare, noi ci accontentiamo di estradare Mohammed l'Egiziano), anche noi abbiamo avuto il nostro piccolo risveglio dall' "incubo" liberista, con le elezioni della scorsa primavera. Il problema è che con la tanto auspicata cacciata del nostro "dittatore", le cose sembrano a volte addirittura peggiorate.
In realtà però non è così: esiste prima di tutto una enorme differenza a livello "filosofico": con i vari Berlusconi, Bossi, Fini e Calderoli è scomparso quel teorema perverso in cui tutto ciò che era brutto diventava "bello" per circolare ministeriale, ciò che era ingiusto diventava "giusto" per decreto legge, ciò che era proibito diventava "legale" per palese violazione costituzionale, mentre assistevamo impotenti al farsi e disfarsi delle leggi a proprio uso e consumo.
Mentre rispetto all'economia abbiamo capito già da tempo che i nostri governanti, di destra o sinistra che siano, sono tutti dei fantocci in mano a chi ci ha liberato dal nazi-fascismo sessant'anni fa, e che da allora pretende da noi (e purtroppo continua ad ottenere) fedeltà assoluta, incrollabile ed eterna. Vista da una diversa angolazione la si può anche chiamare schiavitù.
Sbarcati insieme ai fanti liberatori, gli uomi della CIA - allora OSS - si sono sistemati in pianta stabile in Italia fin dal primo dopoguerra, e hanno tenuto sotto totale contollo ogni importante evento politico che l'Italia abbia vissuto da quel giorno.
Un esempio dovrebbe bastare per tutti: l'ex-presidente del CSM Galloni ha dichiarato di recente in un'intervista TV che Moro gli confessò, poco prima del suo rapimento, di sapere con certezza che le "Brigate Rosse" - da cui le virgolette diventano obbligatorie - erano state ampiamente infiltrate da CIA e Mossad.
Vi sono paesi europei, come Francia e Spagna, che dimostrano come non sia assolutamente necessario piegarsi quotidianamente a 90 gradi di fronte al volere degli americani, e che si può tranquillamente convivere con loro nel mutuo rispetto e nel reciproco interesse, cercando nel frattempo di perseguire un proprio cammino indipendente. Il timore, in questo caso, è che il nostro cammino sia già stato scritto da altri, prima ancora che la nazione italiana riuscisse a diventare tale.
Se c'è in augurio che si può fare al nostro paese, per il futuro che ci attende, è proprio una presa di coscienza in questa direzione.
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Anche per luogocomune, nel nostro piccolo, è stato un anno importante. Grazie ai nostri sforzi, a quelli di Giulietto Chiesa, di Maurizio Blondet, del gruppo Faremondo di Bologna, e di altri gruppi e individui sparsi un pò dovunque in Italia, il cuscino mediatico che teneva sotto silenzio la questione 11 settembre è stato finalmente perforato, ed oggi soltanto chi non vuole vederlo può ancora negare che il problema esista.
In realtà, il fatto che l'Italia sia stato il primo paese dell'occidente (gli arabi ovviamente ci hanno battuto fin dal primo giorno, nel senso che loro non ci sono nemmeno mai cascati) a dibattere apertamente la questione sui media nazionali non è poi così stupefacente: in un paese che aveva già coniato, e usava normalmente, il termine "strage di stato", si può dire che l'humus adatto non mancasse di certo.
Moro fu forse il caso più eclatante, ma da Piazza Fontana a Ustica, da Bologna all'Italicus, siamo stati un laboratorio americano anche il quel senso, ed era quindi giusto che arrivassimo per primi a questo tipo di consapevolezza, anche a livello nazionale.
Il percorso è tutt'altro che finito, sia chiaro, e la capillarizzazione del messaggio sull'undici settembre è iniziata solo ora, ma il grande ostacolo dei media mainstream è stato superato, e persino in maniera ridondante: sfido chiunque ad aver previsto, solo nel maggio scorso, che in ottobre una "quinta" puntata di Matrix dedicata alle Torri Gemelle avrebbe generato più sbadigli che interesse.
Per noi, naturalmente, la strada continua: chi ha deciso di preferire la verità, anche quando scomoda al limite dell'insopportabile, il cammino è praticamente infinito, e quello che abbiamo di fronte può certo bastare a riempire il resto della nostra vita e di quella dei nostri figli: dalle scie chimiche alla mafia farmacologica, dal grande inganno monetario a un mondo della politica corrotto oltre ogni possibile redenzione, non abbiamo che da rimetterci umilmente al lavoro, cercando ogni giorno di diffondere il più possibile qualunque tipo di informazione che riteniamo utile a svelare queste grandi menzogne ormai cristallizzate nel tempo.
L'uomo ci ha messo duemila anni a rovinare il mondo, e non basteranno certo due settimane a rimetterlo un pò a posto: bisogna quindi mantenere la costanza, nel nostro quotidiano, pur sapendo che alla fine del percorso, se tutto va bene, ciascuno di noi avrà dato al massimo il contributo di una goccia nell'oceano. Ma chi ne ha due da offrire alzi la mano.
Buon anno a tutti.
La Redazione di luogocomune.net
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