Non c'è come togliere ad un cow-boy il suo adorato cappello, per vederlo in tutta la sua miserevole piccolezza.
Dopo lo State of the Union di ieri, il tradizionale discorso che il presidente americano tiene annualmente di fronte alle camere riunite, abbiamo conosciuto anche l'ultima sfaccettatura della sconcertante personalità di un Christian-conservative come Bush: l'ipocrisia. O meglio, la finta umiltà della belva ferita, che ti chiede aiuto con un falso sorriso, mentre raccoglie le forze per cercare di sferrare l'ultima zampata.
Costretto per la prima volta a venire a patti con una maggioranza democratica, Bush si è esibito in un pietoso spettacolino fatto di lusinghe e di rigurgiti di orgoglio, di retorica e di rabbia mal repressa.
Naturalmente, il presupposto da cui parte una mente come la sua, è di ritenersi assolutamente immune dal rischio di commettere errori. Se quindi le cose in Iraq non sono andate come previsto, è solo perchè all'ultimo momento è saltata fuori questa strana "insurgency", con la quale evidentemente nessuno aveva fatto i conti. (Il termine insurgent, cioè "insorto", è venuto a definire lo strano effetto che provoca negli abitanti di quel luogo il vedere la propria nazione invasa da un esercito straniero).
Già l'idea di avere una Nancy Pelosi, una donna, oltre che democratica, seduta alle sua spalle, deve averlo fatto star male fino alle budella. Quando poi le ha dovuto stringere la mano, … … complimentandosi con lei per il successo elettorale, Bush deve aver probabilmente visto le porte dell'inferno. E già nella frase introduttiva è riuscito a condensare tutto il senso di quel conflitto irrisolvibile:
"I have spoken with many of you in person. I respect you and the arguments you made," Bush said. "We went into this largely united, in our assumptions and in our convictions. And whatever you voted for, you did not vote for failure." "Ho parlato personalmente con molti di voi, vi rispetto e rispetto i vostri ragionamenti. Abbiamo iniziato questa cosa fondamentalmente uniti, sia nelle convinzioni che nelle intenzioni. E per qualunque cosa abbiate votato, non avete certo votato per il fallimento".
Equiparando il ritiro delle truppe, richiesto dalla nuova maggioranza, ad un "fallimento", Bush ha così chiuso un discorso mai aperto, confermando la sua irremovibilità sull'intenzione di mandare altri 20.000 soldati in Iraq. Bush però sa benissimo di non poterlo fare senza il voto del parlamento, e quindi ha cominciato ad esibirsi in una penosa altalena di lusinghe e di frasi fatte di cui sembrava essere lui il primo a non credere.
"Our country is pursuing a new strategy in Iraq and I ask you to give it a chance to work" "Il nostro paese sta cercando una nuova strategia in Iraq, e io vi chiedo di dargli una possibilità."
Anche Nixon aveva vinto le elezioni del '72 dicendo agli americani di avere un'arma segreta per il Vietnam. Ma almeno lui la faccia di tolla l'aveva davvero.
Ma la cosa più meschina è stato vedere tutto il trionfalismo di un potere rubato con la prepotenza trasformato da Bush in una "quisquilia" di poco conto:
"Our citizens don't care much which side of the aisle we sit on _ as long as we are willing to cross that aisle when there is work to be done," said Bush, who for six years ignored Democrats' demands to be included in decisions. "Ai nostri cittadini non interessa più di tanto sapere da che lato dello schieramento sediamo, purchè siamo pronti ad attraversarlo quando c'è un compito da portare a termine".
Probabilmente Bush non si rendeva nemmeno conto di stare parlando agli stessi democratici che per sei anni sono stati sistematicamente esclusi da ogni importante decisione di governo.
Ma la cosa più stupefacente è la spiegazione che Bush è riuscito a dare per insistere nell'opzione militare: il rischio nell'abbandonare l'Iraq, secondo lui, sarebbe quello di lasciare il paese in mano alle opposte fazioni, dove
… he forecast "an epic battle," Shiite extremists backed by Iran against Sunni extremists aided by al-Qaida and supporters of Saddam Hussein 's government, leading to violence that could spread across the Middle East. "For America, this is a nightmare scenario". "… prevede una battaglia epica fra estremisti sciiti supportati dall'Iran e estremisti sunniti aiutati da Al-Queda e dai sostenitori del governo di Saddam Hussein, che porterebbe a una violenza che potrebbe allargarsi a tutti il Medio Oriente. Per l'America, questa è una situazione da incubo".
Il ricorso alla paura, l'unico meccanismo che i guerrafondai abbiano mai conosciuto nella storia, si mescola qui alla ridicolaggine da cartone animato dei cattivi più cattivi del mondo tutti ammassati in un fazzoletto di terra, dove fino a ieri, fra l'altro, regnava una pace davvero invidiabile.
"If American forces step back before Baghdad is secure, the Iraqi government would be overrun by extremists on all sides." "Se le forze americane si ritirano prima che Baghdad sia sotto controllo, il governo iracheno sarebbe sopraffatto da ogni lato."
Il che equivale - ma ancora una volta Bush non sembra accorgersene - ad una dichiarazione di sconfitta definitiva, visto che l'instaurazione della democrazia era diventata la "motivazione di riserva" per giustificare l'invasione, dopo che si dovette ammettere che le ADM non erano mai esistite.
Tanto per completare la pagliacciata sulla stessa lunghezza d'onda, Bush ha poi pensato di aggiungere al suo discorso un paio di promesse demagogiche da imbonitore di piazza, come "un nuovo piano fiscale che permetta alle classi meno agiate di risparmiare l'80% per cento sui costi assicurativi per la salute", oppure uno sforzo verso nuove soluzioni che liberino l'America dalla schiavitù del petrolio.
Naturalmente Bush non intendeva liberare "gli americani" dalla schiavitù del petrolio, ma i suoi amici petrolieri dalla schiavitù dei sauditi, per poter realizzare profitti ancora maggiori vendendo agli americani il petrolio prodotto in casa propria. Questo lo si è capito quando il presidente ha annunciato - come se fosse un atto di grande eroismo - "un piano che miri a ridurre del 20 per cento il consumo di petrolio negli Stati Uniti entro il 2017". Sai che roba. Una vera rivoluzione. Anche perchè le famose "fonti alternative" si ridurrebbero, a quanto pare, a sviluppare una tecnologia che permetta di utilizzare il 20% di metanolo e l'80% di petrolio, per fare lo stesso identico gallone di benzina.
E per fare questo ci vorrebbero 10 anni.
Povero Bush. Già lo chiamavano "all hat and no cows" (tutto cappello e niente mandria) quando le cose andavano meglio, adesso gli hanno tolto pure il cappello, e quello che è rimasto sotto è soltanto un manichino vuoto che non si rende nemmeno più conto di quello che dice. Gli altri, quelli veri, sono già tutti scappati. Lo hanno lasciato solo sotto i riflettori, dopo averlo usato fino all'inverosimile per rubare tutto quello che c'era da rubare, e ora tocca a lui uscire e chiudere la porta.
Massimo Mazzucco