Man mano che passa il tempo, nel nostro cervello si vanno a depositare strati successivi di informazione, ed è inevitabile che siano sempre i più recenti a colorare la memoria complessiva di ogni evento specifico.
E purtroppo la colorazione predominante, di questi tempi, è quella dell'oblio.
Sempre più spesso, infatti, ci rendiamo conto di essere diventati praticamente insensibili a notizie che fino a ieri ci avrebbero scosso nel profondo. Quando ci arrivarono le prime immagini di donne irachene che abbracciavano sconsolate le bare dei loro familiari, ... ... fu per noi un momento di vero shock. Oggi le cifre delle vittime civili - e parliamo solo di quelle ufficiali, sia chiaro - viaggiano tranquille sulla sessantina di media giornaliera, e non ci facciamo quasi più caso. Lo stesso dicasi per i primi marines morti sul campo, o gli italiani stessi, o le prime notizie di accaparramnento selvaggio di beni da parte degli alleati. Idem per le esecuzioni sommarie che questi portano avanti ormai alla luce del sole, di notizie di violenze e stupri che ormai faticano ad essere messe a tacere, e persino delle torture dei prigionieri, che oggi rimangono in numero decisamente superiore al necessario, e di certo non se la spassano molto meglio di chi li ha preceduti fra quelle mura. Anche perchè, all'interno di una certa mentalità, lo scorno subito si paga solo con la vendetta.
Persino rapimenti e sgozzamenti, nostrani o altrui, ormai non ci scuotono più di tanto: laddove la prima volta contavamo le ore che erano trascorse da un sequestro, oggi abbiamo imparato a tenere una specie di tabellina mentale dei salvati e dei sommersi: mancano all'appello due italiane, due francesi, tre inglesi, e un paio di americani, mi sembra. Sgozzati i filippini, liberato il giapponese, e dei turchi chissenefrega.
Le guerre, ci insegna la storia, prima o poi finiscono comunque. Se non altro, perchè bisogna raccogliere le energie per preparane delle altre. Ma le nostre anime, torneranno mai come prima?
Massimo Mazzucco