DA SEPOLTO VIVO A EROE NAZIONALE? Il curioso caso di Jonathan Pollard
di Massimo Mazzucco (Prima Parte)
Rubi una mela. Anzi, facciamo un cesto intero, per esser giusti. Ma sempre mele sono. E nemmeno poi per rivenderle, ma per portarle alla nonna che ha molto bisogno di vitamine. Un giorno ti scoprono, tu riconosci la tua colpa, ed accetti di raccontare per filo e per segno che cosa e perchè lo hai fatto, in cambio di una sentenza relativamente mite: in fondo, non è morto nessuno. Collabori a fondo, ma invece dei due o tre anni che ti aspettavi, ti vedi appioppare un bell' ergastolo, e senza nemmeno la possibilità di uno sconto della pena. Protesti, scalci, ti dimeni, ma finisci solo per farti pure sette anni in isolamento: solo a guardare un muro, 23 ore su 24, al terzo piano... sottoterra. Esaurisci tutte le vie legali a tua disposizione, e persino Clinton, dopo averlo promesso, ti nega la grazia.
Sono ormai 18 anni che ti abitui alla tua futura tomba, e quasi non ti ricordi nemmeno più chi sei. Ma un bel mattino di qualche giorno fa ti svegliano, e ti dicono che un giudice ti vuole vedere, a Washington, fra qualche settimana. Pare che là qualcuno ci abbia ripensato. O è solo un'altro crudelissimo giro di liscio?
1987. Jonathan Pollard, ebreo americano, è un brillante analista dei servizi segreti ... ... della marina, che a soli 30 anni occupa già una delicata posizione, GS-12, di livello medio-alto. Non ha ancora accesso ai segreti vitali per la nazione, ma gli passano per le mani già qualcosina di più delle foto segnaletiche dei ladri d'automobili. Sono, in realtà, fotografie satellitari del territorio iracheno, scattate negli anni in cui gli Stati Uniti speravano ancora di far capire a Saddam come si vive in pace con la nazione più potente del mondo. Una di queste fotografie coglie in particolare l'attenzione di Pollard, poichè vi si vede chiaramente qualcosa che in teoria non dovrebbe esistere affatto: un impianto di raffinazione di prodotti chimici. Tollerato, quindi, dagli Usa, ed all'insaputa, ovviamente, di Israele.
Per chi non è ebreo (me come tanti) non è facile capire la profonda importanza che abbia per quel popolo la presenza di una qualunque, potenziale minaccia nei confronti della loro sicurezza. Per Pollard, questo infatti è equivalso a sentire il bisogno ancestrale di informare al più presto i servizi Israeliani.
In realtà, esisteva già un accordo, fra USA e Israele, di scambio reciproco e completo di informazioni di intelligence. Ma questo accordo era stato da qualche tempo "sospeso unilateralmente", da parte degli USA, furiosi per il fatto che Israele si fosse approfittato di simili informazioni per bombardare, senza nemmeno avvisare, un reattore nucleare che gli americani avevano appena finito di installare in Iraq.
Ovvero, la tensione fara i due era già allora ai limiti del tollerabile.
In tutto questo Pollard si ritrova con in mano delle fotografie di impianti chimici, che sa benissimo a cosa potrebbero servire, ma di cui sa anche che Israele è completamente all'oscuro.
Decide di fare il gesto eroico, e, senza chiedere un soldo, passa deciso le informazioni all' ....alleato. Gli israeliani ringraziano commossi, e non è difficile immaginare come da lì a poco ci si ritrovi con Pollard che passa regolarmente dossier su dossier ad Israele. Verso la fine, pare, accettava anche qualche mancia, diciamo come "rimborso fotocopie".
Diventa cioè, in tutto e per tutto, una spia di primissimo livello, anche se per un paese amico.
Dopo 18 mesi di doppia identità, Pollard capisce che il sogno è finito, quando al solito appuntamento non trova il fratello di sangue, ma un agente FBI che invece di stringergli la mano tira fuori le manette. Proprio come in un classico di Hollywood, Pollard schizza via come un cerbiatto e guadagna abbastanza terreno, approfittando dello stupore iniziale dell'agente, da raggiungere l'ambasciata di Israele lì vicino, ed infilarcisi dentro sano e salvo.
Ma in realtà avrebbe fatto meglio a continuare a correre fino al confine col Canada. I giochi infatti sono ben più grossi di lui, e dopo un paio d'ore di bollenti telefonate fra l'ambasciatore ed i capoccioni della CIA e dell' FBI, l'eroe senza medaglia viene ributtato sul selciato come un qualunque barbone senzatetto. Lì lo attendeva ansimante l'agente FBI, che ora può finalmente intonare il suo mantra preferito: "Lei ha diritto di restare in silenzio se non in presenza di un avvocato...." (Che poi sia seguito anche un bel calcio nel culo è probabile, ma questo agli atti non risulta).
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Il sito ufficiale di Pollard, mantenuto dalla moglie.