CHI DI SCACCHI FERISCE ...
Aggiornamento 25.03: Fisher (a sin.) è arrivato in Islanda.
Chi l'avrebbe mai detto che giocare una partita a scacchi ti può costare la libertà, e che un'altra partita a scacchi te la può ridare?
Ti può succedere, se ti chiami Bobby Fisher.
Bobby Fisher è l'ex campione americano di scacchi che 30 anni fa sconfisse il mitico Boris Spassky a Reykjavik, in Islanda. La sua vittoria mise fine ad un lunghissimo periodo di incontrastato dominio russo nella scacchistica mondiale, e la sua vittoria fu salutata in patria quasi come una vittoria nella guerra fredda.
Ma Fisher di patriottico aveva molto poco. Personaggio controverso, solitario, e di certo poco diplomatico, riusciva a farsi nemici ogni volta che aprisse bocca. Anti-americano dichiarato, oggi Bobby Fisher è detenuto in un carcere giapponese, dopo aver passato anni a cercare di sfuggire alle autorità americane ... ... che lo ricercavano in tutto il mondo. La sua colpa? Aver giocato nel 1992 un incontro di scacchi nella ex-Yugoslavia, quando il paese di Milosevic si trovava sotto le sanzioni internazionali che intendevano isolarlo completamente.
La sua fuga per i vari paesi del mondo lo aveva portato fino in Giappone, dove era riuscito a vivere per ben tre anni nell'anonimato. Fu arrestato mentre cercava di rientrare negli Stati Uniti con dei falsi documenti.
Gli USA stanno facendo da tempo continue pressioni su Tokio per ottenerne l'estradizione, ma fino ad ora i giapponesi hanno resistito, dicendo che avrebbero lasciato andare Fisher solo quando una qualunque nazione straniera gli avesse offerto asilo politico.
Ma chi osava mettersi contro gli Stati Uniti, soltanto per prendersi in casa un ex-campione inutile e pieno di problemi?
Ecco spuntare dal nulla l'Islanda, nazione appassionata di scacchi (con sei mesi di buio, e il freddo che fa…), che ancora ricorda i giorni in cui il mondo scoprì il loro paese, proprio grazie a Fisher. Ieri il parlamento islandese ha votato una legge speciale, che permetterà di accogliere Fisher appena il Giappone vorrà liberarlo. Non sarà un asilo politico vero e proprio, hanno precisato le autorità di Reykjavik, ma una semplice concessione del diritto di residenza "per puri motivi umanitari". Non condividiamo necessariamente certe posizioni di Fisher - hanno aggiunto - ma vogliamo andare incontro ad un campione nel momento di difficoltà.
Ma la partita non è finita, perchè gli Stati Uniti stanno già organizzandosi per impedire in qualunque modo al Giappone di concedere a Fisher il trasferimento in Islanda. E di sicuro i mezzi per farlo non gli mancano.
Certo, se solo gli americani perseguissero con un quarto di questa tenacia anche i veri crimini contro l'umanità, di sicuro vivremmo tutti in un mondo migliore.
Massimo Mazzucco