di Nicoletta Forcheri
Tutto è iniziato l’estate scorsa quando, al ritorno a casa da un’assenza prolungata (4 mesi), mi ritrovo una bolletta che suddivisa per il numero di utenti (4) corrisponde a 10 euro al mese per utente, pur non avendo consumato una goccia di acqua. Premetto che divido il contatore, e relativa bolletta, con una famiglia vicina, e che trovando eccessive le tariffe, ho iniziato a esaminare attentamente le bollette scoprendo innanzitutto che, lungi dall’essere trasparenti come richiesto per legge, sono oltre modo complesse, tali da risultare illeggibili e da rendere scottante la suddivisione equa delle spese tra vicini.
Scopro che gran parte dell’importo è composto da contributi per “depurazione scarichi civili” e per “servizio fognatura” in funzione dei consumi, il che sembrerebbe lecito se non fosse per quanto segue.
Vi sono anche spese fisse, minime per il momento, ma sicuramente destinate a crescere. E su quattro bollette annue, troppe per un bene come l’acqua, due sono “presuntive” e due in “conguaglio”: dobbiamo “anticipare” i contanti anche per l’acqua…
Poi la tariffa è espressa con 7 decimali, mentre l’importo totale è arrotondato secondo le normali regole della contabilità europea, con due decimali dopo la virgola. Ogni decimale dopo il secondo solleva sospetti di monetarizzazioni sui metodi di arrotondamento.
Per razionalizzare il consumo – questa è la giustificazione – impongono fasce di consumo, il cui sforamento fa raddoppiare la tariffa. Da noi, in Toscana, con Publiacqua SpA, il tetto della prima fascia di consumo è 100 m2 annui. Scopro quindi una frode sistematica... ... sulle nostre bollette – ma il novanta per cento della gente la scoprirà? – e cioè che Publiacqua SpA, che dovrebbe moltiplicare la fascia di consumo per il numero di unità abitative servite dal contatore (due nella fattispecie), ha semplicemente omesso di farlo addebitandoci esattamente il doppio, DA ANNI, oltre al fatto che è già una fregatura non moltiplicare la fascia per il numero di utenti invece che per il numero di unità abitative (maggiore il numero di utenti per unità, maggiore la probabilità di sforare il tetto …).
Scopro poi, al call center, che se volessi installare un contatore individuale per non avere più beghe con il vicino (loro sono in tre e mi sforano il tetto della fascia, io da sola), il contatore lo dovrei mettere a mie spese (oltre 400 euro). Insomma: si chiede al cliente del pizzicagnolo di pagare la bilancia o la cassa per fatturargli il prodotto.
Scopro che le informazioni sulle tariffe agevolate sono del tutto inesistenti, e forse anche le agevolazioni stesse, pur essendo previste per legge , mentre per una seconda casa si paga il doppio; anche le altre informazioni obbligatorie sono manchevoli: la qualità delle acque, il tipo di lavori effettuati sulle reti e qualsiasi altra informazione prescritta per legge e attinente al Sistema idrico integrato. Il call center è del tutto inefficiente al riguardo.
Scopro che Publiacqua è una ex municipalizzata, acquisita nel 2006 (fino a più dell’80%) da un’intesa illegale Acea/Suez e che è diventata una scatola vuota dove operano principalmente Suez/Caltagirone/comune di Roma (indebitato), detentore al 51% di Acea SpA.
Scopro che siamo in un paradosso dei paradossi: si fa finta di operare in un “mercato” che funziona come un cartello/monopolio, e in nome del mercato si privatizza un settore per essenza “pubblico”, dandolo a un altro monopolio di Stato, sì, ma francese, mentre ci sarebbero tutti i presupposti per sfuggire alle regole della concorrenza, per l’acqua, e di tenerci la nostra gestione municipale/locale visto che l’Europa prevede numerose salvaguardie di questo servizio pubblico.
Ma i nostri governanti stanno svendendo persino l’oro blu. Dopo il reclamo d’ufficio, quindi, ho continuato scrivendo agli altri.
INTERROGAZIONI AI MINISTRI, RICORSO AL GARANTE E AI SERVIZI DELLA COMMISSIONE EUROPEA
1. Essendo l’erogazione e la distribuzione idrica, soprattutto per uso domestico e per quantitativi minimi, un servizio generale essenziale, mi permetto di richiamare l’attenzione sulla situazione anomala italiana, e in particolare sugli abusi di posizione dominante, sospetti d’intesa restrittiva e/o di monopolio assoluto, e altri abusi, che noi cittadini/utenti dobbiamo subire per via della privatizzazione monopolistica di un servizio così essenziale - che il governo attuale aveva promesso di salvaguardare dalla mercificazione.
Per gli utenti ciò si espleta anche con: l’obbligo di sobbarcarci le spese eventuali d’installazione di un contatore, continui aumenti esponenziali e bollette sempre più ravvicinate (4 volte l’anno invece di una), pagamenti preventivi di consumo e spese fisse, mancanza di trasparenza nelle bollette e nelle informazioni societarie e “attinenti a ogni aspetto del servizio idrico”, compresa la qualità dell’acqua, fasce di consumo che non tengono conto del numero di utenti per unità abitative, per non parlare di abusi di fatturazione come descritto sopra. In breve una situazione di abuso di posizione dominante nei servizi idrici integrati da parte di un ente che dall’iniziale regime di partenariato pubblico-privato sta diventando meramente privato, e ciò per la maggior parte delle regioni del centro Italia.
2. Chiedo ai Signori Ministri se, dovendo già pagare un allaccio alle fognature, anche in assenza di tale allaccio, per coprire le spese di scarico e di bonifica, ciò non costituisca un doppio impiego con il contributo esatto dal Consorzio Bonifica del Chianti, al riguardo del quale mancano le più elementari notizie legali di forma societaria sul sito , e se non sorgano dubbi sulla legittimità della modalità di delegare del tutto a un ente privato (SpA?) – creando un pericoloso precedente - l’esazione diretta di un’imposta?
3. Chiedo ai Signori Ministri e al Garante se ritengano equo che la gestione del nostro servizio idrico e delle nostre acque pubbliche debba andare a una società per azioni interamente controllata da una società (ACEA SpA) quotata in borsa, nella cui struttura azionaria è sempre più prevalente il predominio di Suez, con relativi amministratori, e l’ausilio di fondi bancari (MPS/Caltagirone)? E che risulta nei fatti un guscio svuotato da Suez, come rischia di diventarlo anche Acea SpA (cfr. sotto)?
4. Richiamo l’attenzione dei Ministri e in particolare del Commissario per l’Ambiente che tali società per azioni arrecano danni al nostro territorio, visto che con la scusa dell’interesse pubblico usano e abusano di diritti di prelazione nei confronti di pubblico e privato, svuotano bacini e riducono nel territorio i ruscelli per pompare l’acqua con dighe e altro. In questa depredazione esse hanno reso complici gli enti locali che, trasformati in normali utenti/consumatori di energia e di acqua dal presente governo (Bersani), con le casse svuotate per via della pseudo riforma federalista del governo precedente, divenuti soggetti a tutti gli effetti suscettibili d’insolvibilità come qualsiasi azienda o privato, e in ciò aiutati dagli strumenti derivati ideati a Londra e venduti ai nostri enti locali con una frode deliberata, si associano a queste SpA e, permeandosi della logica delle stesse, accantonano completamente il fine di utilità pubblica. Tale fatto, riscontrabile in un servizio così essenziale, è gravissimo e lesivo della sicurezza pubblica nazionale.
5. Richiamo l’attenzione dei Ministri e dei Commissari sul fatto che, con l’aiuto delle autorità comunali, e la scusa di condurre un censimento sulle sorgenti e i pozzi dei proprietari non allacciati alla rete idrica, impongono ai proprietari di apporre un contatore per addebitare il consumo di acqua, presunto e retroattivamente su otto anni addietro, nonostante tali pozzi e impianti siano stati effettuati a nostre spese; e ciò a vantaggio di una multinazionale francese, Suez – che a breve si fonderà per incorporazione in GDF, dello Stato francese. Tale contributo sarebbe normale, e accettabile, se andasse completamente a un ente di Stato per tornare alla collettività in forma d’investimenti, secondo quanto previsto dalla legge, ma ciò non succede, perché gli investimenti, inesistenti nella fattispecie, vanno a gravare sempre sulle tariffe agli utenti, già aumentate in modo esponenziale (dal 30% al 300% a Latina).
6. Chiedo anche se non sia abusivo chiudere l’erogazione idrica, come fa regolarmente Publiacqua SpA, in caso di morosità nel pagamento delle bollette. Non è l’acqua un bene essenziale inderogabile da non considerare una merce e quindi non sottoponibile a interruzione del servizio, ai sensi dei principi di universalità e di continuità del servizio, sanciti dall’UE (e dalla nostra Costituzione)?
7. Chiedo anche ai servizi della Commissione se sia legittimo, ai sensi delle norme di contabilità europee, applicare tariffe con sette decimali dopo la virgola ma il prezzo finale, correttamente, con due decimali, arrotondati.
8. Inoltre, la qualità dell’acqua è sempre più dura e scadente al punto da arrecare danni alle caldaie che vanno controllate e pulite ogni sei mesi e l’acqua è imbevibile. Tale situazione si verifica a causa di un altro mercato fiorente, quello delle acque oligominerali in bottiglia, vergognosamente regalate in concessioni alle solite multinazionali come Veolia/Vivendi, Nestlé e Danone, che hanno tendenza a fare cartello: in dieci anni, nel paese più ricco di acque minerali al mondo, la varietà di oligominerali è calata drasticamente dagli scaffali, e per di più viene proposta tutta in bottiglie di plastica, grazie al cartello vetro/plastica in Europa tra O-I Manufacturing, Ardagh Glass e Saint-Gobain che con il 95% del mercato è sospettato d’intesa per avere limitato del 10% la quantità di vetro sul mercato, favorendo una situazione di monopolio per una unica marca in bottiglia di vetro, diversa per ogni regione. Dal rubinetto di casa alla bottiglia del negozio: gli stessi enti, gli stessi cartelli. Di nuovo si prefigurano casi di abuso di posizione dominante, e sorprende il fatto che il Garante/Commissione non abbiano agito per frenare e sanzionare l’insorgere di tale situazione.
9. Sempre in tema di oligominerali, ne approfitto per chiedere ai Commissari, ai Ministri e al Garante se sia legale e legittimo apporre il brevetto ®, da parte della multinazionale svizzera Nestlé sulla marca di acqua San Pellegrino, e altre, nome toponimico geografico italiano oltre che di una fonte e acqua termale data in (Gentile) concessione a Nestlé.
10. Infine sollevo il punto delicato delle informazioni societarie al pubblico che sul sito di Publiacqua SpA sono troppo vaghe per essere vere, mentre sono irreperibili un quarto degli azionisti di Acea SpA. Alla Consob mi fanno sapere che le controllate da società quotate in borsa non hanno tale obbligo d’informazione e chiedo: ritengono normale che tale obbligo non sia vincolante per le società controllate nei servizi pubblici come Publiacqua SpA? Segnalo al riguardo che Publiacqua SpA, appare come valore finanziario con un margine operativo lordo di parecchi milioni di euro nei bilanci della controllante, e che il valore di Acea SpA – e di Suez - è anche composto, per la piazza, dal valore non trascurabile, di Publiacqua SpA (e le altre).
11. Poi, segnalo ai Ministri, e al Garante che al momento dell’aumento di capitale sottoscritto dalla stessa società veicolo (Acque Blu Fiorentine SpA), nel 2006, unica in lizza alla gara per l’acquisizione del 40% di Publiacqua SpA e composta dalla capofila Acea SpA+Suez e altri fondi, non risulta alla sottoscritta che sia stata offerta in sottoscrizione agli utenti la quota del 10%, come previsto per legge .
12. Chiedo anche al Garante/Commissione europea di controllare la situazione di abuso dominante e/o intesa, e situazione di monopolio, conflitti di interessi e incroci azionari, imposti da Suez per penetrare e dominare “il mercato” dell’erogazione idrica in Italia. Secondo un dirigente Suez bisogna “evangelizzare il mercato e continuare a formare uomini in attesa di queste evoluzioni; posizionarci sul mercato rispondendo con ACEA a qualche bando di gara geograficamente ben distribuito per avvalerci di futuri raggruppamenti di ATO nella penisola”.
* infatti Acea SpA ha assunto, nel 2006, il controllo (oltre l’80%) di Publiacqua SpA con una società vettore Acque Blu Fiorentine SpA, partecipata da Acea SpA per il 68,5%, per il 22,95% da Suez Environnement, per l’8% da MPS e per lo 0,0002% da ente o persone ignote: a chi appartiene il restante 0,0002% nella società veicolo Acque Blu Fiorentine SpA per il bando di gara che ha vinto dell’acquisizione del 40% di Publiacqua SpA? Non è obbligatoria tale informazione trattandosi di un bando pubblico e di servizio generale essenziale?
* Poi, considerando che Acea SpA è partecipata a sua volta, da Caltagirone con Fincal (2,958) e che lo stesso Caltagirone (Gaetano Francesco) è vice presidente del Gruppo MPS nonché azionista dello stesso per il 4,7%;
* considerando che Acea ed Electrabel, filiale di Suez, hanno peraltro una impresa comune – Aceaelectrabel – nello stesso settore e che Suez SA è anche proprietaria della concessione di Acque Toscane SpA (con il monopolio delle terme di Montecatini Terme, Fiesole e Ponte Buggianese ATO3/2 ) e di Nuove Acque SpA (per la concessione dei servizi idrici del Casentino, della Tiberina, dell’Aretino, della Val di Chiana e del Senese, ATO4); che Suez-Acea ha anche acquisito il 45% di Acque SpA (ATO2 Basso Valdarno) e del 40% di Acquedotto del Fiore SpA per (ATO6-Ombrone);
* considerando che Suez SA è anche azionista di Acea SpA (con Ondeo, Electrabel e Electrabel Italia) dell’ordine dell’9,899%, e che il presidente di Acea Spa Fabiano Fabiani è anche amministratore di Suez, l’amministratore delegato di Suez Chaussade, è amministratore di Acea SpA e il presidente di Suez è nel contempo amministratore di Saint-Gobain e revisore di Axa, detentrice di una quota nel Gruppo Monte dei Paschi;
* che Acea SpA è composta anche dal 51% dal Comune di Roma, e che Aceaelectrabel ha contratto 380 milioni di debiti nei confronti di Suez nel solo anno 2006;
* visto che Gaz de France e Suez, due società per azioni di diritto francese di cui la prima a partecipazione maggioritaria statale, e il cui statuto contempla il divieto di far scendere tale partecipazione a meno del 70%, stanno operando una fusione in un unico ente GDF-Suez;
Chiedo se non si configuri per il futuro un caso di concentrazione di potere e di abuso di posizione dominante, da parte di Suez-GDF/Acea, con l’ausilio di fondi Caltagirone/MPS, Schroder/Pictet, ma anche di Suez-GDF nei confronti di Acea, che rischia di essere comperata, incluso il Comune di Roma, sommerso appositamente dai debiti, (cfr. finanziamento da Suez ad Acea sopra) dall’ibrido multinazionale di Stato francese GDF-Suez?
Chiedo anche di chiarire l’anomalia che si profila di una gestione idrica “pubblico/privato” monopolizzata da un colosso privato, GDF/Suez, di diritto francese, e di appartenenza dello Stato francese.
E di risolvere la situazione del tutto sbilanciata in cui si sta delineando un polo multi utilities integrato (servizi idrici e scarichi, rifiuti, inceneritori, biomasse, energia) sempre di più in mano a un manipolo di multinazionali di Stato francese GDF-Suez ed EDF (con Edison) operanti in un monopolio di Stato (estero) in un mercato completamente ed erroneamente liberalizzato per servizi d’interesse generale e strategici come l’acqua e i rifiuti, il gas e l’elettricità.
13. Vorrei sottolineare ai servizi della Commissione che in Italia abbiamo la netta sensazione che essa abbia due pesi e due misure nel trattare casi di abusi o concentrazioni a seconda dei paesi, poiché i fatti stanno a dimostrare che in Francia i colossi a maggioranza statale ma non solo, in settori di attività che si accavallano, si possono sposare “incestuosamente” e impunemente tra loro mentre allorquando si tratta dei nostri nani, Commissione/Francia infieriscono (cfr: www.europa.eu.int/news/index_en.htm ), prova ne sia che la Commissione non ha penalizzato Suez per gli ostacoli alla concorrenza che ha frapposto all’OPA, amichevole, dell’Enel su Electrabel.
14. Inoltre, segnalo che Acea SpA è partecipata da due fondi esteri Schroder e Pictet, rispettivamente per quasi il 10% e il 4%, le cui informazioni proprietarie sono del tutto irreperibili e vorrei sapere se ciò non sia contrario alle prescrizioni in materia di trasparenza delle informazioni relative ai servizi pubblici.
15. In seguito, faccio noto ai Ministri, al governo e al Garante che, se essi desiderano come promesso nel programma di governo, e più volte ripetuto, salvaguardare la risorsa idrica dalla mercificazione, sarebbe d’uopo, oltre alla benvenuta moratoria vigente in materia di privatizzazione dell’acqua, riunire le competenze attinenti ai servizi idrici sotto un unico Dicastero/Ministero; e abrogare la legislazione laddove specifica la possibilità di attribuire la concessione dei SII a un ente privato o rende più difficoltosa tale gestione “in house” da parte degli enti locali.
16. Inoltre comunico ai Ministri e alla Presidenza ma anche alla Commissione che di due cose l’una: o i nostri politici ci hanno raccontato menzogne per anni imponendoci le privatizzazioni dei servizi d’interesse generale, “a causa” o “grazie” all’Europa, o la Commissione, come detto sopra, applica due pesi e due misure. O l’Italia capisce e interpreta male gli atti europei, o lo fa la Francia…E infatti da fonti della Commissione sarebbe fallace la versione che l‘Europa costringa a privatizzare interi comparti pubblici come si è fatto e si continua a fare in Italia, essendo la posizione “ufficiale” della Commissione “neutra” al riguardo. Addirittura al gabinetto del Mercato interno della Commissione europea mi fanno sapere – un francese! – che se la Francia volesse rinazionalizzare tutti i suoi servizi pubblici niente glielo vieterebbe, ai sensi dell’articolo 295 del Trattato UE che “lascia del tutto impregiudicato il regime di proprietà esistente negli Stati membri”.
Per l’acqua, poi, la Commissione si esprime nel Libro bianco del 2004 con la nozione di servizio di interesse generale ed escludendo tale servizio dal divieto di gestirlo con un “operatore già consolidato e integrato verticalmente sul mercato con un diritto esclusivo di fornitura dei servizi” poiché, pur essendo vietato per le industrie di rete, “il divieto non riguarda le acque, gli autobus, le metropolitane, le ferrovie leggere e alcuni settori delle industrie dell'elettricità, del gas e dei servizi postali.”. Inoltre, il Parlamento europeo si era, lo stesso anno, pronunciato “nettamente contro la liberalizzazione della fornitura d'acqua” e lo stesso governo, nonostante avesse promesso di non mercificare l’acqua, ha continuato a farlo, ferma restando la moratoria di due mesi fa.
17. Faccio noto al governo e ai ministri, che alla luce del divieto di nuovi affidamenti dei servizi idrici a soggetti privati di quest’anno (moratoria), sarebbe auspicabile prendere atto degli elementi sopra per la riforma organica del settore con il previsto decreto correttivo del Codice dell’ambiente e, visto che tale moratoria sulla privatizzazione è valida anche per le procedure di affidamento in corso, chiedo al Garante e ai Ministri che cosa intendano fare con il predominio Suez in Toscana e Lazio ed Emilia Romagna, l’impresa comune Aceaelectrabel, e l’acquisizione del 40% di Publiacqua da parte di Acea/Suez nel 2006, avvenuta obiettivamente in violazione di qualsiasi legge della concorrenza e che Acea/Suez considerano definitiva. Intendono annullarla?
Se la Commissione alla Concorrenza lo facesse, in collegamento con il Garante italiano, sarebbe una soddisfazione enorme per i consumatori europei. Ma la sfiducia nell’Europa è tale, senza parlare di quella per le nostre autorità, che sarebbe troppo bello per essere vero. Ciononostante, mi sono presa la pena di scrivere, anche a nome di chi considero di potere rappresentare attorno a me, e sono tanti.
Concludo questa mia, rendendomi conto solo ora – a dimostrazione di quanto il nostro sistema informativo sia difettoso, tra rimbambimenti di omicidi a feuilleton e battibecchi tra i politici – che mi è “sfuggita” la notizia, del 30 novembre scorso, della decisione del Garante circa l’intesa Acea/Suez. Essa non figurava, neanche il 20 dicembre scorso, sul sito del Garante. E ad ogni modo tale decisione risponde solo a uno dei quesiti sopra.
Una multa (rispettivamente 8.300.000 euro e a 3.000.000 euro ad Acea e a Suez), un colosso come Suez se la può permettere, la parte italiana forse un po’ meno ma a questo punto si può prevedere il seguito: Acea si indebiterà ancora di più e finirà per essere “ceduta” a Suez. A quel punto Suez controllerà anche il sistema idrico di Toscana, Emilia Romagna e Lazio, con l’eccezione esplicita e formale di Roma. Qualche indebitamento più in là avranno in pugno anche Roma, visto che un dirigente di Suez Environnement scrivono: “Abbiamo proposto un’alleanza con ACEA che potrebbe evolversi in un’acquisizione di partecipazioni nella società romana, nel momento in cui il Comune decidesse di ridurre la sua partecipazione al di sotto del 51%”.
E se il Garante riconosce nella sua decisione l’esistenza di una intesa restrittiva della concorrenza anche per il conseguimento della gara per l’acquisizione del 40% di Publiacqua, è triste osservare che mai annulla tali transazioni economiche, a costo di danneggiare tutta la società o di minacciare la nostra sicurezza pubblica e la nostra sopravvivenza, concedendo le nostre risorse idriche in toto ad Acea e poi a Gdf-Suez in numerose regioni del Centro Italia, e del Nord Italia.
La “punizione” del Garante assomiglia più che altro ad una sgridatina a un monello sì indisciplinato, ma dotato, con tanto di richiesta paternale di promettere per il futuro un comportamento corretto . Niente mai è richiesto a queste multinazionali, o alla magistratura, per “annullare” decisioni o transazioni illegali e deleterie per milioni di utenti dell’acqua e per la nostra sicurezza nazionale. E pagare una multa, lo faranno più che volentieri se è il prezzo da pagare per vivere di rendita sulla nostra acqua per i prossimi vent’anni o cent’anni – mastodonti dalla vista lunghissima.
E poi la multa la scaricheranno sulle nostre bollette e ricupereranno rapidamente gli “utili” visto che, secondo le loro stesse parole (2002) l’Italia “è il mercato municipale dell’acqua e della purificazione con il maggior potenziale di sviluppo per Suez all’interno dell’Unione Europea nei prossimi anni in quanto: l’intervento del privato è indotto dalla legislazione (legge Galli); le dimensioni del mercato cresceranno grazie ai futuri aumenti di tariffa”. La nostra acqua un ghiotto mercato. E noi dovremo continuare a sopportare abusi e soprusi.
A cosa sarà servito l’intervento del Garante? A niente. Se il Garante non può fare di più, allora non sarebbe il caso di potenziargli i poteri? E di rinazionalizzare la nostra acqua?
In attesa di un Loro Gentile riscontro,
Nicoletta Forcheri
°°°
Le note all'articolo sono momentaneamente saltate, per problemi di formattazione. Verranno aggiunte in seguito.
E' necessario essere iscritti e loggati per postare commenti.