di Enrico Voccia
A partire da quella riunione del 1991 in cui politici, logge “coperte” della massoneria e camorra si riunirono in un ristorante dell'hinterland napoletano [1] per organizzare il libero transito dei camion pieni di rifiuti tossico-nocivi, politici destri e sinistri hanno permesso indistintamente alla Camorra di lucrare sulla pelle dei cittadini, usando la Campania come discarica dei rifiuti tossici di tutte le industrie d'Italia, ed anche d’Europa. Inizialmente, la Campania doveva essere solo un luogo di transito: poi, di fronte a sopravvenute difficoltà nel trasporto internazionale degli stessi, la regione è passata da luogo di transito a luogo di stoccaggio.
La cosa è stata abbastanza facile: la camorra, da tempo, era pesantemente coinvolta nell'edilizia abusiva, e questo comportava che gestisse migliaia di piccole cave abusive in posti pianeggianti [2], ideali per essere trasformati nelle discariche abusive di rifiuti tossico-nocivi e, successivamente, per costruirci sopra ogni genere di edifici, abusivi o meno, in modo da rendere difficile il riconoscimento del reato commesso.
Il triangolo messosi in moto è stato il seguente: una volta autorizzato politicamente il transito dei mezzi, le logge massoniche hanno provveduto alle entrature “giuste” con le industrie del centro-nord Italia (ma anche di altre parti d'Europa), la camorra ha provveduto a mettere in piedi un'attività imprenditoriale di notevole livello, offrendo alle industrie – con tanto di catalogo – prezzi notevolmente inferiori a quelli che avrebbero dovuto affrontare se avessero dovuto anche inertizzare prima i materiali. Il risultato è stato un'enormità di discariche abusive di rifiuti tossico-nocivi ... ... e, grazie alle entrature politiche, la presenza degli stessi rifiuti anche all'interno delle discariche legalmente autorizzate. La devastazione del territorio, perciò, ha raggiunto livelli pazzeschi, inimmaginabili: il numero dei tumori in molte zone del napoletano e del casertano è giunto alle stelle. D'altronde, anche senza che nessuno bruci i cassonetti, queste zone – è notizia di pubblico dominio – ha superato di molto il livello di diossina dell'incidente di Seveso che portò allo sgombero ed alla bonifica dell'intera cittadina lombarda, negli anni Settanta.
Ovviamente, tutto ciò non sarebbe stato possibile senza un'estesa rete di complicità: le discariche abusive sono oggetti ben difficili da non notare – particolarmente in tali quantità – per chiunque abbia un minimo di responsabilità nella gestione e nel controllo del territorio.
Affrontare seriamente la questione, dal punto di vista della politica istituzionale, implicherebbe perciò lo scoperchiamento di un vaso di Pandora dalle conseguenze spaventose. Giusto per fare un esempio: pochi giorni fa, in un servizio dela TV di Stato, è stato mostrato, dall'alto di un elicottero, un deposito illegale di metalli pesanti, a brevissima distanza dalla Alenia, dalla nuova sede NATO e dall'aeroporto civile. Insomma, a breve distanza da sedi di polizie pubbliche, private e militari che in tutti questi anni pare non abbiano visto nulla di ciò che accadeva sotto il loro naso.
E in tutti questi anni il problema, come un tumore maligno, non ha fatto che crescere e metastasizzarsi, mentre gli interventi dei vari Commissariati governativi non hanno fatto che gestire l'esistente, senza andare a toccare pericolosi equilibri, peggiorandolo così ulteriormente.
In tutti questi anni, non si è riuscito nemmeno a mettere in piedi una seria raccolta differenziata dei rifiuti “porta a porta” che, da un lato, diminuirebbe la pressione dell'immondizia “standard”, dall'altro, creerebbe anche lavoro. Data la pressione e la relativa politicizzazione dei Disoccupati Organizzati presenti sul territorio, il rischio sarebbe quello di aprire una successiva vertenza sulla bonifica di un territorio così devastato – ma è proprio ciò che si vuole evitare con cura, per non dover fare i conti sia con i costi, sia con l'estesa rete di complicità di cui parlavamo prima.
Nel frattempo, in tutto questo marasma, e sempre per le stesse ragioni, non si impedisce in alcun modo la creazione di ulteriori discariche clandestine di rifiuti tossici, che fioriscono così indisturbate. Di conseguenza, non sanno trovare altre soluzioni che bruciare o stoccare i rifiuti all'interno delle città o addirittura nei parchi naturali. Cercare soluzioni di stoccaggio alternative, ancora una volta, aprirebbe quel vaso di Pandora che lorsignori, invece, vogliono tenere assolutamente chiuso.
Insistiamo sul punto. Lasciando momentaneamente da parte ogni discorso su un diverso modo di vivere e di produrre, ed anche accettando la logica corrente delle cose, la situazione napoletano/casertana è paradossale anche da questo punto di vista. Praticamente, ogni spazio alternativo possibile – lontano dagli insediamenti abitativi, dagli spazi agricoli utilizzati intensivamente e dai parchi naturali – rischia di essere stato già “occupato” dalle discariche abusive di rifiuti tossico-nocivi. Di conseguenza, in questi anni, si è cercato di farle proprio vicino agli insediamenti abitativi, agli spazi agricoli utilizzati intensivamente ed ai parchi naturali, suscitando le giuste ire e la resistenza delle popolazioni locali.
Se non fosse tragica, la cosa sarebbe comica. Lorsignori non solo hanno criminalizzato la giusta rabbia delle popolazioni, spedendogli contro la polizia e, ora, addirittura, potenzialmente, l'esercito, nonché nominando come Commissario Straordinario il protagonista delle tragiche giornate del luglio 2001 a Genova. Lorsignori stanno aggiungendo al danno la beffa: è partita una campagna mediatica volta a far ricadere su queste stesse popolazioni la responsabilità della situazione, in quanto avrebbero impedito, in questi anni, ogni intervento volto a “risolvere” la situazione.
Anche la questione del rifiuto dei “termovalorizzatori” da parte delle popolazioni va ben compresa. In una situazione nella quale di raccolta differenziata e di bonifica del territorio non si vede nemmeno l'ombra, il livello di inquinamento aggiuntivo che porterebbero in un territorio che vede già, come ricordato all'inizio, un numero di tumori ed altre patologie da competere con Chernobyl, viene – giustamente – visto come il fumo negli occhi.
In qualche modo, siamo tendenzialmente di fronte ad un meccanismo che, se lasciato a se stesso, conduce dritto verso un vero e proprio genocidio delle popolazioni campane. Ad opporsi ad esso, solo l'autoorganizzazione dei vari comitati popolari, che si è espressa recentemente nella massiccia e riuscitissima manifestazione di Napoli di Mercoledì 9 gennaio, che ha visto assai simpaticamente mescolate le “persone normali” e le più diverse aree di “movimento”. Certo, anche qui possiamo notare numerose contraddizioni: in primo luogo, in alcune componenti, la permanenza nel gioco della politica, che potrebbe irretire i comitati in vicoli ciechi, dove solo l'azione diretta può costringere i vari poteri presenti sul territorio a cercare di porre rimedio seriamente a questo immondo stato delle cose.
Enrico Voccia (Shevek)
NOTE:
1) La cosa è stata assodata da un'indagine della magistratura. Per notizie più approfondite sull'intera vicenda delle “Ecomafie” vedi l'ottimo IACUELLI, Alessandro, Le Vie Infinite dei Rifiuti. Per notizie più aggiornate si veda il blog dell'autore del testo citato.
2) Si pensa solitamente alle cave come oggetti posizionati sui fianchi della montagne: ma queste sono troppo facilmente visibili, se si tratta di cave abusive. Molto più semplice scavare in pianura e, una volta terminato il lavoro, ricoprirle rapidamente con materiale di risulta.
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