Non è sufficiente, a 16 anni, ritrovarsi a combattere per la propria sopravvivenza, devi anche combattere per avere il diritto di scegliere il modo in cui vuoi farlo. Questo è il succo della vicenda, altamente emblematica, di Abraham Cherrix, un ragazzo del Virginia al quale è stata diagnosticata, l'anno scorso, una forma abbastanza comune di tumore ai linfonodi, il Sarcoma di Hodgkin.
Dopo un ciclo iniziale di chemioterapia, effettuato lo scorso novembre, Abraham era tornato alla vita normale, ma ad un controllo effettuato in febbraio, il tumore è risultato ancora attivo. Il medico curante gli ha allora prescritto un secondo ciclo di chemio, accompagnato questa volta dalla radioterapia. Ma il ragazzo non se l'è sentita di affrontare nuovamente nausee, perdita di capelli, e stati di debolezza generici, ed ha annunciato al medico che preferiva seguire una cura alternativa, praticata in una clinica messicana, basata su una dieta naturale, completamente priva di zuccheri, e sull'assunzione di alcune particolari erbe curative.
A quel punto il medico, apparentemente piccato per la perdita di autorità nei confronti del paziente, … … ha chiamato i servizi sociali, e in pochi giorni i genitori di Abraham si sono visti togliere la patria potestà sul ragazzo, che ora condividono con il giudice della contea.
Il quale naturalmente non ha esitato un attimo a "ordinare" ai genitori di far sottomettere Abraham alle cure del locale istituto oncologico - quello appunto suggerito dal medico curante.
Ovvero la legge, chiamata in causa dal medico, è intervenuta per imporre al paziente quello che il medico stesso aveva prescritto, nonostante il chiaro rifiuto del paziente, in pieno accordo con i suoi genitori.
Mentre il medico ha detto, naturalmente, di agire "esclusivamente nell'interesse del ragazzo", sta di fatto che la chemioterapia sia una "cura" soltanto di nome, mentre in realtà è una miscela di veleni multipli, che oltre alle cellule cancerogene travolgono ed uccidono anche molte cellule sane, che con il tumore non hanno nulla a che vedere. Sono i cosiddetti "effetti collaterali", che non si limitano certo alla perdita dei capelli. La chemioterapia è quindi, nella maggior parte dei casi, un semplice ritardante della morte del paziente, mentre solo in casi di diagnosi precoce può vantare una certa statistica favorevole nei risultati.
Ma in quegli stessi casi è ancora tutto da dimostrare che la guarigione non si otterrebbe anche con altri metodi cosiddetti "naturali, o "non devastanti", come invece è la chemio. Un corpo relativamente giovane e sano possiede delle grandiose capacità di combattere da solo la maggior parte dei mali, se solo il suo sistema immunitario viene messo, o riportato, nelle condizioni ideali per poterlo fare.
I genitori di Abraham hanno subito fatto appello, e proprio oggi la locale corte distrettuale (la nostra Corte d'Appello) ha temporaneamente sospeso l'ordine del giudice di curarsi con la chemio, concedendo ad Abraham sia il tempo di preparare un nuovo processo, sia quello di seguire la cura che preferisce, in Messico piuttosto che sulla Luna. Ma per ottenere questa sentenza, l'avvocato di Abraham ha dovuto paventare il rischio che la chemio possa risultare in ultima analisi dannosa, con effetti che non sarebbero più "reversibili" in caso di una sentenza a favore della libertà di scelta.
E' chiaro infatti che qui siamo di fronte a due aspetti ben distinti del problema: il primo, è la maggiore o minore capacità di guarigione di un metodo rispetto a un altro, il secondo è il diritto di scelta di un paziente che, pur minorenne, dimostra di essere altamente informato, e di aver preso una decisione cosciente e responsabile, in pieno accordo con i suoi genitori.
Sul primo aspetto del problema si discute ormai da qualche decennio, e la cosa è destinata a protrarsi per almeno altrettanto - se mai si risolverà del tutto. Il secondo aspetto invece, quello della sovranità assoluta sulla propria persona fisica, sancita dalla stesse costituzioni di mezzo mondo, non dovrebbe nemmeno essere messo in discussione in casi del genere. Eppure la potenza e l'arroganza di "Big Pharma", evidentemente, arrivano ormai fino a questo punto.
Pensate soltanto che in certi stati c'è addirittura chi suggerisce ai malati di cancro di non sottoporsi nemmeno ad una prima visita dal proprio medico curante, proprio per non cadere nel meccanismo maledetto dei cicli obbligati di chemio-radioterapia, dai quali, come abbiamo visto, può anche diventare molto difficile liberarsi.
Massimo Mazzucco