Pensa che ingiustizia: una volta tanto uno si sforza di essere equilibrato, e di presentare i fatti come stanno, limitandosi poi ad avanzare educatamente dei dubbi, e si prende comunque del complottista in faccia da personaggi come Gianni Riotta. (Non direttamente, sia chiaro - noi per Riotta non contiamo nulla - ma alla fine è la stessa cosa).
Forse allora è meglio tornare a dire le cose come stanno. A Riotta, e a tutti quelli che giocano a difendere in ogni caso il sistema, indipendentemente dai riscontri oggettivi, più interessati a proteggere la loro posizione "di prestigio" che a mettere a disposizione del mondo la loro intelligenza.
La notizia di oggi - come viene generalmente passata in Italia, complice l'ANSA prima di tutti - è che "Milosevic forse assumeva medicine non adatte alla sua cura".
Il
commento di Riotta, dal Corriere di oggi, è il seguente: "Il boia dei bosniaci e dei kosovari ha vinto la battaglia giudiziaria. Qualunque sia l'esito dell'autopsia, attacco cardiaco o suicidio, la leggenda è assicurata per i suoi seguaci, e già i siti Internet si riempiono di teorie del complotto, Milosevic «suicidato», come il coimputato serbo-croato Babic".
Ma la notizia originale [Anthony Deutsch, Associated Press - 3/13/2006 - 12:51:30] è questa:
"THE HAGUE, Netherlands (March 13) - A Dutch toxicologist said Monday that Slobodan Milosevic was taking antibiotics that diluted prescriptions for heart ailments … … and high blood pressure while he was pleading with a U.N. tribunal for permission to get treatment in Russia. Donald Uges said he found traces of rifampicin, an antituberculosis drug, in Milosevic's system earlier this year after the former Yugoslav leader did not respond to blood pressure medication given at the U.N. detention center. Rifampicin "makes the liver extremely active," possibly hindering the effectiveness of other medications. "If you're taking something, it breaks down very quickly," said Uges, who was asked by the tribunal to conduct an independent review. […]"
"Un tossicologo olandese ha detto lunedì [oggi] che Slobodan Milosevic prendeva antibiotici che diluivano [sminuivano l'effetto del] le medicine per il cuore e per l'alta pressione, mentre lui aveva chiesto a un tribunale delle Nazioni Unite il permesso di andarsi a curare in Russia. Donald Uges ha detto di aver trovato nel corpo di Milosevic, all'inizio dell'anno, tracce di Rifampicin, un antitubercolotico, dopo che Milosevic non aveva mostrato reazioni ad una cura per la pressione del sangue, somministratagli nella prigione delle Nazioni Unite. Il Rifampicin "rende il fegato estremamente attivo", e può diminuire l'efficacia di altre medicine. "Se stai prendendo qualcosa [qualche medicina], la distrugge [scompone chimicamente] molto in fretta", ha detto Uges, al quale il tribunale aveva chiesto un rapporto indipendente."
Allora, Signor Riotta, a che gioco giochiamo? Dove starebbe, qui, la "cospirazione"? Come si dice, in italiano, "assumere una medicina non prescritta"? Se uno potesse uscire tranquillamente, e andarsene in farmacia a comprare quello che vuole, la si potrebbe definire come minimo "disattenzione", come massimo "disprezzo per la vita". Ma quando uno dal carcere non può uscire, e le medicine "te le comprano gli altri", e poi te le danno senza accorgersi di darti proprio quella sbagliata, non si chiama per caso "avvelenare"?
E si è per caso accorto, Sig. Riotta, che nel frattempo - proprio la sera prima di morire, pare - Milosevic scrisse una lettera in cui accusava le autorità che lo detenevano di volerlo avvelenare?
E quanto fa, a casa sua, due più due? Perchè qui da noi, "in Internet", ha sempre fatto quattro.
Ma Internet non è un "luogo", Sig. Riotta, come lei vorrebbe tanto far credere, nel suo pacchiano tentativo di screditarlo ad ogni buona occasione. Internet è semplicemente un mezzo, quanto lo sono il suo telefono o il suo fax. Pensi, anche le parole che lei scrive, in realtà, si trovano in Internet.
Con la piccola differenza che qui le sue valgono tanto quanto le mie, o quelle di chiunque altro. Qui tutti possono parlare, rispondere, dire la loro, contestare magari quello che dice lei. E' forse questo - il fatto di non poter pontificare, protetto dalla "celebre scrivania" - che le dà così tanto fastidio?
Venga fra noi, Signor Riotta. Venga a confrontarsi con la gente normale - non sono alieni, mi creda, sono le stesse identiche persone che lei incontra in metrò, al mattino, quando va a lavorare - e metta la sua intelligenza, la sua esperienza e la sua conoscenza a disposizione della gente, e non di chi le paga lo stipendio.
Vedrà che qualche angelo saprà comunque ricompensarla, alla fine della fiera. Magari pure con tanto di interessi.
Massimo Mazzucco
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