Debunking Puente

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3 Anni 4 Mesi fa #43820 da JProctor
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Le vitamine sono farmaci antivirali?

“Le vitamine sono farmaci antivirali?”: apre così il capitolo sulle vitamine C e D l’autore di Open, e noi, prendendola per una domanda seria e non per sofisticato sarcasmo, vi rispondiamo. 

Si. Le vitamine hanno importanti effetti anti-virali.

É un fatto storicamente attestato nella letteratura scientifica mondiale, e dovrebbe in verità esserlo ormai anche nel sapere popolare, che la vitamina C, grazie alle sue forti proprietà antiossidanti e immunomodulatorie, svolga un ruolo importantissimo nella soppressione dei virus da parte dell'organismo, stimolando rapidamente il sistema immunitario.

www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/14787210.2020.1706483

www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3659258/

Discorso analogo anche per la vitamina D, che diversi studi hanno da tempo confermato riduca significativamente l'incidenza delle infezioni respiratorie virali acute.

journals.plos.org/plosone/article?id=10....journal.pone.0011088

onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1111...32-2277.2010.01141.x


Open innanzitutto attacca l’articolo mostrato da Mazzucco, che riporta il caso degli ospedali di Long Island, dove lo pneumologo e specialista di cure critiche Andrew G. Weber dichiara di curare con successo i suoi pazienti tramite alte dosi di vitamina C:

“I pazienti che hanno ricevuto la vitamina C stanno significativamente meglio di quelli che non l'hanno ricevuta […] Aiuta moltissimo, ma non viene messa in evidenza perché non è un farmaco sexy".

“Un portavoce di Northwell - che gestisce 23 ospedali, tra cui il Lenox Hill Hospital nell'Upper East Side di Manhattan - ha detto che la vitamina C è stata "ampiamente utilizzata”, ma nota che i protocolli medici variano da persona a persona”.

nypost.com/2020/03/24/new-york-hospitals...ents-with-vitamin-c/

Per smentire queste testimonianze gli autori di Open auto-citano un loro vecchio articolo, che viene anche mostrato nel vide da Mazzucco per presentare l’inizio della campagna mediatica di unisono discredito contro la vitamina C.

“se Mazzucco lo avesse letto, si sarebbe accorto che trattavamo proprio le sue fonti” - sostengono gli autori. “Dalla narrazione di Mazzocco sembra invece che screditiamo a priori la vitamina C” - ma non è così, dicono. “In quell’articolo” – proseguono - mostravamo come “nulla di rilevante emergeva dal lavoro di Weber”.

Sono quattro le argomentazioni proposte da Open per mostrare che dal lavoro di Weber non sarebbe emerso nulla di rilevante:

1)    Le dosi somministrate di vitamina C erano “16 volte i limiti delle normali quantità giornaliere (90 milligrammi)”.

Ciò non stupisce affatto, sono proprio i protocolli sperimentali volti a incentivare al massimo il principio attivo della vitamina C ai fini della guarigione a prescrivere dosi certamente superiori a quelle normalmente assunte con la dieta.

2)    “Nel sito dell’Azienda sanitaria non troviamo particolari riferimenti ad un effetto benefico della vitamina C”

L’autore di Open pretende in sostanza di trovare informazioni sugli effetti benefici della vitamina C cercandole sul sito ufficiale dell’azienda sanitaria amministratrice dell’ospedale, la Northwell Health, il più grande fornitore di servizi sanitari dello Stato di New York, che comprende 23 ospedali e più di 700 strutture ambulatoriali. Non trovandole, decide sia una bufala.

3)    “Non ci risultano al momento case report firmati dal medico sul tema.”

Trattandosi di protocolli medici preliminari applicati in fase di emergenza, il medico probabilmente non ha valutato opportuno o magari non ha nemmeno avuto modo di seguire passo passo il decorso clinico di un solo paziente al fine di stilare un rapporto dettagliato. Ma l’assenza di case report in se e per se non rappresenta una prova contro le testimonianze sull’uso della vitamina C.

4)    Nell’articolo del New York Post viene ripreso un trial clinico “distorto altrove”.

L’autore non lascia indizi su dove “altrove” precisamente questo trial sarebbe stato “distorto”, ma pare di capire comunque, dopo un paio di riletture della frase, che il New York Post non c’entri nulla.

L’autore di Open sostiene inoltre che Mazzucco “alluda poi al fatto che Enrico Mentana (nostro editore) faccia parte di un complotto volto a ignorare le prove”.
In realtà Mazzucco si è limitato a notare la portentosa simultaneità di uscita di tutti questi articoli “indipendenti” di discredito, di cui il tabloid di Mentana è sempre la prima linea.
Ma volendo anche provare a ipotizzare cosa sottintendesse, diremmo che ha alluso al palese schieramento della sua linea editoriale e metodica disonestà intellettuale della sua informazione.
Un sistema aperto che intreccia banali interessi economici ed effetto bandwagon, ma che convenientemente viene occultato con grossolane iperboli da parte di chi, da questo sistema, spesso trae diretti benefici.

Open attacca poi il trial cinese che Mazzucco cita semplicemente per documentare l’inizio delle sperimentazioni con vitamina C a febbraio: “non dimostra niente”, “si ipotizza un utilità”, “è un progetto ancora in cantiere”.

Nulla contrariamente a tutto ciò è mai stato affermato. Questa lunga polemica di Open perciò spara solamente a vuoto.

D’altronde però, aggiunge Open, esisterebbe “una ampia letteratura e diverse revisioni sistematiche” che escluderebbero una efficacia della vitamina C in malattie paragonabili a Covid-19.

L'ampia letteratura, apprendiamo poi seguendo il link del testo autocitato, consiste in una sintesi narrativa (valutazione riassuntiva di un gruppo di studi) la quale, in merito all vitamina C, dichiara: “la mortalità, uno dei quarantasei endpoint secondari pre-specificati, è risultata significativamente più bassa con la vitamina C”.
link.springer.com/article/10.1007/s00134-020-05943-5

L’autore di Open redarguisce poi Mazzucco per aver voluto documentare la potenziale proprietà coadiuvante della vitamina C citando le esperienze del dottor Andrew G. Weber e il trial dei ricercatori cinesi.

“Una revisione degli studi”, ammonisce Open, non si fa presentando “una somma di zeri”.

Constatiamo quindi che per Open, risultati empirici di sperimentazioni cliniche e casi di recupero sostanziale dopo somministrazioni di vitamina C valgono quanto degli zeri.
Ci chiediamo sinceramente quale sia l’idea di scienza che abbia questo autore, e da dove pensa che provengano le evidenze grezze preliminari che indirizzano la ricerca scientifica e impalcano gli studi statistici estesi, in maggioranza meramente confermativi di idee già consolidate e raccolte sul campo.

Open inizia la discussione sulla vitamina D affermando che non sia mai emersa evidenza “di una funzione antivirale” delle vitamine, e anche “quando emerge”, afferma, “è sempre correlativa e priva di controlli”. 

Affermazioni queste, che abbiamo già provveduto a sfatare anticipatamente a inizio capitolo.

Ma per mero riepilogo possiamo limitarci a citare lo stesso paragrafo di Wikipedia:
«In general, vitamin D functions to activate the innate and dampen the adaptive immune systems with antibacterial, antiviral and anti-inflammatory effects.[84][85] Deficiency has been linked to increased risk or severity of viral infections, including HIV[86][87] and COVID-19.[88].»
Ovvero:
“In generale, la vitamina D funziona per attivare il sistema immunitario innato e smorzare quello adattativo con effetti antibatterici, antivirali e antinfiammatori.[84][85] La carenza è stata collegata a un aumento del rischio o della gravità delle infezioni virali, tra cui l'HIV[86][87] e la COVID-19.[88]”

Dopo di che, gli autori di Open citano un loro “ultimo articolo sul tema”, nel quale dicono di aver trattato di uno studio dell’Istituto di Sanità condotto su 52 pazienti.

Notiamo, prima di tutto, come l’auto-referenzialità sembra essere una prerogativa irrinunciabile e costante nel metodo di lavoro di Open. È una soluzione che può risultare sicuramente allettante al fine di salvaguardare tempo ed energie nella raccolta di informazioni originali e fonti terze, ma è uno schema circolare che rivela ben presto le sue serie mancanze, e finisce per sacrificare scrupolosità davanti al riciclo delle opinioni, in un circolo vizioso di conservatorismo inveterato che è la principale nemesi del fact-checking autentico. Non si fa altro, a un certo punto, che riempire i propri articoli di colonnati e colonnati di citazioni copiate da se stessi, fin quando di aggiornato e studiato per l’occasione rimane ben poco. E nel caso gran parte di queste anche contengano errori, omissioni o tendenziosità di specie, il cortocircuito diviene esteso e inevitabile.

Fatta questa premessa, torniamo a occuparci dello studio dell’ISS trattato nell’articolo citato da Open.

Questi, nel paragrafo citato, viene così commentato: “Il problema, ancora una volta, è la mancanza di prove che dimostrino – a distanza di ormai un anno dall’inizio dell’emergenza sanitaria a livello mondiale – un’efficacia della vitamina D nei malati Covid19”.

Ma quindi quali sono esattamente i risultati di questo studio in merito alla Vitamina D?

Dalle conclusioni dello studio, intitolato “Circulating Vitamin D levels status and clinical prognostic indices in COVID-19 patients”: 
«La carenza di vitamina D è associata a risposte infiammatorie compromesse e a un maggiore coinvolgimento polmonare nei pazienti affetti da COVID-19. La valutazione della vitamina D, durante l'infezione da COVID-19, potrebbe essere un'analisi utile per possibili interventi terapeutici.»
respiratory-research.biomedcentral.com/a...6/s12931-021-01666-3

Si registra, quindi, come minimo una notevole discrepanza tra l’interpretazione fornita al lettore e quelli che sono davvero i contenuti della fonte.

Più avanti l’autore di Open sostiene come questo studio italiano, da lui stesso citato, che “dimostra un’efficacia della vitamina D nei malati Covid19”, in realtà la dimostrerebbe soltanto “nel caso più che ovvio delle persone che ne soffrono la carenza”.

L’autore di Open pare quindi ignaro del fatto che è la totalità della specie umana a soffrire della carenza cronica di vitamina D.
La vitamina D è una sostanza che autonomamente viene prodotta in quantità irrisorie dall’organismo, e deve essere quindi quotidianamente assunta dall’esterno.
Le fonti principali di vitamina D sono, in minima parte gli alimenti, come pesci, uova, fegato, carni rosse e verdure verdi, e in massima parte la radiazione solare.
La mancata assunzione sufficiente di vitamina D comporta complicanze come rachitismo e maggior soggezione a infezioni virali.

Alcuni studi hanno altresì dimostrato come in Italia quasi l’80% della popolazione sia carente di vitamina D, a causa di varie condizioni socio-ambientali.
Come per esempio l’insalubre abitudine di stare chiusi in casa per lunghi periodi di tempo.

Infine Open attacca la mostrata circolare del Reggimento Carabinieri Paracadutisti, indicante “misure di prevenzione/contenimento da infezione Covid 19”, la quale consiglia contro la Covid-19 “l'assunzione giornaliera di Vitamina C” e “l'assunzione giornaliera di Vitamina D”.

Secondo l’autore di Open, Mazzucco, che “non sembra avvezzo al metodo scientifico”, prenderebbe questa circolare “per una evidenza”.

In realtà Mazzucco nel video ha dimostrato di aver preso ben altro tipo di informazione come evidenza dell’efficacia della vitamina D contro la Covid:

-“Covid19, la vitamina D riduce il rischio del 54%”
Ricerca condotta all’Università di Boston dimostra che sufficienti dosi di vitamina D riducono il rischio di contrarre il coronavirus del 54%.
www.blogsicilia.it/oltrelostretto/covid1...chio-ridotto/553943/

-“Coronavirus, "morti ridotti del 60%": ecco che cosa "ammazza" il Covid, una scoperta che può fare la storia”
«la ricerca pubblicata dal Social Science Research Network. Lo studio ha valutato l'efficacia del calcifediol - una vitamina D3 - su più di 550 persone che sono state ricoverate nei reparti Covid dell'Hospital del Mar a Barcellona, in Spagna. […] stando alle evidenza, questo tipo di terapia potrebbe "salvare molte migliaia di vite. […] Lo studio ha infatti rilevato che i malati di coronavirus trattati con dosi di vitamina D avevano l'80% in meno di probabilità di richiedere un trattamento in terapia intensiva. Dall'Università di Barcellona hanno anche concluso che "i risultati hanno mostrato una mortalità ridotta di oltre il 60%" per coloro che hanno ricevuto il trattamento con calcifediolo.»
www.liberoquotidiano.it/news/scienze-tec...puo-fare-storia.html

-“Una vitamina 'spegne' il Covid. "Ma il ministero non ci ascolta"”
«Centinaia di studi mondiali dimostrano come l'uso della vitamina D migliori i pazienti affetti da Covid-19. Una ricerca italiana mette in relazione i raggi Uv ed i benefici correlati alla malattia. Ma il Ministero della Salute nicchia...»
www.ilgiornale.it/news/cronache/nuovi-st...o-covid-1909781.html  
In realtà Mazzucco evidenzia solo come la circolare, datata 18/03/2020, contenga riferimenti inequivocabili di preconoscenza, da parte delle autorità competenti, sugli effetti benefici delle vitamine per combattere la malattia da Covid-19, “mentre a noi”, afferma Mazzucco nel video, “raccontano che si tratta di Fake News”.

Mostrando poi a riprova la pagina divulgativa del Ministero sulla vitamina D, in cui si afferma che: “Non ci sono attualmente evidenze scientifiche che la vitamina D giochi un ruolo nella protezione dall’infezione da nuovo coronavirus.” www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavir...=italiano&tagId=1314

Dopo di che l’autore di Open fa un gran pasticcio, affermando che Mazzucco prenderebbe i termini “consigliabile” e “mitiga” da “articoli di quotidiani, guide ufficiali e circolari” e li userebbe “come se significassero «tale sostanza è certamente un farmaco antivirale»”.

Prima di tutto bisogna precisare che è soltanto la circolare dei carabinieri ad usare i termini “consigliabile” e “mitiga”, non certo le notizie dei quotidiani riportati, che invece usano termini come “dimostrato” e “studi mondiali”.

In secondo luogo, Mazzucco non ha mai usato quei termini per sostenere la natura antivirale di una qualunque sostanza, mai una sola volta. Affermazione questa totalmente campata in aria.

L’articolo di Open però va oltre, affermando che la circolare consiglierebbe solamente di “soddisfare” e “integrare” il proprio “fabbisogno vitaminico”.

Con ciò distorcendo in modo sostanziale i contenuti e il senso della circolare. La quale rappresenta, non un inserto ricreativo di Salute&Benessere, ma una direttiva di contenimento sanitario finalizzata a “diminuire il contagio” e “mitigare la gravità dei sintomi”, indirizzata, non ad anziani e donne incinte, ma ad un reggimento di militari in servizio, in salute ed abituati alla quotidiana attività fisica.

Dalla circolare leggiamo infatti: 
«E' consigliabile l'assunzione giornaliera di Vitamina C (non di complessi multivitaminici, i quali possono contenerla ma in dosi minimali).»
«E' consigliabile l'assunzione giornaliera di VITAMINA D, al dosaggio di 2000 UI o 50 mcg. […] Tale vitamina mitiga il processo infiammatono alla base della malattia da COVID-19.»

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De Donno e il plasma iperimmune:



La prima affermazione fatta dagli autori di Open è che Mazzucco parli del plasma iperimmune e del dottor Giuseppe De Donno «il tutto per sostenere che il governo ha tentato di farlo “zittire”».

In realtà, come si può facilmente verificare dal video, ben più di questa, e soprattutto altre sono le fondamentali conclusioni desumibili dal discorso di Mazzucco su De Donno e il plasma iperimmune.

Prima fra tutte è l’efficacia terapeutica del plasma sui soggetti malati di Covid.

Viene citato infatti l’articolo di Affaritaliani uscito il 25 aprile 2020, “Coronavirus, la cura c’è ma non se ne parla. Da Pavia e Mantova la svolta”, nel quale si riflette sul fatto che gli ospedali di Pavia e Mantova, che curano con le trasfusioni di plasma dei guariti, non riscontrino decessi da un mese, e dove i sintomi da SARS vengano eliminati in 2 - 48 ore.

Nello specifico si esprime proprio il dott. Giuseppe De Donno, direttore di Pneumologia e Terapia intensiva respiratoria al Carlo Poma di Mantova, intervistato nel servizio di Affaritaliani: «I miglioramenti sono immediati, quando dico immediati dico nel giro di poche ore. I pazienti che normalmente facevamo fatica a svezzare dalla ventilazione meccanica, dopo aver infuso il plasma riusciamo a svezzarli. I pazienti che erano intubati riusciamo a estubarli. La durata media del ricovero di una nostra terapia intensiva, che normalmente era di 16 giorni, adesso si è ridotta a 5 – 6 giorni. È una terapia che è un peccato non utilizzare, ma quando dico un peccato intendo un peccato mortale e non un peccato veniale.».

La seconda affermazione di Open rappresenta un’obiezione sintattica nei confronti di specifiche parole utilizzate da Mazzucco per descrivere l’intervento dei Nas, così riportato dalla Gazzetta di Mantova: “Mantova, la cura del plasma finisce sotto la lente dei Nas”.

Afferma Mazzucco nel video: «A questo punto uno si aspetta che a De Donno e ai suoi colleghi vengano fatti i ponti d’oro, e che gli venga data in mano una seria sperimentazione per standardizzare la cura e renderla universale. Invece, come forma di ringraziamento, De Donno riceve subito una bella visitina dai Nas, che vengono a sfruguliare nel suo ospedale per vedere se è tutto a posto. “Mantova, la cura del plasma finisce sotto la lente dei Nas”. [Gazzetta di Mantova] De Donno capisce l’antifona e dichiara: “se qualcuno crede di scoraggiarmi non ci riuscirà”.» 

Open replica dicendo che non è vero che i Nas siano venuti a “visitare” o a “sfrugugliare” nel suo ospedale, ma che piuttosto, citando un articolo de Il Mattino, abbiano fatto una semplice telefonata.

Tale dettaglio contemporaneamente però, se aggiunto, non intacca minimamente il senso generale del discorso di Mazzucco, che verte in questo momento sull’ingenerosità di trattamento riservata a De Donno e agli altri medici impegnati nella sperimentazione, che invece di essere agevolati politicamente dopo i promettenti risultati, vengono invece attenzionati dal Nucleo Antisofisticazione.

Risulta quindi un mero attacco alla forma, che occupa i gradini più bassi della piramide di Graham sulla gerarchia delle contestazioni; parte di quelle, cioè, più superficiali e vacue, che non riescono a refutare il “punto centrale” dell’argomentazione, ma al massimo possono rafforzarla tramite precisazioni.
upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/t...agreement-en.svg.png

L’articolo della Gazzetta di Mantova non titola infatti “Mantova, De Donno riceve una telefonata di cortesia”, ma “Mantova, la cura del plasma finisce sotto la lente dei Nas”. E la reazione di De Donno non lascia dubbi sull’effetto che ha prodotto tale interesse: “Se qualcuno crede di scoraggiarmi, non ci riuscirà”.
gazzettadimantova.gelocal.it/mantova/cro...e-dei-nas-1.38798052

Nello stesso articolo de Il Mattino, citato per smentire Mazzucco, De Donno conferma questo esito intimidatorio che su di lui hanno avuto le richieste dei Nas: «Non sempre riusciamo a salvare tutti. Ma il più delle volte sì. E se qualcuno volesse solo provare ad intimidirmi, dovrà risponderne alla sua coscienza. La mia è limpidissima».
www.ilmattino.it/primopiano/cronaca/plas...as_oggi-5206044.html

Sempre dall’articolo de Il Mattino, anche il direttore generale dell’Asst di Mantova, Raffaello Stradoni, rimane stupito del coinvolgimento dei Nas durante la sperimentazione: «Non so perché i Nas si siano interessati della vicenda della donna incinta. Il protocollo sperimentale è rigido e consente il trattamento solo su alcuni pazienti con determinate caratteristiche».

Dopo di che Open spiega che “il motivo” di tale interessamento dei Nas “riguardava l’uso del plasma iperimmune in una donna incinta”, non prevista dal protocollo, e cita quindi la stessa dichiarazione di Stradoni summenzionata.

“Ma quel caso rischiava di finire male”, prosegue Open citando le dichiarazioni di Stradoni sempre dall’articolo de Il Mattino, “quindi, abbiamo proceduto, salvando due vite”.

Questa frase, così come viene presentata, risulta pericolosamente ambigua, soprattutto se obliati del contesto cui appartiene.

Il caso della donna incinta lo riportava per la prima volta Affaritaliani nell’articolo del 25 aprile:
«Sono circa 80 i pazienti del Carlo Poma di Mantova curati con successo, tra loro anche una donna incinta di nome Pamela, uscita dal Covid in poche ore.»
www.affaritaliani.it/cronache/coranaviru...a-svolta-668604.html

Dopo l’uscita di questo articolo i Nas chiamano l’ospedale «per avere informazioni sulla donna incinta guarita», al che replica il direttore generale dell’Asst di Mantova, Raffaello Stradoni:
«Non so perché i Nas abbiano chiamato ma sono totalmente tranquillo. Il protocollo sulla sperimentazione è rigido e consente il trattamento solo su alcuni pazienti che devono avere certi criteri. So che la gestante in questione non rispondeva a queste caratteristiche, ma era molto grave e rischiavamo di perderla, per cui abbiamo somministrato la cura off-label, in ambito compassionevole e l’abbiamo salvata.»
gazzettadimantova.gelocal.it/mantova/cro...e-dei-nas-1.38798052

Lo stesso De Donno conferma la circostanza in un post pubblicato sul già citato articolo de Il Mattino: 
«nei criteri di esclusione non è prevista la gravidanza, quindi amici, tutto ok. Lo dico perché un protocollo va rispettato, ma certo, quando fosse possibile salvare vite, concorderei la deroga per uso compassionevole».
www.ilmattino.it/primopiano/cronaca/plas...as_oggi-5206044.html

Quanto davvero sia rigido il protocollo sulla sperimentazione col plasma ce lo spiega anche il dott. Cesare Perotti del policlinico di Pavia: «C’è una validazione della terapia con il plasma iperimmune che non ha eguali […] è il plasma più sicuro al mondo, perché la legislazione italiana ha delle regole stringenti che non ci sono in Europa e in nessun altro Paese al mondo, neanche negli Stati Uniti. […] Noi sappiamo la potenza, la capacità che ciascun plasma accumulato ha di uccidere il virus.» Fonte: Affaritaliani.

A ribadire il concetto, nello stesso articolo, si aggiunge anche il Dott. Massimo Franchini, primario del centro trasfusionale dell’ospedale di Mantova, che ci spiega come il plasma abbia «un notevole livello di sicurezza virale ed è un prodotto assolutamente sicuro e rigoroso», facendo poi anche un parallelismo con il vaccino. Se il vaccino infatti, dichiara il dott. Franchini, «ti farebbe produrre gli anticorpi, questa che è un immunoterapia passiva trasferisce gli anticorpi dal guarito al malato. Il paziente non produce nulla e non crea nulla. Ma funziona per salvarlo».

Tutto ciò però l’autore si dimentica di riportarlo, limitandosi ad aggrapparsi alla parole usate per descrivere l’intervento dei Nas, e a citare il caso scatenante che “rischiava di finire male”, salvo poi approfondire e scoprire che rischiava di finire male proprio a causa dei protocolli rigorosi applicati alla terapia, e che le vite della donna incinta e del suo bambino sono state salvate proprio grazie alla loro deroga ed alla somministrazione della terapia con il plasma.

Open poi contesta l’argomentazione di Mazzucco, secondo cui lo studio Tsunami, il cui obbiettivo era quello di verificare l’efficacia della terapia col plasma, sarebbe stato affossato da i suoi stessi promotori, il Ministero della Salute ed Aifa, dopo che questi avevano tolto le sperimentazioni dalle mani dei centri di Pavia e Mantova che per primi l’avevano utilizzata con successo.

Mazzucco, afferma l’autore di Open, “evita di riportare che lo studio Tsunami era proseguito con una conclusione che avevamo riportato a Open il 10 aprile 2021”.
Secondo l’articolo, i risultati sarebbero stati deludenti, non si sarebbero riscontrati benefici concreti e si sarebbero invece registrati più frequenti eventi avversi.

In realtà, dopo un rapido fact-checking, si evince che lo studio Tsunami linkato, di cui Open vanta con fanfara la partecipazione di oltre 400 volontari sparsi in 27 centri ospedalieri, non si è affatto concluso.
Con una pagina di comunicazione che non riporta i risultati e un disclaimer che ne attesta la sospensione.

clinicaltrials.gov/ct2/show/results/NCT04393727

Si legge infatti nel blocco riservato all’inserimento dei risultati:
“Nessun risultato è stato pubblicato su ClinicalTrials.gov per questo studio”

All’interno del blocco, tra l’altro, si rimanda soltanto ad un altro studio cinese, condotto su 5 (cinque) pazienti “gravemente malati”, il quale conclude che “la somministrazione di plasma convalescente contenente anticorpo neutralizzante è stata seguita da un miglioramento del loro stato clinico”.

pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32219428/

Dal disclaimer sullo stato di reclutamento si legge inoltre anche:
“Lo studio è stato sospeso perché il promotore è stato sostituito e un nuovo studio sul plasma convalescente promosso dall'AIFA è stato avviato in Italia”.
Nessuna traccia di tale studio menzionato è al momento conosciuta.

Di fatto, lo studio “Transfusion of Convalescent Plasma for the Early Treatment of Patients With COVID-19 (TSUNAMI)” non è mai stato pubblicato in nessuna rivista scientifica.

Gli incompleti risultati dello studio evidenziano comunque come nei “pazienti con una compromissione respiratoria meno grave” è emerso un beneficio causato dal plasma.
"Questo potrebbe suggerire", scrive il quotidiano sanità che ha avuto modo di accedere ai dati dello studio, "l’opportunità di studiare ulteriormente il potenziale ruolo terapeutico del plasma nei soggetti con COVID lieve-moderato e nelle primissime fasi della malattia".
www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmac...hp?articolo_id=94400

Tale studio però, non è mai neanche stato progettato.

Era per altro un fatto ben noto clinicamente da tempo che il plasma, come qualsiasi trattamento antivirale del resto, fosse efficace nei pazienti non gravi o terminali.

Dall’estratto dello studio «Effect of Convalescent Plasma Therapy on Viral Shedding and Survival in COVID-19 Patients»: “il trattamento con plasma convalescente può interrompere la diffusione di SARS-CoV-2, ma non può ridurre la mortalità nei pazienti in fase critica COVID-19, e dunque il trattamento dovrebbe essere iniziato prima.” 
pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32348485/

Lo stesso pneumologo De Donno, nell’articolo già citato di Affaritaliani, ribadiva la stessa cosa: 
“Sono entusiasta di vedere le persone guarite così velocemente. E’ l’unico trattamento razionale, sia biochimico che immunologico del Coronavirus che c’è in questo momento. Non esisterà farmaco più efficace del plasma. E’ come il proiettile magico, si usano immunoglobuline specifiche contro il Coronvirus. Va utilizzato in fase precoce. Se invece si aspetta che il paziente sia moribondo... allora si fa un errore e ci vuole solo il prete, ecco! Ma è lo stesso discorso dell’aspirina nella prevenzione dell’infarto. Se la usi in una persona che è già cardiopatica, non conta nulla”.

Open sostiene infine che in base alla logica "rischi/benefici" e vista la priorità da dover concedere ai "pazienti gravi", la terapia non avrebbe più una logica oggi che la conoscenza del virus è aumentata.

Argomentazioni queste tutte fortemente discutibili.
Prima di tutto, il rapporto rischi/benefici non può essere ascritta contro la terapia del plasma, nel momento in cui, persino nel controverso studio Tsunami, i lievi eventi avversi riscontrati non hanno comunque in nessuna circostanza comportato un aumento della mortalità, cosa che invece le sindromi respiratorie acute causate dal virus producono.
Secondo, la necessità di concedere la priorità ai pazienti gravi non esime dalla necessità ancor più capitale ed efficiente di impedire che tali pazienti si aggravino da principio.
Terzo, l'accresciuta conoscenza scientifica nei confronti del virus non può costituire una ragione valida per il divieto di una terapia, nel momento in cui tale conoscenza non comprende comunque la scoperta di alternative terapeutiche efficaci, come ammesso da Aifa e Governo.

Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.

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Lattoferrina, quercitina, adenosina e ivermectina:



Lattoferrina:



“Supplementi vitaminici o integratori alimentari, quali la lattoferrina, non sono antivirali” ci spiegano con tono didascalico gli autori di Open.

Senza voler entrare nel triviale dibattito sulle competenze specifiche possedute da costoro, dobbiamo ciononostante precisare come, al contrario, la lattoferrina, nella letteratura medico-scientifica, risulta essere un noto antivirale.

Dallo studio "Antiviral activities of lactoferrin" pubblicato il 3 settembre del 2001 sulla rivista Antiviral Research leggiamo:
"La lattoferrina mostra un'attività antivirale contro i virus a DNA e a RNA, tra cui il rotavirus, il virus respiratorio sinciziale, gli herpes virus e l'HIV. L'effetto antivirale della LF si riscontra nella fase iniziale dell'infezione. La lattoferrina impedisce l'ingresso del virus nella cellula ospite, sia bloccando i recettori cellulari, sia legandosi direttamente alle particelle del virus."

É stato inoltre dimostrato come la lattoferrina risulti efficace anche contro le infezioni virali da sindrome respiratoria acuta grave (SARS), andando a colpire le cellule NK, i granulociti e i macrofagi, e sopprimendo la replicazione del virus dopo che esso è penetrato nella cellula: “Expression profile of immune response genes in patients with Severe Acute Respiratory Syndrome”.

Persino l’omologo sito di fact-checking “Facta”, proprio a proposito dello stesso servizio, sente il parere del dottor Luca Cassetta, immunologo e ricercatore dell’Università di Edimburgo, il quale conferma: «La lattoferrina è una glicoproteina dalle note proprietà antibatteriche e antivirali, come riportato da numerosi studi scientifici.»

Open allora, non viene specificato a che fine, cerca di delineare una associazione, per quanto astratta e non attinente al merito, tra la lattoferrina ed un trattamento oncologico che la annoverava tra i suoi principi attivi, il metodo Di Bella. A quanto pare considerata dall’autore un etichetta denigratoria e squalificante, apostrofata con l’acronimo MDB.

Infine gli autori di Open sostengono che “Il servizio del TG3 che evidenziava le proprietà della lattoferrina per potenziare il sistema immunitario si basa su uno studio in cui si avanzano solo ipotesi”.

In realtà, come si evince dal video, le evidenze sulle naturali capacità anticorpali della lattoferrina per attaccare il SARS-CoV-2 ed il servizio del TG3 che si limitava a pubblicizzarle, si basano:

1)    Sugli studi di laboratorio. 
Piera Valenti, Prof. di Microbiologia all'Università La Sapienza: "I risultati ottenuti confermano che la lattoferrina blocca le fasi precoci dell'infezione da SARS-CoV-2, e a detta di colleghi dell'Università del Michigan è attiva anche quando la cellula è già infetta".

2)    Sugli studi sui pazienti.
Elena Campione, dott.sa dell'Università di Torvergata:
"Abbiamo deciso di trattare i pazienti Covid positivi all'esordio della malattia, con sintomi gastro intestinali, tosse, cefalea, debolezza muscolare, e pazienti anche Covid positivi ma anìsintomatici. Incredibilmente dopo 10 giorni dalla terapia osservavamo una scomparsa di questi sintomi, e dopo 10-12 giorni ottenevamo la negativizzazione del tampone."

www.rainews.it/tgr/lazio/notiziari/index...5c-073b0465d128.html




Quercitina:



Al paragrafo della Quercetina, Open semplicemente sminuisce lo studio “Structural stability of SARS-CoV-2 3CLpro and identification of quercetin as an inhibitor by experimental screening” citato nel video, affermando che avanzerebbe “solo ipotesi”.

Lo studio in questione, pubblicato a dicembre 2020 sul Journal of Biological Macromolecules, ha rilevato che la Quercetina, una molecola naturale presente in una grande varietà di frutta e verdura, attacca una proteina responsabile della replicazione del virus SARS-CoV-2 e di fatto ne inibisce gli effetti. 

Contro l’opinione degli autori di Open, il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche, il principale ente pubblico di ricerca scientifica italiano) non ritiene affatto che lo studio avanzi solo ipotesi e ne celebra invece con enfasi i risultati:
“Uno studio internazionale cui partecipa l’Istituto di nanotecnologia del Cnr ha scoperto che la quercetina funge da inibitore specifico per il virus responsabile del Covid-19, mostrando un effetto destabilizzante sulla 3CLpro, una delle proteine fondamentali per la replicazione del virus. Lo studio è pubblicato sull'International journal of biological macromolecules.”
www.cnr.it/it/comunicato-stampa/9620/la-...-inibisce-sars-cov-2

Il risultato concreto e per nulla ipotetico dello studio è stato infatti quello di aver identificato la quercitina come un inibitore della proteasi 3CLpro della SARS-CoV-2, tramite uno screening “activity-based” sperimentale:
“Quercetin has been identified as a SARS-CoV-2 3CLpro inhibitor by an activity-based experimental screening.”
www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0141813020339970




Adenosina:



"Per quanto riguarda il blocco della sperimentazione sull'Adenosina da parte di Aifa", scrive Open, "dovrebbero essere sufficienti le spiegazioni date dall’Agenzia", e quindi, semplicemente, cita alla lettera il comunicato.

Riassumendo, l'Aifa blocca lo studio clinico controllato sull’efficacia dell'adenosina:
«in considerazione di un rapporto rischio/beneficio non definibile» 

«a fronte dell’attuale disponibilità di alcune opzioni terapeutiche di provata efficacia».
www.nursetimes.org/aifa-blocca-la-cura-s...osina-del-gom/111625

Entrambe motivazioni labili e contraddittorie, come vedremo.

Prima di tutto, AIFA impedisce che vengano svolti studi con cui poter finalmente produrre evidenze "solide e incontrovertibili" sul positivo rapporto “rischio/beneficio” di una terapia, ma allo stesso tempo fa derivare la proibizione di tale terapia dalla mancanza di evidenze "solide e incontrovertibili" che essa stessa ha direttamente ostacolato.
“L’AIFA dovrebbe avere come mission quella di incentivare gli studi spontanei e la ricerca in genere, non inibirla” sono le dichiarazioni del dott. Pierpaolo Correale, a guida dello studio sull’adenosina svolto nell’Ospedale di Reggio che, a seguito dei positivi risultati, aveva sottoposto il progetto per uno studio clinico controllato all’approvazione di Aifa.
www.affaritaliani.it/blog/rocca-sbrocca/...-no-aifa-715237.html

L'attuale emergenza sanitaria poi, come pure la stessa approvazione condizionata dei vaccini Covid-19, si basano sulla premessa di una mancanza di terapie efficaci per guarire i pazienti affetti da SARS-COV-2.
E tra l'altro è la stessa AIFA, all'interno delle schede informative sui "Farmaci utilizzabili per il trattamento della malattia COVID-19", a presentare gli elementi utili per la prescrizione "in considerazione dell’assenza di terapie di provata efficacia per COVID-19".
www.aifa.gov.it/aggiornamento-sui-farmac...lla-malattia-covid19

Non possiamo quindi che constatare con rassegnazione come tale non-senso, che ha bloccato l'approvazione di un trattamento collaudato che aveva buone chance di salvare molte vite, si limiti ad essere scimmiottato anche da chi come mestiere ha scelto quello di "verificare i fatti".

«Se l’interesse è la salute dei pazienti e non lucrare su nuovi brevetti, ottimizzando le risorse per cure più valide – non basate su studi osservazionali che riguardano un numero limitato di pazienti – dove sarebbe il problema?»

Sono diversi in realtà i problemi riscontrabili nelle stesse premesse di questa frase.

Innanzitutto bisogna dire che il brevetto è uno strumento routinario in ambito medico, che promuove la ricerca e tutela sopratutto l'attività indipendente dello scienziato.
L'insinuazione quindi che la terapia sviluppata a Reggio, sia stata ideata con il secondo fine di "lucrare su nuovi brevetti" risulta debole anche per il fatto che il brevetto non riguarda un nuovo farmaco commercializzabile ma una tecnica di somministrazione, esigente direttive e coordinamento, e non è stata depositata da un gruppo di medici interessati ma dallo stesso Grande Ospedale Metropolitano, che ne deterrà la proprietà e potrà condizionarne l'impiego al suo consenso precauzionale.
www.ospedalerc.it/news/news/2020/06/05/a...ta-il-brevetto-3431/

Chi d’altra parte non ha alcun bisogno dei brevetti per lucrare miliardi dalla commercializzazione dei suoi prodotti anti-Covid sono proprio le case farmaceutiche produttrici di vaccini, che dall'inizio della pandemia hanno registrato un incremento del fatturato del 45%, e che hanno già dichiarato di non essere interessate a far valere i loro diritti sui brevetti, in quanto «non esiste nessuna capacità di produzione di mRNA dormiente nel mondo per subentrare e produrre dosi extra di vaccini mRNA.».
www.marketwatch.com/story/modernas-first...proposal-11620325291

Se l'interesse fosse stato la salute dei pazienti e ottimizzare le risorse per cure valide non si sarebbero fermate le sperimentazioni su terapie che arrestano subito il decorso della malattia verso forme gravi, in favore invece di vaccini completamente inutili per curare i malati, e che rischiano, secondo indescrizioni su stringenti clausole di riservatezza, di far spendere all'Italia 1,5 miliardi di euro.
www.rai.it/programmi/report/news/2020/12...16-24b9390c85c3.html

Infine (al di là di come si possa seriamente annoverare tra le critiche all’adenosina uno studio che dimostra la rapida scomparsa del virus "in 13 pazienti su 14" trattati con adenosina e "nessun cambiamento" invece nel gruppo di controllo) il lamentato fatto di potersi basare solo su studi osservazionali con numero limitato di pazienti è da imputare alla stessa autorità sanitaria.
Nelle conclusioni dello studio i ricercatori infatti, a seguito dei risultati positivi ottenuti dall'uso dell'adenosina sui pazienti Covid, "raccomandano ulteriori investigazioni in studi clinici controllati".
Un tale studio, chiariscono, è già stato progettato, e verrà "sottoposto all'approvazione dell'Autorità Italiana del Farmaco (AIFA)".

Ma l'AIFA, come abbiamo visto, alla fine respinge la realizzazione dello studio.



Ivermectina:



Nel capitolo sull’Ivermectina Open sminuisce uno studio in vitro presentato nel video, che dimostra come l’ivermectina sia in grado di annientare il virus SARS-CoV-2 in 48 ore.
www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0166354220302011
«è stato condotto meramente in vitro» è la replica di Open.
Poi viene citato un paragrafo di un vecchio articolo, sempre di Open, che oltre a riproporre la medesima obiezione vi aggiunge che, lo studio, sarebbe «un pre-proof, ossia un articolo in attesa di pubblicazione».

Riguardo alla prima argomentazione, per tutto l’articolo si cerca di far passare il preconcetto che studi peer-reviewed realizzati in vitro e pubblicati su riviste mediche accreditate debbano essere considerati quasi alla stregua di articoli divulgativi senza valore scientifico, e i cui risultati possono essere facilmente sovvertiti. In realtà, sopratutto quando si tratta dello studio su precisi composti organici, gli studi in vitro che isolano l'elemento dal rumore di fondo, permettono un'analisi specie-specifica più semplice, più conveniente e in generale più dettagliata rispetto a quanto possa essere ottenuto invece con studi in vivo. Questo a causa della intrinseca complessità degli organismi viventi, che rende difficile identificare le interazioni tra i singoli componenti ed esplorare le loro funzioni biologiche di base. Nulla toglierà mai il valore degli studi clinici controllati su ampie coorti per verificare gli esiti soprattutto statistici di un farmaco. Ma in attesa dei quali, soprattutto in periodi che limitano il loro svolgimento, gli studi in vitro od osservazionali costituiscono nondimeno evidenze scientifiche di rilievo in grado di orientare l’intuizione medica. Cfr. Oxford University Press. Exploring proteins: a student's guide to experimental skills and methods

Infine, lo studio è stato realizzato da un gruppo di ricercatori australiani ed è stato pubblicato, contrariamente a quanto scritto nell’autocitazione di Open, nel giugno del 2020 sulla rivista Antiviral Research, come si può facilmente riscontrare dalla pagina della ricerca: www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0166354220302011
«Antiviral Research - Volume 178, June 2020.»
Il paragrafo di Open, ripreso come fonte in questo articolo, risale al 4 aprile del 2020, cioè tre mesi prima che lo studio venisse definitivamente pubblicato. Nessuna postilla chiarisce al lettore questo fatto, né che lo studio nel frattempo sia stato pubblicato, lasciando passare liberamente questa falsa informazione.
Oltre a dare prova di colpevole negligenza nel pubblicare informazioni non aggiornate e prive di basilare fact-checking, Open in questo caso palesa i gravi limiti metodici, ancorché di mera etica giornalistica, del riciclare propri articoli datati per riutilizzarli come fonte in quelli nuovi.

Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.

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3 Anni 4 Mesi fa #43823 da JProctor
Risposta da JProctor al topic Debunking Puente
Ozonoterapia:



Sull’Ozonoterapia, un trattamento con forti proprietà anti-virali e anti-infiammatorie che fin da febbraio 2020 si è rivelato efficace anche per la cura del Covid-19 (Case Report: Recovery of One ICU-Acquired COVID-19 Patient Via Ozonated Autohemotherapy), Open ribatte che “stando alle fonti da noi analizzate” in un proprio articolo su una prova in corso che coinvolgeva 15 ospedali italiani “non risulta dimostrata l’efficacia dell’ozonoterapia nei pazienti Covid-19”.

La ricerca s’intitola: “Oxygen-ozone (O2-O3) immunoceutical therapy for patients with COVID-19. Preliminary evidence reported”.
E le sue conclusioni sono che: «I nostri risultati mostrano che il trattamento Ossigeno-Ozono sarebbe una terapia promettente per i pazienti COVID-19. Questa porta i pazienti ad un rapido recupero dalla sindrome respiratoria tramite il miglioramento dei principali indici respiratori e dei parametri emogas»

Quella di Open apparirebbe quindi come una menzogna plateale che capovolge totalmente il segno delle fonti presentate, ma gli autori più avanti citano il proprio articolo e chiariscono cosa loro intendono per “analisi delle fonti”:
«Abbiamo trovato effettivamente uno studio interessante» tuttavia, dicono, «Il gruppo studiato è troppo piccolo per poter dedurre differenze significative».
E citano a supporto anche i loro “colleghi americani di Snopes”, i quali assicurano:
«L’ozono, oltre a essere tossico, non ha mai dimostrato efficacia contro la Covid, né come cura a se stante, né come supporto ad altre terapie».

Risulta scontato dover rammentare che le sole opinioni da profano di comuni giornalisti (congiuntamente a quelle di altri giornalisti della medesima ideologia) non possono reggere il confronto con esperienze documentate e studi clinici su decine e decine di pazienti guariti.

Oltre all’evidenza fornitaci da Open, nel video viene citato uno studio spagnolo, pubblicato a gennaio del 2021 sull’International Journal of Immunopharmacology, dove un gruppo di pazienti trattati con ozonoterapia rivela di guarire molto più rapidamente di un gruppo di pazienti che non l'hanno ricevuta:
«L'autoemoterapia ozonizzata è stata associata ad un tempo significativamente più breve del miglioramento clinico in questo studio caso-controllo prospettico.»
“Ozone therapy for patients with COVID-19 pneumonia: Preliminary report of a prospective case-control study”
pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33310665/

Dal grafico dello studio:
www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/instan...3586/bin/gr1_lrg.jpg
La linea marrone sono i pazienti trattati con l'ozono, la linea verde sono quelli trattati senza ozono. I tempi di recupero sono molto più rapidi nel primo caso.

Anche le prime sperimentazioni cliniche condotte in Italia all’ospedale di Udine confermano empiricamente i risultati della terapia a base di Ozono:
Dall’articolo sul tema del 05 Aprile 2020, citato anche nel video:

“Questo trattamento viene somministrato in fase precoce, cioè prima che il paziente entri in terapia intensiva: su 36 pazienti trattati, 35 sono stati poi dimessi.”
“Il trattamento” come ricorda il direttore del dipartimento di anestesia e rianimazione del santa Maria della Misericordia Amato De Monte “non ha effetti collaterali”.

www.triestecafe.it/it/news/cronaca/coron...-l-ozonoterapia.html

Questi studi, quand'anche meramente osservazionali o non randomizzati, costituiscono nondimeno evidenze importanti nella ricerca medica, difficilmente sovvertibili nella sostanza, e che in tempo di emergenza sanitaria (quale è stata dichiara l'attuale e dove la gente muore senza doversi preoccupare degli eventi avversi) impongono l'autorizzazione delle misure potenzialmente salvavita, in attesa di una loro definitiva conferma attraverso il gold standard della sperimentazione clinica (che richiede spesso tempi troppo lunghi e mezzi fuori dalla portata dei singoli centri ospedalieri).

Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.

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3 Anni 4 Mesi fa #43824 da JProctor
Risposta da JProctor al topic Debunking Puente
Idrossiclorochina e il caso Didier Raoult:




Gli autori di Open hanno compreso come l’idrossiclorochina è un capitolo con troppe prove a favore per poterle negare tutte sistematicamente senza scadere nella farsa evidente:

-Lo studio di Didier Raoult su 24 malti di Covid che ha dimostrato la totale scomparsa del virus nel 75% dei pazienti trattati con idrossiclorochina. www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7102549/

-Lo studio retrospettivo su 1061 pazienti affetti da Covid-19 curati con idrossiclorochina e azitromicina che ha dimostrato la guarigione clinica entro 10 giorni nel 91,7% dei casi. pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32387409/

-Lo studio del Michigan che ha dimostrato come la cura con idrossiclorochina comporti una riduzione del rischio di morte ospedaliera del 66%, e accoppiata all'azitromicina del 71%. www.ijidonline.com/article/S1201-9712(20)30534-8/fulltext

-Lo studio Neuromed di Pozzilli, condotto su 3.451 pazienti ricoverati in 33 ospedali di tutta Italia, che ha dimostrato una riduzione del rischio di morte del 30% grazie all’idrossiclorochina:
www.ejinme.com/article/S0953-6205(20)30335-6/fulltext

-Il successo della sua introduzione in via sperimentale durante la prima ondata di marzo e aprile, confermata dal dottor Luigi Cavanna, direttore dell'ospedale di Piacenza.

-L’esperienza dell'ospedale Sant'Orsola di Bologna, dove i malati Covid curati a domicilio con l'idrossiclorochina guarivano tutti entro 5 giorni di trattamento.

-L’esperienza del dott. Mangiagalli e di altri suoi colleghi della Bergamasca, del Basso Alessandrino e del Friuli-Venezia Giulia, che con stupore hanno assistito al rapido recupero dei pazienti trattati con idrossiclorochina senza ricoveri ospedalieri nel 95% dei casi.



Quella dell’idrossiclorochina è una terapia di ormai acclarata efficacia contro la Covid-19, ma nonostante ciò, come ampiamente ricostruito nel video, ne è stata ripetutamente impedita la somministrazione ai malati, da parte della stessa Agenzia Italiana del Farmaco e del Ministero della Sanità.

Open cerca dunque, da una parte di sostenere la tesi che l’Aifa non abbia mai davvero cercato di ostacolarne l’utilizzo, dall’altra di screditare quanto più possibile uno dei principali medici promotori di questa cura, il prof. Didier Raoult.

Per dimostrare che Aifa non abbia di fatto impedito ai medici di base di somministrare il farmaco ai loro pazienti, si sostiene, nell’estratto dell’articolo citato, che essa avrebbe “concesso” la prescrizione del farmaco ai pazienti che non necessitano l’ospedalizzazione.

In realtà, andando a verificare i fatti nel dettaglio, si scopre che è esattamente l’opposto.
Aifa si è opposta fino all’ultimo alla somministrazione off-label del farmaco richiesta dai medici di base, ricorrendo più volte in appello, fin quando la definitiva sentenza del Consiglio di Stato non ha “imposto” ad Aifa di “consentire anziché di vietare la cura a fronte di una non rinviabile necessità terapeutica”.

Dall'ordinanza del Consiglio di Stato emessa in data 11/12/2020, leggiamo:

1. 8. «AIFA, con la nota del 26 maggio 2020 […], ha […] disposto dopo pochi mesi la sospensione dell’autorizzazione all’utilizzo off label dell’idrossiclorochina […] per il trattamento del SARS-CoV-2, se non nell’ambito di studi clinici controllati, e la sua esclusione dalla rimborsabilità a carico del Servizio sanitario nazionale.»
2. «Gli appellanti, nella loro qualità di medici che avevano sino a quel momento prescritto l’idrossiclorochina ai pazienti, hanno proposto ricorso contro la nota di AIFA»
2. 1. «Essi hanno in sintesi sostenuto che l’idrossiclorochina, sulla base di studi clinici pubblicati su riviste internazionali accreditate, sarebbe efficace nella lotta contro il virus»
2. 2. «Nel primo grado del giudizio avanti al Tribunale si sono costituiti il Ministero della Salute e AIFA stessa, che si sono opposti entrambi all’accoglimento del ricorso»

Dopo altri quattro ricorsi e appelli da parte dei medici e di Aifa, il Consiglio di Stato analizza le motivazioni addotte dall’Agenzia del Farmaco contro il ricorso dei medici.

7. 1. «Occorre subito confutare il rilievo difensivo di AIFA […] secondo cui il ricorso sarebbe inammissibile […] perché essa, con le note del 26 maggio 2020 e del 22 luglio 2020, avrebbe solo proibito il rimborso del farmaco […] ma non avrebbe vietato ai medici di prescriverlo off label, sotto propria responsabilità, ai pazienti che vi acconsentano»
7. 2. «Il Collegio […] deve pur rilevare, al contrario di quanto AIFA sostiene, che con la nota del 22 luglio 2020 AIFA, senza fare alcun riferimento al regime della rimborsabilità […], ha voluto solo confermare […], la sospensione dell’autorizzazione all’utilizzo off label del farmaco al di fuori degli studi clinici randomizzati controllati.»
7. 3. «A torto AIFA sostiene dunque che con le due note impugnate essa non ha inteso limitare la libertà prescrittiva del medico»
7. 4. «AIFA […] nella stessa scheda sull’idrossiclorochina […] già citata e aggiornata al 25 novembre 2020, ha di recente ribadito […] che «l’utilizzo nei pazienti a domicilio […] può essere consentito solo nell’ambito di studi clinici randomizzati controllati», ciò che elimina ogni dubbio, laddove vi fosse, sul fatto che in forza di tali determinazioni, per come sono state percepite e interpretate da tutti gli operatori sanitari […], [non sarebbe più stato possibile, ndr.] l’inizio di nuovi trattamenti con altri pazienti, a meno che non si trattasse di sperimentazioni in studi clinici randomizzati»
8. 1. «Pecca perciò di astrattezza e non è decisivo l’ulteriore argomento di AIFA […], peraltro del tutto contraddittorio con l’obiezione, appena esaminata, di non aver mai voluto vietare ai medici la prescrizione off label del farmaco […] secondo cui le decisioni da essa assunte […] troverebbero la loro ragione fondante nelle migliori evidenze scientifiche disponibili e, dunque, nell’ottica della maggior garanzia di sicurezza per i pazienti […] sicché tali decisioni, frutto di discrezionalità tecnica nella sua massima espressione, non sarebbero sindacabili, tantomeno in una fase cautelare del giudizio […] sul quale essa non intende accettare il contraddittorio.»

Il Consiglio aggiunge inoltre, in merito alla tipologia di evidenze necessarie e sufficienti all’autorizzazione del farmaco:

14. «La difficoltà di condurre studi randomizzati controllati su pazienti a domicilio nell’attuale fase di emergenza epidemiologica, la pressione crescente sulle strutture sanitarie […], lo stesso dibattito interno alla comunità scientifica sulle metodologie e sui risultati degli studi condotti sull’uso dell’idrossiclorochina, come nel caso, ben noto anche alle cronache, dello studio pubblicato sulla prestigiosa rivista The Lancet e poi ritirato dai suoi autori […] rendono difficile l’acquisizione di evidenze […] in termini di migliori prove di efficacia clinica, sull’utilizzo del farmaco nei tempi rapidi imposti dalla gravità della situazione.»
14. 2. «Complessivamente […] le meta-analisi sin qui condotte e puntualmente indicate da AIFA […] forniscono evidenze non decisive»
14. 3. «Molti dei dati delle ultime ricerche sull’attività di contrasto alla malattia svolta dall’idrossiclorochina sembrerebbero, peraltro, deporre a favore di un meccanismo immunomodulatorio-antiinfiammatorio della sostanza e, cioè, della capacità di ridurre la produzione delle citochine infiammatorie (c.d. tempesta citochinica)»
14. 5. «gli appellanti citano nella loro relazione di consulenza […] diversi studi randomizzati controllati, condotti su coorti più ristrette di pazienti non ospedalizzati, e numerosi studi osservazionali, in particolare retrospettivi, che dimostrerebbero l’efficacia curativa del farmaco in una fase non avanzata dalla malattia, nonché un’esperienza clinica raccolta “sul campo” nei mesi precedenti (prima del divieto) da parte di molti medici, che avrebbero constatato l’efficacia della terapia con l’idrossiclorochina, a basso dosaggio e per pochi giorni, associata o meno all’azitromicina.»

Il Consiglio evidenzia poi l’ovvia e naturale predominanza della necessità di curare i bisognosi di fronte alla prudenza, quanto mai artificiosa, di voler acquisire le più adamantine delle prove.

15. «questo Consiglio ha il dovere di rilevare che la perdurante incertezza circa la sua efficacia terapeutica, ammessa dalla stessa AIFA a giustificazione dell’ulteriore valutazione in studi clinici randomizzati, non è ragione sufficiente sul piano giuridico a giustificare l’irragionevole sospensione del suo utilizzo sul territorio nazionale da parte dei medici curanti in base ad una conclusione (la totale definitiva inefficacia del farmaco sotto ogni aspetto, anche immunomodulatorio) che, allo stato delle conoscenze e della ricerche tuttora parziali e provvisorie, sembra radicale e prematura già a livello scientifico.»
16. «in presenza di dati e visioni mediche diverse o addirittura contrastanti, l’inibizione temporanea e generalizzata del suo utilizzo nella pratica clinica, al di fuori di studi sperimentali, è una misura che non consente di verificare (e di fatto vanifica) l’eventuale immediata e anche tenue efficacia dell’idrossiclorochina sui pazienti paucisintomatici se non in tempi, per quanto necessari alla ricerca, molto lunghi e comunque non proporzionati alla necessità impellente di cura nell’attuale fase, rinviandone l’utilizzo ad un momento in cui, cioè, la necessità di sperimentarne l’efficacia sarà venuta meno»
17. «L’applicazione dei principi propri dell’evidence based medicine di fronte ad un quadro emergenziale che non consente di acquisire evidenze sperimentali certe e rapide di studi randomizzati e controllati […] conduce al paradosso di negare una qualsiasi possibilità di sperimentare in concreto la cura proprio quando maggiore, e urgente, ne è la necessità per questa classe di pazienti, così da evitare la loro ospedalizzazione e, nei casi più gravi o in quadri di comorbilità, la morte.»
17. 1. «L’applicazione pur doverosa e rigorosa di questo metodo scientifico, in una forma, per così dire, estrema, non può essere cieca e deve misurarsi, oltre che con il dato immediato della preziosa esperienza clinica degli scorsi mesi, con l’emergenza della situazione epidemiologica, senza condurre nel caso di specie ad un esito manifestamente irragionevole e sproporzionato […], e cioè la negazione di ogni possibile cura, in assenza di altra valida alternativa terapeutica domiciliare, anche di una possibile terapia in grado di esercitare, se non una diretta […] azione antivirale, quantomeno un benefico o persino tenue meccanismo immunomodulatorio-antiinfiammatorio e di arrestare così dal principio […] il decorso a volte fatale della malattia.»

La cura, puntualizza il Consiglio con vivida saggezza, non è un “valore metafisico e lontano dal paziente”, che egli non può comprendere e far proprio, non è un “principio autoritativo”, un’entità astratta, oggettivata, misteriosa o sacra, calata o imposta dall’alto o dall’esterno, che ciò avvenga ad opera del medico, dotato di un “elevato e inaccessibile sapere specialistico”, o della struttura sanitaria nel suo complesso. 

18. «ma deve essere costruita per la persona e con la persona, nel rispetto della dignità umana che costituisce il valore fondante del nostro ordinamento […] in questa prospettiva si deve rilevare che la stessa adozione di un modello scientifico […] non è un fine a se stesso, ma deve garantire la cura della singola persona, in sé e per sé considerata, che è il centro e il fine ultimo del rapporto terapeutico.»

Dopo di che il Consiglio smonta anche l’argomentazione del rapporto rischi/benefici a fondamento del divieto d’introduzione del farmaco.

19. «Quanto al […] la sicurezza della cura, la stessa AIFA riconosce che i dati degli studi clinici randomizzati più recenti non sembrano confermare il maggiore rischio di gravi tossicità, soprattutto cardiologiche, riscontrate nei primi studi osservazionali e in nessun caso si è evidenziato un eccesso di mortalità»
19. 1. «Diversi studi randomizzati controllati hanno evidenziato la sicurezza di impiego dell’HCQ sia in terapie prolungate che in cicli terapeutici brevi (5-7 giorni) con dosi non eccessivamente elevate, anche di 200 mg per 2 volte al giorno»
20. «Il breve quadro sin qui descritto circa l’efficacia e la sicurezza della terapia dimostra, pur nella sommaria delibazione consentita in fase cautelare, che il rapporto tra benefici/rischi, sulla base delle conoscenze scientifiche attuali […], non è ragionevolmente tale da precludere l’utilizzo off label dell’idrossiclorochina e la prescrizione del medico curante, sotto sua precisa responsabilità, nella cura domiciliare dell’infezione da SARS-CoV- 2»
22. 1. «Emerge infatti […] la irragionevolezza e l’illogicità del divieto imposto dall’AIFA all’utilizzo dell’idrossiclorochina nella misura in cui esso, da un lato, sacrifica a priori in modo non giustificato e non proporzionato, in assenza di plausibili ragioni scientifiche fondative della scelta amministrativa, l’autonomia decisionale del medico, sancita dal citato art. 3 (nonché desumibile, come si dirà, dagli artt. 9 e 33 Cost.), e dall’altro limita il diritto alla salute di cui all’art. 32 Cost. […] sospendendo l’utilizzo di una possibile alternativa terapeutica per il singolo paziente che ne reclami la somministrazione»
22. 2. «Proprio il dovere di solidarietà (art. 2 e 32 Cost.), fondamento vero di un Servizio sanitario nazionale di ispirazione universalistica come quello italiano […] impone in una situazione epidemiologica tanto grave non già di vietare, ma di consentire, dietro indispensabile prescrizione medica, l’utilizzo di una terapia che possa avere una pur minima efficacia terapeutica, in condizioni di sicurezza, fino alla eventuale attendibile prova contraria della sua inefficacia»
22. 3. «Nel dubbio circa l’efficacia della terapia, e acclarata la sicurezza di essa almeno per moltissimi pazienti, lo Stato sociale di diritto, prima ancora della stessa deontologia, non vieta, ma richiede alla scienza medica di curare anziché astenersi dal curare i cittadini»

In conclusione il Consiglio di Stato delibera.

23. 6. «Questo Consiglio ritiene dunque, […] che al singolo medico debbano essere restituite, in assenza di valide inoppugnabili ragioni scientifiche che lo impediscano, tutta l’autonomia e la responsabilità che l’ordinamento gli riconosce nella prescrizione e nel controllo dell’utilizzo off label dell’idrossiclorochina»
24. «Sul piano del pregiudizio grave e irreparabile, infine, questo Consiglio di Stato deve rilevare che la somministrazione della cura in assenza di altre precoci ed efficaci terapie domiciliari costituisce […] un imperativo […] che impone allo Stato e ad AIFA stessa di consentire anziché di vietare la cura a fronte di una non rinviabile necessità terapeutica, pur nel dubbio circa l’efficacia di questa e nell’attesa di più precisi studi clinici randomizzati controllati»

www.quotidianosanita.it/allegati/allegato7506782.pdf

A ulteriore testimonianza della volontà ferrea di negare le cure ai malati da parte di Aifa e del Ministero, c’è il fatto che tutt’ora l’Aifa, nonostante questa sentenza definitiva, “non raccomanda l'utilizzo di idrossiclorochina nei pazienti con COVID-19 in ospedale”, riportato all’interno delle schede informative aggiornate sui farmaci utilizzati per emergenza COVID-19.
Per giunta: “Aifa non ritiene utile ne opportuno autorizzare nuovi studi clinici nei pazienti ricoverati”.
www.aifa.gov.it/documents/20142/1123276/...ate05_22.12.2020.pdf

E anche dalle linee guida del Ministero attualmente in vigore lèggiamo di: “non utilizzare idrossiclorochina”.
www.aslroma1.it/uploads/files/35_44_MinS...onSARS-CoV-2_agg.pdf

Ma se tutto questo non dovesse bastare a smentire l’affermazione di Open secondo cui l’Aifa ha concesso la prescrizione del farmaco, a smentire Open c’è lo stesso Open.
Nello stesso articolo di Open, linkato proprio alla parola “concesso”, leggiamo:
“Di fatto, l’Agenzia Italiana del Farmaco aveva vietato l’utilizzo off label dell’idrossiclorochina nei pazienti Covid19 al di fuori degli studi clinici”.
www.open.online/2020/12/11/coronavirus-c...a-idrossiclorochina/

Poco sotto si cita poi una meta-analisi (cioè una analisi statistica di studi veri e propri) di 28 studi scientifici selezionati su un totale di 146, secondo cui l’idrossiclorochina non solo non funziona, ma incrementa anche la mortalità. “Confermando”, scrive Open, “quanto già sapevamo”.

Tuttavia, approfondendo la ricerca, si scopre che sono gli stessi autori della suddetta meta-analisi ad evidenziarne le “diverse limitazioni”:

“Il nostro approccio in tempo reale differisce dalle tradizionali revisioni sistematiche”, “Ci siamo concentrati sulla raccolta di informazioni non pubblicate”, “Non abbiamo revisionato i singoli studi, né abbiamo stratificato i risultati in base alle caratteristiche dei pazienti”, “Le analisi esplorative dei sottogruppi non hanno supportato l'ipotesi che la cecità/uso del placebo fosse associato all'effetto osservato”, “la maggior parte dei trial potenzialmente eleggibili non erano disponibili”, ma soprattutto “i trial che arruolano pazienti con malattia da lieve a moderata comprendono una minoranza della dimensione finale del campione”.
www.nature.com/articles/s41467-021-22446-z

Quindi, così come per lo studio RECOVERY già dibattuto nel video, anche in questa analisi statistica vengono predisposti solo gli scenari peggiori per l’esito del test, ovvero quelli che prevedono la somministrazione a pazienti già in avanzata fase della malattia.

Mentre l'idrossiclorochina, come testimoniato da tutti i medici che l’hanno utilizzata, è efficace nelle prime fasi della malattia, alla comparsa dei sintomi.

Dalle dichiarazioni dei ricercatori dell'Henry Ford Health System del Michigan:
“Quello che pensiamo sia stato importante nel nostro [studio] è che i pazienti sono stati trattati precocemente. Perché l'idrossiclorochina abbia un beneficio, la somministrazione deve iniziare prima che i pazienti comincino a soffrire di alcune delle gravi reazioni immunitarie che i pazienti possono avere con il COVID”.
www.foxnews.com/politics/hydroxychloroqu...ve-coronavirus-study

Dalle dichiarazioni dei medici dell'ospedale Sant'Orsola di Bologna:
“Con 5 giorni di trattamento, in una fase precoce della malattia, è efficace”.

Valutiamo inoltre degno di menzione il fatto che all’interno del suo stesso articolo, di cui Open qui cita tre versetti, lo studio del Lancet (“Clorochina o idrossiclorochina per COVID-19: perché potrebbero essere pericolosi?”) che avrebbe dovuto “dimostrare gravi rischi” associati all’uso dell’idrossiclorochina, ma che venne poi ritirato dai medesimi autori per “inattendibilità dei dati”, diventa invece nell’articolo di Open: uno studio ritratto dal Lancet che dell’idrossiclorochina avrebbe dovuto “dimostrarne l’efficacia”.
“ma continuano a esserci guru che sostengono l’esistenza di un complotto per tenerci nascosti i suoi promettenti effetti antivirali” conclude l’autore di Open.
www.open.online/2021/04/18/coronavirus-i...-mortalita-piu-alta/

Infine, per tentare velleitariamente di screditare, se non i suoi studi clinici (che hanno dimostrato l’efficacia dell’idrossiclorochina), almeno la figura privata del dott. Didier Raoult, l’autore di Open ci consiglia “la lettura di due analisi” rispettivamente del New York Times Magazine e del Guardian, che a detta sua metterebbero “a nudo” l’infettivologo, microbiologo, professore di malattie infettive presso l'Università di Aix-Marseille, con indice di credibilità scientifica pari 192, tra i 99 microbiologi più citati al mondo e tra i 400 autori più citati in biomedicina.

L’autore di Open in pratica ci sta chiedendo di produrre al posto suo le prove di immoralità e disonestà che dovrebbero essere contenute, forse, in questi due articoli, e nel caso confutarle.
Non ci sottriamo.

Riguardo all’articolo del New York Times Magazine “Era una star della scienza. Poi ha promosso una cura discutibile per il Covid-19.”, datato 12 maggio 2020:

Per il 90% è un mero riepilogo cronachistico della carriera di Didier Raoult, definito “un iconoclasta con i capelli buffi”, e dove lo scetticismo metodologico viene interpretato come mania da ribelle e l’ambizione professionale come sete di potere.

E dopo varie supposizioni personali e commenti di detrattori anonimi si giunge alla critica di Elisabeth Bik, consulente scientifica che ha incominciato a puntare i lavori del dott. Raoult, e del suo istituto, poche settimane dopo che questi pubblicasse lo studio sull’idrossiclorochina (20 marzo 2020).

Le obiezioni della Bik, pubblicate sul suo blog a fine marzo 2020, affermano sostanzialmente che:
Lo studio è stato avviato senza l’approvazione di un comitato etico.
L’età non era conforme allo studio in tre dei soggetti.
I pazienti sono stati prelevati anche da altri ospedali.
Sei pazienti non sono stati inclusi nello studio perché persi nel follow-up.
Due giorni dopo la fine del test uno dei pazienti guariti risultò di nuovo portatore del virus.

Bik dice di aver segnalato alcuni problemi di immagini nella ricerca a PubPeer, un forum online di feedback sugli articoli scientifici. Quando un articolo viene segnalato come problematico su PubPeer, gli autori vengono automaticamente avvisati. I ricercatori dell'Istituto di Marsiglia, dove lavora Raoult, “devono passare una quantità folle di tempo a rispondere alle notifiche di PubPeer e alle domande degli editori”, ha dichiarato l'avvocato di Raoult, Brice Grazzini, accusando la Bik di molestie. Grazzini ha anche aggiunto che la Bik si è offerta di smettere di criticare gli studi dell'Istituto di Marsiglia se l'istituto l'avesse pagata, cosa che secondo l’avvocato costituisce un tentativo di estorsione. Bik ha risposto di aver menzionato sarcasticamente un’altra circostanza. Di fronte alla richiesta di dichiarare eventuali legami con aziende farmaceutiche e spiegare chi l'avesse pagata per tale lavoro, lei ha risposto segnalando il suo account Patreon e che accetta commissioni da parte di università ed editori scientifici per indagare su immagini sospette. 
www.sciencemag.org/news/2021/05/scientis...at-after-challenging

La Bik è poi riuscita a raccogliere online circa 1000 adesioni tra non meglio noti ricercatori, per una lettera aperta di supporto nei confronti delle accuse ricevute.

Raoult infine commenta il clamore mediatico generato dalla vicenda: “Onestamente, non potevo immaginare che avrebbe scatenato una frenesia come questa […] Quando racconti la storia, è estremamente semplice, no? È soggetto, verbo, complemento: rilevi una malattia; c'è un farmaco che costa poco, della cui sicurezza sappiamo tutto perché ci sono due miliardi di persone che lo prendono; lo prescriviamo, e cambia ciò che cambia.”

www.nytimes.com/2020/05/12/magazine/didi...roxychloroquine.html

Riguardo all’articolo del Guardian: “Professore francese affronta una causa disciplinare riguardo affermazioni sull’idrossiclorochina”, datato 12 novembre 2020.

Il minuto articolo, quasi un lancio d’agenzia da una trentina di righe, ribatte soltanto luoghi comuni e falsi miti già ampiamente sfatati.

Si asserisce che nessuno studio clinico avrebbe ancora appoggiato l'idrossiclorochina, si sostiene che essa causerebbe gravi effetti collaterali, si riportano opinioni volatili per cui lo storico farmaco sarebbe peggiore di nessun trattamento, si cita lo studio Recovery per cui l’idrossiclorochina non ridurrebbe la mortalità.

E infine si conclude riportando la notizia che, a causa di un esposto della società francese di malattie infettive (SPILF), arrivata di nuovo poco dopo la pubblicazione dei suoi risultati sull’idrossiclorochina, il dott. Raoult dovrà sostenere un’udienza disciplinare davanti dell’ordine dei medici.

Null’altro viene aggiunto in merito al lavoro o al comportamento del medico marsigliese, e di certo non viene messo a nudo.

www.theguardian.com/science/2021/may/22/...oxychloroquine-study

Al termine della lettura delle “analisi” consigliate da Open per comprendere meglio il profilo del prof. Raoult, rileviamo che essi appaiono più come banali hatchet jobs (dal inglese “lavori d’accetta”), che nel gergo giornalistico indicano proprio quei disonesti trattamenti di stampa volti a distruggere la credibilità di una persona rappresentandola in maniera altamente sfavorevole e parziale.

Non possiamo poi ignorare le curiose tempistiche di questi attacchi alla persona mai giunti prima, che, a distanza di pochi mesi o settimane dalla pubblicazione delle sue ricerche a favore dell’idrossiclorochina, fanno sorgere più che fondati sospetti.

Gli autori di Open menzionano poi ancora una volta i loro “colleghi di Snopes”, i quali nel loro articolo scrivono che dall’idrossiclorochina emergerebbero anche “effetti collaterali considerevoli”. 
A parte scriverlo però, i colleghi fact-checkers, non forniscono link o riferimenti a supporto.

A chiosa finale del capitolo sull’idrossiclorochina e di questo stentato screditamento, si cita il giornalista di Bloomberg, Leonid Schneider, che “allude” a “presunte” manipolazioni dei dati da parte di Didier Raoult.

Sulle presunte allusioni, sommessamente, ci permettiamo di sorvolare.





Conclusioni:




[non terminato]

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3 Anni 4 Mesi fa #43833 da JProctor
Risposta da JProctor al topic Debunking Puente
Qualcuno sa se lo studio Tsunami sul plasma citato da Mazzucco nel video e linkato da Open nel suo articolo sia stato effettivamente concluso?

Open afferma si sia concluso, ma la pagina dello studio non riporta i risultati e un disclaimer ne dichiara la sospensione.

“Nessun risultato è stato pubblicato su ClinicalTrials.gov per questo studio”

“Lo studio è stato sospeso perché il promotore è stato sostituito e un nuovo studio sul plasma convalescente promosso dall'AIFA è stato avviato in Italia”.

clinicaltrials.gov/ct2/show/results/NCT04393727

Eppure il quotidianosanità (8 aprile 2020) riporta che: 
"Si è conclusa l’analisi dei dati dello studio clinico randomizzato e controllato chiamato TSUNAMI"

E ne riporta anche dei contenuti: "necessità di ventilazione meccanica invasiva, definita da un rapporto tra PaO2/FiO2 < 150", "rapporto PaO2/FiO2 ≥ 300 all’arruolamento), è emerso un segnale a favore".

www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmac...hp?articolo_id=94400

Dove hanno preso questi dati?
Link ad uno studio non ce ne sono, ma io prima di accusare di falso il quotidianosanità ci penserei un attimo.

Anche il comunicato stampa dell'Aifa (sempre 8 aprile 2020) riporta che: "Si è conclusa l’analisi dei dati dello studio clinico randomizzato e controllato chiamato TSUNAMI"

E riporta lo stesso identico testo copiato parola per parola.

www.aifa.gov.it/it/-/covid-19-studio-tsu...respiratorio-o-morte

Questo vuol dire che il quotidianosanità ha solo ritrasmesso pedissequamente il comunicato stampa Aifa.

Ma Aifa quei dati dove li ha presi?

La fonte prima di quei dati è davvero solo il comunicato stampa?

Perché se è così è fantastico.

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3 Anni 4 Mesi fa #43834 da Sertes
Risposta da Sertes al topic Debunking Puente
Io ho trovato nel sito Centro Nazionale Sangue la pagina che dice sostanzialmente le stesse cose

www.centronazionalesangue.it/covid-19-pu...ma-da-convalescente/

Altri siti rimandano al Centro Nazionale Sangue trattandolo come fonte primaria al pari di AIFA

- - -

Comunque gran bel lavoro, forse pure troppo accurato per il livello di questo personaggetto e del sito di infima categoria per cui scrive

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3 Anni 4 Mesi fa #43836 da JProctor
Risposta da JProctor al topic Debunking Puente
Capito, quindi è davvero solo il comunicato stampa dell'Aifa la fonte ultima dell'affermazione: "lo studio TSUNAMI non ha evidenziato un beneficio del plasma".
Assolutamente nulla di scientifico.

 Comunque gran bel lavoro, forse pure troppo accurato per il livello di questo personaggetto e del sito di infima categoria per cui scrive


Almeno una volta questo lavoro andava fatto, per esporre chiaramente la mole di merda nascosta tra le righe dei loro articoli (prima era solo un'opinione eludibile).
Questa secondo me era l'occasione migliore. Così il video sulle cure proibite nel web rimane sprovvisto di stigma. Ed è un gran problema per loro, perchè ora giornalisti, opinionisti e telebeti a cui venisse segnalato non avrebbero più d'un tratto neanche la foglia di fico da poter sventolare per chiudere il discorso.
Tutto il lavoro svolto da Puente e Pili diventa imporovvisamente un ammasso di parole inutili e senza senso, che nessuno potrà più linkare, sopratutto loro stessi, i più autoreferenziali.

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3 Anni 4 Mesi fa #43838 da JProctor
Risposta da JProctor al topic Debunking Puente
Mi servirebbe una fonte con cui sostituire questa sull'inefficacia o controproducenza dei lockdown:
www.romait.it/covid-19-gli-studi-adesso-...uisce-i-contagi.html

Non è così autorevole e sopratutto scientifica.

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3 Anni 4 Mesi fa #43839 da Jimmy95
Risposta da Jimmy95 al topic Debunking Puente
#jproctor
Scusa ma alla fine non c'è stato un altro processo in cui il Consiglio di Stato ha bocciato l'ordinanza del Tar del Lazio e ha confermato il protocollo del Ministero della Salute? Come si coordinano l'ordinanza del Consiglio di Stato dell' 11/12/2020 che permetteva l'utilizzo dell' idrossiclorochina con la sentenza dello stesso Consiglio (mi pare del marzo 2021) che ha dato ragione ad Aifa e Ministero sul protocollo?
Comunque ti faccio anch'io i complimenti per il gran lavoro che hai fatto.

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3 Anni 4 Mesi fa #43842 da JProctor
Risposta da JProctor al topic Debunking Puente
@Jimmy95
Sono due ordinanze su temi diversi.
Quella dell’11 dicembre 2020 riguardava l’idrossiclorochina, ed ha revocato il suo divieto off-label da parte di Aifa.
Quella del 26 aprile 2021 (non marzo) riguardava invece le linee guida sulle cure a domicilio, ed ha ribaltato la decisione del TAR (9 marzo 2021) di sospenderle.

Se aggiungevo questi fatti, troppo collaterali, sarebbe venuto fuori una bibbia (più di quel che già è).

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3 Anni 4 Mesi fa #43843 da Jimmy95
Risposta da Jimmy95 al topic Debunking Puente
Quindi dopo l'ordinanza del Consiglio di Stato dell'11 dicembre 2020 l'Aifa ha concesso l'utilizzo dell'idrossiclorochina su pazienti con sintomi lievi, giusto?Così mi pare che c'è scritto nella circolare Aifa del 22 dicembre

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3 Anni 4 Mesi fa #43845 da JProctor
Risposta da JProctor al topic Debunking Puente
@Jimmy95
Io l'ho riportata la scheda informativa Aifa aggiornata al 22 dicembre, nel capitolo.
Vai a vedere se c'è scritto "concesso" o se invece c'è scritto "non raccomanda" e "non ritiene utile nè opportuno".

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3 Anni 4 Mesi fa #43847 da Jimmy95
Risposta da Jimmy95 al topic Debunking Puente
C'è scritto che non raccomanda l'utilizzo dell'idrossiclorochina neanche per i pazienti a domicilio però più in basso, alla voce " Chi può prescrivere il medicinale" (non ricordo le parole esatte ma è un paio di riquadri più in basso) c'è scritto che il medico può prescriverla per i pazienti a domicilio però se ne assume la responsabilità e sarà necessario il consenso informato del paziente. Quindi tecnicamente pur non raccomandandola ne permettevano comunque la prescrizione seppur previo consenso del paziente e sotto la responsabilità del medico. Il farmaco inoltre non sarebbe stato neanche rimborsabile. Certo, sicuramente tutte queste incombenze, oltre al fatto che non era raccomandata, non avranno di certo invogliato i medici a prescriverla.

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3 Anni 4 Mesi fa - 3 Anni 4 Mesi fa #43859 da CharlieMike
Risposta da CharlieMike al topic Debunking Puente

c'è scritto che il medico può prescriverla per i pazienti a domicilio però se ne assume la responsabilità e sarà necessario il consenso informato del paziente.

È un modo per disincentivare l'uso.
In pratica hanno detto ai medici:
"Se la usi e succede qualcosa al paziente sono tutti c****i tuoi." e siccome dare la colpa alla idrossiclorochina anche per una semplice indigestione è un attimo (anche se non c'è correlazione), i medici ci pensano due volte.


Vulgus vult decipi, ergo decipiatur.
Ultima Modifica 3 Anni 4 Mesi fa da CharlieMike.

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3 Anni 4 Mesi fa #43860 da JProctor
Risposta da JProctor al topic Debunking Puente
Stesura finale dell'Incipit mancante:

Open presenta l’autore del video criticato, Massimo Mazzucco, come un noto fotografo «vicino agli ambienti complottisti».

Non si comprende innanzitutto la necessità di tale perifrasi. Se lo scopo di questo ismo è estremizzare e caricaturare chi i complotti si limita a non escluderli sempre a priori come distintiva forma mentis, allora tanto vale chiamarlo direttamente complottista. Ricordiamo infatti che il termine esatto per descrivere chi vede scopi nascosti dietro ogni avvenimento della vita pubblica è quello di dietrologo, ma ciò lascerebbe sprovvista l’ipotesi criminale del complotto di un adeguato stigma con cui preconcettualmente delegittimarla. Chiedetevi come sarebbe se invece un tale stigma venisse applicato ad altre ipotesi criminali come il furto, la corruzione o l’omicidio, attraverso la coniazione di neologismi come furtismo, corruttismo o omicidismo. Chiedetevi quali danni provocherebbe se un tale stigma venisse applicato alla mafia.

Subito dopo arriva la miscellanea di argomenti compositi, «dai negazionisti degli allunaggi a chi vorrebbe curare il cancro col bicarbonato», interpolati nella presentazione al solo scopo di gettare discredito sulla persona, prima che possa esporre le sue argomentazioni (cfr. avvelenamento del pozzo).

Si diffama poi l’autore del video, insinuando che i suoi sforzi per informare il pubblico sarebbero in realtà mirati a «suggestionarlo».

Open poi si beffa del video affermando che in esso verrebbero elencati «tutti gli studi» che bocciano i «presunti rimedi» come prove di un «complotto delle case farmaceutiche».

In realtà, gli unici studi menzionati nel video e contrastanti le cure presentate sono solo tre: lo studio Recovery, lo studio Tsunami e lo studio del Lancet. Lo studio Recovery è stato analizzato nel video, lo studio Tsunami non è mai stato completato e lo studio del Lancet è stato ritirato dagli autori per dati fraudolenti.

Mazzucco inoltre, secondo Open, ignorerebbe «tutti gli eventuali interessi economici» dei promotori di queste cure.

A onor del vero non sono state compiute molte indagini giornalistiche sugli eventuali interessi economici dietro alla vitamina C, la lattoferrina o il plasma sanguigno (potrebbe essere un complotto dei promotori delle cure, noi non lo escludiamo), ma sono invece ben noti da tempo i profitti miliardari che mietono ogni trimestre dall’inizio della pandemia le case farmaceutiche, grazie agli acquisti obbligati dei loro vaccini da parte degli stati.

Open infine fa la predica a Mazzucco, accusandolo di aver analizzato degli studi «sulla base degli abstract» o delle loro presentazioni «sui quotidiani».

Vedremo nel corso dell’analisi in quante occasioni gli autori di Open stravolgeranno le stesse conclusioni degli studi proposti o citeranno articoli senza verificarne le informazioni, compresi i propri.

 

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3 Anni 4 Mesi fa - 3 Anni 4 Mesi fa #43861 da JProctor
Risposta da JProctor al topic Debunking Puente
Stesura finale dell'Analisi mancante:

Open afferma che il video riporterebbe «una serie di congetture» che «distorcono il senso delle fonti» le quali sarebbero per giunta «parziali».

Congetture, insinuazioni, manipolazioni e parzialità sono tutti elementi che abbiamo in abbondanza riscontrato all’interno dell’articolo di Open, insieme alle sue ininterrotte autocitazioni e menzogne stricto sensu.

Per Open il video non sarebbe altro che un «discorso da bar», ma compiuto ammette da una persona «distinta» e con «aplomb».

Open sembra disturbato del taglio schietto e accessibile che Mazzucco è riuscito a dare al suo video coniugando filo logico e fatti documentati. Penseremo noi ad abbassare il livello del dibattito a quello grettamente pedantesco di cui Open è familiare e dietro cui nasconde le sue sfacciate ipocrisie.

La chiave per decifrare il «gioco» dell’autore del video, ci rivela poi Open, si arguirebbe dal fatto che per lui il «protocollo di assistenza in casa», cioè tachipirina e vigile attesa, «sarebbe una perdita di tempo», mentre le «cure da lui elencate», dalle vitamine all’idrossiclorochina, «scongiurerebbero l’intasamento dei reparti di terapia intensiva».

Fatichiamo ancora a comprendere il "gioco" additato da Open dopo la sua descrizione.

Ultima Modifica 3 Anni 4 Mesi fa da JProctor.

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3 Anni 4 Mesi fa #43863 da Jimmy95
Risposta da Jimmy95 al topic Debunking Puente
#charliemike
Ho capito. Può aver influito anche il fatto che non fosse rimborsabile dal SSN? Magari perché in questo modo sarebbe stato più difficile procurarsela presso le farmacie perché queste ultime l'avrebbero ordinata meno di buon grado non avendo un credito verso il SSN?

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3 Anni 4 Mesi fa #43865 da JProctor
Risposta da JProctor al topic Debunking Puente
@Jimmy95

Jimmy, il punto è che non l'ha concessa, gliel'ha imposto il Consiglio di Stato.
Ci mancherebbe anche che avessero continuato a vietare ai medici di usarla dopo la sentenza definitiva. E' ovvio che obtorto collo devono scrivere che "su responsabilità del medico... ecc.", ma non l'hanno assolutamente concessa. L'hanno vietata fino all'ultimo ed ora che non possono più farlo titolano a caratteri cubitali che "non è raccomandata". Punto.
Non hanno concesso una mazza. Puente lo diceva nell'articolo, ed è stato debunkato.

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3 Anni 4 Mesi fa #43866 da Jimmy95
Risposta da Jimmy95 al topic Debunking Puente
#jproctor
Quindi dopo l'ordinanza dell'11 dicembre 2020 del Consiglio di Stato il medico di base poteva prescrivere l'idrossiclorochina per i pazienti a domicilio (cioè non ospedalizzati) e sotto la propria responsabilità, giusto?

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3 Anni 4 Mesi fa #43867 da JProctor
Risposta da JProctor al topic Debunking Puente
@Jimmy95

Dopo l'update del 22 dicembre di Aifa.
L'ordinanza del Consiglio di Stato dell'11 dicembre costringe Aifa ad autorizzare, e dopo Aifa autorizza i medici di base a prescrivere.

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3 Anni 4 Mesi fa - 3 Anni 4 Mesi fa #43868 da Jimmy95
Risposta da Jimmy95 al topic Debunking Puente
#jproctor
Ok, poi dopo cosa succede?
Te lo chiedo perché sto cercando di ricostruire con precisione la vicenda
Ultima Modifica 3 Anni 4 Mesi fa da Jimmy95.

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3 Anni 4 Mesi fa #43869 da JProctor
Risposta da JProctor al topic Debunking Puente
@Jimmy95

che tutt'ora i medici di base sono autorizzati a prescrivere idrossiclorochina su loro responsabilità, senza rimborsabilità, e dietro consenso esplicitato del paziente.

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3 Anni 4 Mesi fa - 3 Anni 4 Mesi fa #43871 da Jimmy95
Risposta da Jimmy95 al topic Debunking Puente
Ok. Quindi possono continuare a prescriverla nonostante le attuali linee guida del ministero (del 26/4/2021) consiglino di NON utilizzare idrossiclorochina, giusto?
www.trovanorme.salute.gov.it/norme/rende...arte=1%20&serie=null
È "solo" un consiglio, quindi?
Ultima Modifica 3 Anni 4 Mesi fa da Jimmy95.

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3 Anni 4 Mesi fa #43873 da JProctor
Risposta da JProctor al topic Debunking Puente
@Jimmy95
La sentenza del Consiglio di Stato si applica anche allo Stato:
24. «Sul piano del pregiudizio grave e irreparabile, infine, questo Consiglio di Stato deve rilevare che la somministrazione della cura in assenza di altre precoci ed efficaci terapie domiciliari costituisce […] un imperativo […] che impone allo Stato e ad AIFA stessa di consentire anziché di vietare la cura a fronte di una non rinviabile necessità terapeutica, pur nel dubbio circa l’efficacia di questa e nell’attesa di più precisi studi clinici randomizzati controllati»

Ma hai ragione, le linee guida del ministero aggiornate al 26 aprile 2021 e valide oggi non hanno preso visione di questo.
Certo, il ministero da solo non poteva vietare già prima ai medici di prescrivere alcun che.
Che ora ribadiscano che "non è raccomandato" poco cambia.
 

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