Debunking Puente

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3 Anni 5 Mesi fa - 3 Anni 5 Mesi fa #43747 da JProctor
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LATTOFERRINA:

La lattoferrina non è un antivirale … compare tra i supplementi e integratori anti-Covid del “Metodo Di Bella”, "MDB".
Il servizio del TG3 che evidenzia le proprietà anticorpali della lattoferrina … è basato su uno studio che avanza solo ipotesi (“Lactoferrin as Protective ... Infection and Inflammation”) … e auspica un futuro studio clinico in cui somministrare lattoferrina a pazienti lievemente sintomatici per prevenire il peggioramento della Sars … ma questi pazienti non finirebbero comunque in terapia intensiva (secondo me).


"Supplementi vitaminici o integratori alimentari, quali la lattoferrina, non sono antivirali" ci spiega Puente, con tono didascalico da esperto di fact-checking, immunologia e virologia.

Purtroppo ci tocca l'ingrato compito di dover correggere il mastro tuttologo di Open. La lattoferrina nella letteratura scientifica appare infatti essere un noto antivirale.

Dalla pagina dell'associazione di ricerca oncologica ARTOI, dedicata alla definizione e descrizione medica della Lattoferrina, traiamo che:
"Oltre alla sua capacità di legare il ferro, la lattoferrina esercita un’azione antibatterica e antivirale legandosi alla superficie dei microrganismi inibendo la loro adesione e il loro ingresso nelle cellule dell’ospite."

Dallo studio "Antiviral activities of lactoferrin" pubblicato il 3 settembre del 2001 sulla rivista Antiviral Research leggiamo:
"La lattoferrina mostra un'attività antivirale contro i virus a DNA e a RNA, tra cui il rotavirus, il virus respiratorio sinciziale, gli herpes virus e l'HIV. L'effetto antivirale della LF si riscontra nella fase iniziale dell'infezione. La lattoferrina impedisce l'ingresso del virus nella cellula ospite, sia bloccando i recettori cellulari, sia legandosi direttamente alle particelle del virus."

É stato inoltre dimostrato come la lattoferrina risulti efficace anche contro le infezioni virali da sindrome respiratoria acuta grave (SARS), andando a colpire le cellule NK, i granulociti e i macrofagi, e sopprimendo la replicazione del virus dopo che esso è penetrato nella cellula (Expression profile of immune response genes in patients with Severe Acute Respiratory Syndrome).

Nel servizio del TgR mostrato a inizio del capitolo sulla lattoferrina (forse Puente era un po' distratto), è la stessa dottoressa Elena Campione, ricercatrice di dermatologia dell'Università di Tor Vergata a spiegare chiaramente che: "questa lattoferrina viene studiata per le sue proprietà antivirali potentissime."

Persino da un articolo di un altro sito di fact-checking, "Facta", otteniamo la conferma della natura antivirale della lattoferrina.
Facta, a proposito proprio dello stesso servizio, sente il parere del dottor Luca Cassetta, immunologo e ricercatore dell’Università di Edimburgo, il quale conferma:
«La lattoferrina è una glicoproteina dalle note proprietà antibatteriche e antivirali, come riportato da numerosi studi scientifici.»

Puente cerca di associare la lattoferrina ad una etichetta denigratoria squalificante, il Metodo Di Bella, e se l'intenzione di trasformare questa, prima in un preconcetto, e poi in una macchietta stereotipata, non fosse parsa abbastanza chiara, vi aggiunge un acronimo da Social Network:
"compare tra i supplementi e integratori anti-Covid del “Metodo Di Bella”, "MDB"."

Puente prosegue dicendo:

"Il servizio del TG3 che evidenziava le proprietà della lattoferrina per potenziare il sistema immunitario si basa su uno studio in cui si avanzano solo ipotesi e si auspica un futuro studio clinico"

In realtà è sull'esperienza empirica dei guariti dopo la terapia con lattoferrina che si basano le proprietà della lattoferrina evidenziate dal servizio.
Dalle dichiarazioni della dottoressa Elena Campione:

"Abbiamo deciso di trattare i pazienti Covid positivi all'esordio della malattia, con sintomi gastro intestinali, tosse, cefalea, debolezza muscolare, e pazienti anche Covid positivi ma anìsintomatici. Incredibilmente dopo 10 giorni dalla terapia osservavamo una scomparsa di questi sintomi, e dopo 10-12 giorni ottenevamo la negativizzazione del tampone."
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3 Anni 5 Mesi fa - 3 Anni 5 Mesi fa #43755 da JProctor
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Ivermectina

Lo studio sull’ivermectina citato da Mazzucco è solo in vitro. Dal nostro articolo (autocitazioni): è un pre-proof in attesa di pubblicazione … svolto in vitro simulando un organismo … poi si passerà all’animale e poi all’uomo … quindi i risultati potrebbero differire.


Per tentare di smontare il capitolo sull’Ivermectina, gli autori di Open spendono poche righe in cui essenzialmente citano se stessi e sminuiscono uno studio in vitro che dimostra la capacità dell’ivermectina di eliminare il Covid-19 in 48 ore: 

“è stato condotto meramente in vitro”, “è un pre-proof, ossia un articolo in attesa di pubblicazione”, “I risultati potrebbero essere quindi diversi”.


Lo studio in questione è stato realizzato da un gruppo di ricercatori australiani, ed è stato pubblicato (a differenza di quanto sostenuto dall’articolo di Open) sulla rivista Antiviral Research nel giugno del 2020, come si può facilmente vedere dalla pagina della ricerca:  www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0166354220302011  
The FDA-approved drug ivermectin inhibits the replication of SARS-CoV-2 in vitro ("Il farmaco ivermectina approvato dalla FDA, inibisce la replicazione della SARS-CoV-2 in vitro"); Firmato da Leon Caly, Julian D. Druce, Mike G. Catton, David A. Jans, Kylie M. Wagstaff; Antiviral Research - Volume 178, June 2020

Il testo di Open, autocitato come fonte in questo articolo, risale al 4 aprile del 2020. Cioè due mesi prima che lo studio in discussione venisse definitivamente pubblicato.
Oltre a dare prova di colpevole negligenza nel pubblicare informazioni non aggiornate e false senza prima un fact-checking essenziale dei dati, Open in questo caso palesa i gravi limiti metodici, ancorché di mera etica giornalistica, del riciclare propri articoli datati per riutilizzarli come fonte in quelli nuovi.
Mentre nell’articolo viene dileggiato il fatto di utilizzare degli “screen” per poter mostrare sperimentazioni e ricerche nel video ("Riporta gli screen, ma non spiega perché", "Mazzucco può collezionare screen", "lo facevamo non limitandoci a degli screen"), lo screen datato dello studio in fase di pre-proof campeggia ancora nell’articolo scritto di Open, citato come riferimento delle informazioni errate:
www.open.online/wp-content/uploads/2020/...ro-ScienceDirect.jpg
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3 Anni 5 Mesi fa - 3 Anni 5 Mesi fa #43756 da JProctor
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Gli autori di Open ignorano poi a piè pari tutte le altre notizie e studi citati nel video che, oltre allo studio in vitro il cui sminuimento retorico non elimina i risultati, dimostrano l'efficacia e necessità capitale dell' Ivermectina per curare i pazienti che stanno morendo, anche prioritariamente agli studi randomizzati e in doppio cieco che richiederebbero tempi incompatibili con uno stato di emergenza.

Notizie.it: Coronavirus: antiparassitario ivermectina in vitro lo uccide in 48 ore: "l’antiparassitario o antielmintico ivermectina sperimentato in vitro, in sole 48 ore è stato in grado di ridurre di 5 mila volta l’infezione. Il che vale a dire che è riuscito ad annientarlo mostrando già una significativa riduzione dopo un giorno solo." - www.notizie.it/salute-benessere/2020/04/...sitario-ivermectina/

Il messaggero: Ivermectina efficace contro il Covid. Studio britannico: «Tassi sopravvivenza superiori all'83%»
"la ricerca effettuata dall'università di Liverpool ha dimostrato come il vermifugo sia associato a una riduzione dei livelli di infiammazione fino all'eliminazione del coronavirus, oltre a una riduzione della mortalità e della durata della degenza ospedaliera."
"I risultati degli studi analizzati a Liverpool - ed effettuati in Spagna, Argentina, Egitto, Iran, India, Bangladesh, Nigeria, Pakistan, Turchia, Argentina e Iraq - mostrano una riduzione del tempo fino all'eliminazione del virus, una riduzione della degenza ospedaliera, un tasso di recupero clinico superiore al 43% e tassi di sopravvivenza superiori all'83%. Tuttavia i ricercatori britannici sconsigliano di approvare l'uso di ivermectina fino a quando non saranno effettuati ulteriori studi. «L'efficacia deve essere convalidata in studi randomizzati più ampi prima che i risultati siano sufficienti per la revisione da parte delle autorità di regolamentazione»"
"In Brasile è sceso in campo addirittura il presidente Bolsonaro […] affinché «il trattamento precoce possa essere diffuso e adottato come un modo per ridurre il numero di ricoveri e di decessi» […] L'alternativa, di non utilizzarli, è considerata «inammissibile»"
www.ilmessaggero.it/salute/ricerca/iverm...io_2021-5717553.html

L'Espresso titola: Abbiamo un farmaco che può salvare delle vite ma in Italia lo usiamo per la cura della pelle
A denunciarlo è il dottor Zeno Bisoffi, direttore del Centro di Malattie Tropicali dell'Ospedale di Negrar, nel Veronese
espresso.repubblica.it/attualita/2017/01...r-la-pelle-1.292016/

TrialSiteNews: Czech Ministry of Health Officially Authorizes Temporary Use of Ivermectin Due to COVID-19 Crisis ("Il Ministero della Salute ceco autorizza ufficialmente l'uso temporaneo di Ivermectin a causa della crisi del COVID-19")
"Il Ministero della Salute ha emesso una legge basata sulla sua autorità legale per proteggere la salute pubblica nel contesto della attuale pandemia globale."

Dati del ministero della salute ceco, di fine aprile:
pbs.twimg.com/media/E0A1MwMWEAIE5as?format=png&name=900x900

EMA raccomanda di non utilizzare ivermectina per la prevenzione o il trattamento di COVID-19 al di fuori degli studi clinici
"Sono necessari ulteriori studi randomizzati e ben disegnati per trarre conclusioni in merito all'efficacia e alla sicurezza del medicinale nella prevenzione e nel trattamento di COVID-19."
www.aifa.gov.it/-/ema-raccomanda-di-non-...-degli-studi-clinici
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3 Anni 5 Mesi fa - 3 Anni 5 Mesi fa #43758 da JProctor
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QUERCITINA

Per la quercetina Mazzucco cita lo studio “Structural stability … experimental screening”. 
È un paper in cui si avanzano solo ipotesi … si progetta una sperimentazione in vitro … dallo studio: "procedura sperimentale in vitro".


Sul capitolo della quercetina gli autori di Open hanno soltanto da dire che lo studio che "Mazzucco cita" avanza solo ipotesi.

In realtà non è Mazzucco chi per primo aveva citato lo studio, ma il Consiglio Nazionale delle Ricerche.

Il quale sembra avere idee molto diverse dagli autori di Open, per quanto riguarda l'importanza da attribuire a questo studio e l' attendibilità da conferire alle sue ipotesi. Dal comunicato stampa del CNR del 03/09/2021, "La molecola di origine naturale che inibisce SARS-CoV-2", lèggiamo infatti:

"Uno studio internazionale cui partecipa l’Istituto di nanotecnologia del Cnr ha scoperto che la quercetina funge da inibitore specifico per il virus responsabile del Covid-19, mostrando un effetto destabilizzante sulla 3CLpro, una delle proteine fondamentali per la replicazione del virus. Lo studio è pubblicato sull'International journal of biological macromolecules."

www.cnr.it/it/comunicato-stampa/9620/la-...-inibisce-sars-cov-2

Studio: Structural stability of SARS-CoV-2 3CLpro and identification of quercetin as an inhibitor by experimental screening
www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0141813020339970

Approfondendo poi si ricava che, oltre a progettare uno studio in vitro, il risultato fondamentale dello studio è stato quello di identificare la quercitina come un inibitore della proteasi 3CLpro della SARS-CoV-2, tramite uno screening activity-based sperimentale.
"We report a biophysical characterization of the structural stability and the catalytic activity of 3CLpro from SARS-CoV-2, from which a suitable experimental in vitro molecular screening procedure has been designed. By screening of a small chemical library consisting of about 150 compounds, the natural product quercetin was identified as reasonably potent inhibitor of SARS-CoV-2 3CLpro (Ki ~ 7 μM)."
("Riportiamo una caratterizzazione biofisica della stabilità strutturale e dell'attività catalitica del 3CLpro di SARS-CoV-2, da cui è stata progettata una adatta procedura sperimentale di screening molecolare in vitro. Tramite lo screening di una piccola libreria chimica composta da circa 150 composti, il prodotto naturale quercetina è stato identificato come inibitore ragionevolmente potente del 3CLpro (Ki ~ 7 μM) di SARS-CoV-2.")

Adnkronos: Covid, "un composto naturale lo uccide": scoperta del Cnr
www.adnkronos.com/covid-un-composto-natu...ZQ5F7A6BPTe5bcgUdVIb

Il messaggero: Quercetina, la molecola naturale che uccide il virus. Cnr: «Così inibita la proteina chiave»
www.ilmessaggero.it/salute/ricerca/covid...re_2020-5440472.html

Ministro Speranza silenzio.

30/09, 3 settimane dopo, il ministero della sanità pubblica la nota:
"Non esistono, ad oggi, evidenze solide e incontrovertibili (ovvero derivanti da studi clinici controllati) di efficacia di supplementi vitaminici e integratori alimentari (ad esempio vitamine, inclusa vitamina D, lattoferrina, quercitina), il cui utilizzo per questa indicazione non è, quindi, raccomandato."
www.trovanorme.salute.gov.it/norme/rende...arte=1%20&serie=null

Non ci sono prove incontrovertibili, non si cercano prove incontrovertibili.
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3 Anni 5 Mesi fa #43761 da finzi78
Risposta da finzi78 al topic Debunking Puente
@ JProctor
Grazie per questo lavoro, credo sia molto utile. 
Sai se é previsto un video di risposta di MM al debunking di Puente? 

"A mezzanotte in punto i poliziotti fanno il loro solito lavoro,
metton le manette intorno ai polsi a quelli che ne sanno più di loro"

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3 Anni 5 Mesi fa #43767 da JProctor
Risposta da JProctor al topic Debunking Puente
@ finzi78
no

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3 Anni 5 Mesi fa #43768 da JProctor
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Adenosina 

Per spiegare il blocco della sperimentazione sull’adenosiana … sono sufficienti le spiegazioni dell’Aifa.
Sufficienti una volta assodato il concetto di rischi/benefici … e la presenza di terapie approvate ed efficaci.
Da spiegazione Aifa: rischio/beneficio non definibile … disponibilità di terapie efficaci … quindi studio non autorizzato.


Nel capitolo del video sull'Adenosina viene spiegato che questa è una sostanza prodotta dal nostro organismo, che blocca le infiammazioni acute, e stimola la riparazione dei danni ai tessuti. E vengono presentate le prove empiriche da cui è emersa la sua efficacia per guarire i pazienti affetti da Covid-19

Nel giugno del 2020, due dottori del Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria, Sebastiano Macheda e Pierpaolo Correale, hanno una intuizione geniale: far arrivare l'adenosina direttamente ai polmoni, nei malati di Covid, tramite una tecnica di aerosol.

-Grande Ospedale Metropolitano "Bianchi-Melacrino-Morelli": "Adenosina anti-Covid, Il Grande Ospedale Metropolitano di Reggio deposita il brevetto"-

"I risultati si sono visti sin dalle prime ore dalla somministrazione del trattamento: miglioramento delle condizioni generali dei pazienti, del livello di ossigenazione (indice di Horowitz) risalito a valori normali in 120 ore, tutto riscontrato e repertato radiologicamente. Ma ciò che più ha colpito, inaspettatamente, è stata la totale riduzione della carica virale, potremmo dire la scomparsa»."
www.ospedalerc.it/news/news/2020/06/05/a...ta-il-brevetto-3431/

Viene mostrata inoltre l'intervista del TGR a Pierpaolo Correale: 
Dott. Correale: "L'Adenosina è una sostanza prodotta dal nostro organismo, e normalmente ha il compito preciso di spegnere l'infiammazione e di indurre i processi di riparazione."
Giornalista: "Una molecola capace di spegnere l'infiammazione come un interruttore. Alla base di un'intuizione che potrebbe rivoluzionare l'approccio e la cura dei malati affetti da Covid-19, gli studi del Dott. Correale sull'immunoterapia oncologica. Intanto il trattamento sta dando ottimi risultati e nelle ultime settimane a Reggio la mortalità da Coronavirus è crollata.
Dott. Correale: "La terapia ovviamente è rivoluzionaria perché riduce i tempi di trattamento a 7 giorni (quindi la guarigione del paziente) e riduce la mortalità drammaticamente."
Giornalista: "13 dei 14 pazienti gravi sottoposti alla cura si sono totalmente ripresi."
Dott. Correale: "Dopo il trattamento con l'adenosina, in 13 su 14 il valore tornava nella norma e in tanti pazienti sottoposti alla tac all'inizio e dopo terapia abbiamo visto una riduzione dei segni infiammatori."
Giornalista: "Potenzialmente da Reggio Calabria viene una delle cure più risolutive per il Covid."
Dott. Correale: "Se si riproduce la Fase 3 penso che sarà così."


Ma la Fase 3, quella della sperimentazione, non è mai arrivata. Perché? 
Perché l'Aifa: «blocca la cura sperimentale con adenosina del Gom (Grande Ospedale Metropolitano)»
L'AIFA si dice «non favorevole in considerazione di un rapporto rischio/beneficio non definibile; si ritiene che a fronte dell’attuale disponibilità di alcune opzioni terapeutiche di provata efficacia lo studio proposto non possa essere autorizzato.»
www.nursetimes.org/aifa-blocca-la-cura-s...osina-del-gom/111625

Nel video viene evidenziata la natura doppiamente ridicola di tale risposta. 
Poiché non si comprende quali dovrebbero essere queste "opzioni terapeutiche di provata efficacia". 
«È dal primo giorno che ci dicono che "non ci sono cure valide". Ed ora di colpo ce ne sono addirittura tante che questa qui non serve più?»

La premessa di questa considerazione è confermata dal sito del Ministero della Salute, che nella sezione Fake News afferma: "Allo stato attuale non esistono terapie di comprovata efficacia contro Covid-19."
www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavir...a=italiano&tagId=914

Anche l'Aifa conferma "l’assenza di terapie di provata efficacia per COVID-19" all'interno delle schede informative sui "Farmaci utilizzabili per il trattamento della malattia COVID-19". Da cui si ricava inoltre che nessuno tra quelli elencati è raccomandato, a parte "eparina e corticosteroidi".
www.aifa.gov.it/aggiornamento-sui-farmac...lla-malattia-covid19

Alla luce di queste considerazioni, il Dott. Correale si lamenta dell'incomprensibile spiegazione di Aifa:

-Affaritaliani, 8/01/2021, "Covid, adenosina per curarlo. Ma l'Aifa blocca sperimentazione in Calabria"-

Dott. Pierpaolo Correale: "E’ stata bloccata senza delle motivazioni comprensibili e senza la possibilità di un confronto per il quale eravamo a disposizione. In un momento storico critico per la salute nulla dovrebbe essere lasciato al caso. L’AIFA dovrebbe avere come mission quella di incentivare gli studi spontanei e la ricerca in genere, non inibirla."
www.affaritaliani.it/blog/rocca-sbrocca/...-no-aifa-715237.html

Qual'è quindi l'argomentazione messa sul tavolo dagli autori di Open per spiegare il blocco deciso dall'Aifa?:

Per quanto riguarda il blocco della sperimentazione sulla adenosina da parte di Aifa, dovrebbero essere sufficienti le spiegazioni date dall’Agenzia

Dopo di che viene citato semplicemente il comunicato Aifa già mostrato nel video.

Il capitolo viene concluso poi con la seguente frase:
«Se l’interesse è la salute dei pazienti e non lucrare su nuovi brevetti, ottimizzando le risorse per cure più valide – non basate su studi osservazionali che riguardano un numero limitato di pazienti – dove sarebbe il problema?»

E questo dopo che le prime quattro aziende produttrici di vaccini hanno prospettato un profitto dai 40 ai 60 miliardi di dollari dalla vendita dei vaccini anti-Covid per l'anno fiscale 2021.
www.theguardian.com/business/2021/mar/06...-from-covid-vaccines

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3 Anni 5 Mesi fa - 3 Anni 5 Mesi fa #43772 da JProctor
Risposta da JProctor al topic Debunking Puente
OZONOTERAPIA
L'Ozonoterapia, ci spiega Mazzucco nel video, è un trattamento con azione antinfiammatoria e antidolorifica che si usa sopratutto per le patologie specifiche della colonna vertebrale.
Ha anche delle forti proprietà anti-batteriche e anti-virali.
www.humanitas.it/cure/ossigeno-ozonoterapia/

Per questo motivo è stata sperimentata anche con il Covid 19.

Nel febbraio del 2020 i cinesi riferiscono di un primo caso di un paziente con il Covid-19 in condizioni critiche che è stato trattato con ozonoterapia (Case Report: Recovery of One ICU-Acquired COVID-19 Patient Via Ozonated Autohemotherapy). Il paziente "si è ripreso dalla sindrome respiratoria senza problemi ed è stato dimesso dall'ospedale dopo l'eliminazione del virus."
papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=3561379

In Spagna un gruppo di pazienti trattati con ozonoterapia rivela di guarire molto più rapidamente di un gruppo di pazienti che non l'hanno ricevuta (Ozone therapy for patients with COVID-19 pneumonia: Preliminary report of a prospective case-control study):
"L'autoemoterapia ozonizzata è stata associata ad un tempo significativamente più breve del miglioramento clinico in questo studio caso-controllo prospettico."
pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33310665/

Grafico:
www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/instan...3586/bin/gr1_lrg.jpg
La linea marrone sono i pazienti trattati con l'ozono, la linea verde sono quelli trattati senza ozono. I tempi di recupero sono molto più rapidi nel primo caso.

In Italia:
Triestecafe: "Coronavirus, ospedale di Udine primo in Italia a curare pazienti con l’ozonoterapia" - 05 Aprile 2020

"Questo trattamento viene somministrato in fase precoce, cioè prima che il paziente entri in terapia intensiva: su 36 pazienti trattati, 35 sono stati poi dimessi."
"Il trattamento - come ricorda il direttore del dipartimento di anestesia e rianimazione del santa Maria della Misericordia Amato De Monte - non ha effetti collaterali".

www.triestecafe.it/it/news/cronaca/coron...-l-ozonoterapia.html

Ma il nostro ministero della salute non sembra interessato ai pazienti guariti.

Nel luglio del 2020, l'ISS pubblica un rapporto (Focus on: utilizzo professionale dell’ozono anche in riferimento a COVID-19) nel quale scrive:

"Oltre all’ipotizzata attività antivirale, i meccanismi che sarebbero alla base della possibile efficacia dell’ozono in COVID-19 comprendono gli effetti antiossidante, antinfiammatorio, immunostimolante, ossigenante e citoprotettivo"
"Sebbene la maggior parte di tali meccanismi possa teoricamente esitare in un effetto benefico in pazienti affetti da COVID-19, al momento […] mancano ancora delle dimostrazioni dirette ottenute in studi controllati."

www.iss.it/documents/20126/0/Rapporto+IS...feb0-7ea0957e5781?t= 1595858146906

Mancano gli studi controllati, e nessuno ovviamente pensa di farli.

Pensate, a novembre il deputato del gruppo misto Pedrazzini arriva a fare una interrogazione parlamentare al ministro della salute, chiedendo se il ministro interrogato: "non ritenga urgente adottare iniziative per inserire, viste le evidenze scientifiche, in attesa della disponibilità del vaccino, le terapie di ossigeno-ozono […] utilizzandolo sia per la cura dei pazienti, sia per sanificare gli ambienti, per contenere i focolai ed evitare il contagio."
documenti.camera.it/leg18/resoconti/asse...d0429.allegato_b.pdf

Ma la risposta è sempre la stessa: le nuove informazioni, dice il ministero, "non consentono di modificare le conclusioni riportate nel Rapporto ISS COVID-19 n. 56/2020: Pubblicato il 23 luglio 2020", inoltre, "alcuni degli effetti esercitati dall'ozono […] impongono un'ovvia cautela per l'uso nella condizione clinica in oggetto."

documenti.camera.it/leg18/resoconti/comm.../19/12/allegato.htm#

Nuovamente la cautela.
Quando c'è da approvare i vaccini si corre e non si guarda in faccia nessuno, quando invece esce una cura che costa poco e che è già disponibile allora salta fuori la cautela.

La risposta degli autori Open è che, stando alle fonti da loro analizzate in un loro articolo su una prova in corso in Italia "non risulta dimostrata l’efficacia dell’ozonoterapia nei pazienti Covid-19".
Gli autori quindi citano il loro articolo:
"Abbiamo trovato effettivamente uno studio interessante […] Il gruppo studiato è troppo piccolo per poter dedurre differenze significative".
E citano anche a supporto i loro "colleghi americani di Snopes", i quali assicurano:
"L’ozono, oltre a essere tossico, non ha mai dimostrato efficacia contro la Covid, né come cura a se stante, né come supporto ad altre terapie."

Risulta ovvio il fatto che mere opinioni da profano e deduzioni fondate su queste (congiuntamente a quelle di scrittori del web dello stesso indirizzo ideologico) non possono reggere il confronto con esperienze documentate e studi clinici su decine e decine di pazienti guariti; i quali, quand'anche soltanto osservazionali o non randomizzati, costituiscono nondimeno evidenze importanti nella ricerca medica, difficilmente sovvertibili nella sostanza, e che in tempo di emergenza sanitaria (quale è stata dichiara l'attuale e dove la gente muore senza doversi preoccupare degli eventi avversi) impongono l'autorizzazione straordinaria delle misure potenzialmente salvavita, in attesa di una loro definitiva conferma attraverso il gold standard della sperimentazione clinica (che richiede spesso tempi troppo lunghi e mezzi fuori dalla portata dei singoli centri ospedalieri).
Ultima Modifica 3 Anni 5 Mesi fa da JProctor.

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3 Anni 5 Mesi fa #43784 da JProctor
Risposta da JProctor al topic Debunking Puente
L'Aifa il 22 luglio 2020 aveva vietato l’utilizzo off label dell’idrossiclorochina nei pazienti Covid19 al di fuori degli studi clinici randomizzati e controllati. 
Questa decisione è poi stata impugnata da un gruppo di medici di base che si sono rivolti al Consiglio di Stato.

Ecco come riassume la vicenda Open nell'articolo esaminato:

Innanzitutto rimandiamo al nostro ultimo articolo, sull’idrossicolorochina, mettendo in chiaro alcuni punti fondamentali:
«Facciamo notare che Aifa non ostacola affatto l’utilizzo dell’idrossiclorochina, al fine di agevolare il progredire degli studi clinici riguardo a sicurezza ed efficacia. […] Ha concesso quindi (su responsabilità del medico) la prescrizione del farmaco ai pazienti che non necessitano l’ospedalizzazione. Non di meno, Nature ha pubblicato recentemente una meta-analisi che non sembra lasciare spazio a dubbi, confermando quanto già sapevamo: non solo non funziona, ma si associa anche a una mortalità più alta.»


Dal link ipertestuale "ha concesso":

«Conclusione: Il Consiglio di Stato non conferma, in alcun modo, la sua efficacia. Al contrario, evidenzia come manchi del tutto uno studio scientifico che dimostri un beneficio nel suo utilizzo.»


Ecco il riassunto dell'ordinanza del Consiglio di Stato che in data 11/12/2020 ha imposto ad Aifa (quindi non è una sua spontanea concessione) di permettere la prescrizione dell'idrossiclorochina ai pazienti bisognosi:

1. 8. «AIFA, con la nota del 26 maggio 2020 […], ha […] disposto dopo pochi mesi la sospensione dell’autorizzazione all’utilizzo off label dell’idrossiclorochina […] per il trattamento del SARS-CoV-2, se non nell’ambito di studi clinici controllati, e la sua esclusione dalla rimborsabilità a carico del Servizio sanitario nazionale.»
2. «Gli appellanti, nella loro qualità di medici che avevano sino a quel momento prescritto l’idrossiclorochina ai pazienti, hanno proposto ricorso contro la nota di AIFA»
2. 1. «Essi hanno in sintesi sostenuto che l’idrossiclorochina, sulla base di studi clinici pubblicati su riviste internazionali accreditate, sarebbe efficace nella lotta contro il virus»
2. 2. «Nel primo grado del giudizio avanti al Tribunale si sono costituiti il Ministero della Salute e AIFA stessa, che si sono opposti entrambi all’accoglimento del ricorso»
2. 4. «Con la successiva nota del 22 luglio 2020 AIFA ha ritenuto, a fronte di un profilo di efficacia assai incerto e di un rischio di tossicità rilevante, di confermare la sospensione dell’utilizzo off label dell’idrossiclorochina»
2. 5. «Anche questa nuova misura è stata impugnata dai ricorrenti avanti al Tribunale»
2. 6. «AIFA si è opposta all’accoglimento anche di questo ulteriore ricorso sulla base delle esperienze internazionali confermative, a suo avviso, delle evidenze scientifiche già poste a base del provvedimento»
3. «I medici ricorrenti in primo grado hanno perciò proposto appello cautelare contro questa nuova ordinanza di rigetto avanti a questo Consiglio di Stato […], e ne hanno chiesto […] la riforma, al fine di consentire loro la prescrizione dell’idrossiclorochina ai pazienti che ne abbiano bisogno.»
7. 1. «Occorre subito confutare il rilievo difensivo di AIFA […] secondo cui il ricorso sarebbe inammissibile […] perché essa, con le note del 26 maggio 2020 e del 22 luglio 2020, avrebbe solo proibito il rimborso del farmaco […] ma non avrebbe vietato ai medici di prescriverlo off label, sotto propria responsabilità, ai pazienti che vi acconsentano»
7. 2. «Il Collegio […] deve pur rilevare, al contrario di quanto AIFA sostiene, che con la nota del 22 luglio 2020 AIFA, senza fare alcun riferimento al regime della rimborsabilità […], ha voluto solo confermare […], la sospensione dell’autorizzazione all’utilizzo off label del farmaco al di fuori degli studi clinici randomizzati controllati.»
7. 3. «A torto AIFA sostiene dunque che con le due note impugnate essa non ha inteso limitare la libertà prescrittiva del medico»
7. 4. «AIFA […] nella stessa scheda sull’idrossiclorochina […] già citata e aggiornata al 25 novembre 2020, ha di recente ribadito […] che «l’utilizzo nei pazienti a domicilio […] può essere consentito solo nell’ambito di studi clinici randomizzati controllati», ciò che elimina ogni dubbio, laddove vi fosse, sul fatto che in forza di tali determinazioni, per come sono state percepite e interpretate da tutti gli operatori sanitari […], [non sarebbe più stato possibile] l’inizio di nuovi trattamenti con altri pazienti, a meno che non si trattasse di sperimentazioni in studi clinici randomizzati»
8. 1. «Pecca perciò di astrattezza e non è decisivo l’ulteriore argomento di AIFA […], peraltro del tutto contraddittorio con l’obiezione, appena esaminata, di non aver mai voluto vietare ai medici la prescrizione off label del farmaco […] secondo cui le decisioni da essa assunte […] troverebbero la loro ragione fondante nelle migliori evidenze scientifiche disponibili e, dunque, nell’ottica della maggior garanzia dei sicurezza per i pazienti […] sicché tali decisioni, frutto di discrezionalità tecnica nella sua massima espressione, non sarebbero sindacabili, tantomeno in una fase cautelare del giudizio […] sul quale essa non intende accettare il contraddittorio.»
8. 4 «AIFA […] non può vietare al singolo medico di prescrivere off label il farmaco […] e, come si dirà, […] ove non esistano effettive condizioni di inappropriatezza o insicurezza nell’utilizzo off label fondate su una solida base scientifica.»
11. 7. «La necessità di ancorare la scelta terapeutica e, cioè, della cura più appropriata anzitutto alle evidenze sperimentali dei trial clinici deve tuttavia misurarsi con l’emergenza epidemiologica in atto»
14. «La difficoltà di condurre studi randomizzati controllati su pazienti a domicilio nell’attuale fase di emergenza epidemiologica, la pressione crescente sulle strutture sanitarie […], lo stesso dibattito interno alla comunità scientifica sulle metodologie e sui risultati degli studi condotti sull’uso dell’idrossiclorochina, come nel caso, ben noto anche alle cronache, dello studio pubblicato sulla prestigiosa rivista The Lancet e poi ritirato dai suoi autori […] rendono difficile l’acquisizione di evidenze […] in termini di migliori prove di efficacia clinica, sull’utilizzo del farmaco nei tempi rapidi imposti dalla gravità della situazione.»
14. 2. «Complessivamente […] le meta-analisi sin qui condotte e puntualmente indicate da AIFA […] forniscono evidenze non decisive»
14. 3. «Molti dei dati delle ultime ricerche sull’attività di contrasto alla malattia svolta dall’idrossiclorochina sembrerebbero, peraltro, deporre a favore di un meccanismo immunomodulatorio-antiinfiammatorio della sostanza e, cioè, della capacità di ridurre la produzione delle citochine infiammatorie (c.d. tempesta citochinica)»
14. 5. «gli appellanti citano nella loro relazione di consulenza […] diversi studi randomizzati controllati, condotti su coorti più ristrette di pazienti non ospedalizzati, e numerosi studi osservazionali, in particolare retrospettivi, che dimostrerebbero l’efficacia curativa del farmaco in una fase non avanzata dalla malattia, nonché un’esperienza clinica raccolta “sul campo” nei mesi precedenti (prima del divieto) da parte di molti medici, che avrebbero constatato l’efficacia della terapia con l’idrossiclorochina, a basso dosaggio e per pochi giorni, associata o meno all’azitromicina.»
15. «questo Consiglio ha il dovere di rilevare che la perdurante incertezza circa la sua efficacia terapeutica, ammessa dalla stessa AIFA a giustificazione dell’ulteriore valutazione in studi clinici randomizzati, non è ragione sufficiente sul piano giuridico a giustificare l’irragionevole sospensione del suo utilizzo sul territorio nazionale da parte dei medici curanti in base ad una conclusione (la totale definitiva inefficacia del farmaco sotto ogni aspetto, anche immunomodulatorio) che, allo stato delle conoscenze e della ricerche tuttora parziali e provvisorie, sembra radicale e prematura già a livello scientifico.»
16. «in presenza di dati e visioni mediche diverse o addirittura contrastanti, l’inibizione temporanea e generalizzata del suo utilizzo nella pratica clinica, al di fuori di studi sperimentali, è una misura che non consente di verificare (e di fatto vanifica) l’eventuale immediata e anche tenue efficacia dell’idrossiclorochina sui pazienti paucisintomatici se non in tempi, per quanto necessari alla ricerca, molto lunghi e comunque non proporzionati alla necessità impellente di cura nell’attuale fase, rinviandone l’utilizzo ad un momento in cui, cioè, la necessità di sperimentarne l’efficacia sarà venuta meno»
17. «L’applicazione dei principi propri dell’evidence based medicine di fronte ad un quadro emergenziale che non consente di acquisire evidenze sperimentali certe e rapide di studi randomizzati e controllati […] conduce al paradosso di negare una qualsiasi possibilità di sperimentare in concreto la cura proprio quando maggiore, e urgente, ne è la necessità per questa classe di pazienti, così da evitare la loro ospedalizzazione e, nei casi più gravi o in quadri di comorbilità, la morte.»
17. 1. «L’applicazione pur doverosa e rigorosa di questo metodo scientifico, in una forma, per così dire, estrema, non può essere cieca e deve misurarsi, oltre che con il dato immediato della preziosa esperienza clinica degli scorsi mesi, con l’emergenza della situazione epidemiologica, senza condurre nel caso di specie ad un esito manifestamente irragionevole e sproporzionato […], e cioè la negazione di ogni possibile cura, in assenza di altra valida alternativa terapeutica domiciliare, anche di una possibile terapia in grado di esercitare, se non una diretta […] azione antivirale, quantomeno un benefico o persino tenue meccanismo immunomodulatorio-antiinfiammatorio e di arrestare così dal principio […] il decorso a volte fatale della malattia.»
18. «Questo Consiglio di Stato ha già chiarito che la cura non è un valore metafisico e lontano dal paziente, che egli non può comprendere e far proprio, non è «un principio autoritativo, un’entità astratta, oggettivata, misteriosa o sacra, calata o imposta dall’alto o dall’esterno, che ciò avvenga ad opera del medico, dotato di un elevato e inaccessibile sapere specialistico, o della struttura sanitaria nel suo complesso» […] ma deve essere costruita per la persona e con la persona, nel rispetto della dignità umana che costituisce il valore fondante del nostro ordinamento […] in questa prospettiva si deve rilevare che la stessa adozione di un modello scientifico […] non è un fine a se stesso, ma deve garantire la cura della singola persona, in sé e per sé considerata, che è il centro e il fine ultimo del rapporto terapeutico.»
18. 1. «Non si tratta qui […] di alimentare credenze pseudoscientifiche o attese miracolistiche, ma di riconoscere doverosamente alla scienza medica […] e pertanto al singolo medico tutta la responsabilità di valutare il singolo caso e di umanizzare e personalizzare la cura sulla base delle acquisizioni scientifiche disponibili, per quanto limitate e controverse.»
19. «Quanto al […] la sicurezza della cura, la stessa AIFA riconosce che i dati degli studi clinici randomizzati più recenti non sembrano confermare il maggiore rischio di gravi tossicità, soprattutto cardiologiche, riscontrate nei primi studi osservazionali e in nessun caso si è evidenziato un eccesso di mortalità»
19. 1. «Diversi studi randomizzati controllati hanno evidenziato la sicurezza di impiego dell’HCQ sia in terapie prolungate che in cicli terapeutici brevi (5-7 giorni) con dosi non eccessivamente elevate, anche di 200 mg per 2 volte al giorno»
20. «Il breve quadro sin qui descritto circa l’efficacia e la sicurezza della terapia dimostra, pur nella sommaria delibazione consentita in fase cautelare, che il rapporto tra benefici/rischi, sulla base delle conoscenze scientifiche attuali […], non è ragionevolmente tale da precludere l’utilizzo off label dell’idrossiclorochina e la prescrizione del medico curante, sotto sua precisa responsabilità, nella cura domiciliare dell’infezione da SARS-CoV- 2»
21. «Ciò tanto più ove si consideri la circostanza […], non contestata dalla stessa AIFA […], che non esiste allo stato una adeguata e precoce terapia domiciliare ad hoc per curare la malattia e l’elevata ospedalizzazione dei pazienti affetti da SARS-CoV-2 in una fase di riespansione della pandemia, come quella attuale, rischia di pregiudicare l’erogazione delle cure nei reparti di terapia intensiva e subintensiva proprio verso i pazienti più gravi o bisognosi, con compromissione della stessa efficienza del Servizio Sanitario Nazionale e del principio universalistico che lo informa.»
22. 1. «Emerge infatti […] la irragionevolezza e l’illogicità del divieto imposto dall’AIFA all’utilizzo dell’idrossiclorochina nella misura in cui esso, da un lato, sacrifica a priori in modo non giustificato e non proporzionato, in assenza di plausibili ragioni scientifiche fondative della scelta amministrativa, l’autonomia decisionale del medico, sancita dal citato art. 3 (nonché desumibile, come si dirà, dagli artt. 9 e 33 Cost.), e dall’altro limita il diritto alla salute di cui all’art. 32 Cost. […] sospendendo l’utilizzo di una possibile alternativa terapeutica per il singolo paziente che ne reclami la somministrazione»
22. 2. «Proprio il dovere di solidarietà (art. 2 e 32 Cost.), fondamento vero di un Servizio sanitario nazionale di ispirazione universalistica come quello italiano […] impone in una situazione epidemiologica tanto grave non già di vietare, ma di consentire, dietro indispensabile prescrizione medica, l’utilizzo di una terapia che possa avere una pur minima efficacia terapeutica, in condizioni di sicurezza, fino alla eventuale attendibile prova contraria della sua inefficacia»
22. 3. «Nel dubbio circa l’efficacia della terapia, e acclarata la sicurezza di essa almeno per moltissimi pazienti, lo Stato sociale di diritto, prima ancora della stessa deontologia, non vieta, ma richiede alla scienza medica di curare anziché astenersi dal curare i cittadini»
23. 6. «Questo Consiglio ritiene dunque, […] che al singolo medico debbano essere restituite, in assenza di valide inoppugnabili ragioni scientifiche che lo impediscano, tutta l’autonomia e la responsabilità che l’ordinamento gli riconosce nella prescrizione e nel controllo dell’utilizzo off label dell’idrossiclorochina»
24. «Sul piano del pregiudizio grave e irreparabile, infine, questo Consiglio di Stato deve rilevare che la somministrazione della cura in assenza di altre precoci ed efficaci terapie domiciliari costituisce […] un imperativo […] che impone allo Stato e ad AIFA stessa di consentire anziché di vietare la cura a fronte di una non rinviabile necessità terapeutica, pur nel dubbio circa l’efficacia di questa e nell’attesa di più precisi studi clinici randomizzati controllati»

www.quotidianosanita.it/allegati/allegato7506782.pdf

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3 Anni 5 Mesi fa #43785 da JProctor
Risposta da JProctor al topic Debunking Puente
Idrossiclorochina

Clorochina, da settant'anni si usa con successo contro la malaria, ma da quando si è scoperto che funzionava anche contro il Covid è diventata qualcosa di pericoloso, arrivando ad essere proibita.

Il primo in Europa a parlare di idrossiclorochina contro il Covid è il Prof. Didier Raoult, direttore dell'ospedale universitario malattie infettive di Marsiglia, che ha un indice H (valore di credibilità scientifica) superiore a quello di tutti i virologi italiani e superiore anche a quello di Anthony Fauci (considerato un dio della virologia), e ha una lista impressionante di premi.

18 marzo 2020 arriva la notizia dalla Francia
Repubblica: "Coronavirus, il farmaco contro la malaria funziona in 3 casi su 4"

«il professor Didier Raoult […] ha presentato i risultati del primi studio concluso su 24 pazienti sottoposti a trattamento e già inviato per la pubblicazione sulla rivista scientifica International Journal of Antimicrobial Agents […] il 75% dei pazienti trattati con il Plaquenil, uno dei farmaci a base di idrossiclorochina, “dopo sei giorni di trattamento aveva una carica virale negativa”, ovvero non aveva più il virus attivo all’interno del proprio corpo. Non solo. L’idrossiclorochina utilizzata in abbinamento all’antibiotico azitromicina, utilizzato normalmente contro la polmonite batterica, ha portato alla guarigione dei pazienti in una settimana. Il panel dei trattati presso l’istituto di Marsiglia è stato confrontato con un gruppo di controllo di altrettanti pazienti colpiti da Covid 19 ricoverati negli ospedali di Avignone e Nizza, che non sono stati sottoposti al trattamento e dopo lo stesso periodo, “il 90% di loro è ancora portatore del virus”.»

www.repubblica.it/salute/medicina-e-rice...casi_su_4-251594568/

In seguito il dottor Raoult, insieme una ventina di altri dottori, pubblica uno studio retrospettivo su 1061 casi di pazienti con COVID-19 curati con idrossiclorochina e azitromicina. Risultato: Su un totale di 1061 pazienti sono stati inclusi in questa analisi […] entro 10 giorni il buon esito clinico e la cura virologica sono stati ottenuti in 973 pazienti (91,7%).

pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32387409/

Anche dagli Stati Uniti buone notizie
Fox News: "L'idrossiclorochina ha aiutato a salvare i pazienti affetti da coronavirus, dimostra lo studio"

«I ricercatori dell'Henry Ford Health System nel sud-est del Michigan hanno scoperto che la somministrazione precoce del farmaco idrossiclorochina riduce in modo sostanziale il rischio dei pazienti ospedalizzati di morire. Lo studio, pubblicato sull'International Journal of Infectious Diseases, ha determinato che l'idrossiclorochina ha fornito una "riduzione del rischio 66%", e l'idrossiclorochina accoppiata all'azitromicina una riduzione del 71%, rispetto a nessuno dei due trattamenti. […] "Quello che pensiamo sia stato importante nel nostro [studio] è che i pazienti sono stati trattati precocemente. Perché l'idrossiclorochina abbia un beneficio, la somministrazione deve iniziare prima che i pazienti comincino a soffrire di alcune delle gravi reazioni immunitarie che i pazienti possono avere con il COVID".»

www.foxnews.com/politics/hydroxychloroqu...ve-coronavirus-study
www.ijidonline.com/article/S1201-9712(20)30534-8/fulltext

A far scoppiare il caso del l'idrossiclorochina è il presidente Trump, che la promuove apertamente durante una conferenza stampa alla casa bianca:
"Ha mostrato risultati molto incoraggianti"


Anche in Italia si comincia ad usare l'idrossiclorochina, che viene introdotta in via sperimentale durante la prima ondata di marzo e aprile, lo racconto il dottor Luigi Cavanna, direttore dell'ospedale di Piacenza, in questa intervista a Radio Radio:
dott. Luigi Cavanna: "l'idrossiclorochina l'hanno utilizzata tutti in quel periodo, anch'io, noi l'avevamo nel protocollo, ma non era un protocollo che mi sono inventato io, era un protocollo regionale dell'Asl, ma so che in tante altre realtà vicine a noi, pubblicate sulle linee guida ..."
dott. Luigi Cavanna: "La mia impressione è che assolutamente funzioni, funziona eccome!"

Un'altra conferma della validità dell'idrossiclorochina arriva dall'ospedale Sant'Orsola di Bologna. Qui i medici, dopo essere stati inondati di pazienti nelle prime settimane, hanno deciso di andarli a curare a casa, prendendoli nelle fasi iniziali della malattia, e dandogli un kit di medicine che comprendeva anche l'idrossiclorochina.

"Da quando abbiamo incominciato a uscire dall'ospedale […] abbiamo visto sparire i pazienti che arrivavano respirando con le punte dei polmoni" 
"In più, come terapia sperimentale approvata dall'Aifa, si è dato ai malati Covid l'idrossiclorochina"
"Con 5 giorni di trattamento, in una fase precoce di malattia, è efficace"
"- Molti guariti? - Si, quasi tutti"

Non solo quindi i pazienti guarivano se presi nella fase precoce, ma in questo modo si evitava anche di intasare gli ospedali

Un'esperienza simile è stata fatta dal dott. Mangiagalli e da alcuni suoi colleghi nel nord Italia, che già dal mese di marzo hanno incominciato a trattare i pazienti con idrossiclorochina sommata all'azitromicina.

"Ben prima che Aifa autorizzasse la sperimentazione con l'idrossiclorochina, abbiamo pensato ad un trattamento con idrossiclorochina, azitromicina ed eparina. É stato sorprendente per molti colleghi della Bergamasca, del Basso Alessandrino e del Friuli-Venezia Giulia che hanno visto come i pazienti nel giro di pochi giorni stavano bene. Non più del 5% dei pazienti trattati sono stati ricoverati in ospedale e nessuno dei pazienti trattati a domicilio è morto."

Sempre in primavera, uno studio condotto su 3.451 pazienti ricoverati in 33 ospedali di tutto il territorio nazionale italiano, pubblicato sulla rivista scientifica European Journal of Internal Medicine e coordinato dal Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli, in collaborazione con Mediterranea Cardiocentro di Napoli e Università di Pisa, dimostra che l'idrossiclorochina riduce del 30% il rischio di morte nei pazienti colpiti da Covid-19:

www.neuromed.it/lidrossiclorochina-riduc...daliera-da-covid-19/
www.ejinme.com/article/S0953-6205(20)30335-6/fulltext

A questo punto parte la campagna mediatica contro l'idrossiclorochina.

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3 Anni 5 Mesi fa #43819 da JProctor
Risposta da JProctor al topic Debunking Puente
[BOZZA FINALE]
Analisi dell’articolo di debunking:

«Covid: le cure proibite», il documentario complottista di Massimo Mazzucco che disinforma
20 MAGGIO 2021

di Juanne Pili e David Puente



Incipit:


[non terminato]



Analisi:


[non terminato]



Cosa significa davvero vigile attesa:



Open qui sostiene che Mazzucco abbia travisato il senso sostanziale della circolare del ministero della salute, che definisce le caratteristiche fondamentali del protocollo ufficiale per la gestione domiciliare dei pazienti Covid.
www.aslroma1.it/uploads/files/35_44_MinS...onSARS-CoV-2_agg.pdf

Mazzucco nel video presenta il protocollo riassumendolo in “tachipirina e vigile attesa” e lo attacca dicendo che tale protocollo palliativo è paragonabile a “una suora accanto al letto”.

Open obbietta: “la gestione domiciliare sui pazienti con infezione da Sars-Cov-2”, dice, “è ben spiegata in una circolare del ministero”, e comprende (oltre alla tachipirina e alla vigile attesa già menzionati da Mazzucco) anche: 
-“misurazione periodica della saturazione dell’ossigeno tramite pulsossimetria” 
e
-“appropriata idratazione e nutrizione”

Misure queste sicuramente altrettanto importanti, ma il cui tralascio in una sintesi orale non costituisce un difetto tale da stravolgerne e il senso.

Open aggiunge infine che “in nessun caso”, nel protocollo “si prevede un assurdo abbandono del paziente”.
Una precisazione questa che se, come sembra, è rivolta all’interpretazione di Mazzucco, costituisce un mero argomento fantoccio che capovolge tra l’altro le stesse dichiarazioni appena riportate: la figura della suora accanto al letto è infatti esattamente l’opposto dell’abbandono, è una misura effimera ma di costante sorveglianza. Anche questo però Open, non riesce a evitare di distorcere.




Il vaccino è l’unica soluzione possibile?:




Open in questo capoverso tenta di smentire la premessa del ragionamento introduttivo di Mazzucco per cui, data l’assenza o negazione di cure efficaci contro il Coronavirus, il vaccino viene assunto da governo e media come “unica soluzione”.
Tuttavia nel tentativo di smentire Mazzucco, l’autore di Open finisce per contraddire le stesse autorità sanitarie, le quali espressamente sostengono lo stato di emergenza sanitaria attuale e l’approvazione emergenziale condizionata dei vaccini, sulla base della dichiarata “assenza di terapie di comprovata efficacia contro la Covid-19”.

www.aifa.gov.it/documents/20142/1123276/...icina_05.05.2020.pdf

E tacciano quindi ogni affermazione contraria come Fake News.

www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavir...a=italiano&tagId=914

«Alle terapie più sicure ed efficaci – che oggi abbiamo» sostiene Open «contrariamente a quanto l’autore vorrebbe lasciar credere – si uniscono gli interventi non farmaceutici.»

Open non cita direttamente nell’articolo nessuna di queste terapie cui allude, ma rimanda il lettore, con un link, alla lettura di un proprio vecchio articolo: “Via libera al Remdesivir, ma non è l’unico promettente contro il Coronavirus: ecco tutti i farmaci allo studio”.

Al suo interno vengono citati: il remdesivir, il lopinavir/ritonavir, il desametasone, il tocilizumab, e persino la clorochina e il plasma, che come vedremo in seguito sono farmaci che lo stesso autore si spenderà assiduamente per smontare da ogni ipotesi di efficacia.

Riguardo al Remdesivir, “dalle Linee guida OMS e aggiornamento scheda AIFA”:
«Il 20 novembre l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha pubblicato le linee guida Therapeutics and COVID-19 riguardante il trattamento con Remdesivir. [...] Il gruppo di esperti che ha sviluppato le linee guida (GDG) [...] è giunto alla formulazione della seguente raccomandazione:  “si consiglia di non somministrare remdesivir in aggiunta alle cure standard»
“A seguito di questi risultati, il 26 novembre l'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) ha pubblicato un aggiornamento della scheda informativa relativa all'uso di Remdesivir, stabilendo che [...] l'uso del Remdesivir può essere considerato solo in casi selezionati e dopo un'accurata valutazione del rapporto rischio/ beneficio:

«COVID-19: AIFA limita l’uso di remdesivir in casi selezionati e consente idrossiclorochina solo in studi clinici randomizzati a domicilio»

www.aifa.gov.it/it/web/guest/-/covid-19-...omizzati-a-domicilio

www.ars.toscana.it/2-articoli/4306-nuovo...cure.html#remdesivir

Riguardo al lopinavir/ritonavir, dalla scheda informativa relativa dell’Aifa sui farmaci utilizzati per l’emergenza COVID-19:
«Alla luce delle attuali evidenze di letteratura, l’AIFA decide la sospensione dell’autorizzazione all’utilizzo off-label del farmaco al di fuori degli studi clinici.»

www.aifa.gov.it/documents/20142/1123276/...navir_17.07.2020.pdf

Riguardo all’uso del corticosteroide desametasone, dalle raccomandazioni Aifa sui farmaci per la gestione domiciliare del Covid-19:
«L’uso dei corticosteroidi è raccomandato nei soggetti ospedalizzati con malattia COVID-19 grave che necessitano di supplementazione di ossigeno. Tale raccomandazione si basa sul fatto che attualmente esistono evidenze di un benefico clinico di tali farmaci solo in questo setting di pazienti/fase di malattia. Si sottolinea, inoltre, che nella fase iniziale della malattia (nella quale prevalgono i fenomeni connessi alla replicazione virale) l’utilizzo del cortisone potrebbe avere un impatto negativo sulla risposta immunitaria sviluppata.
L’uso dei corticosteroidi a domicilio può essere considerato nei pazienti che presentano fattori di rischio di progressione di malattia verso forme severe, in presenza di un peggioramento dei parametri pulsossimetrici che richieda l’ossigenoterapia e qualora non sia possibile nell’immediato il ricovero per sovraccarico delle strutture ospedaliere.»

www.aifa.gov.it/documents/20142/1269602/...-Agg._26.04.2021.pdf

Riguardo all’uso del tocilizumab, dal comunicato ufficiale dell’Aifa:
«COVID-19: Studio randomizzato italiano, nessun beneficio dal tocilizumab»

www.aifa.gov.it/-/covid-19-studio-random...icio-dal-tocilizumab

Riguardo l’uso della clorochina/idrossiclorochina, dalla scheda informativa dell’Aifa:
«AIFA non raccomanda l'utilizzo dell'idrossiclorochina nei pazienti con COVID-19 in ospedale.»

Dalle alle raccomandazioni Aifa sui farmaci per la gestione domiciliare del Covid-19:
«L’utilizzo di clorochina o idrossiclorochina non è raccomandato né allo scopo di prevenire né allo scopo di curare l’infezione. Gli studi clinici randomizzati ad oggi pubblicati concludono per una sostanziale inefficacia del farmaco»

www.aifa.gov.it/documents/20142/1123276/...ate05_22.12.2020.pdf

www.aifa.gov.it/documents/20142/1269602/...-Agg._26.04.2021.pdf

Riguardo all’uso del plasma, dal comunicato ufficiale dell’Aifa:
«COVID-19: Studio Tsunami, il plasma non riduce il rischio di peggioramento respiratorio o morte»

www.aifa.gov.it/-/covid-19-studio-tsunam...respiratorio-o-morte

A riconferma di ciò, anche dalle linee guida del Ministero attualmente in vigore apprendiamo:
«nei soggetti a domicilio asintomatici o paucisintomatici, sulla base delle informazioni e dei dati attualmente disponibili, si forniscono le seguenti indicazioni di gestione clinica:»
«- vigile attesa (intesa come costante monitoraggio dei parametri vitali e delle condizioni cliniche del paziente)»
«- trattamenti sintomatici (ad esempio paracetamolo o FANS in caso di febbre»
«- non utilizzare routinariamente corticosteroidi.»
«- non utilizzare eparina.»
«- evitare l’uso empirico di antibiotici.»
«- non utilizzare idrossiclorochina»
Circolare Ministero della Salute 0008676-26/04/2021-DGPROGS-MDS-P recante “Gestione domiciliare dei pazienti con infezione da SARS-COV-2".
www.aslroma1.it/uploads/files/35_44_MinS...onSARS-CoV-2_agg.pdf

Nessuna, quindi, delle suddette cure citate dall’autore di Open viene definita una cura “sicura ed efficace” contro la malattia da Covid-19.
Sia per Aifa che per il Ministero cioè, a differenza di quanto sostenuto da Open (sia in questo articolo che in quello di supporto), non esistono attualmente “terapie di comprovata efficacia” per il Coronavirus.
Vengono solo limitatamente raccomandate eparina e corticosteroidi nei soggetti gravi necessitanti di ventilazione meccanica ad uso palliativo. 
Ma nessuna terapia che già nelle fasi precoci apporti un beneficio viene attualmente ammessa.

Infine Open cita “anche gli interventi non farmaceutici”, che abbiamo e che a suo dire sfaterebbero il concetto attaccato da Mazzucco del vaccino come “unica soluzione”, ripetutoci però al contempo insistentemente da tutti i presentatori e giornalisti televisivi, compreso Enrico Mentana editore di Open, e cioè:
“coprifuoco e chiusure”.

Misure entrambe che ben presto hanno dimostrato però la loro totale inefficacia:

“Covid 19, gli studi adesso dicono che il lockdown non diminuisce i contagi”.

www.romait.it/covid-19-gli-studi-adesso-...uisce-i-contagi.html




Spieghiamo il controllo negli studi scientifici:



Open attacca qui il concetto espresso da Mazzucco sulla necessità di curare i malati già ai primi sintomi della malattia, per evitare che si aggravino, e quindi che muoiano o intasino le terapie intensive, causando a cascata (come già sperimentato ad inizio pandemia), ancora più decessi e pressioni sugli ospedali. 

Open però critica questo approccio. Se una cura viene somministrata “fin dai primi sintomi”, dice, considerato che “buona parte dei pazienti naturalmente non svilupperà forme gravi […] come facciamo ad accertare che il potenziale farmaco funzioni davvero?”.
Ci vuole dunque un “controllo”, prosegue Open, e studi in “doppio cieco”. 

Quello che viene omesso in questo ragionamento è che la guarigione dei pazienti dovrebbe essere la prerogativa insormontabile di un sistema sanitario, come imposto dal giuramento di Ippocrate e dall’articolo 32 Cost.  
E questo impone in uno stato sociale, ancor prima che in uno stato di emergenza, di concedere ai cittadini, piuttosto che negargli, una qualsiasi possibilità di cura che possa avere anche la più remota e deduttiva efficacia contro la malattia, e attestane la sicurezza perché conosciuta da tempo, in attesa di una definitiva conferma da studi randomizzati e controllati, che per la loro innata lentezza e dispendiosità ne rendono estremamente ardua la realizzazione durante un’emergenza sanitaria, e i cui risultati potrebbero giungere solo quando la necessità urgente di tali prove sarà ormai venuta meno, e i morti saranno già avvenuti.

Per far valer di più la sua argomentazione, l’autore di Open cerca altresì di sminuire l’attendibilità dei risultati empirici e degli studi clinici raccolti a favore dell’efficacia delle terapie presentate, fortemente documentata, e men che mai soltanto deduttiva, paragonando queste a “caramelle zuccherate”.

Open poi evidenzia l’importanza del rapporto “rischi/benefici” nell’autorizzazione di una cura. 

“Nei primi mesi di pandemia”, scrive l’autore, “non esistevano trattamenti accertati e abbiamo sperimentato tantissimo, per esempio col plasma iperimmune e l’idrossiclorochina. Poi, pian piano, sono emersi trattamenti più sicuri ed efficaci.”

Eccettuato il fatto che trattamenti “sicuri ed efficaci” contro la Covid-19, Agenzia del Farmaco e Ministero della Sanità non li hanno mai ammessi:

“Allo stato attuale non esistono terapie di comprovata efficacia contro Covid-19.”

www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavir...a=italiano&tagId=914

“In considerazione dell’assenza di terapie di provata efficacia per COVID-19”

www.aifa.gov.it/aggiornamento-sui-farmac...lla-malattia-covid19




I VIP dimessi dopo pochi giorni:



Secondo Open, l’idea che le case farmaceutiche non vogliano le cure per i comuni mortali, perché preferiscono puntare sui vaccini, sarebbe “un ragionamento fuori da ogni logica”.

In realtà a guardar bene un tantinello di logica questa idea ce l’avrebbe.

Considerati i profitti miliardari registrati dalle case farmaceutiche grazie alle commesse di praticamente ogni stato del mondo, che è diventato di colpo obbligatoriamente suo cliente.
Considerati i trimestri stellari delle case farmaceutiche che registrano record assoluti dall’inizio della pandemia.
Considerato il controllo senza precedenti che ora viene accordato alle case farmaceutiche, su stati e agenzie regolatorie, per esperimenti e inoculazioni a tappeto su centinaia di milioni di persone in contemporanea.
E considerato che potrebbero perdere tutto questo nel momento stesso che una qualunque cura efficace venisse autorizzata ufficialmente, a causa delle approvazioni condizionate.
www.fda.gov/media/142749/download

Open successivamente sostiene che Trump non si sarebbe curato con terapie a basso costo, ma bensì con sperimentali anticorpi monoclonali i quali hanno un costo di gran lunga superiore a quello dei vaccini.

In realtà Trump, per guarire dal Covid, è stato curato anche con terapie a basso costo, a base di vitamina D:

Business Insider: Trump is taking vitamin D, zinc, antacids, and melatonin since getting COVID-19. Here's the evidence for them.
www.businessinsider.in/science/health/ne...cleshow/78520720.cms

Open poi aggiunge su Trump: “Non è stato trattato con l’idrossiclorochina, tanto sostenuta dai critici di «Big Pharma» in quanto «costano poco»”.

Trump ha invece dichiarato di prendere regolarmente compresse proprio di idrossiclorochina “On daily basis, one compress per day”:

The Guardian: Trump is taking hydroxychloroquine, White House confirms
www.theguardian.com/us-news/2020/may/19/...covid-19-white-house

L’autore di Open afferma poi che i vaccini aiuterebbero a “risparmiare” perché “costano poco” in confronto agli anticorpi monoclonali e ad altri farmaci somministrabili in vigile attesa come “eparina” e “corticosteroidi”.

Qui si dimostra solo l’ignoranza delle più basilari logiche di macroeconomia.

Sarebbe come dire che visto che i microscopi elettronici costano enormemente di più rispetto agli smartphone, i microscopi elettronici profitteranno di più nel mercato, e la gente complessivamente spenderà più in microscopi elettronici che in smartphone.

Il vaccino è un flexible product per cui coniuga i “pregi” dei farmaci cronici o assuefacenti, dovendo essere somministrato, grazie ai richiami, ripetutamente all’infinito, e i “pregi” dei farmaci ricreativi, abbracciando come platea bersaglio il vasto mercato dei sani.

Le case farmaceutiche lucrano sulle commesse Miliardarie che gli stati nazionali sono obbligati a concedere in esclusiva ad un oligopolio di aziende.

Secondo indescrizioni su stringenti clausole di riservatezza, solo l'Italia potrebbe spendere, per qualcosa fino a ieri di totalmente voluttuario ed esule da qualsiasi politica di bilancio, 1,5 miliardi di euro.
www.rai.it/programmi/report/news/2020/12...16-24b9390c85c3.html

In quale altro anno l’eparina ci è costata 1 miliardo di euro?





Il complotto dei virologi in televisione:



Open contesta le dichiarazioni di Mazzucco secondo cui i media, attraverso le entrate pubblicitarie, sarebbero controllati dalle case farmaceutiche.

Ciò non è possibile, ci dice Open, perché: “ogni programma televisivo contatta l’esperto che preferisce”.

Questa però non pare un’argomentazione solida.

E se proprio in virtù dei soldi ricevuti, e per la paura soprattutto di perderli, il programma televisivo fosse portato a preferire un’esperto rispetto a dieci altri di parere opposto? A quel punto il quadro della realtà non verrebbe forse alterato grazie al potere economico di pochi? Si continuerebbe a chiamarlo scherzosamente “complotto” o magari lo si definirebbe per quello che è: un semplice sistema corrotto?

Sono stati 6,58 i miliardi spesi nel 2020 dalle case farmaceutiche per pubblicità dirette al consumatore, rivela un'analisi di Fierce Pharma, di cui 4,58 impiegati solamente nella pubblicità televisiva.
www.fiercepharma.com/special-report/top-...-big-pharma-for-2020

La maggior parte dell'utile delle case farmaceutiche viene tuttavia destinato alla promozione non consumatoriale.

Dall'articolo del noto giornale di scienza e tecnologia Ars Technica, "Big Pharma sborsa ogni anno 20 miliardi di dollari per ungere i medici, 6 miliardi in pubblicità":

«Parla col tuo medico... È un ritornello comune alla fine di qualsiasi pubblicità di farmaci o campagna di sensibilizzazione sulle malattie. Apparentemente, sembra un consiglio responsabile. […] Ma il suggerimento di consultare il proprio medico curante potrebbe non essere così innocente come sembra. La compagnia farmaceutica probabilmente è andata dal tuo medico prima di te.»

«Dei quasi 30 miliardi che le compagnie farmaceutiche spendono ogni anno in marketing medico, intorno al 68% (ossia circa 20 miliardi di dollari) viene impiegato per persuadere i medici e altri professionisti sanitari, non consumatori, dei benefici dei farmaci su prescrizione. Questo secondo un'analisi approfondita pubblicata sulla rivista scientifica JAMA.»

arstechnica.com/science/2019/01/healthca...-it-goes-to-doctors/

Open contesta poi la ricostruzione fatta da Mazzucco sulla vicenda di Crisanti:
“In autunno aveva detto che non si fidava dei nuovi vaccini ed è stato subito massacrato mediaticamente e poi obbligato a vaccinarsi sotto l’occhio delle telecamere. Sembrava un agnellino condotto al macello.”

“Mazzucco”, sostiene Open, “omette molto per condurre lo spettatore attraverso una narrativa tossica”.

Cos’è che Mazzucco omette ce lo spiega dopo:

Crisanti aveva solo detto che voleva leggere “i dati”.
“I dati sono poi arrivati”, ci dice, quindi tutto a posto.

“l’Ema”, ci assicura Open, “non si è lasciata condizionare da media, politici e opinione pubblica”.

Questo però, conclude Open, “Mazzucco non lo racconta, non gli conviene.”


 

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3 Anni 5 Mesi fa #43820 da JProctor
Risposta da JProctor al topic Debunking Puente
Le vitamine sono farmaci antivirali?

“Le vitamine sono farmaci antivirali?”: apre così il capitolo sulle vitamine C e D l’autore di Open, e noi, prendendola per una domanda seria e non per sofisticato sarcasmo, vi rispondiamo. 

Si. Le vitamine hanno importanti effetti anti-virali.

É un fatto storicamente attestato nella letteratura scientifica mondiale, e dovrebbe in verità esserlo ormai anche nel sapere popolare, che la vitamina C, grazie alle sue forti proprietà antiossidanti e immunomodulatorie, svolga un ruolo importantissimo nella soppressione dei virus da parte dell'organismo, stimolando rapidamente il sistema immunitario.

www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/14787210.2020.1706483

www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3659258/

Discorso analogo anche per la vitamina D, che diversi studi hanno da tempo confermato riduca significativamente l'incidenza delle infezioni respiratorie virali acute.

journals.plos.org/plosone/article?id=10....journal.pone.0011088

onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1111...32-2277.2010.01141.x


Open innanzitutto attacca l’articolo mostrato da Mazzucco, che riporta il caso degli ospedali di Long Island, dove lo pneumologo e specialista di cure critiche Andrew G. Weber dichiara di curare con successo i suoi pazienti tramite alte dosi di vitamina C:

“I pazienti che hanno ricevuto la vitamina C stanno significativamente meglio di quelli che non l'hanno ricevuta […] Aiuta moltissimo, ma non viene messa in evidenza perché non è un farmaco sexy".

“Un portavoce di Northwell - che gestisce 23 ospedali, tra cui il Lenox Hill Hospital nell'Upper East Side di Manhattan - ha detto che la vitamina C è stata "ampiamente utilizzata”, ma nota che i protocolli medici variano da persona a persona”.

nypost.com/2020/03/24/new-york-hospitals...ents-with-vitamin-c/

Per smentire queste testimonianze gli autori di Open auto-citano un loro vecchio articolo, che viene anche mostrato nel vide da Mazzucco per presentare l’inizio della campagna mediatica di unisono discredito contro la vitamina C.

“se Mazzucco lo avesse letto, si sarebbe accorto che trattavamo proprio le sue fonti” - sostengono gli autori. “Dalla narrazione di Mazzocco sembra invece che screditiamo a priori la vitamina C” - ma non è così, dicono. “In quell’articolo” – proseguono - mostravamo come “nulla di rilevante emergeva dal lavoro di Weber”.

Sono quattro le argomentazioni proposte da Open per mostrare che dal lavoro di Weber non sarebbe emerso nulla di rilevante:

1)    Le dosi somministrate di vitamina C erano “16 volte i limiti delle normali quantità giornaliere (90 milligrammi)”.

Ciò non stupisce affatto, sono proprio i protocolli sperimentali volti a incentivare al massimo il principio attivo della vitamina C ai fini della guarigione a prescrivere dosi certamente superiori a quelle normalmente assunte con la dieta.

2)    “Nel sito dell’Azienda sanitaria non troviamo particolari riferimenti ad un effetto benefico della vitamina C”

L’autore di Open pretende in sostanza di trovare informazioni sugli effetti benefici della vitamina C cercandole sul sito ufficiale dell’azienda sanitaria amministratrice dell’ospedale, la Northwell Health, il più grande fornitore di servizi sanitari dello Stato di New York, che comprende 23 ospedali e più di 700 strutture ambulatoriali. Non trovandole, decide sia una bufala.

3)    “Non ci risultano al momento case report firmati dal medico sul tema.”

Trattandosi di protocolli medici preliminari applicati in fase di emergenza, il medico probabilmente non ha valutato opportuno o magari non ha nemmeno avuto modo di seguire passo passo il decorso clinico di un solo paziente al fine di stilare un rapporto dettagliato. Ma l’assenza di case report in se e per se non rappresenta una prova contro le testimonianze sull’uso della vitamina C.

4)    Nell’articolo del New York Post viene ripreso un trial clinico “distorto altrove”.

L’autore non lascia indizi su dove “altrove” precisamente questo trial sarebbe stato “distorto”, ma pare di capire comunque, dopo un paio di riletture della frase, che il New York Post non c’entri nulla.

L’autore di Open sostiene inoltre che Mazzucco “alluda poi al fatto che Enrico Mentana (nostro editore) faccia parte di un complotto volto a ignorare le prove”.
In realtà Mazzucco si è limitato a notare la portentosa simultaneità di uscita di tutti questi articoli “indipendenti” di discredito, di cui il tabloid di Mentana è sempre la prima linea.
Ma volendo anche provare a ipotizzare cosa sottintendesse, diremmo che ha alluso al palese schieramento della sua linea editoriale e metodica disonestà intellettuale della sua informazione.
Un sistema aperto che intreccia banali interessi economici ed effetto bandwagon, ma che convenientemente viene occultato con grossolane iperboli da parte di chi, da questo sistema, spesso trae diretti benefici.

Open attacca poi il trial cinese che Mazzucco cita semplicemente per documentare l’inizio delle sperimentazioni con vitamina C a febbraio: “non dimostra niente”, “si ipotizza un utilità”, “è un progetto ancora in cantiere”.

Nulla contrariamente a tutto ciò è mai stato affermato. Questa lunga polemica di Open perciò spara solamente a vuoto.

D’altronde però, aggiunge Open, esisterebbe “una ampia letteratura e diverse revisioni sistematiche” che escluderebbero una efficacia della vitamina C in malattie paragonabili a Covid-19.

L'ampia letteratura, apprendiamo poi seguendo il link del testo autocitato, consiste in una sintesi narrativa (valutazione riassuntiva di un gruppo di studi) la quale, in merito all vitamina C, dichiara: “la mortalità, uno dei quarantasei endpoint secondari pre-specificati, è risultata significativamente più bassa con la vitamina C”.
link.springer.com/article/10.1007/s00134-020-05943-5

L’autore di Open redarguisce poi Mazzucco per aver voluto documentare la potenziale proprietà coadiuvante della vitamina C citando le esperienze del dottor Andrew G. Weber e il trial dei ricercatori cinesi.

“Una revisione degli studi”, ammonisce Open, non si fa presentando “una somma di zeri”.

Constatiamo quindi che per Open, risultati empirici di sperimentazioni cliniche e casi di recupero sostanziale dopo somministrazioni di vitamina C valgono quanto degli zeri.
Ci chiediamo sinceramente quale sia l’idea di scienza che abbia questo autore, e da dove pensa che provengano le evidenze grezze preliminari che indirizzano la ricerca scientifica e impalcano gli studi statistici estesi, in maggioranza meramente confermativi di idee già consolidate e raccolte sul campo.

Open inizia la discussione sulla vitamina D affermando che non sia mai emersa evidenza “di una funzione antivirale” delle vitamine, e anche “quando emerge”, afferma, “è sempre correlativa e priva di controlli”. 

Affermazioni queste, che abbiamo già provveduto a sfatare anticipatamente a inizio capitolo.

Ma per mero riepilogo possiamo limitarci a citare lo stesso paragrafo di Wikipedia:
«In general, vitamin D functions to activate the innate and dampen the adaptive immune systems with antibacterial, antiviral and anti-inflammatory effects.[84][85] Deficiency has been linked to increased risk or severity of viral infections, including HIV[86][87] and COVID-19.[88].»
Ovvero:
“In generale, la vitamina D funziona per attivare il sistema immunitario innato e smorzare quello adattativo con effetti antibatterici, antivirali e antinfiammatori.[84][85] La carenza è stata collegata a un aumento del rischio o della gravità delle infezioni virali, tra cui l'HIV[86][87] e la COVID-19.[88]”

Dopo di che, gli autori di Open citano un loro “ultimo articolo sul tema”, nel quale dicono di aver trattato di uno studio dell’Istituto di Sanità condotto su 52 pazienti.

Notiamo, prima di tutto, come l’auto-referenzialità sembra essere una prerogativa irrinunciabile e costante nel metodo di lavoro di Open. È una soluzione che può risultare sicuramente allettante al fine di salvaguardare tempo ed energie nella raccolta di informazioni originali e fonti terze, ma è uno schema circolare che rivela ben presto le sue serie mancanze, e finisce per sacrificare scrupolosità davanti al riciclo delle opinioni, in un circolo vizioso di conservatorismo inveterato che è la principale nemesi del fact-checking autentico. Non si fa altro, a un certo punto, che riempire i propri articoli di colonnati e colonnati di citazioni copiate da se stessi, fin quando di aggiornato e studiato per l’occasione rimane ben poco. E nel caso gran parte di queste anche contengano errori, omissioni o tendenziosità di specie, il cortocircuito diviene esteso e inevitabile.

Fatta questa premessa, torniamo a occuparci dello studio dell’ISS trattato nell’articolo citato da Open.

Questi, nel paragrafo citato, viene così commentato: “Il problema, ancora una volta, è la mancanza di prove che dimostrino – a distanza di ormai un anno dall’inizio dell’emergenza sanitaria a livello mondiale – un’efficacia della vitamina D nei malati Covid19”.

Ma quindi quali sono esattamente i risultati di questo studio in merito alla Vitamina D?

Dalle conclusioni dello studio, intitolato “Circulating Vitamin D levels status and clinical prognostic indices in COVID-19 patients”: 
«La carenza di vitamina D è associata a risposte infiammatorie compromesse e a un maggiore coinvolgimento polmonare nei pazienti affetti da COVID-19. La valutazione della vitamina D, durante l'infezione da COVID-19, potrebbe essere un'analisi utile per possibili interventi terapeutici.»
respiratory-research.biomedcentral.com/a...6/s12931-021-01666-3

Si registra, quindi, come minimo una notevole discrepanza tra l’interpretazione fornita al lettore e quelli che sono davvero i contenuti della fonte.

Più avanti l’autore di Open sostiene come questo studio italiano, da lui stesso citato, che “dimostra un’efficacia della vitamina D nei malati Covid19”, in realtà la dimostrerebbe soltanto “nel caso più che ovvio delle persone che ne soffrono la carenza”.

L’autore di Open pare quindi ignaro del fatto che è la totalità della specie umana a soffrire della carenza cronica di vitamina D.
La vitamina D è una sostanza che autonomamente viene prodotta in quantità irrisorie dall’organismo, e deve essere quindi quotidianamente assunta dall’esterno.
Le fonti principali di vitamina D sono, in minima parte gli alimenti, come pesci, uova, fegato, carni rosse e verdure verdi, e in massima parte la radiazione solare.
La mancata assunzione sufficiente di vitamina D comporta complicanze come rachitismo e maggior soggezione a infezioni virali.

Alcuni studi hanno altresì dimostrato come in Italia quasi l’80% della popolazione sia carente di vitamina D, a causa di varie condizioni socio-ambientali.
Come per esempio l’insalubre abitudine di stare chiusi in casa per lunghi periodi di tempo.

Infine Open attacca la mostrata circolare del Reggimento Carabinieri Paracadutisti, indicante “misure di prevenzione/contenimento da infezione Covid 19”, la quale consiglia contro la Covid-19 “l'assunzione giornaliera di Vitamina C” e “l'assunzione giornaliera di Vitamina D”.

Secondo l’autore di Open, Mazzucco, che “non sembra avvezzo al metodo scientifico”, prenderebbe questa circolare “per una evidenza”.

In realtà Mazzucco nel video ha dimostrato di aver preso ben altro tipo di informazione come evidenza dell’efficacia della vitamina D contro la Covid:

-“Covid19, la vitamina D riduce il rischio del 54%”
Ricerca condotta all’Università di Boston dimostra che sufficienti dosi di vitamina D riducono il rischio di contrarre il coronavirus del 54%.
www.blogsicilia.it/oltrelostretto/covid1...chio-ridotto/553943/

-“Coronavirus, "morti ridotti del 60%": ecco che cosa "ammazza" il Covid, una scoperta che può fare la storia”
«la ricerca pubblicata dal Social Science Research Network. Lo studio ha valutato l'efficacia del calcifediol - una vitamina D3 - su più di 550 persone che sono state ricoverate nei reparti Covid dell'Hospital del Mar a Barcellona, in Spagna. […] stando alle evidenza, questo tipo di terapia potrebbe "salvare molte migliaia di vite. […] Lo studio ha infatti rilevato che i malati di coronavirus trattati con dosi di vitamina D avevano l'80% in meno di probabilità di richiedere un trattamento in terapia intensiva. Dall'Università di Barcellona hanno anche concluso che "i risultati hanno mostrato una mortalità ridotta di oltre il 60%" per coloro che hanno ricevuto il trattamento con calcifediolo.»
www.liberoquotidiano.it/news/scienze-tec...puo-fare-storia.html

-“Una vitamina 'spegne' il Covid. "Ma il ministero non ci ascolta"”
«Centinaia di studi mondiali dimostrano come l'uso della vitamina D migliori i pazienti affetti da Covid-19. Una ricerca italiana mette in relazione i raggi Uv ed i benefici correlati alla malattia. Ma il Ministero della Salute nicchia...»
www.ilgiornale.it/news/cronache/nuovi-st...o-covid-1909781.html  
In realtà Mazzucco evidenzia solo come la circolare, datata 18/03/2020, contenga riferimenti inequivocabili di preconoscenza, da parte delle autorità competenti, sugli effetti benefici delle vitamine per combattere la malattia da Covid-19, “mentre a noi”, afferma Mazzucco nel video, “raccontano che si tratta di Fake News”.

Mostrando poi a riprova la pagina divulgativa del Ministero sulla vitamina D, in cui si afferma che: “Non ci sono attualmente evidenze scientifiche che la vitamina D giochi un ruolo nella protezione dall’infezione da nuovo coronavirus.” www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavir...=italiano&tagId=1314

Dopo di che l’autore di Open fa un gran pasticcio, affermando che Mazzucco prenderebbe i termini “consigliabile” e “mitiga” da “articoli di quotidiani, guide ufficiali e circolari” e li userebbe “come se significassero «tale sostanza è certamente un farmaco antivirale»”.

Prima di tutto bisogna precisare che è soltanto la circolare dei carabinieri ad usare i termini “consigliabile” e “mitiga”, non certo le notizie dei quotidiani riportati, che invece usano termini come “dimostrato” e “studi mondiali”.

In secondo luogo, Mazzucco non ha mai usato quei termini per sostenere la natura antivirale di una qualunque sostanza, mai una sola volta. Affermazione questa totalmente campata in aria.

L’articolo di Open però va oltre, affermando che la circolare consiglierebbe solamente di “soddisfare” e “integrare” il proprio “fabbisogno vitaminico”.

Con ciò distorcendo in modo sostanziale i contenuti e il senso della circolare. La quale rappresenta, non un inserto ricreativo di Salute&Benessere, ma una direttiva di contenimento sanitario finalizzata a “diminuire il contagio” e “mitigare la gravità dei sintomi”, indirizzata, non ad anziani e donne incinte, ma ad un reggimento di militari in servizio, in salute ed abituati alla quotidiana attività fisica.

Dalla circolare leggiamo infatti: 
«E' consigliabile l'assunzione giornaliera di Vitamina C (non di complessi multivitaminici, i quali possono contenerla ma in dosi minimali).»
«E' consigliabile l'assunzione giornaliera di VITAMINA D, al dosaggio di 2000 UI o 50 mcg. […] Tale vitamina mitiga il processo infiammatono alla base della malattia da COVID-19.»

img.over-blog-kiwi.com/1/49/05/56/202003...dth=1080&height=1439

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3 Anni 5 Mesi fa #43821 da JProctor
Risposta da JProctor al topic Debunking Puente
De Donno e il plasma iperimmune:



La prima affermazione fatta dagli autori di Open è che Mazzucco parli del plasma iperimmune e del dottor Giuseppe De Donno «il tutto per sostenere che il governo ha tentato di farlo “zittire”».

In realtà, come si può facilmente verificare dal video, ben più di questa, e soprattutto altre sono le fondamentali conclusioni desumibili dal discorso di Mazzucco su De Donno e il plasma iperimmune.

Prima fra tutte è l’efficacia terapeutica del plasma sui soggetti malati di Covid.

Viene citato infatti l’articolo di Affaritaliani uscito il 25 aprile 2020, “Coronavirus, la cura c’è ma non se ne parla. Da Pavia e Mantova la svolta”, nel quale si riflette sul fatto che gli ospedali di Pavia e Mantova, che curano con le trasfusioni di plasma dei guariti, non riscontrino decessi da un mese, e dove i sintomi da SARS vengano eliminati in 2 - 48 ore.

Nello specifico si esprime proprio il dott. Giuseppe De Donno, direttore di Pneumologia e Terapia intensiva respiratoria al Carlo Poma di Mantova, intervistato nel servizio di Affaritaliani: «I miglioramenti sono immediati, quando dico immediati dico nel giro di poche ore. I pazienti che normalmente facevamo fatica a svezzare dalla ventilazione meccanica, dopo aver infuso il plasma riusciamo a svezzarli. I pazienti che erano intubati riusciamo a estubarli. La durata media del ricovero di una nostra terapia intensiva, che normalmente era di 16 giorni, adesso si è ridotta a 5 – 6 giorni. È una terapia che è un peccato non utilizzare, ma quando dico un peccato intendo un peccato mortale e non un peccato veniale.».

La seconda affermazione di Open rappresenta un’obiezione sintattica nei confronti di specifiche parole utilizzate da Mazzucco per descrivere l’intervento dei Nas, così riportato dalla Gazzetta di Mantova: “Mantova, la cura del plasma finisce sotto la lente dei Nas”.

Afferma Mazzucco nel video: «A questo punto uno si aspetta che a De Donno e ai suoi colleghi vengano fatti i ponti d’oro, e che gli venga data in mano una seria sperimentazione per standardizzare la cura e renderla universale. Invece, come forma di ringraziamento, De Donno riceve subito una bella visitina dai Nas, che vengono a sfruguliare nel suo ospedale per vedere se è tutto a posto. “Mantova, la cura del plasma finisce sotto la lente dei Nas”. [Gazzetta di Mantova] De Donno capisce l’antifona e dichiara: “se qualcuno crede di scoraggiarmi non ci riuscirà”.» 

Open replica dicendo che non è vero che i Nas siano venuti a “visitare” o a “sfrugugliare” nel suo ospedale, ma che piuttosto, citando un articolo de Il Mattino, abbiano fatto una semplice telefonata.

Tale dettaglio contemporaneamente però, se aggiunto, non intacca minimamente il senso generale del discorso di Mazzucco, che verte in questo momento sull’ingenerosità di trattamento riservata a De Donno e agli altri medici impegnati nella sperimentazione, che invece di essere agevolati politicamente dopo i promettenti risultati, vengono invece attenzionati dal Nucleo Antisofisticazione.

Risulta quindi un mero attacco alla forma, che occupa i gradini più bassi della piramide di Graham sulla gerarchia delle contestazioni; parte di quelle, cioè, più superficiali e vacue, che non riescono a refutare il “punto centrale” dell’argomentazione, ma al massimo possono rafforzarla tramite precisazioni.
upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/t...agreement-en.svg.png

L’articolo della Gazzetta di Mantova non titola infatti “Mantova, De Donno riceve una telefonata di cortesia”, ma “Mantova, la cura del plasma finisce sotto la lente dei Nas”. E la reazione di De Donno non lascia dubbi sull’effetto che ha prodotto tale interesse: “Se qualcuno crede di scoraggiarmi, non ci riuscirà”.
gazzettadimantova.gelocal.it/mantova/cro...e-dei-nas-1.38798052

Nello stesso articolo de Il Mattino, citato per smentire Mazzucco, De Donno conferma questo esito intimidatorio che su di lui hanno avuto le richieste dei Nas: «Non sempre riusciamo a salvare tutti. Ma il più delle volte sì. E se qualcuno volesse solo provare ad intimidirmi, dovrà risponderne alla sua coscienza. La mia è limpidissima».
www.ilmattino.it/primopiano/cronaca/plas...as_oggi-5206044.html

Sempre dall’articolo de Il Mattino, anche il direttore generale dell’Asst di Mantova, Raffaello Stradoni, rimane stupito del coinvolgimento dei Nas durante la sperimentazione: «Non so perché i Nas si siano interessati della vicenda della donna incinta. Il protocollo sperimentale è rigido e consente il trattamento solo su alcuni pazienti con determinate caratteristiche».

Dopo di che Open spiega che “il motivo” di tale interessamento dei Nas “riguardava l’uso del plasma iperimmune in una donna incinta”, non prevista dal protocollo, e cita quindi la stessa dichiarazione di Stradoni summenzionata.

“Ma quel caso rischiava di finire male”, prosegue Open citando le dichiarazioni di Stradoni sempre dall’articolo de Il Mattino, “quindi, abbiamo proceduto, salvando due vite”.

Questa frase, così come viene presentata, risulta pericolosamente ambigua, soprattutto se obliati del contesto cui appartiene.

Il caso della donna incinta lo riportava per la prima volta Affaritaliani nell’articolo del 25 aprile:
«Sono circa 80 i pazienti del Carlo Poma di Mantova curati con successo, tra loro anche una donna incinta di nome Pamela, uscita dal Covid in poche ore.»
www.affaritaliani.it/cronache/coranaviru...a-svolta-668604.html

Dopo l’uscita di questo articolo i Nas chiamano l’ospedale «per avere informazioni sulla donna incinta guarita», al che replica il direttore generale dell’Asst di Mantova, Raffaello Stradoni:
«Non so perché i Nas abbiano chiamato ma sono totalmente tranquillo. Il protocollo sulla sperimentazione è rigido e consente il trattamento solo su alcuni pazienti che devono avere certi criteri. So che la gestante in questione non rispondeva a queste caratteristiche, ma era molto grave e rischiavamo di perderla, per cui abbiamo somministrato la cura off-label, in ambito compassionevole e l’abbiamo salvata.»
gazzettadimantova.gelocal.it/mantova/cro...e-dei-nas-1.38798052

Lo stesso De Donno conferma la circostanza in un post pubblicato sul già citato articolo de Il Mattino: 
«nei criteri di esclusione non è prevista la gravidanza, quindi amici, tutto ok. Lo dico perché un protocollo va rispettato, ma certo, quando fosse possibile salvare vite, concorderei la deroga per uso compassionevole».
www.ilmattino.it/primopiano/cronaca/plas...as_oggi-5206044.html

Quanto davvero sia rigido il protocollo sulla sperimentazione col plasma ce lo spiega anche il dott. Cesare Perotti del policlinico di Pavia: «C’è una validazione della terapia con il plasma iperimmune che non ha eguali […] è il plasma più sicuro al mondo, perché la legislazione italiana ha delle regole stringenti che non ci sono in Europa e in nessun altro Paese al mondo, neanche negli Stati Uniti. […] Noi sappiamo la potenza, la capacità che ciascun plasma accumulato ha di uccidere il virus.» Fonte: Affaritaliani.

A ribadire il concetto, nello stesso articolo, si aggiunge anche il Dott. Massimo Franchini, primario del centro trasfusionale dell’ospedale di Mantova, che ci spiega come il plasma abbia «un notevole livello di sicurezza virale ed è un prodotto assolutamente sicuro e rigoroso», facendo poi anche un parallelismo con il vaccino. Se il vaccino infatti, dichiara il dott. Franchini, «ti farebbe produrre gli anticorpi, questa che è un immunoterapia passiva trasferisce gli anticorpi dal guarito al malato. Il paziente non produce nulla e non crea nulla. Ma funziona per salvarlo».

Tutto ciò però l’autore si dimentica di riportarlo, limitandosi ad aggrapparsi alla parole usate per descrivere l’intervento dei Nas, e a citare il caso scatenante che “rischiava di finire male”, salvo poi approfondire e scoprire che rischiava di finire male proprio a causa dei protocolli rigorosi applicati alla terapia, e che le vite della donna incinta e del suo bambino sono state salvate proprio grazie alla loro deroga ed alla somministrazione della terapia con il plasma.

Open poi contesta l’argomentazione di Mazzucco, secondo cui lo studio Tsunami, il cui obbiettivo era quello di verificare l’efficacia della terapia col plasma, sarebbe stato affossato da i suoi stessi promotori, il Ministero della Salute ed Aifa, dopo che questi avevano tolto le sperimentazioni dalle mani dei centri di Pavia e Mantova che per primi l’avevano utilizzata con successo.

Mazzucco, afferma l’autore di Open, “evita di riportare che lo studio Tsunami era proseguito con una conclusione che avevamo riportato a Open il 10 aprile 2021”.
Secondo l’articolo, i risultati sarebbero stati deludenti, non si sarebbero riscontrati benefici concreti e si sarebbero invece registrati più frequenti eventi avversi.

In realtà, dopo un rapido fact-checking, si evince che lo studio Tsunami linkato, di cui Open vanta con fanfara la partecipazione di oltre 400 volontari sparsi in 27 centri ospedalieri, non si è affatto concluso.
Con una pagina di comunicazione che non riporta i risultati e un disclaimer che ne attesta la sospensione.

clinicaltrials.gov/ct2/show/results/NCT04393727

Si legge infatti nel blocco riservato all’inserimento dei risultati:
“Nessun risultato è stato pubblicato su ClinicalTrials.gov per questo studio”

All’interno del blocco, tra l’altro, si rimanda soltanto ad un altro studio cinese, condotto su 5 (cinque) pazienti “gravemente malati”, il quale conclude che “la somministrazione di plasma convalescente contenente anticorpo neutralizzante è stata seguita da un miglioramento del loro stato clinico”.

pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32219428/

Dal disclaimer sullo stato di reclutamento si legge inoltre anche:
“Lo studio è stato sospeso perché il promotore è stato sostituito e un nuovo studio sul plasma convalescente promosso dall'AIFA è stato avviato in Italia”.
Nessuna traccia di tale studio menzionato è al momento conosciuta.

Di fatto, lo studio “Transfusion of Convalescent Plasma for the Early Treatment of Patients With COVID-19 (TSUNAMI)” non è mai stato pubblicato in nessuna rivista scientifica.

Gli incompleti risultati dello studio evidenziano comunque come nei “pazienti con una compromissione respiratoria meno grave” è emerso un beneficio causato dal plasma.
"Questo potrebbe suggerire", scrive il quotidiano sanità che ha avuto modo di accedere ai dati dello studio, "l’opportunità di studiare ulteriormente il potenziale ruolo terapeutico del plasma nei soggetti con COVID lieve-moderato e nelle primissime fasi della malattia".
www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmac...hp?articolo_id=94400

Tale studio però, non è mai neanche stato progettato.

Era per altro un fatto ben noto clinicamente da tempo che il plasma, come qualsiasi trattamento antivirale del resto, fosse efficace nei pazienti non gravi o terminali.

Dall’estratto dello studio «Effect of Convalescent Plasma Therapy on Viral Shedding and Survival in COVID-19 Patients»: “il trattamento con plasma convalescente può interrompere la diffusione di SARS-CoV-2, ma non può ridurre la mortalità nei pazienti in fase critica COVID-19, e dunque il trattamento dovrebbe essere iniziato prima.” 
pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32348485/

Lo stesso pneumologo De Donno, nell’articolo già citato di Affaritaliani, ribadiva la stessa cosa: 
“Sono entusiasta di vedere le persone guarite così velocemente. E’ l’unico trattamento razionale, sia biochimico che immunologico del Coronavirus che c’è in questo momento. Non esisterà farmaco più efficace del plasma. E’ come il proiettile magico, si usano immunoglobuline specifiche contro il Coronvirus. Va utilizzato in fase precoce. Se invece si aspetta che il paziente sia moribondo... allora si fa un errore e ci vuole solo il prete, ecco! Ma è lo stesso discorso dell’aspirina nella prevenzione dell’infarto. Se la usi in una persona che è già cardiopatica, non conta nulla”.

Open sostiene infine che in base alla logica "rischi/benefici" e vista la priorità da dover concedere ai "pazienti gravi", la terapia non avrebbe più una logica oggi che la conoscenza del virus è aumentata.

Argomentazioni queste tutte fortemente discutibili.
Prima di tutto, il rapporto rischi/benefici non può essere ascritta contro la terapia del plasma, nel momento in cui, persino nel controverso studio Tsunami, i lievi eventi avversi riscontrati non hanno comunque in nessuna circostanza comportato un aumento della mortalità, cosa che invece le sindromi respiratorie acute causate dal virus producono.
Secondo, la necessità di concedere la priorità ai pazienti gravi non esime dalla necessità ancor più capitale ed efficiente di impedire che tali pazienti si aggravino da principio.
Terzo, l'accresciuta conoscenza scientifica nei confronti del virus non può costituire una ragione valida per il divieto di una terapia, nel momento in cui tale conoscenza non comprende comunque la scoperta di alternative terapeutiche efficaci, come ammesso da Aifa e Governo.

Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.

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3 Anni 5 Mesi fa #43822 da JProctor
Risposta da JProctor al topic Debunking Puente
Lattoferrina, quercitina, adenosina e ivermectina:



Lattoferrina:



“Supplementi vitaminici o integratori alimentari, quali la lattoferrina, non sono antivirali” ci spiegano con tono didascalico gli autori di Open.

Senza voler entrare nel triviale dibattito sulle competenze specifiche possedute da costoro, dobbiamo ciononostante precisare come, al contrario, la lattoferrina, nella letteratura medico-scientifica, risulta essere un noto antivirale.

Dallo studio "Antiviral activities of lactoferrin" pubblicato il 3 settembre del 2001 sulla rivista Antiviral Research leggiamo:
"La lattoferrina mostra un'attività antivirale contro i virus a DNA e a RNA, tra cui il rotavirus, il virus respiratorio sinciziale, gli herpes virus e l'HIV. L'effetto antivirale della LF si riscontra nella fase iniziale dell'infezione. La lattoferrina impedisce l'ingresso del virus nella cellula ospite, sia bloccando i recettori cellulari, sia legandosi direttamente alle particelle del virus."

É stato inoltre dimostrato come la lattoferrina risulti efficace anche contro le infezioni virali da sindrome respiratoria acuta grave (SARS), andando a colpire le cellule NK, i granulociti e i macrofagi, e sopprimendo la replicazione del virus dopo che esso è penetrato nella cellula: “Expression profile of immune response genes in patients with Severe Acute Respiratory Syndrome”.

Persino l’omologo sito di fact-checking “Facta”, proprio a proposito dello stesso servizio, sente il parere del dottor Luca Cassetta, immunologo e ricercatore dell’Università di Edimburgo, il quale conferma: «La lattoferrina è una glicoproteina dalle note proprietà antibatteriche e antivirali, come riportato da numerosi studi scientifici.»

Open allora, non viene specificato a che fine, cerca di delineare una associazione, per quanto astratta e non attinente al merito, tra la lattoferrina ed un trattamento oncologico che la annoverava tra i suoi principi attivi, il metodo Di Bella. A quanto pare considerata dall’autore un etichetta denigratoria e squalificante, apostrofata con l’acronimo MDB.

Infine gli autori di Open sostengono che “Il servizio del TG3 che evidenziava le proprietà della lattoferrina per potenziare il sistema immunitario si basa su uno studio in cui si avanzano solo ipotesi”.

In realtà, come si evince dal video, le evidenze sulle naturali capacità anticorpali della lattoferrina per attaccare il SARS-CoV-2 ed il servizio del TG3 che si limitava a pubblicizzarle, si basano:

1)    Sugli studi di laboratorio. 
Piera Valenti, Prof. di Microbiologia all'Università La Sapienza: "I risultati ottenuti confermano che la lattoferrina blocca le fasi precoci dell'infezione da SARS-CoV-2, e a detta di colleghi dell'Università del Michigan è attiva anche quando la cellula è già infetta".

2)    Sugli studi sui pazienti.
Elena Campione, dott.sa dell'Università di Torvergata:
"Abbiamo deciso di trattare i pazienti Covid positivi all'esordio della malattia, con sintomi gastro intestinali, tosse, cefalea, debolezza muscolare, e pazienti anche Covid positivi ma anìsintomatici. Incredibilmente dopo 10 giorni dalla terapia osservavamo una scomparsa di questi sintomi, e dopo 10-12 giorni ottenevamo la negativizzazione del tampone."

www.rainews.it/tgr/lazio/notiziari/index...5c-073b0465d128.html




Quercitina:



Al paragrafo della Quercetina, Open semplicemente sminuisce lo studio “Structural stability of SARS-CoV-2 3CLpro and identification of quercetin as an inhibitor by experimental screening” citato nel video, affermando che avanzerebbe “solo ipotesi”.

Lo studio in questione, pubblicato a dicembre 2020 sul Journal of Biological Macromolecules, ha rilevato che la Quercetina, una molecola naturale presente in una grande varietà di frutta e verdura, attacca una proteina responsabile della replicazione del virus SARS-CoV-2 e di fatto ne inibisce gli effetti. 

Contro l’opinione degli autori di Open, il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche, il principale ente pubblico di ricerca scientifica italiano) non ritiene affatto che lo studio avanzi solo ipotesi e ne celebra invece con enfasi i risultati:
“Uno studio internazionale cui partecipa l’Istituto di nanotecnologia del Cnr ha scoperto che la quercetina funge da inibitore specifico per il virus responsabile del Covid-19, mostrando un effetto destabilizzante sulla 3CLpro, una delle proteine fondamentali per la replicazione del virus. Lo studio è pubblicato sull'International journal of biological macromolecules.”
www.cnr.it/it/comunicato-stampa/9620/la-...-inibisce-sars-cov-2

Il risultato concreto e per nulla ipotetico dello studio è stato infatti quello di aver identificato la quercitina come un inibitore della proteasi 3CLpro della SARS-CoV-2, tramite uno screening “activity-based” sperimentale:
“Quercetin has been identified as a SARS-CoV-2 3CLpro inhibitor by an activity-based experimental screening.”
www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0141813020339970




Adenosina:



"Per quanto riguarda il blocco della sperimentazione sull'Adenosina da parte di Aifa", scrive Open, "dovrebbero essere sufficienti le spiegazioni date dall’Agenzia", e quindi, semplicemente, cita alla lettera il comunicato.

Riassumendo, l'Aifa blocca lo studio clinico controllato sull’efficacia dell'adenosina:
«in considerazione di un rapporto rischio/beneficio non definibile» 

«a fronte dell’attuale disponibilità di alcune opzioni terapeutiche di provata efficacia».
www.nursetimes.org/aifa-blocca-la-cura-s...osina-del-gom/111625

Entrambe motivazioni labili e contraddittorie, come vedremo.

Prima di tutto, AIFA impedisce che vengano svolti studi con cui poter finalmente produrre evidenze "solide e incontrovertibili" sul positivo rapporto “rischio/beneficio” di una terapia, ma allo stesso tempo fa derivare la proibizione di tale terapia dalla mancanza di evidenze "solide e incontrovertibili" che essa stessa ha direttamente ostacolato.
“L’AIFA dovrebbe avere come mission quella di incentivare gli studi spontanei e la ricerca in genere, non inibirla” sono le dichiarazioni del dott. Pierpaolo Correale, a guida dello studio sull’adenosina svolto nell’Ospedale di Reggio che, a seguito dei positivi risultati, aveva sottoposto il progetto per uno studio clinico controllato all’approvazione di Aifa.
www.affaritaliani.it/blog/rocca-sbrocca/...-no-aifa-715237.html

L'attuale emergenza sanitaria poi, come pure la stessa approvazione condizionata dei vaccini Covid-19, si basano sulla premessa di una mancanza di terapie efficaci per guarire i pazienti affetti da SARS-COV-2.
E tra l'altro è la stessa AIFA, all'interno delle schede informative sui "Farmaci utilizzabili per il trattamento della malattia COVID-19", a presentare gli elementi utili per la prescrizione "in considerazione dell’assenza di terapie di provata efficacia per COVID-19".
www.aifa.gov.it/aggiornamento-sui-farmac...lla-malattia-covid19

Non possiamo quindi che constatare con rassegnazione come tale non-senso, che ha bloccato l'approvazione di un trattamento collaudato che aveva buone chance di salvare molte vite, si limiti ad essere scimmiottato anche da chi come mestiere ha scelto quello di "verificare i fatti".

«Se l’interesse è la salute dei pazienti e non lucrare su nuovi brevetti, ottimizzando le risorse per cure più valide – non basate su studi osservazionali che riguardano un numero limitato di pazienti – dove sarebbe il problema?»

Sono diversi in realtà i problemi riscontrabili nelle stesse premesse di questa frase.

Innanzitutto bisogna dire che il brevetto è uno strumento routinario in ambito medico, che promuove la ricerca e tutela sopratutto l'attività indipendente dello scienziato.
L'insinuazione quindi che la terapia sviluppata a Reggio, sia stata ideata con il secondo fine di "lucrare su nuovi brevetti" risulta debole anche per il fatto che il brevetto non riguarda un nuovo farmaco commercializzabile ma una tecnica di somministrazione, esigente direttive e coordinamento, e non è stata depositata da un gruppo di medici interessati ma dallo stesso Grande Ospedale Metropolitano, che ne deterrà la proprietà e potrà condizionarne l'impiego al suo consenso precauzionale.
www.ospedalerc.it/news/news/2020/06/05/a...ta-il-brevetto-3431/

Chi d’altra parte non ha alcun bisogno dei brevetti per lucrare miliardi dalla commercializzazione dei suoi prodotti anti-Covid sono proprio le case farmaceutiche produttrici di vaccini, che dall'inizio della pandemia hanno registrato un incremento del fatturato del 45%, e che hanno già dichiarato di non essere interessate a far valere i loro diritti sui brevetti, in quanto «non esiste nessuna capacità di produzione di mRNA dormiente nel mondo per subentrare e produrre dosi extra di vaccini mRNA.».
www.marketwatch.com/story/modernas-first...proposal-11620325291

Se l'interesse fosse stato la salute dei pazienti e ottimizzare le risorse per cure valide non si sarebbero fermate le sperimentazioni su terapie che arrestano subito il decorso della malattia verso forme gravi, in favore invece di vaccini completamente inutili per curare i malati, e che rischiano, secondo indescrizioni su stringenti clausole di riservatezza, di far spendere all'Italia 1,5 miliardi di euro.
www.rai.it/programmi/report/news/2020/12...16-24b9390c85c3.html

Infine (al di là di come si possa seriamente annoverare tra le critiche all’adenosina uno studio che dimostra la rapida scomparsa del virus "in 13 pazienti su 14" trattati con adenosina e "nessun cambiamento" invece nel gruppo di controllo) il lamentato fatto di potersi basare solo su studi osservazionali con numero limitato di pazienti è da imputare alla stessa autorità sanitaria.
Nelle conclusioni dello studio i ricercatori infatti, a seguito dei risultati positivi ottenuti dall'uso dell'adenosina sui pazienti Covid, "raccomandano ulteriori investigazioni in studi clinici controllati".
Un tale studio, chiariscono, è già stato progettato, e verrà "sottoposto all'approvazione dell'Autorità Italiana del Farmaco (AIFA)".

Ma l'AIFA, come abbiamo visto, alla fine respinge la realizzazione dello studio.



Ivermectina:



Nel capitolo sull’Ivermectina Open sminuisce uno studio in vitro presentato nel video, che dimostra come l’ivermectina sia in grado di annientare il virus SARS-CoV-2 in 48 ore.
www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0166354220302011
«è stato condotto meramente in vitro» è la replica di Open.
Poi viene citato un paragrafo di un vecchio articolo, sempre di Open, che oltre a riproporre la medesima obiezione vi aggiunge che, lo studio, sarebbe «un pre-proof, ossia un articolo in attesa di pubblicazione».

Riguardo alla prima argomentazione, per tutto l’articolo si cerca di far passare il preconcetto che studi peer-reviewed realizzati in vitro e pubblicati su riviste mediche accreditate debbano essere considerati quasi alla stregua di articoli divulgativi senza valore scientifico, e i cui risultati possono essere facilmente sovvertiti. In realtà, sopratutto quando si tratta dello studio su precisi composti organici, gli studi in vitro che isolano l'elemento dal rumore di fondo, permettono un'analisi specie-specifica più semplice, più conveniente e in generale più dettagliata rispetto a quanto possa essere ottenuto invece con studi in vivo. Questo a causa della intrinseca complessità degli organismi viventi, che rende difficile identificare le interazioni tra i singoli componenti ed esplorare le loro funzioni biologiche di base. Nulla toglierà mai il valore degli studi clinici controllati su ampie coorti per verificare gli esiti soprattutto statistici di un farmaco. Ma in attesa dei quali, soprattutto in periodi che limitano il loro svolgimento, gli studi in vitro od osservazionali costituiscono nondimeno evidenze scientifiche di rilievo in grado di orientare l’intuizione medica. Cfr. Oxford University Press. Exploring proteins: a student's guide to experimental skills and methods

Infine, lo studio è stato realizzato da un gruppo di ricercatori australiani ed è stato pubblicato, contrariamente a quanto scritto nell’autocitazione di Open, nel giugno del 2020 sulla rivista Antiviral Research, come si può facilmente riscontrare dalla pagina della ricerca: www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0166354220302011
«Antiviral Research - Volume 178, June 2020.»
Il paragrafo di Open, ripreso come fonte in questo articolo, risale al 4 aprile del 2020, cioè tre mesi prima che lo studio venisse definitivamente pubblicato. Nessuna postilla chiarisce al lettore questo fatto, né che lo studio nel frattempo sia stato pubblicato, lasciando passare liberamente questa falsa informazione.
Oltre a dare prova di colpevole negligenza nel pubblicare informazioni non aggiornate e prive di basilare fact-checking, Open in questo caso palesa i gravi limiti metodici, ancorché di mera etica giornalistica, del riciclare propri articoli datati per riutilizzarli come fonte in quelli nuovi.

Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.

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3 Anni 5 Mesi fa #43823 da JProctor
Risposta da JProctor al topic Debunking Puente
Ozonoterapia:



Sull’Ozonoterapia, un trattamento con forti proprietà anti-virali e anti-infiammatorie che fin da febbraio 2020 si è rivelato efficace anche per la cura del Covid-19 (Case Report: Recovery of One ICU-Acquired COVID-19 Patient Via Ozonated Autohemotherapy), Open ribatte che “stando alle fonti da noi analizzate” in un proprio articolo su una prova in corso che coinvolgeva 15 ospedali italiani “non risulta dimostrata l’efficacia dell’ozonoterapia nei pazienti Covid-19”.

La ricerca s’intitola: “Oxygen-ozone (O2-O3) immunoceutical therapy for patients with COVID-19. Preliminary evidence reported”.
E le sue conclusioni sono che: «I nostri risultati mostrano che il trattamento Ossigeno-Ozono sarebbe una terapia promettente per i pazienti COVID-19. Questa porta i pazienti ad un rapido recupero dalla sindrome respiratoria tramite il miglioramento dei principali indici respiratori e dei parametri emogas»

Quella di Open apparirebbe quindi come una menzogna plateale che capovolge totalmente il segno delle fonti presentate, ma gli autori più avanti citano il proprio articolo e chiariscono cosa loro intendono per “analisi delle fonti”:
«Abbiamo trovato effettivamente uno studio interessante» tuttavia, dicono, «Il gruppo studiato è troppo piccolo per poter dedurre differenze significative».
E citano a supporto anche i loro “colleghi americani di Snopes”, i quali assicurano:
«L’ozono, oltre a essere tossico, non ha mai dimostrato efficacia contro la Covid, né come cura a se stante, né come supporto ad altre terapie».

Risulta scontato dover rammentare che le sole opinioni da profano di comuni giornalisti (congiuntamente a quelle di altri giornalisti della medesima ideologia) non possono reggere il confronto con esperienze documentate e studi clinici su decine e decine di pazienti guariti.

Oltre all’evidenza fornitaci da Open, nel video viene citato uno studio spagnolo, pubblicato a gennaio del 2021 sull’International Journal of Immunopharmacology, dove un gruppo di pazienti trattati con ozonoterapia rivela di guarire molto più rapidamente di un gruppo di pazienti che non l'hanno ricevuta:
«L'autoemoterapia ozonizzata è stata associata ad un tempo significativamente più breve del miglioramento clinico in questo studio caso-controllo prospettico.»
“Ozone therapy for patients with COVID-19 pneumonia: Preliminary report of a prospective case-control study”
pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33310665/

Dal grafico dello studio:
www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/instan...3586/bin/gr1_lrg.jpg
La linea marrone sono i pazienti trattati con l'ozono, la linea verde sono quelli trattati senza ozono. I tempi di recupero sono molto più rapidi nel primo caso.

Anche le prime sperimentazioni cliniche condotte in Italia all’ospedale di Udine confermano empiricamente i risultati della terapia a base di Ozono:
Dall’articolo sul tema del 05 Aprile 2020, citato anche nel video:

“Questo trattamento viene somministrato in fase precoce, cioè prima che il paziente entri in terapia intensiva: su 36 pazienti trattati, 35 sono stati poi dimessi.”
“Il trattamento” come ricorda il direttore del dipartimento di anestesia e rianimazione del santa Maria della Misericordia Amato De Monte “non ha effetti collaterali”.

www.triestecafe.it/it/news/cronaca/coron...-l-ozonoterapia.html

Questi studi, quand'anche meramente osservazionali o non randomizzati, costituiscono nondimeno evidenze importanti nella ricerca medica, difficilmente sovvertibili nella sostanza, e che in tempo di emergenza sanitaria (quale è stata dichiara l'attuale e dove la gente muore senza doversi preoccupare degli eventi avversi) impongono l'autorizzazione delle misure potenzialmente salvavita, in attesa di una loro definitiva conferma attraverso il gold standard della sperimentazione clinica (che richiede spesso tempi troppo lunghi e mezzi fuori dalla portata dei singoli centri ospedalieri).

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3 Anni 5 Mesi fa #43824 da JProctor
Risposta da JProctor al topic Debunking Puente
Idrossiclorochina e il caso Didier Raoult:




Gli autori di Open hanno compreso come l’idrossiclorochina è un capitolo con troppe prove a favore per poterle negare tutte sistematicamente senza scadere nella farsa evidente:

-Lo studio di Didier Raoult su 24 malti di Covid che ha dimostrato la totale scomparsa del virus nel 75% dei pazienti trattati con idrossiclorochina. www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7102549/

-Lo studio retrospettivo su 1061 pazienti affetti da Covid-19 curati con idrossiclorochina e azitromicina che ha dimostrato la guarigione clinica entro 10 giorni nel 91,7% dei casi. pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32387409/

-Lo studio del Michigan che ha dimostrato come la cura con idrossiclorochina comporti una riduzione del rischio di morte ospedaliera del 66%, e accoppiata all'azitromicina del 71%. www.ijidonline.com/article/S1201-9712(20)30534-8/fulltext

-Lo studio Neuromed di Pozzilli, condotto su 3.451 pazienti ricoverati in 33 ospedali di tutta Italia, che ha dimostrato una riduzione del rischio di morte del 30% grazie all’idrossiclorochina:
www.ejinme.com/article/S0953-6205(20)30335-6/fulltext

-Il successo della sua introduzione in via sperimentale durante la prima ondata di marzo e aprile, confermata dal dottor Luigi Cavanna, direttore dell'ospedale di Piacenza.

-L’esperienza dell'ospedale Sant'Orsola di Bologna, dove i malati Covid curati a domicilio con l'idrossiclorochina guarivano tutti entro 5 giorni di trattamento.

-L’esperienza del dott. Mangiagalli e di altri suoi colleghi della Bergamasca, del Basso Alessandrino e del Friuli-Venezia Giulia, che con stupore hanno assistito al rapido recupero dei pazienti trattati con idrossiclorochina senza ricoveri ospedalieri nel 95% dei casi.



Quella dell’idrossiclorochina è una terapia di ormai acclarata efficacia contro la Covid-19, ma nonostante ciò, come ampiamente ricostruito nel video, ne è stata ripetutamente impedita la somministrazione ai malati, da parte della stessa Agenzia Italiana del Farmaco e del Ministero della Sanità.

Open cerca dunque, da una parte di sostenere la tesi che l’Aifa non abbia mai davvero cercato di ostacolarne l’utilizzo, dall’altra di screditare quanto più possibile uno dei principali medici promotori di questa cura, il prof. Didier Raoult.

Per dimostrare che Aifa non abbia di fatto impedito ai medici di base di somministrare il farmaco ai loro pazienti, si sostiene, nell’estratto dell’articolo citato, che essa avrebbe “concesso” la prescrizione del farmaco ai pazienti che non necessitano l’ospedalizzazione.

In realtà, andando a verificare i fatti nel dettaglio, si scopre che è esattamente l’opposto.
Aifa si è opposta fino all’ultimo alla somministrazione off-label del farmaco richiesta dai medici di base, ricorrendo più volte in appello, fin quando la definitiva sentenza del Consiglio di Stato non ha “imposto” ad Aifa di “consentire anziché di vietare la cura a fronte di una non rinviabile necessità terapeutica”.

Dall'ordinanza del Consiglio di Stato emessa in data 11/12/2020, leggiamo:

1. 8. «AIFA, con la nota del 26 maggio 2020 […], ha […] disposto dopo pochi mesi la sospensione dell’autorizzazione all’utilizzo off label dell’idrossiclorochina […] per il trattamento del SARS-CoV-2, se non nell’ambito di studi clinici controllati, e la sua esclusione dalla rimborsabilità a carico del Servizio sanitario nazionale.»
2. «Gli appellanti, nella loro qualità di medici che avevano sino a quel momento prescritto l’idrossiclorochina ai pazienti, hanno proposto ricorso contro la nota di AIFA»
2. 1. «Essi hanno in sintesi sostenuto che l’idrossiclorochina, sulla base di studi clinici pubblicati su riviste internazionali accreditate, sarebbe efficace nella lotta contro il virus»
2. 2. «Nel primo grado del giudizio avanti al Tribunale si sono costituiti il Ministero della Salute e AIFA stessa, che si sono opposti entrambi all’accoglimento del ricorso»

Dopo altri quattro ricorsi e appelli da parte dei medici e di Aifa, il Consiglio di Stato analizza le motivazioni addotte dall’Agenzia del Farmaco contro il ricorso dei medici.

7. 1. «Occorre subito confutare il rilievo difensivo di AIFA […] secondo cui il ricorso sarebbe inammissibile […] perché essa, con le note del 26 maggio 2020 e del 22 luglio 2020, avrebbe solo proibito il rimborso del farmaco […] ma non avrebbe vietato ai medici di prescriverlo off label, sotto propria responsabilità, ai pazienti che vi acconsentano»
7. 2. «Il Collegio […] deve pur rilevare, al contrario di quanto AIFA sostiene, che con la nota del 22 luglio 2020 AIFA, senza fare alcun riferimento al regime della rimborsabilità […], ha voluto solo confermare […], la sospensione dell’autorizzazione all’utilizzo off label del farmaco al di fuori degli studi clinici randomizzati controllati.»
7. 3. «A torto AIFA sostiene dunque che con le due note impugnate essa non ha inteso limitare la libertà prescrittiva del medico»
7. 4. «AIFA […] nella stessa scheda sull’idrossiclorochina […] già citata e aggiornata al 25 novembre 2020, ha di recente ribadito […] che «l’utilizzo nei pazienti a domicilio […] può essere consentito solo nell’ambito di studi clinici randomizzati controllati», ciò che elimina ogni dubbio, laddove vi fosse, sul fatto che in forza di tali determinazioni, per come sono state percepite e interpretate da tutti gli operatori sanitari […], [non sarebbe più stato possibile, ndr.] l’inizio di nuovi trattamenti con altri pazienti, a meno che non si trattasse di sperimentazioni in studi clinici randomizzati»
8. 1. «Pecca perciò di astrattezza e non è decisivo l’ulteriore argomento di AIFA […], peraltro del tutto contraddittorio con l’obiezione, appena esaminata, di non aver mai voluto vietare ai medici la prescrizione off label del farmaco […] secondo cui le decisioni da essa assunte […] troverebbero la loro ragione fondante nelle migliori evidenze scientifiche disponibili e, dunque, nell’ottica della maggior garanzia di sicurezza per i pazienti […] sicché tali decisioni, frutto di discrezionalità tecnica nella sua massima espressione, non sarebbero sindacabili, tantomeno in una fase cautelare del giudizio […] sul quale essa non intende accettare il contraddittorio.»

Il Consiglio aggiunge inoltre, in merito alla tipologia di evidenze necessarie e sufficienti all’autorizzazione del farmaco:

14. «La difficoltà di condurre studi randomizzati controllati su pazienti a domicilio nell’attuale fase di emergenza epidemiologica, la pressione crescente sulle strutture sanitarie […], lo stesso dibattito interno alla comunità scientifica sulle metodologie e sui risultati degli studi condotti sull’uso dell’idrossiclorochina, come nel caso, ben noto anche alle cronache, dello studio pubblicato sulla prestigiosa rivista The Lancet e poi ritirato dai suoi autori […] rendono difficile l’acquisizione di evidenze […] in termini di migliori prove di efficacia clinica, sull’utilizzo del farmaco nei tempi rapidi imposti dalla gravità della situazione.»
14. 2. «Complessivamente […] le meta-analisi sin qui condotte e puntualmente indicate da AIFA […] forniscono evidenze non decisive»
14. 3. «Molti dei dati delle ultime ricerche sull’attività di contrasto alla malattia svolta dall’idrossiclorochina sembrerebbero, peraltro, deporre a favore di un meccanismo immunomodulatorio-antiinfiammatorio della sostanza e, cioè, della capacità di ridurre la produzione delle citochine infiammatorie (c.d. tempesta citochinica)»
14. 5. «gli appellanti citano nella loro relazione di consulenza […] diversi studi randomizzati controllati, condotti su coorti più ristrette di pazienti non ospedalizzati, e numerosi studi osservazionali, in particolare retrospettivi, che dimostrerebbero l’efficacia curativa del farmaco in una fase non avanzata dalla malattia, nonché un’esperienza clinica raccolta “sul campo” nei mesi precedenti (prima del divieto) da parte di molti medici, che avrebbero constatato l’efficacia della terapia con l’idrossiclorochina, a basso dosaggio e per pochi giorni, associata o meno all’azitromicina.»

Il Consiglio evidenzia poi l’ovvia e naturale predominanza della necessità di curare i bisognosi di fronte alla prudenza, quanto mai artificiosa, di voler acquisire le più adamantine delle prove.

15. «questo Consiglio ha il dovere di rilevare che la perdurante incertezza circa la sua efficacia terapeutica, ammessa dalla stessa AIFA a giustificazione dell’ulteriore valutazione in studi clinici randomizzati, non è ragione sufficiente sul piano giuridico a giustificare l’irragionevole sospensione del suo utilizzo sul territorio nazionale da parte dei medici curanti in base ad una conclusione (la totale definitiva inefficacia del farmaco sotto ogni aspetto, anche immunomodulatorio) che, allo stato delle conoscenze e della ricerche tuttora parziali e provvisorie, sembra radicale e prematura già a livello scientifico.»
16. «in presenza di dati e visioni mediche diverse o addirittura contrastanti, l’inibizione temporanea e generalizzata del suo utilizzo nella pratica clinica, al di fuori di studi sperimentali, è una misura che non consente di verificare (e di fatto vanifica) l’eventuale immediata e anche tenue efficacia dell’idrossiclorochina sui pazienti paucisintomatici se non in tempi, per quanto necessari alla ricerca, molto lunghi e comunque non proporzionati alla necessità impellente di cura nell’attuale fase, rinviandone l’utilizzo ad un momento in cui, cioè, la necessità di sperimentarne l’efficacia sarà venuta meno»
17. «L’applicazione dei principi propri dell’evidence based medicine di fronte ad un quadro emergenziale che non consente di acquisire evidenze sperimentali certe e rapide di studi randomizzati e controllati […] conduce al paradosso di negare una qualsiasi possibilità di sperimentare in concreto la cura proprio quando maggiore, e urgente, ne è la necessità per questa classe di pazienti, così da evitare la loro ospedalizzazione e, nei casi più gravi o in quadri di comorbilità, la morte.»
17. 1. «L’applicazione pur doverosa e rigorosa di questo metodo scientifico, in una forma, per così dire, estrema, non può essere cieca e deve misurarsi, oltre che con il dato immediato della preziosa esperienza clinica degli scorsi mesi, con l’emergenza della situazione epidemiologica, senza condurre nel caso di specie ad un esito manifestamente irragionevole e sproporzionato […], e cioè la negazione di ogni possibile cura, in assenza di altra valida alternativa terapeutica domiciliare, anche di una possibile terapia in grado di esercitare, se non una diretta […] azione antivirale, quantomeno un benefico o persino tenue meccanismo immunomodulatorio-antiinfiammatorio e di arrestare così dal principio […] il decorso a volte fatale della malattia.»

La cura, puntualizza il Consiglio con vivida saggezza, non è un “valore metafisico e lontano dal paziente”, che egli non può comprendere e far proprio, non è un “principio autoritativo”, un’entità astratta, oggettivata, misteriosa o sacra, calata o imposta dall’alto o dall’esterno, che ciò avvenga ad opera del medico, dotato di un “elevato e inaccessibile sapere specialistico”, o della struttura sanitaria nel suo complesso. 

18. «ma deve essere costruita per la persona e con la persona, nel rispetto della dignità umana che costituisce il valore fondante del nostro ordinamento […] in questa prospettiva si deve rilevare che la stessa adozione di un modello scientifico […] non è un fine a se stesso, ma deve garantire la cura della singola persona, in sé e per sé considerata, che è il centro e il fine ultimo del rapporto terapeutico.»

Dopo di che il Consiglio smonta anche l’argomentazione del rapporto rischi/benefici a fondamento del divieto d’introduzione del farmaco.

19. «Quanto al […] la sicurezza della cura, la stessa AIFA riconosce che i dati degli studi clinici randomizzati più recenti non sembrano confermare il maggiore rischio di gravi tossicità, soprattutto cardiologiche, riscontrate nei primi studi osservazionali e in nessun caso si è evidenziato un eccesso di mortalità»
19. 1. «Diversi studi randomizzati controllati hanno evidenziato la sicurezza di impiego dell’HCQ sia in terapie prolungate che in cicli terapeutici brevi (5-7 giorni) con dosi non eccessivamente elevate, anche di 200 mg per 2 volte al giorno»
20. «Il breve quadro sin qui descritto circa l’efficacia e la sicurezza della terapia dimostra, pur nella sommaria delibazione consentita in fase cautelare, che il rapporto tra benefici/rischi, sulla base delle conoscenze scientifiche attuali […], non è ragionevolmente tale da precludere l’utilizzo off label dell’idrossiclorochina e la prescrizione del medico curante, sotto sua precisa responsabilità, nella cura domiciliare dell’infezione da SARS-CoV- 2»
22. 1. «Emerge infatti […] la irragionevolezza e l’illogicità del divieto imposto dall’AIFA all’utilizzo dell’idrossiclorochina nella misura in cui esso, da un lato, sacrifica a priori in modo non giustificato e non proporzionato, in assenza di plausibili ragioni scientifiche fondative della scelta amministrativa, l’autonomia decisionale del medico, sancita dal citato art. 3 (nonché desumibile, come si dirà, dagli artt. 9 e 33 Cost.), e dall’altro limita il diritto alla salute di cui all’art. 32 Cost. […] sospendendo l’utilizzo di una possibile alternativa terapeutica per il singolo paziente che ne reclami la somministrazione»
22. 2. «Proprio il dovere di solidarietà (art. 2 e 32 Cost.), fondamento vero di un Servizio sanitario nazionale di ispirazione universalistica come quello italiano […] impone in una situazione epidemiologica tanto grave non già di vietare, ma di consentire, dietro indispensabile prescrizione medica, l’utilizzo di una terapia che possa avere una pur minima efficacia terapeutica, in condizioni di sicurezza, fino alla eventuale attendibile prova contraria della sua inefficacia»
22. 3. «Nel dubbio circa l’efficacia della terapia, e acclarata la sicurezza di essa almeno per moltissimi pazienti, lo Stato sociale di diritto, prima ancora della stessa deontologia, non vieta, ma richiede alla scienza medica di curare anziché astenersi dal curare i cittadini»

In conclusione il Consiglio di Stato delibera.

23. 6. «Questo Consiglio ritiene dunque, […] che al singolo medico debbano essere restituite, in assenza di valide inoppugnabili ragioni scientifiche che lo impediscano, tutta l’autonomia e la responsabilità che l’ordinamento gli riconosce nella prescrizione e nel controllo dell’utilizzo off label dell’idrossiclorochina»
24. «Sul piano del pregiudizio grave e irreparabile, infine, questo Consiglio di Stato deve rilevare che la somministrazione della cura in assenza di altre precoci ed efficaci terapie domiciliari costituisce […] un imperativo […] che impone allo Stato e ad AIFA stessa di consentire anziché di vietare la cura a fronte di una non rinviabile necessità terapeutica, pur nel dubbio circa l’efficacia di questa e nell’attesa di più precisi studi clinici randomizzati controllati»

www.quotidianosanita.it/allegati/allegato7506782.pdf

A ulteriore testimonianza della volontà ferrea di negare le cure ai malati da parte di Aifa e del Ministero, c’è il fatto che tutt’ora l’Aifa, nonostante questa sentenza definitiva, “non raccomanda l'utilizzo di idrossiclorochina nei pazienti con COVID-19 in ospedale”, riportato all’interno delle schede informative aggiornate sui farmaci utilizzati per emergenza COVID-19.
Per giunta: “Aifa non ritiene utile ne opportuno autorizzare nuovi studi clinici nei pazienti ricoverati”.
www.aifa.gov.it/documents/20142/1123276/...ate05_22.12.2020.pdf

E anche dalle linee guida del Ministero attualmente in vigore lèggiamo di: “non utilizzare idrossiclorochina”.
www.aslroma1.it/uploads/files/35_44_MinS...onSARS-CoV-2_agg.pdf

Ma se tutto questo non dovesse bastare a smentire l’affermazione di Open secondo cui l’Aifa ha concesso la prescrizione del farmaco, a smentire Open c’è lo stesso Open.
Nello stesso articolo di Open, linkato proprio alla parola “concesso”, leggiamo:
“Di fatto, l’Agenzia Italiana del Farmaco aveva vietato l’utilizzo off label dell’idrossiclorochina nei pazienti Covid19 al di fuori degli studi clinici”.
www.open.online/2020/12/11/coronavirus-c...a-idrossiclorochina/

Poco sotto si cita poi una meta-analisi (cioè una analisi statistica di studi veri e propri) di 28 studi scientifici selezionati su un totale di 146, secondo cui l’idrossiclorochina non solo non funziona, ma incrementa anche la mortalità. “Confermando”, scrive Open, “quanto già sapevamo”.

Tuttavia, approfondendo la ricerca, si scopre che sono gli stessi autori della suddetta meta-analisi ad evidenziarne le “diverse limitazioni”:

“Il nostro approccio in tempo reale differisce dalle tradizionali revisioni sistematiche”, “Ci siamo concentrati sulla raccolta di informazioni non pubblicate”, “Non abbiamo revisionato i singoli studi, né abbiamo stratificato i risultati in base alle caratteristiche dei pazienti”, “Le analisi esplorative dei sottogruppi non hanno supportato l'ipotesi che la cecità/uso del placebo fosse associato all'effetto osservato”, “la maggior parte dei trial potenzialmente eleggibili non erano disponibili”, ma soprattutto “i trial che arruolano pazienti con malattia da lieve a moderata comprendono una minoranza della dimensione finale del campione”.
www.nature.com/articles/s41467-021-22446-z

Quindi, così come per lo studio RECOVERY già dibattuto nel video, anche in questa analisi statistica vengono predisposti solo gli scenari peggiori per l’esito del test, ovvero quelli che prevedono la somministrazione a pazienti già in avanzata fase della malattia.

Mentre l'idrossiclorochina, come testimoniato da tutti i medici che l’hanno utilizzata, è efficace nelle prime fasi della malattia, alla comparsa dei sintomi.

Dalle dichiarazioni dei ricercatori dell'Henry Ford Health System del Michigan:
“Quello che pensiamo sia stato importante nel nostro [studio] è che i pazienti sono stati trattati precocemente. Perché l'idrossiclorochina abbia un beneficio, la somministrazione deve iniziare prima che i pazienti comincino a soffrire di alcune delle gravi reazioni immunitarie che i pazienti possono avere con il COVID”.
www.foxnews.com/politics/hydroxychloroqu...ve-coronavirus-study

Dalle dichiarazioni dei medici dell'ospedale Sant'Orsola di Bologna:
“Con 5 giorni di trattamento, in una fase precoce della malattia, è efficace”.

Valutiamo inoltre degno di menzione il fatto che all’interno del suo stesso articolo, di cui Open qui cita tre versetti, lo studio del Lancet (“Clorochina o idrossiclorochina per COVID-19: perché potrebbero essere pericolosi?”) che avrebbe dovuto “dimostrare gravi rischi” associati all’uso dell’idrossiclorochina, ma che venne poi ritirato dai medesimi autori per “inattendibilità dei dati”, diventa invece nell’articolo di Open: uno studio ritratto dal Lancet che dell’idrossiclorochina avrebbe dovuto “dimostrarne l’efficacia”.
“ma continuano a esserci guru che sostengono l’esistenza di un complotto per tenerci nascosti i suoi promettenti effetti antivirali” conclude l’autore di Open.
www.open.online/2021/04/18/coronavirus-i...-mortalita-piu-alta/

Infine, per tentare velleitariamente di screditare, se non i suoi studi clinici (che hanno dimostrato l’efficacia dell’idrossiclorochina), almeno la figura privata del dott. Didier Raoult, l’autore di Open ci consiglia “la lettura di due analisi” rispettivamente del New York Times Magazine e del Guardian, che a detta sua metterebbero “a nudo” l’infettivologo, microbiologo, professore di malattie infettive presso l'Università di Aix-Marseille, con indice di credibilità scientifica pari 192, tra i 99 microbiologi più citati al mondo e tra i 400 autori più citati in biomedicina.

L’autore di Open in pratica ci sta chiedendo di produrre al posto suo le prove di immoralità e disonestà che dovrebbero essere contenute, forse, in questi due articoli, e nel caso confutarle.
Non ci sottriamo.

Riguardo all’articolo del New York Times Magazine “Era una star della scienza. Poi ha promosso una cura discutibile per il Covid-19.”, datato 12 maggio 2020:

Per il 90% è un mero riepilogo cronachistico della carriera di Didier Raoult, definito “un iconoclasta con i capelli buffi”, e dove lo scetticismo metodologico viene interpretato come mania da ribelle e l’ambizione professionale come sete di potere.

E dopo varie supposizioni personali e commenti di detrattori anonimi si giunge alla critica di Elisabeth Bik, consulente scientifica che ha incominciato a puntare i lavori del dott. Raoult, e del suo istituto, poche settimane dopo che questi pubblicasse lo studio sull’idrossiclorochina (20 marzo 2020).

Le obiezioni della Bik, pubblicate sul suo blog a fine marzo 2020, affermano sostanzialmente che:
Lo studio è stato avviato senza l’approvazione di un comitato etico.
L’età non era conforme allo studio in tre dei soggetti.
I pazienti sono stati prelevati anche da altri ospedali.
Sei pazienti non sono stati inclusi nello studio perché persi nel follow-up.
Due giorni dopo la fine del test uno dei pazienti guariti risultò di nuovo portatore del virus.

Bik dice di aver segnalato alcuni problemi di immagini nella ricerca a PubPeer, un forum online di feedback sugli articoli scientifici. Quando un articolo viene segnalato come problematico su PubPeer, gli autori vengono automaticamente avvisati. I ricercatori dell'Istituto di Marsiglia, dove lavora Raoult, “devono passare una quantità folle di tempo a rispondere alle notifiche di PubPeer e alle domande degli editori”, ha dichiarato l'avvocato di Raoult, Brice Grazzini, accusando la Bik di molestie. Grazzini ha anche aggiunto che la Bik si è offerta di smettere di criticare gli studi dell'Istituto di Marsiglia se l'istituto l'avesse pagata, cosa che secondo l’avvocato costituisce un tentativo di estorsione. Bik ha risposto di aver menzionato sarcasticamente un’altra circostanza. Di fronte alla richiesta di dichiarare eventuali legami con aziende farmaceutiche e spiegare chi l'avesse pagata per tale lavoro, lei ha risposto segnalando il suo account Patreon e che accetta commissioni da parte di università ed editori scientifici per indagare su immagini sospette. 
www.sciencemag.org/news/2021/05/scientis...at-after-challenging

La Bik è poi riuscita a raccogliere online circa 1000 adesioni tra non meglio noti ricercatori, per una lettera aperta di supporto nei confronti delle accuse ricevute.

Raoult infine commenta il clamore mediatico generato dalla vicenda: “Onestamente, non potevo immaginare che avrebbe scatenato una frenesia come questa […] Quando racconti la storia, è estremamente semplice, no? È soggetto, verbo, complemento: rilevi una malattia; c'è un farmaco che costa poco, della cui sicurezza sappiamo tutto perché ci sono due miliardi di persone che lo prendono; lo prescriviamo, e cambia ciò che cambia.”

www.nytimes.com/2020/05/12/magazine/didi...roxychloroquine.html

Riguardo all’articolo del Guardian: “Professore francese affronta una causa disciplinare riguardo affermazioni sull’idrossiclorochina”, datato 12 novembre 2020.

Il minuto articolo, quasi un lancio d’agenzia da una trentina di righe, ribatte soltanto luoghi comuni e falsi miti già ampiamente sfatati.

Si asserisce che nessuno studio clinico avrebbe ancora appoggiato l'idrossiclorochina, si sostiene che essa causerebbe gravi effetti collaterali, si riportano opinioni volatili per cui lo storico farmaco sarebbe peggiore di nessun trattamento, si cita lo studio Recovery per cui l’idrossiclorochina non ridurrebbe la mortalità.

E infine si conclude riportando la notizia che, a causa di un esposto della società francese di malattie infettive (SPILF), arrivata di nuovo poco dopo la pubblicazione dei suoi risultati sull’idrossiclorochina, il dott. Raoult dovrà sostenere un’udienza disciplinare davanti dell’ordine dei medici.

Null’altro viene aggiunto in merito al lavoro o al comportamento del medico marsigliese, e di certo non viene messo a nudo.

www.theguardian.com/science/2021/may/22/...oxychloroquine-study

Al termine della lettura delle “analisi” consigliate da Open per comprendere meglio il profilo del prof. Raoult, rileviamo che essi appaiono più come banali hatchet jobs (dal inglese “lavori d’accetta”), che nel gergo giornalistico indicano proprio quei disonesti trattamenti di stampa volti a distruggere la credibilità di una persona rappresentandola in maniera altamente sfavorevole e parziale.

Non possiamo poi ignorare le curiose tempistiche di questi attacchi alla persona mai giunti prima, che, a distanza di pochi mesi o settimane dalla pubblicazione delle sue ricerche a favore dell’idrossiclorochina, fanno sorgere più che fondati sospetti.

Gli autori di Open menzionano poi ancora una volta i loro “colleghi di Snopes”, i quali nel loro articolo scrivono che dall’idrossiclorochina emergerebbero anche “effetti collaterali considerevoli”. 
A parte scriverlo però, i colleghi fact-checkers, non forniscono link o riferimenti a supporto.

A chiosa finale del capitolo sull’idrossiclorochina e di questo stentato screditamento, si cita il giornalista di Bloomberg, Leonid Schneider, che “allude” a “presunte” manipolazioni dei dati da parte di Didier Raoult.

Sulle presunte allusioni, sommessamente, ci permettiamo di sorvolare.





Conclusioni:




[non terminato]

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3 Anni 5 Mesi fa #43833 da JProctor
Risposta da JProctor al topic Debunking Puente
Qualcuno sa se lo studio Tsunami sul plasma citato da Mazzucco nel video e linkato da Open nel suo articolo sia stato effettivamente concluso?

Open afferma si sia concluso, ma la pagina dello studio non riporta i risultati e un disclaimer ne dichiara la sospensione.

“Nessun risultato è stato pubblicato su ClinicalTrials.gov per questo studio”

“Lo studio è stato sospeso perché il promotore è stato sostituito e un nuovo studio sul plasma convalescente promosso dall'AIFA è stato avviato in Italia”.

clinicaltrials.gov/ct2/show/results/NCT04393727

Eppure il quotidianosanità (8 aprile 2020) riporta che: 
"Si è conclusa l’analisi dei dati dello studio clinico randomizzato e controllato chiamato TSUNAMI"

E ne riporta anche dei contenuti: "necessità di ventilazione meccanica invasiva, definita da un rapporto tra PaO2/FiO2 < 150", "rapporto PaO2/FiO2 ≥ 300 all’arruolamento), è emerso un segnale a favore".

www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmac...hp?articolo_id=94400

Dove hanno preso questi dati?
Link ad uno studio non ce ne sono, ma io prima di accusare di falso il quotidianosanità ci penserei un attimo.

Anche il comunicato stampa dell'Aifa (sempre 8 aprile 2020) riporta che: "Si è conclusa l’analisi dei dati dello studio clinico randomizzato e controllato chiamato TSUNAMI"

E riporta lo stesso identico testo copiato parola per parola.

www.aifa.gov.it/it/-/covid-19-studio-tsu...respiratorio-o-morte

Questo vuol dire che il quotidianosanità ha solo ritrasmesso pedissequamente il comunicato stampa Aifa.

Ma Aifa quei dati dove li ha presi?

La fonte prima di quei dati è davvero solo il comunicato stampa?

Perché se è così è fantastico.

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3 Anni 5 Mesi fa #43834 da Sertes
Risposta da Sertes al topic Debunking Puente
Io ho trovato nel sito Centro Nazionale Sangue la pagina che dice sostanzialmente le stesse cose

www.centronazionalesangue.it/covid-19-pu...ma-da-convalescente/

Altri siti rimandano al Centro Nazionale Sangue trattandolo come fonte primaria al pari di AIFA

- - -

Comunque gran bel lavoro, forse pure troppo accurato per il livello di questo personaggetto e del sito di infima categoria per cui scrive

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3 Anni 5 Mesi fa #43836 da JProctor
Risposta da JProctor al topic Debunking Puente
Capito, quindi è davvero solo il comunicato stampa dell'Aifa la fonte ultima dell'affermazione: "lo studio TSUNAMI non ha evidenziato un beneficio del plasma".
Assolutamente nulla di scientifico.

 Comunque gran bel lavoro, forse pure troppo accurato per il livello di questo personaggetto e del sito di infima categoria per cui scrive


Almeno una volta questo lavoro andava fatto, per esporre chiaramente la mole di merda nascosta tra le righe dei loro articoli (prima era solo un'opinione eludibile).
Questa secondo me era l'occasione migliore. Così il video sulle cure proibite nel web rimane sprovvisto di stigma. Ed è un gran problema per loro, perchè ora giornalisti, opinionisti e telebeti a cui venisse segnalato non avrebbero più d'un tratto neanche la foglia di fico da poter sventolare per chiudere il discorso.
Tutto il lavoro svolto da Puente e Pili diventa imporovvisamente un ammasso di parole inutili e senza senso, che nessuno potrà più linkare, sopratutto loro stessi, i più autoreferenziali.

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3 Anni 5 Mesi fa #43838 da JProctor
Risposta da JProctor al topic Debunking Puente
Mi servirebbe una fonte con cui sostituire questa sull'inefficacia o controproducenza dei lockdown:
www.romait.it/covid-19-gli-studi-adesso-...uisce-i-contagi.html

Non è così autorevole e sopratutto scientifica.

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3 Anni 5 Mesi fa #43839 da Jimmy95
Risposta da Jimmy95 al topic Debunking Puente
#jproctor
Scusa ma alla fine non c'è stato un altro processo in cui il Consiglio di Stato ha bocciato l'ordinanza del Tar del Lazio e ha confermato il protocollo del Ministero della Salute? Come si coordinano l'ordinanza del Consiglio di Stato dell' 11/12/2020 che permetteva l'utilizzo dell' idrossiclorochina con la sentenza dello stesso Consiglio (mi pare del marzo 2021) che ha dato ragione ad Aifa e Ministero sul protocollo?
Comunque ti faccio anch'io i complimenti per il gran lavoro che hai fatto.

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3 Anni 5 Mesi fa #43842 da JProctor
Risposta da JProctor al topic Debunking Puente
@Jimmy95
Sono due ordinanze su temi diversi.
Quella dell’11 dicembre 2020 riguardava l’idrossiclorochina, ed ha revocato il suo divieto off-label da parte di Aifa.
Quella del 26 aprile 2021 (non marzo) riguardava invece le linee guida sulle cure a domicilio, ed ha ribaltato la decisione del TAR (9 marzo 2021) di sospenderle.

Se aggiungevo questi fatti, troppo collaterali, sarebbe venuto fuori una bibbia (più di quel che già è).

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3 Anni 5 Mesi fa #43843 da Jimmy95
Risposta da Jimmy95 al topic Debunking Puente
Quindi dopo l'ordinanza del Consiglio di Stato dell'11 dicembre 2020 l'Aifa ha concesso l'utilizzo dell'idrossiclorochina su pazienti con sintomi lievi, giusto?Così mi pare che c'è scritto nella circolare Aifa del 22 dicembre

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3 Anni 5 Mesi fa #43845 da JProctor
Risposta da JProctor al topic Debunking Puente
@Jimmy95
Io l'ho riportata la scheda informativa Aifa aggiornata al 22 dicembre, nel capitolo.
Vai a vedere se c'è scritto "concesso" o se invece c'è scritto "non raccomanda" e "non ritiene utile nè opportuno".

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3 Anni 5 Mesi fa #43847 da Jimmy95
Risposta da Jimmy95 al topic Debunking Puente
C'è scritto che non raccomanda l'utilizzo dell'idrossiclorochina neanche per i pazienti a domicilio però più in basso, alla voce " Chi può prescrivere il medicinale" (non ricordo le parole esatte ma è un paio di riquadri più in basso) c'è scritto che il medico può prescriverla per i pazienti a domicilio però se ne assume la responsabilità e sarà necessario il consenso informato del paziente. Quindi tecnicamente pur non raccomandandola ne permettevano comunque la prescrizione seppur previo consenso del paziente e sotto la responsabilità del medico. Il farmaco inoltre non sarebbe stato neanche rimborsabile. Certo, sicuramente tutte queste incombenze, oltre al fatto che non era raccomandata, non avranno di certo invogliato i medici a prescriverla.

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