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Le età del mondo e gli ultimi tempi
2 Anni 10 Mesi fa #45351
da Bastion
Le età del mondo e gli ultimi tempi è stato creato da Bastion
LE ETA' DEL MONDO E GLI ULTIMI TEMPO
Articolo di Valentina Ferranti
Il parallelismo tra la dottrina degli Yuga induisti e quella delle Età dell’Uomo secondo Esiodo e la Tradizione Occidentale. Una profonda corrispondenza che ben si adatta, stando alle descrizioni della Fine del Tempo, con la civiltà contemporanea, espressione di decadenza e indurimento nella materia.
Narra un’antica storia sacra degli indiani Pawnee (pianure del Nebraska), di un tempo felice in cui il mondo era popolato da esseri umani meravigliosi: i giganti. Secondo quanto raccontato dagli anziani questa stirpe eccelsa peri a causa di una terribile inondazione. Dopo il diluvio, Tirawa il Padre Divino, prese un grande bufalo e lo mise nella zona del Nord-Ovet per trattenere le acque ed evitare altre catastrofi. Quel bufalo e ancora li e quando l’ultimo suo pelo sara caduto, la gente della terra morira. Secondo questo antico popolo tradizionale, i segni saranno evidenti: il sole e la luna muteranno di colore, meteore attraverseranno il cielo, le acque inonderanno la terra; gli animali e gli esseri umani lanceranno urla disperate nell’intento di salvarsi dai flutti impetuosi; le stelle cadranno sulla terra, la luna diverra nera, il sole si spegnera…e sara la fine di tutte le cose. Questa storia sacra narrata dallo sciamano Toro Giovane a G.A. Dorsey, e raccolta nel testo “Miti e leggende degli Indiani d’America” (Giovanni Pizza), e sorprendentemente simile a tante narrazioni rivelate e scritte da uomini appartenenti alle cosi dette culture “complesse”. Civilta geograficamente e strutturalmente differenti da quelle degli Indiani d’America, eppure sembrerebbe che un’antica sapienza originaria abbia offerto all’imaginario collettivo le medesime informazioni. Gli elementi sono simili, che si vada da una parte all’altra del mondo, che si tratti di culture a tradizione orale o scritta, burocratizzate o semplici. La storia si ripete e narra di un tempo antico in cui un’umanita superiore-divina e/o semidivina, viveva in armonia e pace. L’antica Eta dell’Oro, cosi come Esiodo e non solo lui, ce l’ha narrata. Tutte le storie sacre che parlano dei tempi primigeni e dei tempi ultimi sono simili e rientrano, anche se per gradi diversi, nel genere che definirei “profetico”. Ed i profeti parlano per ispirazione divina. Dal passato, le loro voci echeggiano e narrano le cose prime e quelle ultime: la storia dell’uomo e del suo essere nel mondo.
L’Età dell’Oro
L’epoca in cui viviamo, dal tempo lontano in cui la delinearono, viene raccontata come conclusiva e terribile. L’uomo si allontanera dalle sfere divine e non onorera piu, attraverso il rito, i gesti della divinita. La laicizzazione coatta, la secolarizzazione, hanno privato il mondo tangibile dell’aspetto “alto” dell’anelito ai Piani Celesti. Molti hanno descritto la caduta, elencando segni e tempi che danno la prova di quanto profetizzato e di come, da quando il mondo fu creato, il meccanismo temporale abbia preso forma. Mondo, il cui termine inglese “world”, come sottolinea Mircea Eliade, deriverebbe dal germanico antico “wer-aldh”, nel significato di “vita” o “eta dell’uomo”. Uomo creato e caduto, connesso con i cicli del divenire a causa di un peccato, una degradazione. Uomo che vive in un mondo soggetto alla distruzione, al tempo che divora e distrugge. L’Eta dell’Oro fu la prima, la splendente. Esiodo che in realta parla di stirpi-razze di uomini e non prettamente di eta, descrive questo tempo connesso con la qualita, appunto, degli uomini che l’hanno vissuto. E quello il tempo della sovranita di Kronos- Saturno. La stessa eta che vede protagonista il re-sacerdote indoiranico Yima, il Sole. Durante il suo regno ne uomini ne animali morivano, si viveva in un’eterna primavera e le provviste di cibo erano infinite. La regalita in questo caso e connessa con la divinita, con lo splendore, aspetto che ogni regnante in terra dell’antichita ha messo in evidenza, cercando di restaurare simbolicamente quel tempo primigenio. Questa fortunata stirpe quindi, e la stessa che viene descritta dal poeta greco. Gli uomini vivevano senza fatica alcuna, non conoscendo la vecchiaia e quindi lo svilimento corporeo. Una dolce morte li avvolgeva nel sonno. Si nutrivano di miele e latte, alimenti simbolici. Il miele e cibo sacro, connesso con il mondo divino. Gia presso gli Egizi veniva miscelato con altre sostanze oleose o balsamiche e veniva offerto alla divinita nei sacri riti funebri dell’imbalsamatura e mummificazione. Usato inoltre nelle consacrazioni degli altari, in Grecia era considerato nutrimento degli dei in terra, cosi come l’ambrosia lo era in cielo. Miele come “oro” quindi, assimilato al prezioso “metallo nobile” e incorrutibile che ne rappresenta l’era poiche non soggetto ad ossidazione quindi alla degradazione del corpo e dell’anima. Miele anche come prima forma eucaristica presso i cristiani. Ai neofiti nei riti del battesimo, veniva offerta una bevanda in cui venivano miscelate queste due sostanze, versate in un calice emblema di immortalita. Simbolo di luce celeste e perfezione rappresenta questa prima umanita divina o semidivina poiche conpartecipe e immersa nelle sfere celesti-alte. La stirpe degli uomini dell’Eta dell’Oro era infatti simile a quella degli dei. Altro cibo d’elezione, oltre il miele, il latte che nella tradizione indiana fu identificato con il soma e quindi e anch’esso bevanda divina. Miele e latte in molte tradizioni sapienziali hanno carattere sacrale. In Esodo (Vv 3, agli Ebrei in fuga dalla schiavitu egiziana verra promesso l’arrivo nel luogo in cui scorre “latte e miele”.
Il Kali Yuga
Il latte, elemento puro, bianco e candido, si contrappone simbolicamente al sangue emblema dell’ultima Eta, quella del Ferro, l’attuale 1}, quella che sempre Esiodo annovera come caotica e terribile. Era in cui vive l’umanita attuale. Il poeta greco la descrisse cosi ne “Le opere e i giorni”. «Mai io avrei voluto trovarmi con la quinta stirpe di uomini: ma o prima morire o nascere dopo. Ora, infatti, e la stirpe di ferro: ne mai di giorno cesseranno di distruggersi per la fatica e per la pena, ne mai di notte: e gli dei daranno pensieri luttuosi, tuttavia anche per essi i beni saranno mescolati ai malanni, e Zeus distruggera anche questa stirpe di umani caduchi, quando ai nati biancheggeranno le tempie. Il padre non sara simile ai figli, ne a lui i figli; ne l’ospite all’ospite o il compagno al compagno ne il fratello sara caro cosi come prima lo era. Non verranno onorati i genitori appena invecchiati, che saranno, al contrario, rimproverati con dure parole. Sciagurati! che degli dei non hanno timore. Questa stirpe non vorra ricambiare gli alimenti ai vecchi genitori; il diritto per loro sara nella forza ed essi si distruggeranno a vicenda le citta. Non onoreranno piu il giusto, l’uomo leale e neppure il buono, ma daranno maggior onore all’apportatore di male e al violento; la giustizia risiedera nella forza delle mani; non vi sara piu pudore: il malvagio, con perfidi detti, danneggera l’uomo migliore e v’aggiungera il giuramento. La Gelosia malvagia, maledica e dallo sguardo sinistro, s’accompagnera con tutti i miseri umani. Allora dalla terra dalle larghe contrade, in bianchi veli, nascondendo il bel corpo e lasciando i mortali, la Coscienza e la Nemesi andranno verso l’Olimpo, al popolo degli Immortali; ma gli affanni luttuosi resteranno ai mortali, ne vi sara difesa contro il male. (vv. 174 - 201 - Le Opere e i Giorni)». Non sorprende scoprire che l’ultima, la quinta di cui parla Esiodo non sia dissimile da quella descritta nei cicli cosmici della tradizione induista. Nel Mahabharata, nei racconti del Mahapralaya, nel ciclo del Manvantara e in altri testi puranici, sono giustappunto quattro le ere-yuga chiamate rispettivamente Katayuga, Tretayuga, Dvaparayuga e Kaliyuga. Cosi nel Naradapur a (I, 41, 29-88) viene descritta l’ultima: «Assai terribile e il Kaliyuga, pieno di peccati e impurita.(…) Tutti sono schiavi della legge dell’inganno, tutti pieni d’invidia; i maestri sono egoisti, corrotti e privi della verita.(…) Nel terribile Kaliyuga, o vipra, tutti gli uomini sono dediti al male. [...] La terra diventa sterile, il seme e il fiore periscono; le donne si compiacciono della condotta e del fascino delle cortigiane. [...] Tutti saranno sempre intenti alla lode di se e dediti alla diffamazione degli altri, distruttori di chi ripone in loro fiducia, crudeli, privi di compassione e di giustizia. Nel Kaliyuga infatti, o vipra, gli uomini saranno amici dell’ingiustizia.(…) Tutti saranno sempre incuranti dei propri doveri, ingrati, fuori dalla retta via. [...]. Nel Kaliyuga i mortali tremeranno per paura della fame, lo sguardo al cielo per paura della siccita. [...]. Tormentati dal desiderio, col corpo striminzito, avidi e volti all’ingiustizia, tutti, nel Kaliyuga, saranno dotati di poca fortuna e numerosa progenie. Le donne si sosterranno come cortigiane, preoccupate del proprio fascino; senza prestare attenzione alle parole dei mariti, solo si interesseranno alle cose altrui. Con il loro disdicevole comportamento, produrranno desiderio negli uomini malvagi. [...]N radapur a (I, 41, 29-88)»
Gli Uomini del Ferro
Kali e la Nera, e questo e il suo tempo. Lei e la dea assetata di sangue e l’assonanza con l’Eta del Ferro esiodea e sorprendente. Il ferro la cui, ruggine ricorda il sangue, e elemento acquoso di cui l’essere umano e fatto poiche tessuto fluido contenente ferro. L’umanita caduta e cosi simbolicamente rappresentata. E la dea nera ne e la portatrice, la rappresentante. Il mito narra di come sia stata creata per volere della dea Durga, poiche unica in grado di uccidere l’asura Raktabija, l’invincibile in lotta contro gli dei. Dall’occhio-sopracciglia della dea benefica, nasce quindi la piu spaventevole divinita femminile, ma la sola che puo vincerlo poiche assetata di sangue e morte. Ed il fluido rosso e protagonista di questa scena poiche ogni volta che Raktabjia (rakta” “sangue”, e “bija” “seme”) veniva ferito, da ogni sua goccia di sangue nascevano migliaia di sue repliche. La Kali, nata per sconfiggerlo, ogni volta che feriva una sua copia, ne aspirava il sangue e ne ingoiava il corpo per evitare che si duplicasse ancora. Cosi li sconfisse e lo sconfisse colpendolo col suo tridente. Ma, assetata di sangue, continuo a divorare ogni cosa, mettendo lei stessa in pericolo la creazione. Solo Shiva riusci a fermarla, mettendo a rischio la sua stessa vita (un mito molto simile a quello egizio della dea leonessa Sekhmet). Durante l’Epoca del Ferro tutto sara distrutto e la creazione sara in costante pericolo, questa stirpe sara indegna e vivra nell’ignoranza. Le assonanze con le profezie dei tempi ultimi sono evidenti. Nell’Apocalisse di Giovanni cosi e scritto: «Vieni, ti faro vedere la condanna della grande prostituta che siede presso le grandi acque. Con lei si sono prostituiti i re della terra e gli abitanti della terra si sono inebriati del vino della sua prostituzione» (Apocalisse 17, 1- 2). Una prostituta, quindi, emblema del potere materiale, della corruzione del corpo, dell’anima e dello spirito. La Babilonia, luogo reale e allegoria simbolo delle malvagita e delle aberrazioni umane: la Babele della divisione-confusione. Il vino e qui simbolo dei piaceri materiali, dell’annebbiamento spirituale che confondera l’umanita e la condurra a compiere azioni inique. Molti i falsi profeti che nel corso della storia hanno annunciato scadenza temporale, ma la realta e che, trattandosi di visioni simboliche, non e possibile una datazione precisa di tali eventi. Eppure il decadimento dell’ultima Era narrato da Esiodo, dalla tradizione indiana, dalle storie sacre dei popoli mesoamericani e in quelli delle culture orali porterebbe a credere ad una temibile coincidenza… L’Eta del Ferro, la stessa in cui visse Esiodo sembrerebbe proprio il tempo che stiamo vivendo. Il poeta ne annovera altre quattro precedenti e successive all’Eta dell’Oro: la stirpe dell’Eta dell’Argento, in cui vigeva la “legge della madre” il matriarcato. Argentea e la luna e le leggi della dea andavano onorate con sacrifici umani. Gli uomini di questo tempo lontano non combattevano tra di loro, ma si erano gia allontanati dalla radice divina solare. Zeus per questo li distrusse. Le successe la Stirpe di Bronzo, i cui uomini furono tratti dai frassini, albero della fecondita e della dea. Ma neanche queste creature, comunque volute dal re degli dei, si rivelarono degne della vita poiche bellicose e ignoranti. Ed e in questo tempo che Zeus, per punire questa stirpe di uomini dediti alla violenza, dono loro Pandora, (la divisione) la prima donna, archetipo della razza femminile caduta. Colei che volente o nolente introduce (non rispettando un divieto divino) i mali e le pene che da li in poi avrebbero afflitto ogni uomo. Nella Teogonia Esiodo narra in dettaglio la vicenda che vede protagonista Prometeo che, attraverso inganni, decide di rubare il fuoco ad Efeso per darlo agli uomini o, come dice Platone nel Protagora, le “astuzie tecniche” ad Atena. Per questo mancato rispetto del precetto divino, il corpo del Titano verra ancorato alla roccia e si contorcera in un eterno patire poi rotto dall’eroe Eracle. Ma il Padre degli dei non contento della punizione, creera appunto la prima donna. Da questa “prima donna” derivera “la stirpe delle donne”. Espressione che non e da intendersi in senso proprio, ma sempre come allegoria di un particolare tipo di umanita-divisa. Un’umanita portatrice, per sciocchezza e ignoranza, di tutti i mali che sanciscono la definitiva separazione tra uomini e dei-sfera spirituale. Nella struttura del mito, Lei ha nome Pandora (tutti i doni) e viene data in sposa ad Epimeteo (fratello meno astuto di Prometeo). Zeus regala alla donna un vaso, chiedendole di non aprirlo, ma Pandora incuriosita scoperchia il sacro contenitore. Da li usciranno tutte le disgrazie cui la vita terrena dell’uomo e ancorata. Solo la speranza, ultima all’interno del vaso, permettera all’uomo di non disperare per le sofferenze cui e sottoposto. Questo mito sembra riecheggiare nel Genesi biblico ed e quindi connesso ad Eva e al peccato originale. Al di la delle differenze e delle possibili diverse interpretazioni, si puo essere d’accordo nel supporre l’universalita di una colpa originaria che porto gradualmente al disfacimento della razza umana e alla scissione dall’unione con Dio.
Il Tempo di Perfezione
Dopo l’Eta del Bronzo, ha inizio in Esiodo la Stirpe degli Eroi che, a mio avviso, e trasversale sia all’epoca del Bronzo che a quella del Ferro. Gli eroi sono gli uomini che, nonostante il degrado epocale in cui si trovano a vivere, mantengono salda la loro volonta, il cuore puro e l’anelito alle sfere divine. La stirpe degli eroi e ancora presente. Lo si evince dall’Apocalisse che narra di 144.000 eletti. Numero simbolico che identifica i “Giusti”, coloro i quali manterranno saldo il legame con la giustizia e l’afflato divino e lotteranno affinche il male non trionfi. E questa l’epoca degli Argonauti, di coloro quindi che volevano restaurare, con la conquista del Vello d’Oro, quel tempo primigenio in cui l’uomo riconosceva la sua appartenenza divina: la condizione edenica. Poiche «l’Eden prima ancora che un “luogo” e uno stato dell’essere (…) L’Eden in realta, non e altro che la “creazione primordiale”, dove tutte le possibilita, siano esse corporali o sottili, si ritrovano simultaneamente. Nell’Eden non c’e tempo e successione come nella terra decaduta in cui abitiamo: tutte le possibilita del mondo manifestato vi sono presenti in maniera armoniosa, per cui i corpi sono, al tempo stesso, concreti e sottili. Nell’Eden non vi e morte perche non vi e divenire. Possiamo anzi dire che il rapporto tra la Terra Vera (l’Eden) e la terra attuale e la stessa che esiste tra una realta e la sua ombra. Nell’Eden, ogni aspetto del creato e co-presente nelle sue indefinitive possibilita, sulla terra decaduta esiste, al contrario, un prima e un dopo che generano il continuo (e doloroso) susseguirsi di trasformazioni, di nascite e di morti lungo la linea temporale» (Gianluca Marletta “L’Eden, la Resurrezione e la terra dei viventi”, Irfan Edizioni) La Terra dei Viventi quindi, cosi come anche nella tradizione druidica viene chiamata, e luogo- simbolico ove non si conosce morte e vecchiaia, poiche connessa all’eta primigenia e splendente. Presso i sudamericani Tembe – popolo indio del Brasile - per rimarcare l’universalita di questa dottrina si narrava il mito della perduta Eta dell’Oro in cui gli abitanti della terra scomparsa vivevano senza fatica e ne invecchiavano ne morivano. I campi erano fertili e non si doveva lavorare. Luogo l’Eta Aurea, quindi, che in ambito cristiano, e descritta come spazio simbolico dell’essere che a causa del peccato originale inizia il processo degenerativo culminante nella separazione- divisione dal principio divino. Una terra sacra, cosi come viene rievocata dai vari gruppi Tupi-Guarani, i quali intrapresero lunghi vagabondaggi in cerca della “terra senza male”. Le descrizioni che ne fecero sono simili a quelle raccontate dalle antiche tradizioni del “vecchio mondo”. Ogni storia sacra che narra delle origini usa il metro temporale di un prima e di un dopo, una contrapposizione, una frattura che ha portato al disfacimento attuale. Le somiglianze narrative sono sorprendenti. Nel Vicino Oriente Antico, nel poema “Emmerkar e il Signore di Aratta” si narra del benefico e bel tempo lontano in cui gli uomini vivevano lontano dai pericoli e parlavano una lingua comune. Questo ci riporta al decadimento della torre di Babele. La lingua e il verbo, Unica Verita; la sua frantumazione in molteplici parti simboleggia l’allontanamento dal principio divino, dall’Uno al di la del molteplice. Anche Dante ne parla nel XXVIII canto del Purgatorio: «Quelli che nell’antichita scrissero versi sull’eta dell’oro e il suo stato felice, forse sognarono in Parnaso proprio questo luogo. Quei primi uomini furono innocenti; qui regna un’eterna primavera e ogni frutto; l’acqua di questo fiume e il nettare di cui ognuno di loro parla» (138- 144). Universalita di tali tempi e profezie dei tempi ultimi sembrano coincidere. Una piu di altre, poiche attuale e indagata da piu parti: il Terzo segreto di Fatima. Questo, parte del testo pubblicato sul “Neues Europe” dal giornalista tedesco Louis Emrich nel 1963. Molti dicono sia un falso, ma alcune frasi del lungo scritto profetico potrebbero coincidere (a detta di alcuni teologi) con la rivelazione fatta a Suor Lucia. «In nessuna parte del mondo vi e ordine, e Satana regnera sui piu alti posti, determinando l’andamento delle cose. (…) Fuoco e fumo cadranno dal Cielo, le acque degli oceani diverranno vapori, e la schiuma s’innalzera sconvolgendo e tutto, affondando. Milioni e Milioni di uomini periranno di ora in ora, coloro che resteranno in vita, invidieranno i morti. (…) Vi sara morte ovunque a causa degli errori commessi dagli insensati e dai partigiani di Satana il quale allora, e solamente allora, regnera sul mondo. In ultimo, allorquando quelli che sopravvivranno ad ogni evento, saranno ancora in vita, proclameranno nuovamente Iddio e la Sua Gloria, e Lo serviranno come un tempo, quando il mondo non era cosi pervertito». Se confrontiamo questo testo profetico con le descrizioni che, solo per citare i piu complessi, troviamo in Esiodo - Eta del Ferro - e nei testi induisti – Kaliyuga - troveremo similitudini evidenti. Ma prima della fine di questa eta di tribolazioni, tutto dovra crollare. Il tempo, quindi, sembrerebbero maturo. «Chi ha orecchie per intendere, intenda».
Articolo di Valentina Ferranti
Il parallelismo tra la dottrina degli Yuga induisti e quella delle Età dell’Uomo secondo Esiodo e la Tradizione Occidentale. Una profonda corrispondenza che ben si adatta, stando alle descrizioni della Fine del Tempo, con la civiltà contemporanea, espressione di decadenza e indurimento nella materia.
Narra un’antica storia sacra degli indiani Pawnee (pianure del Nebraska), di un tempo felice in cui il mondo era popolato da esseri umani meravigliosi: i giganti. Secondo quanto raccontato dagli anziani questa stirpe eccelsa peri a causa di una terribile inondazione. Dopo il diluvio, Tirawa il Padre Divino, prese un grande bufalo e lo mise nella zona del Nord-Ovet per trattenere le acque ed evitare altre catastrofi. Quel bufalo e ancora li e quando l’ultimo suo pelo sara caduto, la gente della terra morira. Secondo questo antico popolo tradizionale, i segni saranno evidenti: il sole e la luna muteranno di colore, meteore attraverseranno il cielo, le acque inonderanno la terra; gli animali e gli esseri umani lanceranno urla disperate nell’intento di salvarsi dai flutti impetuosi; le stelle cadranno sulla terra, la luna diverra nera, il sole si spegnera…e sara la fine di tutte le cose. Questa storia sacra narrata dallo sciamano Toro Giovane a G.A. Dorsey, e raccolta nel testo “Miti e leggende degli Indiani d’America” (Giovanni Pizza), e sorprendentemente simile a tante narrazioni rivelate e scritte da uomini appartenenti alle cosi dette culture “complesse”. Civilta geograficamente e strutturalmente differenti da quelle degli Indiani d’America, eppure sembrerebbe che un’antica sapienza originaria abbia offerto all’imaginario collettivo le medesime informazioni. Gli elementi sono simili, che si vada da una parte all’altra del mondo, che si tratti di culture a tradizione orale o scritta, burocratizzate o semplici. La storia si ripete e narra di un tempo antico in cui un’umanita superiore-divina e/o semidivina, viveva in armonia e pace. L’antica Eta dell’Oro, cosi come Esiodo e non solo lui, ce l’ha narrata. Tutte le storie sacre che parlano dei tempi primigeni e dei tempi ultimi sono simili e rientrano, anche se per gradi diversi, nel genere che definirei “profetico”. Ed i profeti parlano per ispirazione divina. Dal passato, le loro voci echeggiano e narrano le cose prime e quelle ultime: la storia dell’uomo e del suo essere nel mondo.
L’Età dell’Oro
L’epoca in cui viviamo, dal tempo lontano in cui la delinearono, viene raccontata come conclusiva e terribile. L’uomo si allontanera dalle sfere divine e non onorera piu, attraverso il rito, i gesti della divinita. La laicizzazione coatta, la secolarizzazione, hanno privato il mondo tangibile dell’aspetto “alto” dell’anelito ai Piani Celesti. Molti hanno descritto la caduta, elencando segni e tempi che danno la prova di quanto profetizzato e di come, da quando il mondo fu creato, il meccanismo temporale abbia preso forma. Mondo, il cui termine inglese “world”, come sottolinea Mircea Eliade, deriverebbe dal germanico antico “wer-aldh”, nel significato di “vita” o “eta dell’uomo”. Uomo creato e caduto, connesso con i cicli del divenire a causa di un peccato, una degradazione. Uomo che vive in un mondo soggetto alla distruzione, al tempo che divora e distrugge. L’Eta dell’Oro fu la prima, la splendente. Esiodo che in realta parla di stirpi-razze di uomini e non prettamente di eta, descrive questo tempo connesso con la qualita, appunto, degli uomini che l’hanno vissuto. E quello il tempo della sovranita di Kronos- Saturno. La stessa eta che vede protagonista il re-sacerdote indoiranico Yima, il Sole. Durante il suo regno ne uomini ne animali morivano, si viveva in un’eterna primavera e le provviste di cibo erano infinite. La regalita in questo caso e connessa con la divinita, con lo splendore, aspetto che ogni regnante in terra dell’antichita ha messo in evidenza, cercando di restaurare simbolicamente quel tempo primigenio. Questa fortunata stirpe quindi, e la stessa che viene descritta dal poeta greco. Gli uomini vivevano senza fatica alcuna, non conoscendo la vecchiaia e quindi lo svilimento corporeo. Una dolce morte li avvolgeva nel sonno. Si nutrivano di miele e latte, alimenti simbolici. Il miele e cibo sacro, connesso con il mondo divino. Gia presso gli Egizi veniva miscelato con altre sostanze oleose o balsamiche e veniva offerto alla divinita nei sacri riti funebri dell’imbalsamatura e mummificazione. Usato inoltre nelle consacrazioni degli altari, in Grecia era considerato nutrimento degli dei in terra, cosi come l’ambrosia lo era in cielo. Miele come “oro” quindi, assimilato al prezioso “metallo nobile” e incorrutibile che ne rappresenta l’era poiche non soggetto ad ossidazione quindi alla degradazione del corpo e dell’anima. Miele anche come prima forma eucaristica presso i cristiani. Ai neofiti nei riti del battesimo, veniva offerta una bevanda in cui venivano miscelate queste due sostanze, versate in un calice emblema di immortalita. Simbolo di luce celeste e perfezione rappresenta questa prima umanita divina o semidivina poiche conpartecipe e immersa nelle sfere celesti-alte. La stirpe degli uomini dell’Eta dell’Oro era infatti simile a quella degli dei. Altro cibo d’elezione, oltre il miele, il latte che nella tradizione indiana fu identificato con il soma e quindi e anch’esso bevanda divina. Miele e latte in molte tradizioni sapienziali hanno carattere sacrale. In Esodo (Vv 3, agli Ebrei in fuga dalla schiavitu egiziana verra promesso l’arrivo nel luogo in cui scorre “latte e miele”.
Il Kali Yuga
Il latte, elemento puro, bianco e candido, si contrappone simbolicamente al sangue emblema dell’ultima Eta, quella del Ferro, l’attuale 1}, quella che sempre Esiodo annovera come caotica e terribile. Era in cui vive l’umanita attuale. Il poeta greco la descrisse cosi ne “Le opere e i giorni”. «Mai io avrei voluto trovarmi con la quinta stirpe di uomini: ma o prima morire o nascere dopo. Ora, infatti, e la stirpe di ferro: ne mai di giorno cesseranno di distruggersi per la fatica e per la pena, ne mai di notte: e gli dei daranno pensieri luttuosi, tuttavia anche per essi i beni saranno mescolati ai malanni, e Zeus distruggera anche questa stirpe di umani caduchi, quando ai nati biancheggeranno le tempie. Il padre non sara simile ai figli, ne a lui i figli; ne l’ospite all’ospite o il compagno al compagno ne il fratello sara caro cosi come prima lo era. Non verranno onorati i genitori appena invecchiati, che saranno, al contrario, rimproverati con dure parole. Sciagurati! che degli dei non hanno timore. Questa stirpe non vorra ricambiare gli alimenti ai vecchi genitori; il diritto per loro sara nella forza ed essi si distruggeranno a vicenda le citta. Non onoreranno piu il giusto, l’uomo leale e neppure il buono, ma daranno maggior onore all’apportatore di male e al violento; la giustizia risiedera nella forza delle mani; non vi sara piu pudore: il malvagio, con perfidi detti, danneggera l’uomo migliore e v’aggiungera il giuramento. La Gelosia malvagia, maledica e dallo sguardo sinistro, s’accompagnera con tutti i miseri umani. Allora dalla terra dalle larghe contrade, in bianchi veli, nascondendo il bel corpo e lasciando i mortali, la Coscienza e la Nemesi andranno verso l’Olimpo, al popolo degli Immortali; ma gli affanni luttuosi resteranno ai mortali, ne vi sara difesa contro il male. (vv. 174 - 201 - Le Opere e i Giorni)». Non sorprende scoprire che l’ultima, la quinta di cui parla Esiodo non sia dissimile da quella descritta nei cicli cosmici della tradizione induista. Nel Mahabharata, nei racconti del Mahapralaya, nel ciclo del Manvantara e in altri testi puranici, sono giustappunto quattro le ere-yuga chiamate rispettivamente Katayuga, Tretayuga, Dvaparayuga e Kaliyuga. Cosi nel Naradapur a (I, 41, 29-88) viene descritta l’ultima: «Assai terribile e il Kaliyuga, pieno di peccati e impurita.(…) Tutti sono schiavi della legge dell’inganno, tutti pieni d’invidia; i maestri sono egoisti, corrotti e privi della verita.(…) Nel terribile Kaliyuga, o vipra, tutti gli uomini sono dediti al male. [...] La terra diventa sterile, il seme e il fiore periscono; le donne si compiacciono della condotta e del fascino delle cortigiane. [...] Tutti saranno sempre intenti alla lode di se e dediti alla diffamazione degli altri, distruttori di chi ripone in loro fiducia, crudeli, privi di compassione e di giustizia. Nel Kaliyuga infatti, o vipra, gli uomini saranno amici dell’ingiustizia.(…) Tutti saranno sempre incuranti dei propri doveri, ingrati, fuori dalla retta via. [...]. Nel Kaliyuga i mortali tremeranno per paura della fame, lo sguardo al cielo per paura della siccita. [...]. Tormentati dal desiderio, col corpo striminzito, avidi e volti all’ingiustizia, tutti, nel Kaliyuga, saranno dotati di poca fortuna e numerosa progenie. Le donne si sosterranno come cortigiane, preoccupate del proprio fascino; senza prestare attenzione alle parole dei mariti, solo si interesseranno alle cose altrui. Con il loro disdicevole comportamento, produrranno desiderio negli uomini malvagi. [...]N radapur a (I, 41, 29-88)»
Gli Uomini del Ferro
Kali e la Nera, e questo e il suo tempo. Lei e la dea assetata di sangue e l’assonanza con l’Eta del Ferro esiodea e sorprendente. Il ferro la cui, ruggine ricorda il sangue, e elemento acquoso di cui l’essere umano e fatto poiche tessuto fluido contenente ferro. L’umanita caduta e cosi simbolicamente rappresentata. E la dea nera ne e la portatrice, la rappresentante. Il mito narra di come sia stata creata per volere della dea Durga, poiche unica in grado di uccidere l’asura Raktabija, l’invincibile in lotta contro gli dei. Dall’occhio-sopracciglia della dea benefica, nasce quindi la piu spaventevole divinita femminile, ma la sola che puo vincerlo poiche assetata di sangue e morte. Ed il fluido rosso e protagonista di questa scena poiche ogni volta che Raktabjia (rakta” “sangue”, e “bija” “seme”) veniva ferito, da ogni sua goccia di sangue nascevano migliaia di sue repliche. La Kali, nata per sconfiggerlo, ogni volta che feriva una sua copia, ne aspirava il sangue e ne ingoiava il corpo per evitare che si duplicasse ancora. Cosi li sconfisse e lo sconfisse colpendolo col suo tridente. Ma, assetata di sangue, continuo a divorare ogni cosa, mettendo lei stessa in pericolo la creazione. Solo Shiva riusci a fermarla, mettendo a rischio la sua stessa vita (un mito molto simile a quello egizio della dea leonessa Sekhmet). Durante l’Epoca del Ferro tutto sara distrutto e la creazione sara in costante pericolo, questa stirpe sara indegna e vivra nell’ignoranza. Le assonanze con le profezie dei tempi ultimi sono evidenti. Nell’Apocalisse di Giovanni cosi e scritto: «Vieni, ti faro vedere la condanna della grande prostituta che siede presso le grandi acque. Con lei si sono prostituiti i re della terra e gli abitanti della terra si sono inebriati del vino della sua prostituzione» (Apocalisse 17, 1- 2). Una prostituta, quindi, emblema del potere materiale, della corruzione del corpo, dell’anima e dello spirito. La Babilonia, luogo reale e allegoria simbolo delle malvagita e delle aberrazioni umane: la Babele della divisione-confusione. Il vino e qui simbolo dei piaceri materiali, dell’annebbiamento spirituale che confondera l’umanita e la condurra a compiere azioni inique. Molti i falsi profeti che nel corso della storia hanno annunciato scadenza temporale, ma la realta e che, trattandosi di visioni simboliche, non e possibile una datazione precisa di tali eventi. Eppure il decadimento dell’ultima Era narrato da Esiodo, dalla tradizione indiana, dalle storie sacre dei popoli mesoamericani e in quelli delle culture orali porterebbe a credere ad una temibile coincidenza… L’Eta del Ferro, la stessa in cui visse Esiodo sembrerebbe proprio il tempo che stiamo vivendo. Il poeta ne annovera altre quattro precedenti e successive all’Eta dell’Oro: la stirpe dell’Eta dell’Argento, in cui vigeva la “legge della madre” il matriarcato. Argentea e la luna e le leggi della dea andavano onorate con sacrifici umani. Gli uomini di questo tempo lontano non combattevano tra di loro, ma si erano gia allontanati dalla radice divina solare. Zeus per questo li distrusse. Le successe la Stirpe di Bronzo, i cui uomini furono tratti dai frassini, albero della fecondita e della dea. Ma neanche queste creature, comunque volute dal re degli dei, si rivelarono degne della vita poiche bellicose e ignoranti. Ed e in questo tempo che Zeus, per punire questa stirpe di uomini dediti alla violenza, dono loro Pandora, (la divisione) la prima donna, archetipo della razza femminile caduta. Colei che volente o nolente introduce (non rispettando un divieto divino) i mali e le pene che da li in poi avrebbero afflitto ogni uomo. Nella Teogonia Esiodo narra in dettaglio la vicenda che vede protagonista Prometeo che, attraverso inganni, decide di rubare il fuoco ad Efeso per darlo agli uomini o, come dice Platone nel Protagora, le “astuzie tecniche” ad Atena. Per questo mancato rispetto del precetto divino, il corpo del Titano verra ancorato alla roccia e si contorcera in un eterno patire poi rotto dall’eroe Eracle. Ma il Padre degli dei non contento della punizione, creera appunto la prima donna. Da questa “prima donna” derivera “la stirpe delle donne”. Espressione che non e da intendersi in senso proprio, ma sempre come allegoria di un particolare tipo di umanita-divisa. Un’umanita portatrice, per sciocchezza e ignoranza, di tutti i mali che sanciscono la definitiva separazione tra uomini e dei-sfera spirituale. Nella struttura del mito, Lei ha nome Pandora (tutti i doni) e viene data in sposa ad Epimeteo (fratello meno astuto di Prometeo). Zeus regala alla donna un vaso, chiedendole di non aprirlo, ma Pandora incuriosita scoperchia il sacro contenitore. Da li usciranno tutte le disgrazie cui la vita terrena dell’uomo e ancorata. Solo la speranza, ultima all’interno del vaso, permettera all’uomo di non disperare per le sofferenze cui e sottoposto. Questo mito sembra riecheggiare nel Genesi biblico ed e quindi connesso ad Eva e al peccato originale. Al di la delle differenze e delle possibili diverse interpretazioni, si puo essere d’accordo nel supporre l’universalita di una colpa originaria che porto gradualmente al disfacimento della razza umana e alla scissione dall’unione con Dio.
Il Tempo di Perfezione
Dopo l’Eta del Bronzo, ha inizio in Esiodo la Stirpe degli Eroi che, a mio avviso, e trasversale sia all’epoca del Bronzo che a quella del Ferro. Gli eroi sono gli uomini che, nonostante il degrado epocale in cui si trovano a vivere, mantengono salda la loro volonta, il cuore puro e l’anelito alle sfere divine. La stirpe degli eroi e ancora presente. Lo si evince dall’Apocalisse che narra di 144.000 eletti. Numero simbolico che identifica i “Giusti”, coloro i quali manterranno saldo il legame con la giustizia e l’afflato divino e lotteranno affinche il male non trionfi. E questa l’epoca degli Argonauti, di coloro quindi che volevano restaurare, con la conquista del Vello d’Oro, quel tempo primigenio in cui l’uomo riconosceva la sua appartenenza divina: la condizione edenica. Poiche «l’Eden prima ancora che un “luogo” e uno stato dell’essere (…) L’Eden in realta, non e altro che la “creazione primordiale”, dove tutte le possibilita, siano esse corporali o sottili, si ritrovano simultaneamente. Nell’Eden non c’e tempo e successione come nella terra decaduta in cui abitiamo: tutte le possibilita del mondo manifestato vi sono presenti in maniera armoniosa, per cui i corpi sono, al tempo stesso, concreti e sottili. Nell’Eden non vi e morte perche non vi e divenire. Possiamo anzi dire che il rapporto tra la Terra Vera (l’Eden) e la terra attuale e la stessa che esiste tra una realta e la sua ombra. Nell’Eden, ogni aspetto del creato e co-presente nelle sue indefinitive possibilita, sulla terra decaduta esiste, al contrario, un prima e un dopo che generano il continuo (e doloroso) susseguirsi di trasformazioni, di nascite e di morti lungo la linea temporale» (Gianluca Marletta “L’Eden, la Resurrezione e la terra dei viventi”, Irfan Edizioni) La Terra dei Viventi quindi, cosi come anche nella tradizione druidica viene chiamata, e luogo- simbolico ove non si conosce morte e vecchiaia, poiche connessa all’eta primigenia e splendente. Presso i sudamericani Tembe – popolo indio del Brasile - per rimarcare l’universalita di questa dottrina si narrava il mito della perduta Eta dell’Oro in cui gli abitanti della terra scomparsa vivevano senza fatica e ne invecchiavano ne morivano. I campi erano fertili e non si doveva lavorare. Luogo l’Eta Aurea, quindi, che in ambito cristiano, e descritta come spazio simbolico dell’essere che a causa del peccato originale inizia il processo degenerativo culminante nella separazione- divisione dal principio divino. Una terra sacra, cosi come viene rievocata dai vari gruppi Tupi-Guarani, i quali intrapresero lunghi vagabondaggi in cerca della “terra senza male”. Le descrizioni che ne fecero sono simili a quelle raccontate dalle antiche tradizioni del “vecchio mondo”. Ogni storia sacra che narra delle origini usa il metro temporale di un prima e di un dopo, una contrapposizione, una frattura che ha portato al disfacimento attuale. Le somiglianze narrative sono sorprendenti. Nel Vicino Oriente Antico, nel poema “Emmerkar e il Signore di Aratta” si narra del benefico e bel tempo lontano in cui gli uomini vivevano lontano dai pericoli e parlavano una lingua comune. Questo ci riporta al decadimento della torre di Babele. La lingua e il verbo, Unica Verita; la sua frantumazione in molteplici parti simboleggia l’allontanamento dal principio divino, dall’Uno al di la del molteplice. Anche Dante ne parla nel XXVIII canto del Purgatorio: «Quelli che nell’antichita scrissero versi sull’eta dell’oro e il suo stato felice, forse sognarono in Parnaso proprio questo luogo. Quei primi uomini furono innocenti; qui regna un’eterna primavera e ogni frutto; l’acqua di questo fiume e il nettare di cui ognuno di loro parla» (138- 144). Universalita di tali tempi e profezie dei tempi ultimi sembrano coincidere. Una piu di altre, poiche attuale e indagata da piu parti: il Terzo segreto di Fatima. Questo, parte del testo pubblicato sul “Neues Europe” dal giornalista tedesco Louis Emrich nel 1963. Molti dicono sia un falso, ma alcune frasi del lungo scritto profetico potrebbero coincidere (a detta di alcuni teologi) con la rivelazione fatta a Suor Lucia. «In nessuna parte del mondo vi e ordine, e Satana regnera sui piu alti posti, determinando l’andamento delle cose. (…) Fuoco e fumo cadranno dal Cielo, le acque degli oceani diverranno vapori, e la schiuma s’innalzera sconvolgendo e tutto, affondando. Milioni e Milioni di uomini periranno di ora in ora, coloro che resteranno in vita, invidieranno i morti. (…) Vi sara morte ovunque a causa degli errori commessi dagli insensati e dai partigiani di Satana il quale allora, e solamente allora, regnera sul mondo. In ultimo, allorquando quelli che sopravvivranno ad ogni evento, saranno ancora in vita, proclameranno nuovamente Iddio e la Sua Gloria, e Lo serviranno come un tempo, quando il mondo non era cosi pervertito». Se confrontiamo questo testo profetico con le descrizioni che, solo per citare i piu complessi, troviamo in Esiodo - Eta del Ferro - e nei testi induisti – Kaliyuga - troveremo similitudini evidenti. Ma prima della fine di questa eta di tribolazioni, tutto dovra crollare. Il tempo, quindi, sembrerebbero maturo. «Chi ha orecchie per intendere, intenda».
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2 Anni 10 Mesi fa #45352
da gilbar
Risposta da gilbar al topic Le età del mondo e gli ultimi tempi
Molto interessante, grazie per averlo condiviso.
Io credo che l'Eden è stato un luogo reale.
Nella Genesi si trovano indicazioni geografiche specifiche di fiumi ancora esistenti e quando si parla dell'arca di Noé (che per questioni temporali non doveva essere stata costruita tanto lontano da quei luoghi) si dice che dopo il diluvio si arenò sui monti Ararat. Alcune spedizioni sembrerebbero confermare la presenza dell'arca su una di queste cime. Non sorprende che in quasi tutti i popoli ritroviamo racconti mitologici comuni che Noè può aver tramandato alla sua progenie, sul diluvio e sul Eden.
Io credo che l'Eden è stato un luogo reale.
Nella Genesi si trovano indicazioni geografiche specifiche di fiumi ancora esistenti e quando si parla dell'arca di Noé (che per questioni temporali non doveva essere stata costruita tanto lontano da quei luoghi) si dice che dopo il diluvio si arenò sui monti Ararat. Alcune spedizioni sembrerebbero confermare la presenza dell'arca su una di queste cime. Non sorprende che in quasi tutti i popoli ritroviamo racconti mitologici comuni che Noè può aver tramandato alla sua progenie, sul diluvio e sul Eden.
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2 Anni 10 Mesi fa #45358
da giovanni
Risposta da giovanni al topic Le età del mondo e gli ultimi tempi
Mi associo a Gilbar, molto interessante.
In merito agli ultimi giorni, leggendo le tue ultime considerazioni, mi viene in mente il racconto di una visione della quale non citerò la fonte ed il contesto, perché non vorrei ricordare male: vedranno il segno sulla montagna, alcuni non crederanno, altri si inginocchieranno ma non crederanno.
Buona serata e grazie.
In merito agli ultimi giorni, leggendo le tue ultime considerazioni, mi viene in mente il racconto di una visione della quale non citerò la fonte ed il contesto, perché non vorrei ricordare male: vedranno il segno sulla montagna, alcuni non crederanno, altri si inginocchieranno ma non crederanno.
Buona serata e grazie.
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