- Messaggi: 3
- Ringraziamenti ricevuti 0
Più PIL per tutti
- luciospartaco
- Autore della discussione
- Offline
- Utente bloccato
Less
Di più
8 Anni 2 Mesi fa - 8 Anni 2 Mesi fa #5541
da luciospartaco
Più PIL per tutti è stato creato da luciospartaco
Che cos'è il PIL? Il Prodotto Interno Lordo indica un dato statistico assolutamente falsato, nel senso che è distorto e manipolato ad arte dai vari "istituti di ricerca" (che non sono affatto indipendenti, checché se ne dica altrimenti), ad uso e consumo delle élites eurocratiche dell'alta finanza: la Trojka, la Commissione Europea, la BCE, il FMI. La stima del PIL è un esercizio che giova soprattutto alle oligarchie capitaliste che hanno l'interesse a massimizzare costantemente i loro profitti. Infatti, il prodotto interno lordo non è mai distribuito in modo equo tra le classi sociali di una nazione. Un Paese come la Cina, che vanta il più alto PIL del mondo, possiede oltre un miliardo di poveri. In Spagna il PIL è ritornato in una percentuale positiva, ma in realtà sono cresciute le cifre che segnalano il livello della miseria e della disoccupazione ad esclusivo discapito delle fasce sociali più indifese. In Italia, da anni gli indici ed i calcoli relativi al PIL nazionale sono in una fase recessiva, eppure gli utili del grande capitale (cioè quello che comanda sul serio nell'economia internazionale, ovvero i circoli dell'alta finanza, le principali banche d'affari, i grandi gruppi multinazionali) sono schizzati a livelli record e ai massimi storici. Come mai? Non occorre essere esperti in materia di economia per capire che i conti non quadrano. È evidente che interviene qualcosa (o qualcuno, dall'alto) che non fa quadrare bene i conti. Nel senso che le statistiche economiche vengono costantemente manipolate ad arte a palese vantaggio di chi ci guadagna, cioè a profitto di alcune minoranze politicamente egemoni e dominanti, le oligarchie finanziarie che detengono il controllo dei settori nevralgici del potere: economia, politica, mass-media "mainstream", banche centrali, atenei universitari, accademie scientifiche più prestigiose, ivi compresi gli istituti di ricerca che si occupano di diffondere i dati ufficiali relativi al PIL. Inoltre, la democrazia formale (delle istituzioni liberali-rappresentative borghesi) non è un elemento in grado di arginare la violenza dei mercati azionari. La memoria collettiva della gente, si sa, ha un raggio di azione estremamente corto e scarsamente duraturo. All'indomani del fragoroso crack finanziario del 2008 si levò un coro unanime di voci "indignate" ai vertici delle principali istituzioni politiche internazionali (in primis cito il presidente degli Stati Uniti) per reclamare interventi volti a regolamentare e "moralizzare" i meccanismi della finanza globale, percepita come "rea e perversa" e additata quale capro espiatorio del dissesto economico di intere nazioni. Si invocarono misure tese ad arginare il cinismo e la sfrenatezza dei mercati speculativi, introducendo imposte fiscali sulle rendite azionarie e le transazioni finanziarie, per impedire che le attività speculative continuassero ad attrarre plusvalore sottraendolo all’economia reale e produttiva. Da allora sono trascorsi ben otto anni, ma nessuna proposta politica degna di tal nome è stata adottata in tal senso. Né poteva essere altrimenti, considerando le interferenze che le élites finanziarie sovranazionali sono in grado di esercitare nei confronti delle autorità politiche, ricorrendo a qualsiasi mezzo, ad espedienti spregiudicati e criminali, per limitare e condizionare la sovranità o l’autonomia decisionale di enti ed organismi eletti democraticamente. Pertanto, cianciare ancora di “democrazia” quando tale istituzione di governo è destituita di ogni principio e fondamento, non ha più senso. Forse acquisterebbe un valore concreto solo se si riuscisse a rilanciare o rinvigorire il funzionamento della democrazia a partire dal basso, allestendo canali e strumenti di controllo e di partecipazione diretta delle masse popolari ai processi politici decisionali. Insomma, rivoluzionando radicalmente l’attuale assetto socio-politico-economico internazionale. Se la recessione economica degli ultimi anni "vanta" un merito, esso consiste probabilmente nell’aver messo a nudo tutte le insanabili contraddizioni insite nell'ingranaggio capitalistico, rivelando la sua irriducibile ed essenziale indole autoritaria. Una matrice che è assolutamente incompatibile con i valori della sovranità democratica e popolare e qualsiasi forma di legalità costituzionale e di civiltà giuridica.
Ultima Modifica 8 Anni 2 Mesi fa da luciospartaco.
Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.
8 Anni 2 Mesi fa #5553
da Nomit
Un miliardo saranno stati negli anni 50, oggi mi pare si stimi siano 200 milioni. Ma poi bisogna vedere cosa si intende per povertà (mancanza di cibo o mancanza di automobili? mancanza di abitazioni o mancanza di lavastoviglie?).
Risposta da Nomit al topic Più PIL per tutti
Come un miliardo? Cioè sono tutti poveri?Un Paese come la Cina, che vanta il più alto PIL del mondo, possiede oltre un miliardo di poveri
Un miliardo saranno stati negli anni 50, oggi mi pare si stimi siano 200 milioni. Ma poi bisogna vedere cosa si intende per povertà (mancanza di cibo o mancanza di automobili? mancanza di abitazioni o mancanza di lavastoviglie?).
Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.
8 Anni 2 Mesi fa - 8 Anni 2 Mesi fa #5994
da anakyn
Risposta da anakyn al topic Più PIL per tutti
Non è che "i conti non quadrano" nel calcolo del PIL, è che il PIL è solo una delle tante misure che offrono il quadro macro-economico di un paese. Di variabili ce ne sono molte altre.
Come tale, una misura non è nè colpevole nè innocente, è solo il risultato di calcoli più o meno complessi: è l'uso che se ne fa a poter essere giudicato.
Il PIL misura la "ricchezza" di un paese in termini economici e complessivi. Questo significa che è soggetta a parecchie limitazioni.
Ad esempio, non tiene in considerazione aspetti culturali, nè climatici, nè alimentari o che dir si voglia, essendo limitata a quelli economici.
Inoltre, se non si "disarticola" il valore del PIL nelle sue singole componenti, il valore in sè NON ci dice come tale "ricchezza economica" è distribuita nella società.
L'obiezione "il PIL è cresciuto ma la miseria anche", è sensata ma evidenzia un aspetto solo apparentemente paradossale: infatti, è possibile che mentre la ricchezza complessiva cresca, la ricchezza delle fasce sociali medio-basse cali, portando ad un aumento della miseria. Che significa, in questo caso: che si sono arricchiti coloro che erano già ricchi, a discapito di poveri che sono diventati ancora più poveri, o di ceti medi ora impoveriti.
Ma anche questa dinamica è misurabile dalle statistiche macro-economiche, solo che invece del PIL si prende in esame il coefficiente di Gini , che misura NON la ricchezza in sè di un paese, bensì la distribuzione di tale ricchezza nel tessuto sociale.
(nella pagina di Wikipedia sopra linkata potrai osservare come, dagli anni '70 in poi, il coefficiente di Gini a livello globale si sia evoluto in senso peggiorativo... il che in altri termini significa che il mondo, dal punto di vista della giustizia sociale, sta regredendo da almeno 40 anni)
Cosa voglio dire?
Che la scienza economica dispone, ad oggi, di un enorme campionario di statistiche e strumenti di misura capace, in termini sia teorici che pratici, di comporre un quadro molto esaustivo delle condizioni e delle dinamiche macro-economiche dei singoli Stati e del mondo intero, così come delle varie unioni politiche sparse per il globo.
Così come l'essere umano ha abbondantemente risolto, dal punto di vista meramente tecnico, il problema delle risorse materiali e vive oggi un epoca di teorica abbondanza, ha allo stesso modo risolto anche quello di dotarsi di un esaustivo apparato teorico-pratico per l'analisi delle condizioni economiche.
L'apparato già esiste, e funziona.
Solo che bisogna conoscerlo, e saperlo usare senza malizia nè propaganda.
L'enfasi di mass-media e governi sul PIL, trascurando completamente il coefficiente di Gini, è appunto un caso di propaganda.
Come tale, una misura non è nè colpevole nè innocente, è solo il risultato di calcoli più o meno complessi: è l'uso che se ne fa a poter essere giudicato.
Il PIL misura la "ricchezza" di un paese in termini economici e complessivi. Questo significa che è soggetta a parecchie limitazioni.
Ad esempio, non tiene in considerazione aspetti culturali, nè climatici, nè alimentari o che dir si voglia, essendo limitata a quelli economici.
Inoltre, se non si "disarticola" il valore del PIL nelle sue singole componenti, il valore in sè NON ci dice come tale "ricchezza economica" è distribuita nella società.
L'obiezione "il PIL è cresciuto ma la miseria anche", è sensata ma evidenzia un aspetto solo apparentemente paradossale: infatti, è possibile che mentre la ricchezza complessiva cresca, la ricchezza delle fasce sociali medio-basse cali, portando ad un aumento della miseria. Che significa, in questo caso: che si sono arricchiti coloro che erano già ricchi, a discapito di poveri che sono diventati ancora più poveri, o di ceti medi ora impoveriti.
Ma anche questa dinamica è misurabile dalle statistiche macro-economiche, solo che invece del PIL si prende in esame il coefficiente di Gini , che misura NON la ricchezza in sè di un paese, bensì la distribuzione di tale ricchezza nel tessuto sociale.
(nella pagina di Wikipedia sopra linkata potrai osservare come, dagli anni '70 in poi, il coefficiente di Gini a livello globale si sia evoluto in senso peggiorativo... il che in altri termini significa che il mondo, dal punto di vista della giustizia sociale, sta regredendo da almeno 40 anni)
Cosa voglio dire?
Che la scienza economica dispone, ad oggi, di un enorme campionario di statistiche e strumenti di misura capace, in termini sia teorici che pratici, di comporre un quadro molto esaustivo delle condizioni e delle dinamiche macro-economiche dei singoli Stati e del mondo intero, così come delle varie unioni politiche sparse per il globo.
Così come l'essere umano ha abbondantemente risolto, dal punto di vista meramente tecnico, il problema delle risorse materiali e vive oggi un epoca di teorica abbondanza, ha allo stesso modo risolto anche quello di dotarsi di un esaustivo apparato teorico-pratico per l'analisi delle condizioni economiche.
L'apparato già esiste, e funziona.
Solo che bisogna conoscerlo, e saperlo usare senza malizia nè propaganda.
L'enfasi di mass-media e governi sul PIL, trascurando completamente il coefficiente di Gini, è appunto un caso di propaganda.
Ultima Modifica 8 Anni 2 Mesi fa da anakyn.
Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.
7 Anni 4 Mesi fa #9792
da Gbeppe
Risposta da Gbeppe al topic Più PIL per tutti
Concordo con l'affermazione che il PIL è una delle tante misure, non sicuramente della ricchezza (in assoluto) di un paese. Nel calcolo del PIL entrano dati come: la spesa sanitaria, le attività della protezione civile, il costo della giustizia e della reclusione, etc. Pertanto direi che indica movimenti economici indipendentemente dalla loro natura. Solo parte del dato aggregato corrisponde a effettiva ricchezza prodotta e fruibile dalla popolazione: produzione industriale, dei servizi. Rientrano anche i costi per la ricostruzione post terremoto, ma non compaiono nel calcolo le perdite di ricchezza precedenti. Sarebbe interessante pubblicare i dati del "benessere" della popolazione: mi sembra di ricordare vengano prodotti, manon pubblicizzati. Non sarebbero in linea con il "racconto" che si sta tessendo.
Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.
Tempo creazione pagina: 0.204 secondi