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“L’unità degli ortodossi è garantita dall’esistenza e dalla diffusione di una cultura. Questa cultura non è vincolante dal punto di vista religioso. Nei Balcani diversi atei (e anche parecchi comunisti) continuano a rispettare i costumi ortodossi e si sposano in chiesa, celebrano Pasqua e sono sepolti dai popi.” Georges Prevelakis, I Balcani
LA CHIESA GRECO ORTODOSSA Se si somma la storia della Chiesa Greco Ortodossa a quella della Chiesa di Roma, si ottiene semplicemente l'intera storia dell'Europa, dall'Impero Romano ad oggi. Tale è l'importanza di questa Istituzione, che nel mondo cattolico viene invece spesso confinata a pura "variabile teologica" senza troppa importanza. Gli inizi : Costantino il Grande, un Imperatore a capo della Chiesa La Chiesa Cristiana delle origini si organizza faticosamente tra persecuzioni e lotte interne, finché grazie all’Editto di Milano del 313 esce dalla clandestinità e i Padri Apostolici si dedicano alla compilazione del credo cristiano, cercando di interpretare al meglio la predicazione del Cristo e determinando in questo modo cosa fosse eretico e cosa ortodosso (ovvero conforme alla vera fede). Avendo ricevuto l’investitura dall’Imperatore Costantino il Grande, la Chiesa Cristiana rimarrà a lui subordinata, ed egli avrà il potere di nominare i vescovi e di indire i concili in cui si delineerà il Credo ufficiale. Il Papa di Roma in questi primi secoli non detiene ancora una posizione preminente rispetto agli altri vescovi, ruolo che invece va acquisendo il Patriarca di Bisanzio, divenuta capitale dell’Impero nel 324 con il nome di Costantinopoli. Il potere del Patriarca resta però prevalentemente un potere spirituale, essendo egli nominato dall’Imperatore che detiene anche l'autorità sulle questioni dogmatiche. Questo fatto non impedisce però al Concilio di Calcedonia del 450 ( quarto concilio ecumenico ) di riconoscere un primato spirituale al vescovo di Roma, anche se si rifiuta la sua autorità giuridica in Oriente. La formazione di due Chiese Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente nel 476 per la Chiesa Cristiana inizia il lento processo di allontanamento tra le sue due anime, quella Latina e quella Greca, che condurrà al grande Scisma del 1054. Mentre in Oriente l’Impero regge agli urti degli invasori e, seppur tra alti e bassi, riesce a mantenere la sua autorità, nell’Europa Occidentale la caduta del vecchio sistema imperiale lascia la Chiesa Latina senza punti di riferimento. Inizia così il processo che condurrà la Chiesa Occidentale a sostituirsi al vecchio potere assumendo anche un’autorità temporale, a differenza della Chiesa Orientale che, sotto la protezione dell’Imperatore, si limiterà per secoli quasi esclusivamente alle questioni teologiche e dottrinali. Il VI e il VII secolo sono quindi caratterizzati da una serie di concili che mirano a combattere i movimenti eretici che ancora attraversano il mondo cristiano, e mentre la Chiesa di Roma pone le basi per quello che sarà il suo futuro potere temporale, a Oriente si affina la speculazione teologica, toccando finezze dialettiche che non per niente sono dette Bizantinismi. Immagini, Icone, Idoli, Iconoduli e Iconoclasti Nel 727 l’Imperatore Leone III Isaurico, influenzato dal pensiero asiatico e orientale, appoggia il movimento iconoclasta, che si oppone al culto delle immagini considerandolo come idolatra e contrario ai precetti delle Sacre Scritture (Esodo, 20, 4). Vi fu una sollevazione popolare a cui seguirono una serie di scontri tra Iconoclasti e Iconoduli (i sostenitori delle immagini) che si protrassero a fasi alterne, finché nell’ 843 si ristabilì l’Ortodossia e il culto delle Icone. La controversia nasceva dalla errata interpretazione che si diede alle Icone, intese come equivalenti degli Idoli. Dal punto di vista Teologico vi è una fondamentale differenza tra le prime e i secondi. L’ Icona (letteralmente “immagine”) rappresenta una figura sacra resa astratta dall’assenza di prospettiva proprio per rimarcare il suo carattere spirituale. Questa Immagine diventa il tramite tra il mondo Terreno e il mondo Celeste, l’intermediario necessario alla spiritualità umana per mettersi in contatto con il Divino; è un varco che si apre tra due mondi diversi e altrimenti non comunicanti. L’Icona dal punto di vista Teologico è una finestra sull’Infinito. L’Idolo invece è egli stesso oggetto di venerazione, non offre alcun passaggio verso il mondo superiore, dal punto di vista Teologico è un muro contro cui la spiritualità si infrange. Questo rimane anche il motivo per cui la Chiesa Ortodossa permette le Icone ma vieta le rappresentazioni dei Santi sotto forma di statua. Cirillo e Metodio, l’evangelizzazione dei popoli slavi e le origini della Russia Cristiana Tra il IX e il X secolo , mentre Bisanzio consolida il suo potere, la Chiesa Ortodossa porta avanti la sua opera di evangelizzazione dei popoli confinanti con l’Impero. Ai Santi Cirillo e Metodio si deve la conversione dei popoli slavi della Moravia e della Pannonia , nonché la traduzione di alcuni libri sacri in lingua slava, per la quale crearono un alfabeto specifico detto “ glagolitico”, da non confondersi con quello chiamato erroneamente “cirillico”. Nel 988 infine Vladimiro I (immagine), principe di Kiev e discendente di una dinastia scandinava che mescolandosi con le popolazioni slave aveva posto le basi della futura nazione Russa, si convertì al Cristianesimo di rito Greco; questo fu un episodio decisivo per la storia europea dei secoli a venire. Le premesse dello Scisma Agli inizi del secondo millennio i rapporti tra le due Chiese Cristiane erano molto complessi. Cristiani d’Oriente e cristiani d’Occidente parlavano lingue diverse, i raffinati Greci si sentivano i legittimi continuatori dell’Impero Romano, guardavano gli Occidentali eredi dei regni barbarici come degl’incolti che avevano smarrito la via della civiltà. Gli Occidentali dal canto loro vedevano nei Bizantini la mollezza di un popolo che viveva sugli allori e sopravviveva ad un grande passato con inganni e sotterfugi. Il Papa di Roma, forte del suo potere temporale e dell’appoggio delle principali dinastie europee, si dichiarava ora come rappresentante di Dio in terra e diretto continuatore della predicazione di Cristo. Il Patriarca e l’Europa orientale non riconobbero mai questo primato. Inoltre, i preti Ortodossi si facevano crescere la barba e avevano famiglia, quelli Occidentali si rasavano e non potevano sposarsi. Quest’ ultimo divieto non derivava da alcuna norma scritta - gli stessi discepoli di Gesù erano ammogliati - ma fu una regola che la Chiesa Romana decise di adottare per evitare che i religiosi che amministravano i beni della Chiesa stessa li lasciassero in eredità ai propri discendenti. Il celibato dei preti fu poi ufficializzato da Papa Gregorio VII nell’anno 1079. Filioque, il pretesto La sempre maggiore autorità del Papa di Roma, il suo dichiararsi a capo di tutti i cristiani nonché il potere temporale che lo autorizzava ad imporre il suo volere anche a principi e re era sempre meno ben visto dal clero orientale. Un percorso storico diverso aveva inoltre creato due Europe ben distinte: Occidente ed Oriente non erano stati mai così distanti. La situazione era sempre più tesa e sarebbe bastato un piccolo pretesto per farla degenerare. Questo pretesto arrivò puntuale: il suo nome fu Filioque; ancora oggi il Filioque, una sola parola aggiunta ad una professione di fede comune, rimane il motivo ufficiale per cui le due più grandi Chiese della Cristianità sono divise. E’ una disputa che appartiene ad altre epoche, fatta da uomini che dibattevano su temi che a noi oggi paiono privi di spessore. Eppure per gli eruditi medioevali una sola parola poteva divenire causa di accesi conflitti dialettici e occasione per discernere sull’intero creato. Nel Concilio di Nicea del 381 i Padri Apostolici avevano decretato che lo Spirito Santo procede soltanto dal Padre, ma in Occidente, a partire dal VII secolo, accanto alla formula originaria ex Padre procedit apparve l’aggiunta Filioque (“e dal Figlio”): lo Spirito Santo procedeva cioè dal Padre e dal Figlio. La Chiesa Orientale contestò sempre questa aggiunta, e la diatriba rimase per secoli confinata in ambito teologico, finché nel 1054, con i rapporti tra le due anime dell’Europa sempre più deteriorati, il Filioque venne usato come pretesto per una reciproca scomunica tra il Papa e il Patriarca e la definitiva separazione delle due Chiese. La Chiesa Orientale prese il nome di Ortodossa, ovvero conforme alla Vera Via, dichiarandosi custode della Tradizione Cristiana delle origini, mentre la Chiesa Occidentale assunse l’epiteto di Cattolica, ovvero universale, e a sua volta rivendicava la guida del popolo cristiano in nome del Papa di Roma, visto come il diretto continuatore della predicazione di Gesù sulla terra. Due mondi, due destini Nell’ XI secolo si delineano in Europa le premesse della storia dell’ intero nuovo millennio; la Chiesa Latina consolida il suo potere e diviene l’anima dell’ Occidente, quell’ Occidente che avvia la sua cavalcata trionfante che lo porterà, nove secoli dopo, a lasciare la sua impronta culturale su tre quarti del pianeta. La Chiesa Orientale da sempre invece vede legate le sue sorti all'ormai traballante Impero Bizantino, e la decadenza costante di questo le impone un carattere sempre più introspettivo e prettamente spirituale. I Crociati smarriscono la via Nel 1202 Papa Innocenzo III indisse la quarta Crociata con lo scopo di liberare la Terrasanta caduta nuovamente sotto il dominio degli infedeli. Il Doge Enrico Dandolo mise a disposizione, dietro lauto pagamento, la flotta veneziana e si unì alla missione. Dopo aver fatto tappa in Dalmazia e aver depredato la città di Zara, i crociati, col pretesto di rimettere l’Imperatore d’Oriente Isarco sul suo legittimo trono, usurpato dal fratello, fecero rotta su Bisanzio. Era il 1204 e la Città, priva ormai di un vero esercito, cadde dopo un sanguinoso assedio; i crociati si abbandonarono ad un incontrollato saccheggio, depredando Costantinopoli di ogni suo tesoro e profanando i luoghi sacri Ortodossi. Quell’ atto tracciò un solco tra le due Chiese Cristiane talmente profondo da attraversare tutto il secondo millennio; otto secoli dopo un Greco Ortodosso ricorda quegli avvenimenti come se li avesse vissuti in prima persona. Papa Giovanni Paolo II, nel suo recente viaggio pastorale ad Atene, chiese scusa per quella tragedia a nome di tutta la Chiesa Cattolica, un grande gesto sulla via della riconciliazione che nessun Papa in precedenza aveva mai voluto fare. Da Costantinopoli a Istanbul Seguirono due secoli di decadenza, e quando finì la dominazione latina su Costantinopoli, durata fino al 1261, il vecchio Impero si era ormai ridotto ad un debole e mal governato stato che vedeva i suoi territori restringersi sempre più. Furono i Turchi Ottomani, nel 1453, a porre fine all’agonia della Città. Guidati da Maometto II, essi conquistarono la vecchia Bisanzio e ne fecero la capitale del loro nuovo Impero col nome di Istanbul, storpiatura del detto greco “is tin Poli “ (verso la Città ). L’ Impero Bizantino, diretto discendente di quello Romano d’Oriente, non esisteva più, e gli Ottomani si insediavano ora nei Balcani da veri dominatori, riservando per sè tutte le gerarchie del potere, e lasciando alle popolazioni ortodosse sotto occupazione i compiti più servili. La Chiesa Ortodossa manteneva una sua certa autonomia, anche se il Patriarca di Istanbul doveva sempre risultare gradito al sultano. Compito della Chiesa era da questo momento mantenere alto il morale dei suoi fedeli, agendo sotto il controllo di un potere Musulmano. Santa Sofia, la Chiesa madre dell’Ortodossia, veniva trasformata in Moschea con l’aggiunta di quattro minareti, e la sua superba architettura paleocristiana sarebbe servita da modello alle costruzioni sacre maomettane che ancora oggi delineano il profilo di Istanbul. Quattro secoli di dominazione Ottomana Mentre l’Europa Occidentale usciva dal periodo storico chiamato Medioevo e si apprestava a conoscere i cambiamenti del Rinascimento (anche grazie all’apporto degli intellettuali greci fuggiti da Bisanzio), i Balcani sprofondavano nel periodo più oscuro della loro storia. L’Ortodossia diventava parte dell’identità nazionale dei popoli sottomessi, che ad essa si aggrapparono per non smarrire il proprio passato. Nell’Impero Ottomano non c’erano distinzioni etniche, le categorie della popolazione erano definite dalla religione e dal rango sociale e ci furono anche popoli - come i Bosniaci e gli Albanesi - che per poter usufruire delle agevolazioni offerte dai nuovi padroni si convertirono all’Islamismo. Sei secoli dopo i Balcani si trovano ancora a dover fare i conti con quegli avvenimenti. Dal XVI al XVIII secolo per le popolazioni Ortodosse balcaniche il tempo si fermò, i Turchi dominatori si limitarono allo sfruttamento del territorio occupato e s’interessarono poco del suo sviluppo. Nel frattempo cominciava ad emergere la potenza dello stato Russo, che rivendicava ora la guida del mondo Ortodosso e presentava la propria capitale, Mosca, come la “Terza Roma”, dopo l’Urbe e Costantinopoli. I moti rivoluzionari del XIX secolo L’Impero Ottomano, sempre più debole, dovette affrontare nel XIX secolo una serie di moti nazionalistici d’indipendenza che l’Europa Occidentale romantica appoggiò con un grande coinvolgimento. La religione Ortodossa ormai era parte della cultura di ogni popolo balcanico, e l’indipendenza che gli stati raggiungevano rimaneva legata indissolubilmente all’identità cristiana. La pagina nera Il momento più buio nei rapporti fra le due Chiese venne sicuramente durante la seconda guerra mondiale, quando gli Ustasha di Ante Pavelic (l'"Hitler dei Balcani") andarono al potere in Croazia, e si allearono con le forze cattoliche del Cardinale di Zagabria Stepinac, contro la Chiesa e le etnie Ortodosse in genere. I risultati furono - oltre alla sistematica distruzione delle chiese di rito ortodosso - veri e propri campi di concentramento, dei quali Jasenovac divenne il più tristemente famoso: diretto addirittura da frati francescani, vide in tre anni la morte di circa 700.000 persone fra serbi ortodossi, zingari, ebrei, omosessuali, e chiunque altro si rifiutasse di convertirsi al cattolicesimo. Furono stranamente risparmiati i musulmani, per l'occasione curiosi alleati di Stepinac nello sterminio delle popolazioni serbo-ortodosse. Fu solo con la morte di Pio XII, nel 1959, e con la susseguente elezione al soglio pontificio di Giovanni XXIII, che i rapporti tornarono ad un minimo di normalità. Il neo-eletto Angelo Roncalli inaugurò poi il Concilio Vaticano Secondo, che avrebbe introdotto una vera e propria rivoluzione nella filosofia della Chiesa di Roma, reintroducendo - fra mille altre cose - il rispetto per ogni altra religione e riconoscendone il diritto a coesistere con qualunque altra. Fu il successore di Roncalli, Montini (Paolo VI), che chiuse i lavori del Concilio nel 1964, e ne sigillò l'importanza con lo storico incontro, avvenuto a Gerusalemme nello stesso anno, col Patriarca di Costantinopoli Atenagora. Ortodossia, identità nazionale e dialogo ecumenico Dopo duemila anni di storia sofferta la religione Cristiana Ortodossa è oggi parte integrante dell’ identità dei popoli balcanici e del popolo russo, un’identità che travalica il sentimento religioso e scandisce il ritmo della vita con i suoi riti e il suo calendario. Tra le questioni che oggi interessano il mondo Ortodosso spicca quella riguardante l’avvicinamento tra le due grandi Chiese sorelle. La Chiesa Orientale è rimasta caparbiamente ancorata al cristianesimo delle origini, e a differenza della Chiesa Cattolica pratica ancora il battesimo per immersione, permette ai propri preti di sposarsi e celebra l’Eucarestia con pane e vino. Ma il vero nodo che rende il dialogo complicato è la figura del Papa e la sua pretesa di primato che la Chiesa Ortodossa non può accettare, anche se negli ultimi decenni i passi di avvicinamento sono stati enormi rispetto al passato. Scritto da Carlo Brevi per luogocomune.net
Fonti: - Indro Montanelli, Storia di Roma, Rizzoli, Milano, 1997 - Indro Montanelli e Roberto Gervaso, Storia d’Italia, RCS Corriere della Sera, Milano, 2003 - François Lebrun (a cura di), Le grandi date del Cristianesimo, Edizioni Paoline, Milano, 1993 - Georges Prevelakis, I Balcani, Il Mulino, Bologna, 1997 - Titus Burckardt, L’Arte Sacra in Oriente e in Occidente, l’estetica del Sacro, Rusconi, Milano, 1990 - AA.VV (Dio?), La Sacra Bibbia,Edizione ufficiale della CEI, Edizioni Paoline, Roma, 1980 - AA.VV, Dizionario Enciclopedico Italiano Treccani, Roma, 1970 - AA.VV, Atlante Storico del Mondo, Touring Club Italiano, Milano, 1994 - AA.VV, Meghali Eghiklopedhia Yovani, Atene, 1982 |
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ISLÂM - CHE COS'È?
LO "SCONTRO DI CIVILTÀ"
L’Occidente, nel progetto di espansione planetaria del suo dominio si trova tra i piedi l’Islâm, sia dal punto di vista ‘ideologico’ sia da quello geopolitico.
In tutto questo, i popoli europei (ed alcuni loro esponenti politici), che sono i naturali vicini di casa dei popoli arabo-islamici, vengono allarmati, ricattati, abbindolati con questa favola dello “scontro di civiltà”, la cui presa è facilitata dall’aumentato afflusso d’immigrati di religione islamica, che pone inevitabilmente dei problemi (ma va osservato che i problemi li pone un’immigrazione eccessiva, e non una “immigrazione islamica”). Per di più, lo “scontro di civiltà” non descrive una situazione di fatto, oggettiva, ma solo uno stato di tensione indotto permanentemente finché farà comodo, poiché chiunque, recandosi in un paese arabo-islamico può constatare come i popoli che li abitano, in specie quelli vicino-orientali, siano tra le persone più aperte e cordiali del mondo, né è sostenibile che un qualsivoglia paese arabo-islamico intenda conquistarci o sottometterci. Sfido chiunque a provare con argomenti razionali che è il mondo arabo-islamico a voler sottomettere l’Occidente - nel quale, ripeto, l’Europa sta a far da comparsa – e non, come sta avvenendo, il contrario.
ETIMOLOGIA
Le parole arabe hanno quasi sempre una radice triconsonantica che nel caso del termine” Islâm” è s-l-m, le cui forme verbali veicolano i seguenti significati: essere sano, in buona salute, consegnare, consegnarsi, arrendersi. Tra queste forme verbali, quella da cui deriva il nome “Islâm” è una di quelle che esprime un atteggiamento attivo, per cui, ricorrendo ad una perifrasi, si potrebbe definire l’Islâm un “consegnarsi volontariamente al volere divino (espresso a chiare lettere nel Corano)”.
DEFINIZIONE
In estrema sintesi, è musulmano colui che riconosce l’Unità e l’Unicità di Dio (tawhîd) espresse nella shahâda, la testimonianza di fede che recita: “Non c’è divinità se non Iddio, e Muhammad è l’Inviato d’Iddio”. A questo punto, il credente (al-mu’min; Îmân = fede), colui che crede in Dio, nei Suoi Angeli, nei Suoi Libri, nei Suoi Inviati, nell’Ultimo Giorno (il “Giorno del Giudizio”), esprime il suo Islâm nella pratica dei cosiddetti cinque “pilastri dell’Islâm”, che sono, dopo la shahâda: la salât, la preghiera canonica rituale cinque volte al dì; la zakât, una vera e propria tassa esatta dallo Stato per conto della comunità secondo precise indicazioni a seconda dei beni e ridistribuita a beneficio di precise categorie di aventi diritto; sawm Ramadân, ovvero l’astinenza (piuttosto che “digiuno”) durante il mese di Ramadân (il 9° del calendario lunare islamico), dall’alba al tramonto di ogni giorno; il Hajj, il Pellegrinaggio alla Casa Santa (il “Centro del mondo”, il “santuario” di Mecca che contiene anche la Ka’ba con la Pietra Nera) in precisi giorni dell’anno, almeno una volta nella vita.
IL JIHÂD E LA COMPONENTE GUERRESCA
L’Islâm parte da una base realistica, e non descrive il mondo così come ci piacerebbe che fosse, con gli agnellini accarezzati da belve feroci, tipo l’iconografia di certe chiese statunitensi. La vita contempla anche il combattimento, la lotta, e chiunque lo sperimenta ogni giorno. La guerra fa parte della vita degli uomini e delle comunità. Ma l’importante è stabilire delle regole che assicurino il rispetto di alcune garanzie fondamentali e, soprattutto, contribuiscano a ristabilire al più presto le condizioni per una pace con giustizia e quindi duratura.
La radice triconsonantica j-h-d veicola i significati di “sforzo”, “impegno”, “assiduità”, “applicazione con zelo”. La forma verbale jâhada significa “combattere qn.”, ma al-jihâd fî sabîl Allâh, è “il combattimento sulla Via di Dio”, un “sacro sforzo” per avvicinarsi a Lui. Qui l’Islâm distingue due tipi di jihâd: il “grande jihâd”, che è quello contro le proprie passioni, contro l’anima concupiscente dispersa nella molteplicità, ed un “piccolo jihâd”, quello da svolgere con le armi in difesa della comunità. Quest’ultimo, come è scritto nel Corano, non ha niente a che vedere con la guerra indiscriminata o “totale” moderna, dove le prime vittime sono le popolazioni civili proprio perché non esiste più la distinzione tra militari e non, essendoci un solo soggetto che svolge operazioni di “polizia internazionale” a caccia di ‘fuorilegge’ (e i popoli lo sono nella misura in cui sostengono i “dittatori”: per questo c’è l’embargo…), come nella migliore tradizione western. Tutto nel jihâd è sottoposto a regolamentazione: dal trattamento del prigioniero, alla spartizione del bottino eventualmente preso al nemico. Ma, ribadisco, il jihâd interiore deve prevalere su quello esteriore, anche mentre si svolge quest’ultimo, il che - s’intuisce – preserva il combattente dal commettere inutili efferatezze.
Purtroppo - e qui è evidente un processo degenerativo influenzato dall’importazione di una prassi politica non islamica – molti movimenti islamisti (lo studioso, invece, è un “islamologo”) assolutizzano il concetto di “piccolo jihâd” e ne fanno il jihâd tout court: in ciò sono assimilabili ai gruppi rivoluzionari laici, con l’unica differenza che cercano una legittimazione di tipo religioso. Detto questo, non vuol dire che i vari Bin Laden s’inventino dei problemi dal nulla: è semmai il tipo di risposta che danno che andrebbe sostituita con altre più genuinamente islamiche, ma non certo far finta che tutto vada bene e limitarsi a conformistiche e rituali pubbliche condanne, comprese quelle di “musulmani moderati” talvolta davvero patetici nel loro goffo tentativo d’ingraziarsi i nemici dell’Islâm. Già che ci sono, “musulmano moderato” non significa niente, se non “musulmano funzionale”, poiché l’Islâm ricerca sempre la moderazione, la “via mediana”, rifuggendo le esagerazioni.
AUTORITÀ E TRADIZIONE
La corrente sunnita “ortodossa” è quella mediana sistematizzata da al-Ghazâlî definita della ahl as-sunna [l’insieme delle tradizioni profetiche] wa l-jamâ‘a (“la gente della sunna e della comunità”), con ciò stabilendo che l’autorità risiede nell’interpretazione comunitaria dei dati della Rivelazione con l’ausilio dei dotti versati nelle scienze religiose (coloro che compiono l’ijtihâd, dalla stessa radice j-h-d), e non in qualche personaggio carismatico magari dotato di chissà quali poteri… In questo modo, l’unità della comunità è salva, e si evita il frazionamento in mille sette, tanto più ingiustificate se si pensa che nell’Islâm si ripete sovente che fî l-ikhtilâf rahma (“nella differenza c’è una misericordia”).
IL SUFISMO
Il sufismo (at-tasawwuf), non è invece una “corrente” dell’Islâm, ma ne costituisce piuttosto l’essenza, il nocciolo, la via lungo la quale ci si può incamminare per raggiungere, grazie ad un’iniziazione, una dottrina e un metodo sotto la guida di un maestro (shaykh) di una tarîqa (lett. “via”, tradotto spesso con “confraternita”) ortodossa, un grado di conoscenza più intimo della Rivelazione della cui luce comunque il credente partecipa attenendosi alla pratica dei cinque pilastri summenzionati e all’osservanza della sunna del Profeta.
Difatti, dev’essere chiaro che non è pensabile seguire il Sufismo e non essere musulmani, poiché il Sufismo è l’approfondimento della “testimonianza di fede” (“Non c’è divinità se non Iddio, e Muhammad è l’Inviato d’Iddio”), per estinguere il sé individuale ed identificarsi col Sé universale. In pratica il sufi per questo mondo è già morto, sebbene sia ancora in vita, non avendo altra preoccupazione che la contemplazione e la glorificazione di Dio, il cui nome (Allâh) ricorda incessantemente col dhikr (“menzione”). In una pubblicazione islamica integralista-modernista (i due punti di vista sono apparentemente antitetici) ho letto una volta che “il sufismo non è Islâm”: si deve invece affermare che il Sufismo ortodosso, quello cioè trasmesso attraverso catene iniziatiche ininterrotte che partono dal Profeta, e che conta ancora numerosi aderenti in tutto il mondo islamico alla ricerca di un sincero percorso di rigenerazione spirituale, è non solo genuinamente islamico, ma è il miglior antidoto contro qualsiasi forma d’estremismo.
Enrico Galoppini
Enrico Galoppini insegna Storia dei Paesi islamici all'Università di Torino, ed è autore di "Il Fascismo e l'Islam" (Parma 2001). Scrive per varie testate, fra cui Limes, Eurasia, Levante, Meridione/Oltremare, Italicum, La Porta d'Oriente, Estovest, ed è uno dei fondatori del sito Aljazira.it.
La presente scheda è stata compilata per luogocomune.net estrapolando alcune parti di un’intervista rilasciata da Enrico Galoppini ad Antonello Cresti per le Guide “controcultura” di Supereva. L’intervista completa è qui.
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Il "cristianesimo" quindi è, in un certo senso, una "libera interpretazione" della Bibbia originale ebraica, rivista, tramite l'aggiunta dei Vangeli, alla luce della predicazione di Gesù. La differenza fondamentale fra le due religioni sta proprio nel fatto che l'ebraismo non riconosce nella fìgura di Gesù il "Messia" annunciato dalle profezie bibliche, mentre il cristianesimo sì. In questa sede, comunque, per "Bibbia" intendiamo esclusivamente il testo sacro, o Tanach, composto dei 39 singoli libri originali (Isaia, Ezechiele, Genesi, Esodo...ecc.) del canone ebraico. (Lista che, per la precisione, differisce per alcuni libri da quella adottata dal nostro "Vecchio Testamento").
ORIGINE E CONTENUTO Va detto innanzitutto che la Bibbia non è affatto un testo unitario, ma piuttosto un intricato compendio di tradizione orale, di fonti storiche, di miti e leggende popolari, sia locali che importate, di scritti dei vari profeti, di leggi e regole per l'igiene e la nutrizione, di poesie, canti e proverbi di ogni tipo. In altre parole, una summa cumulativa di tutto il sapere contemporaneo di quella regione, che cominciò a prendere forma definitiva, e ad essere considerata "Legge di Dio", soltanto intorno all'ottavo secolo avanti Cristo. Più avanti parleremo dell'effettiva stesura dei testi, che iniziò in quel periodo, per mano di scribi che non erano in nessun modo gli autori del testo originale.
Il problema dell'"interpretabilità" della Bibbia è quindi a strati multipli, poichè bisogna prima di tutto mettersi d'accordo su quello che c'è effettivamente scritto sopra. Soltanto dopo si potrà affrontare un'eventuale lettura allegorica, o simbolica, del testo, e casomai, in ultimo, quella ancor più complessa ed arcana detta esoterica, o "cabalistica". In un testo cosi lungo si verificano, per pura legge statistica, migliaia di casi in cui certe lettere possono essere attribuite sia alla parola precedente che a quella seguente, dando comunque un senso compiuto. L'udito, oppure lu dito? (Per un sardo, il problema potrebbe anche porsi). Vi sono poi altrettanti casi in cui la variazione delle semplici vocali può dare adito a letture completamente diverse. Una cosa è dire "ti amo tanto", ben altra è dire "tu mi tenti", anche se le consonanti - t m t n t - rimangono le stesse. (Per non parlare poi di "temo i tonti", o di "Tom è tinto"). Naturalmente, nel corso del tempo le varie generazioni di rabbini sono giunte ad un consenso di massima sul significato di ogni frase, che è rispecchiato dalla moderna versione ebraica della Bibbia. Già che c'erano hanno pensato bene di aggiungere anche le vocali, e di staccare le parole. Anche l'occhio vuole la sua parte. AUTENTICITA' Come facciamo noi a sapere che questa versione "ufficiale" corrisponde davvero all'antico originale? In fondo, abbiamo visto come i Vangeli canonici siano stati martoriati, nel corso dei primi secoli, da correzioni, tagli e interpolazioni di ogni genere, volute dai padri della chiesa per adattare il credo, originariamente nato in Palestina, al mondo e alla mentalità dei gentili. Per quel che riguarda la Bibbia, diciamo innanzitutto che per "originale" si intende, in realtà, la versione redatta nel 539 a.C. dal profeta Ezra, sulla via del ritorno da Babilonia, andando completamente a memoria. I "veri" testi antichi, infatti, erano stati tutti distrutti nel rogo del Primo Tempio, dai soldati di Nabuccodonosor. Fortunatamente sono stati ritrovati, nell'ultimo dopoguerra, i cosiddetti Rotoli del Mar Morto, dei libri sacri che la comunità sacerdotale degli Esseni aveva nascoto nelle inaccessibili grotte di Qumran (v. foto), e che così sono sfuggiti anche alla distruzione del Secondo Tempio, ad opera dei Romani, nel 70 d.C. Fra questi rotoli si è ritrovato un libro quasi completo di Isaia (foto sotto), che antedatava l'esodo di Babilonia, e che risultò essere identico, lettera per lettera, alla versione tramandataci a memoria da Ezra. Questa fu messa definitivamente per iscritto nel secondo secolo a.C., nella versione cosiddetta "masoretica", della quale però nessun originale riuscì a superare intatto le intemperie della storia. Il più antico testo completo della Bibbia ebraica disponibile oggi è il Codex Leningradensis, che è una copia del masoretico che fu redatta "soltanto" nel 1008 dopo Cristo. Nonostante questo, grazie ad una seri di complicatissimi riscontri incrociati fra tutti i reperti biblici ritrovati finora - dal completo Isaia di Qumran, al più microscopico frammento di testo sacro - è stato possibile affermare con relativa certezza che la Bibbia ebraica contemporanea, cioè la versione masoretica, corrisponda fedelmente al testo originale del tempo dei profeti. Ma vediamo adesso che cosa dice questo testo originale, nella sua traduzione letterale.
IL PENTATEUCO La tradizione vuole che i primi 5 libri della Bibbia, che noi chiamiamo Pentateuco, e gli ebrei Torah, siano stati scritti direttamente da Mosè, intorno al 1200 a.C. Fra questi sicuramente il piu importante è il primo, che noi chiamiamo Genesi, e gli ebrei chiamano Behreshit ("l'inizio"). In esso si descrivono sia la cosmogenesi che l'antropogenesi, cioè la nascita del mondo materiale, e quella dell'Uomo e delle altre forme viventi. LA GENESI Se ora noi confrontassimo il testo originale della Behreshit con quello della nostra Genesi, rimarremmo probabilmente di stucco. Che dire, ad esempio, di fronte alla scoperta che il mondo non sarebbe stato creato affatto da "Dio" (singolare maschile), ma da una allegra combriccola di "Dei"? Il termine Elohim infatti, che nella nostra Genesi è tradotto con "Dio", in ebraico è solo plurale, ed è sia maschile che femminile. (Qualcuno ricorda la frase "infelice" di Papa Luciani, che prima di morire volle farci sapere a tutti i costi che "Dio è uomo, ma anche donna"?). Oppure, cosa dire di fronte al fatto che non fu l'uomo ad essere fatto "a sua immagine e somiglianza", ma è l'umanità che fu fatta "ricalcando i loro contorni"? Cioè, proiettando dei loro "parametri" astratti, ideali, nel mondo concreto della materia. Una cosa è lo "stampino" della ceralacca - che fra l'altro ci ha condannato a visualizzare l'uomo barbuto che ci perseguita da millenni col bastone alzato - ben altra è pensare ad una "cristallizzazione" nel mondo denso della materia di un progetto ideale, tanto puro quanto assoluto. Nello stesso modo, in un certo senso, in cui un regista "sogna" il proprio film, e poi gli dà una forma concreta usando attori, pellicola e cineprese. (Curioso come gli Aborigeni d'Australia, il più antico popolo vivente sulla terra, chiamino la nostra dimensione terrena "dreamworld", il mondo dei sogni). ELOHIM O JAVEH? A chi si ritrovasse ora confuso sul "nome di Dio" originale, ricordiamo che è la Bibbia stessa a mescolare le carte, poichè a volte presenta il Creatore come Elohim, altre volte lo chiama Javeh, o Jehovah (Giavè, Geova), e più raramente Adonài (Signore, Padrone). Elohim però, come detto, è soltanto plurale, maschile e femminile insieme (significa letteralmente "coloro che sono in alto", "i signori di sopra"), mentre sia Javeh che Adonài sono al singolare maschile (in realtà Javeh è neutro, ma non pone comunque una questione di pluralità). Ma perchè allora, viene da domandarsi, "Dio" nella nostra Bibbia è stato tradotto al singolare? Qui non sta certo a noi rispondere, e possiamo al massimo avanzare un'ipotesi: già ai tempi dell'ebraismo, una delle chiavi unificatrici, a livello popolare, fu proprio l'introduzione del monoteismo (quante volte insiste a ricordarcelo, lo Javeh della Bibbia, che "non avrai altro Dio all'infuori di me"?). Un' altra cosa che contribuì a rinforzare l'impatto della nuova religione fu l'abolizione dell'idolatria. Fu quindi chiaro alla classe sacerdotale, già da allora, che meno "dispersione" simbolica c'è, nella mente del credente, più facile è per lui recepire il messaggio complessivo di quella religione. Non stupisce quindi che i rabbini non amino troppo sentirsi chiedere "che cosa significa esattamente Elohim?", poichè dovrebbero introdurre una dimensione spirituale molto più complessa e delicata di quella del semplice "Dio" Javeh. Figuriamoci quindi gli stessi padri della chiesa cristiana, che già avevano mille problemi a mettersi d'accordo sui Vangeli canonici, che voglia avevano di rispettare anche questa distinzione, quando traducendo (in greco) tutto con "Dio", almeno quel problema non si poneva nemmeno. Accadde così che a loro volta gli anglosassoni, che tradussero dal greco - in inglese, con Erasmo da Rotterdam, ed in tedesco, con Martin Lutero - la loro versione della Bibbia, si ritrovarono come noi con un semplice "God" al singolare. Ma perchè esiste, da dove origina, e cosa significa questo doppio presenza di Elohim e Javeh nella Bibbia originale? Questa è una domanda che assilla gli studiosi sin dai tempi dell'università di Tubinga, che agli inizi dell'800 dedicò un'intero ramo dei suoi studi all'esegesi biblica. Noi qui possiamo soltanto cercare di riassumere la tesi oggi generalmente più accettata, in cui tutto il materiale biblico sarebbe stato unificato, e messo per iscritto, da almeno quattro mani diverse, che sono riconoscibili dai diversi stili riscontrabili nell'arco della lettura. Questi stili però non si presentano in blocchi distinti e separati, ma si alternano ed accavallano in continuazione, a volte anche per pochi paragrafi, creando spesso una notevole confusione. LE "CONTRADDIZIONI" NEL TESTO BIBLICO Si potrebbero peraltro spiegare, in questo modo, certe contraddizioni plateali nel testo biblico, che dovrebbero saltare all'occhio anche del lettore meno attento. Nella Genesi, ad esempio, la stessa creazione viene raccontata non una ma due volte, a distanza di pochissime pagine, e in ordine capovolto una rispetto all'altra. Nella prima versione viene creato prima l'Uomo, e poi tutti gli altri animali. Nella seconda, che appare a prima vista una semplice ripetizione, pochi paragrafi più sotto, vengono invece creati prima gli animali, e poi l'Uomo. Parimenti, all'inizio Uomo e Donna vengono creati insieme, poco più avanti l'Uomo precede la Donna, che viene creata dopo di lui. In realtà la lista di contraddizioni - che di certo sono tali, se si legge il testo in maniera letterale - è abbastanza lunga da impegnare in discussioni che non terminerebbero mai. A queste andrebbero poi aggiunte le varie "imprecisioni scientifiche", come l'età della Terra fissata in circa seimila anni, oppure il fatto che la Terra sia "immobile al centro dell'universo, ben piantata sul suo piedestallo", che fu argomento del contendere sin dal tempo di Galileo. Tutto cambia, ovviamente, se si affronta la Bibbia come un testo a diversi livelli di lettura, ma questo ci porterebbe su un territorio che non siamo assolutamente preparati ad affrontare, e che esula comunque dal nostro intento. Diciamo soltanto una cosa sull'apparente incompatibiltà fra Elohim e monoteismo. E' evidente che la "versione originale", con gli Elohim, ci propone non una molteplicità dispersiva di divinità, tutte in competizione una con l'altra, ma piuttostio una precisa gerarchia, armonica e ordinata, in cui Javeh starebbe molto più in alto di loro stessi. Nelle religioni orientali si trova una corrispondenza molto precisa, ad esempio, nei Cohan del buddhismo tibetano, che sono detti anche "i creatori della materia". Essi stessi sottostanno, gerarchicamente parlando, all'Uno Assoluto, esattamente come le mille divinità del pantheon indù rispondono obbedienti all'Ordine Assoluto del Brahma, o Uno Cosmico Universale. Nel Corano invece sono gli Arcangeli, ereditati dalla Bibbia ebraica, ad occuparsi del mondo materiale, sotto lo sguardo attento di Allah, e la stessa Bibbia nostrana ci parla ripetutamente di Angeli e Arcangeli, confermando quindi l'esistenza di una gerarchia superiore, funzionale ed omogenea, ma tutt'altro che dispersiva in senso politeistico. TANTO RUMORE PER NULLA Un'altra realizzazione, che potrebbe congelare in un solo istante le più accanite discussioni fra "evoluzionistì" e "creazionisti" (fra atei e credenti, alla fin dei conti) è che in realtà essi si accapigliano per nulla, poichè la Bibbia è un testo provvisorio, che va comunque sostituito da un'altro, che ancora non conosciamo. Purtroppo noi non la leggiamo quasi mai con attenzione critica, attivamente, ma ce la beviamo passivamente, "così com'è", e accade spesso di non cogliere dettagli importanti come questo. Chi non ha mai letto, almeno una volta, la discesa dal Monte di Mosè, dopo che ha ricevuto da Javeh le Tavole della Legge? Ebbene, quando Mosè si accorge che il suo popolo non ha saputo aspettare, e si è messo ad adorare il vitello d'oro, dalla rabbia spezza le tavole di una legge che non si meritano, e le scaglia sotto il monte. E in seguito darà loro delle leggi molto più infantili, semplici e grossolane, in attesa che il suo popolo maturi e sia pronto a ricevere quelle vere. Il problema è che Mosè poi è morto, Javeh è bel pò che non si fa più sentire, e a noi sono rimaste sul gobbo delle leggi crude, violente ed obsolete, scritte 3000 anni fa per un branco di nomadi ignoranti e adulatori. Volendo obbedire letteralmente alla Bibbia, ad esempio, se per caso nostro fratello morisse dopo il matrimonio, e noi invece non fossimo sposati, ci toccherebbe sposare per forza la cognata rimasta vedova, e fare subito un figlio con lei - anche se ha i baffi lunghi un metro. E se non lo facessimo, lei avrà il diritto di sputarci in faccia, davanti a tutta la famiglia riunita. (Chissà perchè certi cristiani si ricordano di citare la Bibbia solo quando gli serve contro gli omosessuali, o per giustificare schiavitù e pena di morte, ma poi si dimenticano completamente di osservare i mille obblighi come questo?) A questo punto sorge però un dubbio: non sarà che questo Javeh è sparito apposta, perchè si aspetta magari che ci accorgiamo da soli di tutte queste incongruenze ridicole? Perchè non smettiamo per un attimo di seguire pedantemente la Bibbia come "parola di Dio", e proviamo invece a considerarla, alla pari di molti altri suoi equivalenti sulla Terra, come un prezioso documento storico, il cui valore spirituale - indipendentemente da chi sia stato a scriverla - va ricercato in profondità, in maniera attiva, cosciente e selettiva, e non soltanto "letto" in superficie, in maniera meccanica e passiva? (Fatti non foste… ) Scritto da Massimo Mazzucco per www.luogocomune.net |
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La frattura tra Reale e Metafisico
Nell’antichità gli esseri umani vivevano in un mondo in cui non vi era separazione tra "magico" e "scientifico", la scienza stessa era una Scienza Sacra, e racchiudeva in sé tutto il sapere di cui gli uomini erano in possesso, un sapere in cui realtà fisica e realtà immateriale si fondevano. La natura stessa era concepita come estensione e manifestazione simbolica dell’universo divino, e lo studio dei fenomeni naturali era interconnesso con la ricerca metafisica. Finché in quello che oggi noi chiamiamo Occidente, all’incirca nel VI – V secolo avanti Cristo, si verificò una frattura. Questa frattura si concretizzò nel mondo ellenico, dove per la prima volta gli eventi naturali vennero studiati separatamente dalle realtà metafisiche. Gli eventi furono quindi indagati e analizzati cercando di scoprire le cause che li producevano, le cause fisiche, e all’interno della natura si vollero trovare tutti gli elementi sufficienti per potere dare una spiegazione logica ad ogni fenomeno. Fu una frattura rivoluzionaria, da allora la fede e la ragione avrebbero preso due direzioni opposte, apparentemente inconciliabili, mentre veniva messo a punto il processo cosiddetto induttivo, ovvero quel processo che porta alla "verità" in seguito all’osservazione e allo studio. La verità come fine, quindi, in contrapposizione al processo inverso, quello deduttivo, il quale avendo come punto fermo e di partenza una verità colta per intuizione, si basava su di essa per interpretare tutti i fenomeni, di conseguenza. A simboleggiare questo passaggio ancora oggi si usa fare riferimento ai due grandi maestri della filosofia greca classica, ovvero Platone e il suo allievo Aristotele. Platone raccolse e tramandò il sapere arcaico che era comune a tutte le grandi civiltà antiche; la sua visione del mondo prevedeva una realtà metafisica che rappresentava il vero mondo, il mondo delle idee, gli ideali e le immagini eterne che fungevano da modello di ogni cosa creata. Per Aristotele invece l’essenza delle cose stava nella materia stessa: non bisognava più fare riferimento ad un mondo "altro"; lo studio della materia poteva portare alla conoscenza. Questo passaggio, definitivo per il successivo sviluppo di tutto il nostro sapere moderno e contemporaneo, verrà splendidamente sintetizzato nel rinascimento da Raffaello nella sua celebre Scuola di Atene, dove i due grandi maestri, uno a fianco dell’altro, al centro della scena discutono del creato. Platone viene rappresentato come anziano, incarna il sapere antico, ieratico, e con l’indice destro indica l’alto, suggerendo dove si trovi l’essenza del reale. Aristotele, giovane ed energico, con il palmo della mano indica invece con decisione il basso, la terra, sintetizzando così il suo pensiero: la verità si trova dentro il creato, nella materia.Il pensiero scientifico occidentale ebbe così inizio, e il sapere arcaico si occultò, divenne nascosto, divenne esoterico. La ricerca che segue non avrà come scopo la dimostrazione della reale fondatezza del sapere esoterico, trattandosi di un campo che non è possibile affrontare con i criteri dello studio razionale contemporaneo. Tuttavia, le tesi che verranno esposte si basano sulla consapevolezza che nella nostra società tuttora esistono organizzazioni che si dedicano allo studio del sapere arcaico ed esoterico nella piena convinzione della sua veridicità. Tutto questo nonostante la maggioranza di noi sia convinta di vivere in un mondo secolare, un mondo in cui le pratiche religiose o addirittura superstiziose siano esclusivo appannaggio delle classi meno istruite della società.
Esoterismo e IniziazioneLa Massoneria per parola dei suoi più alti rappresentanti si definisce Ordine Iniziatico e indica la ricerca esoterica come suo compito principale. Il termine "esoterico" significa letteralmente "interno", ed è riferito ad una particolare forma di conoscenza "nascosta" che si contrappone ad un'altra accessibile invece a tutti e detta essoterica, ovvero "esterna". Secondo gli ordini iniziatici questa conoscenza nascosta, il sapere esoterico, è un sapere le cui origini si perdono nella notte dei tempi e il cui contenuto viene trasmesso di generazione in generazione solo a coloro che si mostrano degni di accoglierlo. Questa conoscenza esoterica tratta essenzialmente del senso del mondo e della sua realtà profonda celata ai sensi, e può essere accolta solo da chi è stato preparato a comprenderla. La trasmissione del sapere esoterico avviene per mezzo della Iniziazione, che introduce l’adepto al cammino che lo porterà ad assimilare le conoscenze di ordine superiore. L’ iniziazione può avvenire solo all’interno di un Ordine Iniziatico, un’associazione di iniziati che ha il compito di custodire queste conoscenze e che trasmetterà a chi riterrà degno. La Massoneria si dichiara custode di questo sapere esoterico e si definisce Ordine Iniziatico, il maggiore e più noto ordine iniziatico operante nel nostro Occidente.
Le origini della Massoneria Individuare con certezza le origini della Massoneria è compito arduo che sfugge a qualsiasi pretesa di ricerca storiografica.
Ufficialmente alla Massoneria moderna si assegna come data di nascita il 24 Giugno del 1717, giorno in cui quattro Logge di Londra si riunirono per fondare la Grande Loggia di Inghilterra. La semplice constatazione del fatto che alla data menzionata esistessero delle Logge preesistenti alla fondazione della Grande Loggia indica con chiarezza che le origini della Massoneria vadano anticipate. Le ipotesi più comunemente accettate vorrebbero la Massoneria diretta discendente delle Gilde medievali, le corporazioni di liberi muratori che ebbero un grande ruolo nella costruzione delle grandi Cattedrali Romaniche e Gotiche europee e che custodivano gelosamente le proprie competenze tecniche. Queste corporazioni si riunivano in Logge , ed erano strutturate al loro interno secondo un preciso ordine gerarchico, dividendo i propri membri in Apprendisti, Compagni e Maestri d’arte. Dal XVI secolo in poi cominciarono a partecipare alle riunioni delle logge diversi Liberi Muratori non operativi, detti anche accettati. Si trattava principalmente di eruditi che volevano condividere il sapere di queste antiche confraternite pur non esercitando direttamente il mestiere. Il loro apporto e la loro visuale spirituale degli insegnamenti avrebbe dato col tempo origine alla Massoneria Speculativa, che facendo suo il simbolismo dell’arte muratoria lo assumeva come allegoria degli insegnamenti più profondi che nelle logge venivano trasmessi. Nelle antiche corporazioni medioevali infatti il sapere esoterico era interamente connesso con l’arte stessa del costruire, e le opere dei Maestri Muratori risultano delle manifestazioni di tale sapere, come si può ben individuare nel simbolismo di cui le grandi Cattedrali sono tuttora l’esempio più luminoso. Altre ipotesi vorrebbero le origini della Massoneria ancora più lontane nel tempo, risalenti al sapere ermetico dell’antico Egitto oppure alle famiglie sacerdotali ebraiche discendenti da Zadoq, passando per gli Esseni, i Templari, i Catari e i Rosa Croce, in una ininterrotta catena di trasmissione di un sapere arcaico di cui La Massoneria sarebbe la custode. Per quanto suggestive queste ipotesi non potranno mai venire provate secondo i moderni criteri della ricerca storiografica, e gli indizi su cui si basano sono gli echi rimasti nei vari riti di passaggio da un grado al successivo nella piramide della gerarchia Massonica. I cerchi più alti della Massoneria non fanno invece mistero dell’importanza primaria che la Cabala, la disciplina esoterica ebraica, assume nell’organizzazione del proprio sapere.
Si è visto come in seguito alla frattura avvenuta nel mondo classico furono poste le basi al sapere scientifico propriamente detto, che avrebbe portato allo sviluppo delle scienze esatte, del determinismo e del razionalismo. Ma il sapere arcaico, divenuto nascosto ed esoterico, non si eclissò mai del tutto, e attraversò la storia dell’occidente parallelamente al sapere ufficiale. Durante il Medioevo, in seguito alla crisi del mondo classico e ad un recupero di un’antica spiritualità manifestatasi ora all’interno del Cristianesimo, le scienze esoteriche ripresero vigore e trovarono applicazione nelle pratiche alchemiche. L’ Alchimia , l’ultima Scienza Sacra occidentale propriamente detta, tentò un recupero dell’antica concezione del sapere, cercando la "verità" operando contemporaneamente sulla Materia e sullo Spirito, essendo gli alchimisti convinti dell’indissolubile unità tra il mondo materiale e il mondo metafisico. Obbedendo tutti gli aspetti della natura ad un’unica Legge Universale, coloro che attuavano la Grande Opera erano convinti che studiando e modificando la materia avrebbero scoperto lo Spirito Universale, presente in ogni aspetto del creato. La ricerca alchemica sarebbe poi proseguita per alcuni secoli, perdendo via via importanza e limitandosi infine nella Sparigica, ovvero la ricerca sulla materia slegata da ogni finalità spirituale, pratica che avrebbe dato vita alla moderna Chimica. Sempre durante il medioevo sorsero diversi ordini iniziatici, spesso all’interno della Chiesa stessa, ordini iniziatici che si dichiaravano custodi del sapere esoterico arcaico. Il più famoso fu indubbiamente l’ Ordine dei Cavalieri del Tempio, meglio noti come Templari, strettamente legati all’Europa delle Cattedrali e alla diffusione del culto della Nostra Signora, fortemente voluto da Bernardo di Chiaravalle, figura centrale del medioevo cristiano europeo e grande sostenitore dell’ Ordine del Tempio, per il quale definì anche la regola. Dei Templari molto si è scritto, accusati di adorare un idolo blasfemo, Bafometto, e di pratiche anticristiane, furono probabilmente l’ultima espressione in Occidente di un sapere esoterico tramandato per via regolare ed ininterrotta, presupposto quest’ ultimo essenziale nell’ ambito dell’ esoterismo. Secondo lo studioso René Guénon, riconosciuto tra gli indagatori dell’ esoterismo come massima autorità nel campo, con la soppressione dell’ Ordine del Tempio attuata da Papa Clemente V nel 1313, e con l’uccisione dell’ultimo Gran Maestro Jacques de Molay il 19 Marzo 1314 su ordine del re di Francia Filippo il Bello, l’Europa spezzò la sua ultima catena iniziatica e con essa la possibilità di una reale trasmissione del sapere esoterico. Dopo quella data, secondo Guènon, in Europa non si potrà più parlare propriamente di iniziazione, ma solamente di pseudo – iniziazione o , peggio, di contro – iniziazione.
La Massoneria si definisce custode del sapere arcaico ed esoterico, ma molti studiosi tradizionali più volte hanno messo in guardia coloro che affrontano questo campo senza possedere gli strumenti adatti e senza giungervi attraverso quelle che vengono dette vie normali. Il cammino esoterico è spesso descritto come un sentiero che conduce ad un bivio, due direzioni opposte che portano all’elevazione spirituale oppure alla perdizione. Una via porta in alto, nel divino, l’altra conduce in basso, negli inferi. Oggi il termine esoterismo è associato impropriamente al termine occultismo, e questo perché l’autentica via iniziatica in occidente pare svanita da tempo, mentre la via opposta, la via deviata, è stata ripetutamente recuperata e praticata, in una parodia del sacro che ha finito per fare dell’esoterismo e della sua degenerazione un tutt’ uno. Nel pieno della rivoluzione dei lumi, in tutta Europa sorsero vari ordini iniziatici e vari movimenti pseudo religiosi che proponendosi il recupero del sacro diedero vita ad un oscuro revival di pratiche spiritiche ed occulte, contribuendo così ad associare queste pratiche al concetto stesso di "esoterico". Pseudo religioni come la Teosofia e gli innumerevoli movimenti ad essa connessi attirarono le più spiccate personalità dell’epoca, facendo loro un sincretismo religioso che mischiando con poco giudizio le esperienze religiose delle più distanti tradizioni tentò di recuperare l’antico sapere unitario. René Guénon, che fu un 33° grado del Rito Scozzese Antico e Accettato, massone "infiltrato" secondo alcuni dei suoi studiosi, e che dopo aver sperimentato diverse iniziazioni all’interno di svariati ordini si dedicò allo studio del Sufismo Islamico, sosteneva che " le forze disgreganti stanno preparando la cultura dell’età ultima, ove la parodia del sacro sarà la regola, e si vivrà sotto l’influsso di una spiritualità alla rovescia". Diramazioni di tali credenze hanno trovato la loro espressione nei giorni nostri nel movimento New Age, che sotto un’apparenza innocua cela insegnamenti poco noti, come ben spiega il regista Kenneth Anger, ideologo della Chiesa di Satana e seguace del "mago" Alister Crowley. Come riporta lo scrittore Giuseppe Cosco nel suo articolo "Le inquietanti ombre dell’ Età dell’Acquario", Kenneth Anger, presentando il suo film Lucifer rising dichiarò che si trattava di "un film sulla generazione dell’amore. La festa di compleanno dell’Età dell’Acquario, che mostra le attuali cerimonie per far risorgere Lucifero. Lucifero è il dio della luce, non il diavolo. E’ l’angelo ribelle che agisce dietro gli eventi del mondo di oggi". Il culto di Lucifero, come si vedrà in seguito, non è estraneo nemmeno ai gradi alti della gerarchia massonica.
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"Mi incateno sotto una pena per cui, possa la mia gola essere tagliata, la mia lingua sradicata dalla sua radice, possa io essere seppellito nella ruvida sabbia del mare dove l'acqua è bassa e bersagliato dal riflusso della marea e da doppie correnti per le ventiquattro ore del giorno, se io dovessi mai consapevolmente o volontariamente violare il giuramento solenne come apprendista principiante. Perciò aiutami Dio." Giuramento dell’Apprendista Principiante Massone
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L'Apprendista
La Massoneria recluta esclusivamente "uomini liberi e dai buoni costumi", e ad ogni grado di iniziazione il libero muratore è tenuto a prestare un solenne giuramento, vincolandosi in particolar modo al mantenimento del segreto sugli insegnamenti che riceverà durate le sedute in Loggia.
Requisito fondamentale del libero muratore è inoltre la fede in Dio, una fede non dogmatica e preferibilmente svincolata dai riti connessi alle grandi religioni tradizionali.
Ai gradi inferiori Dio assume l’epiteto di Grande Architetto dell’Universo (GADU), mentre i gradi superiori riconoscono altri aspetti della divinità.
Dopo il suo ingresso nell’ordine il fratello è tenuto ad osservare una serie di doveri, tra cui la già citata segretezza per quello che riguarda i lavori nella Loggia, il rispetto delle leggi del proprio stato, un mutuo sentimento di collaborazione e aiuto reciproco con gli altri fratelli e la discrezione nella vita quotidiana nel mondo profano, all’infuori della Loggia.
Aldo A. Mola , Storia della Massoneria italiana dalle origini ai nostri giorni |
Nella Loggia
L’obbiettivo di ogni libero muratore è la propria elevazione spirituale, in primo luogo, e di seguito l’applicazione degli insegnamenti ricevuti nel mondo profano affinché la luce ricevuta possa espandersi anche all’esterno della Loggia.
Le motivazioni che spingono ad aderire ai vari ordini massonici sono però diverse, e non tutti gli adepti dimostrano di avere delle concrete convinzioni sulla possibilità di raggiungere superiori verità esoteriche; molti massoni si dimostrano alquanto scettici sulla realtà del sapere esoterico, e aderiscono alla libera muratoria per altre ragioni.
Molti fratelli sono semplicemente affascinati dal simbolismo e dalla solennità delle riunioni, i lavori nella Loggia sono infatti scanditi da un cerimoniale preciso e rigoroso e i riti sono parte essenziale ed inderogabile di ogni incontro.
Altri ancora sono attratti dalle ampie possibilità che gli ambienti massonici offrono per ampliare le proprie conoscenze sociali e l’opportunità di stringere rapporti personali importanti.
Per aderire infatti alla Libera Muratoria occorre avere referenze elevate, e fare parte di tale ambiente indubbiamente porta inevitabili vantaggi nella vita profana sociale e professionale.
Questi ultimi fratelli vivono spesso con insofferenza il carattere simbolico e cerimoniale dei lavori, carattere che invece rappresenta un aspetto fondamentale nella Massoneria.
Naturalmente, come si è già detto, affrontare la veridicità o la fondatezza del credo esoterico è impossibile, preso atto il carattere intrinseco con cui questa particolare dottrina si configura, ma si può affermare con relativa certezza che per molti Massoni, in particolar modo degli alti gradi, la credenza nella possibilità del raggiungimento di una elevazione spirituale per mezzo del cammino esoterico è sincera.
Il simbolismo e la ritualità della Massoneria non sono esclusivamente degli aspetti di facciata, molti suoi membri sono convinti delle potenzialità del percorso esoterico.
L’ intendimento di questo aspetto è essenziale per avere una comprensione oggettiva di quali siano gli obbiettivi che la Massoneria si pone.
Jean Adam Weishaupt, fondatore dell’Ordine degli Illuminati
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Ordo ab Chao
La Massoneria come si è visto si definisce Ordine Iniziatico e la società ideale cui aspira è strutturata in modo gerarchico, è una società in cui coloro che si fanno custodi del sapere celato tradizionale hanno il compito di guidare dall’alto il mondo dei profani, affinché anche questi ultimi possano beneficiare della luce di cui gli iniziati sono portatori.
Il motto universale della Massoneria è Ordo ab Chao ,ordine dal caos, ed esprime il percorso cui l’adepto è chiamato, ossia la ricerca della perfezione interiore partendo dalla naturale confusione fino a raggiungere l’ordine alla conclusione del cammino.
Lo stesso motto però ben si addice anche alla visione del mondo della Massoneria stessa.
I Liberi Muratori, in particolar modo quelli dei gradi alti, non fanno mistero del tipo di società ordinata che vorrebbero costruire, quella società in cui gli iniziati si ergono a guide.
L’ordine spesso però si ottiene solamente dopo che il disordine ha raggiunto la sua massima espansione, e a volte bisogna anche fare in modo che questo processo venga in qualche modo facilitato, affinché il Nuovo Ordine Mondiale divenga realtà.
Per ottenere tale obbiettivo la Libera Muratoria può contare sull’apporto di numerosi suoi membri e simpatizzanti che partecipano al lavoro della riorganizzazione della società direttamente dai posti di comando democratici (o meno) più alti, anche se raramente la loro appartenenza all’Ordine viene pubblicizzata.
Come candidamente fa sapere il fratello Alberto Cesare Ambesi nella sua "Storia della Massoneria" :
" …ragioni di discrezione ci hanno indotto a tacere (…) sull’identità di coloro che guidano il più segreto lavoro massonico, mentre è compito delle Grandi Maestranze rivelarsi al mondo profano e mantenere con esso quei contatti ufficiali che non possono mancare".
Giova inoltre ricordare a tale proposito il parere del massimo esoterista del secolo scorso, René Guénon, che avvertì nei suoi scritti della pericolosità delle organizzazioni contro – iniziatiche:
"… un potere occulto di ordine politico e finanziario non dovrà essere confuso con un potere occulto di ordine puramente iniziatico ed è facile comprendere che i capi di quest’ultimo non si interessino affatto alle questioni politiche sociali in quanto tali: essi potranno addirittura avere una assai mediocre considerazione di coloro che si consacrano a questo genere di attività"
(dall’articolo "Riflessioni a proposito del potere occulto", pubblicato nel testo "La Tradizione e le Tradizioni")
Reverendo, non era mia intenzione mettere in dubbio che la dottrina degli Illuminati e i principi del Giacobinismo non si fossero estesi agli Stati Uniti. Al contrario nessuno più di me è convinto di questo fatto. L'idea che volevo esporLe era che non credevo che le Logge dei Frammassoni del nostro paese avessero cercato, in quanto associazione, di propagare le dottrine diaboliche dei primi, o i perniciosi princìpi dei secondi, se mai è possibile separarli. Che delle personalità lo abbiano fatto, o che il fondatore, o gli intermediari impiegati per fondare le società democratiche negli Stati Uniti abbiano avuto questo progetto e che abbiano mirato a separare il popolo dal proprio governo è troppo evidente per metterlo in dubbio. Con ossequio... George Washington" Lettera di George Washington al pastore G.W. Snydernel, 1798, in: The Writings of George Washington. From The Originai Manuscript, U.S. G. Washington Bicentennial Commission, 1941, come riportato da Epiphanius in "Massoneria e sette segrete: la faccia occulta della storia" |
Gli Illuminati di Baviera
Gli Illuminati di Baviera si formarono per volere del principe Jean Adam Weishaupt (1748-1830) il primo maggio del 1776.
Weishaupt, che aveva all’epoca 28 anni, era stato educato dai gesuiti, e da loro trasse ispirazione per l’organizzazione interna del suo ordine.
Scopo dichiarato dell’organizzazione segreta era la dissoluzione totale dell’ordine sociale esistente, per potere in seguito ricostruire ex novo una società che si sarebbe fondata sull’ eguaglianza e su un ordine "naturale" gnostico panteistico, secondo il quale "Dio e mondo sono uno".
Le idee radicali e disgregatrici degli Illuminati furono accolte nel mondo massonico con cautela, così Weishaupt decise che i membri della sua organizzazione si sarebbero infiltrati negli ordini massonici tradizionali per poterli dirigere dall’interno.
Gli storici della massoneria spesso concordano nel considerare gli Illuminati di Baviera i diretti ispiratori della Rivoluzione Francese e del socialismo moderno.
Nell’ ottobre del 1786 la polizia bavarese sgominò l’associazione con l’accusa di perseguire fini sovversivi, e i documenti dell’ordine furono sequestrati.
Da essi emerse che gli obbiettivi che gli Iniziati bavaresi si ponevano erano riassumibili in sei punti:
1. abolizione della monarchia e di ogni altro governo legale;
2. abolizione della proprietà privata;
3. abolizione del diritto di eredità privata;
4. abolizione del patriottismo e della lealtà militare;
5. abolizione della famiglia, cioè del matrimonio come legame permanente, e della moralità familiare; permesso il libero amore; l'educazione dei figli viene affidata alla comunità;
6. abolizione di qualunque religione
(Si veda a tale proposito l’attento studio di Epiphanius nel già citato testo ""Massoneria e sette segrete: la faccia occulta della storia")
In seguito alla soppressione dell’ordine gli Illuminati di Baviera non furono più presenti come società attiva, ma pare si siano infiltrati definitivamente nelle organizzazioni massoniche regolari, circostanza che sarebbe comunque coerente con l’insegnamento del loro fondatore.
Resta il fatto che il loro simbolo, la piramide sormontata dall’occhio onniveggente, fu recuperato per volontà del Presidente Franklin Delano Roosevelt, massone del 32° grado del Rito Scozzese, e tuttora compare sulla banconota da un dollaro, accompagnato dal motto Novus Ordo Seclorum Annuit Coeptis, (un nuovo ordine mondiale arride agli iniziati), motto che Weishaupt stesso aveva scelto per i suoi Illuminati.
Bisogna infine ricordare come l’esclusiva setta esoterica Skull and Bones, riservata ai rampolli delle migliori famiglie americane che frequentano la prestigiosa università di Yale, setta di cui fanno parte l’attuale presidente degli Stati Uniti George W. Bush, suo padre George Bush senior nonché lo sfidante democratico alle elezioni del 2004 John Kerry, sarebbe, secondo l’autorevole rivista inglese "Economist" del 25 dicembre 1992, la moderna "risorgenza" degli Illuminati di Baviera.
"…ma dietro tutti questi movimenti non potrebbe esserci qualcosa di altrimenti temibile, che forse neanche i loro stessi capi conoscono, e di cui essi a loro volta quindi, non sono che dei semplici strumenti? Noi ci accontenteremo di porre questa domanda senza cercare di risolverla qui" René Guénon, Il Teosofismo |
Cerchi concentrici
Uno dei riti Massonici più noti, il Rito Scozzese Antico ed Accettato, si articola ad esempio in 33 gradi, e al raggiungimento di quest’ ultimo il libero muratore viene a conoscenza anche del più alto segreto massonico.
Come si è visto in precedenza la segretezza è un aspetto fondamentale della iniziazione, così nelle logge i fratelli non sono mai a conoscenza del reale grado di appartenenza dei loro compagni.
Allo stesso modo molti di coloro che aderiscono alla massoneria per semplice curiosità o per mero tornaconto personale non potranno mai sospettare delle reali motivazioni che animano i piani più alti.
"Ciò che noi dobbiamo dire alle folle è: "noi adoriamo un Dio, ma è il Dio che si adora senza superstizione (...). La Religione massonica dovrebbe essere mantenuta, da tutti noi iniziati degli alti gradi, nella purezza della dottrina luciferiana. Sì, Lucifero è Dio, e sfortunatamente anche Adonai (il Dio dei cristiani, ndr) è Dio. (…) La dottrina del Satanismo è un'eresia; e la vera e pura religione filosofica è la fede in Lucifero" Albert Pike, 33° grado della Massoneria di Rito Scozzese , discorso tenuto in Francia agli alti gradi della Massoneria nel 1889. Uno stralcio di questo discorso fu riportato, nel 1935, dalla rivista inglese "The Freemason" nel suo numero del 19 gennaio, citato da Franco Odessa in "O.N.U. gioco al massacro", Ed.ni Civilta', Brescia, 1996 |
Dio che porta la Luce
Albert Pike fu figura centrale all’interno della Massoneria moderna, ed il suo testo principale, Morals and Dogma è tuttora considerato come una seconda Bibbia dai gradi alti della Libera Muratoria.
Non vi è ragione di dubitare della sincerità del Pike quando afferma che il Dio adorato dalla Massoneria è Lucifero, il Satana della Tradizione Giudaico Cristiana, e non vi è nemmeno motivo di eccessivo stupore, per chi della Massoneria coglie il messaggio.
L’adorazione di Lucifero, che il Pike si preoccupa di distinguere dal Satanismo, compare in parallelo con lo sviluppo del Cristianesimo, e sotto varie forme attraversa tutta la storia del nostro Occidente.
Non si tratta di altro che dell’ eresia Gnostica, che prese forma con la malinterpretazione dei primi testi della Gnosi Cristiana e passando dai Manichei ai Catari ai Bogomili, da Sabbatai Zevi a Jakob Frank agli Illuminati di Baviera è giunta fino ai tempi nostri, trovando negli alti gradi dell’ambiente massonico i suoi ultimi profeti.
Secondo la concezione Gnostica il mondo materiale è interamente corrotto e dominato dal male, e venne creato da un Dio malvagio e inferiore che convinse l’umanità attraverso i suoi testi sacri di essere il vero Dio, mentendo.
Questo Dio malvagio sarebbe il Dio che parla agli uomini nella Bibbia, Adonai, il Dio adorato da Ebrei Cristiani e Mussulmani che si sono fatti ingannare e che vengono sottomessi dal suo volere dispotico.
Il vero Dio, sempre secondo la concezione gnostica, sarebbe Lucifero, il portatore di Luce, che fu combattuto ed in seguito calunniato da Adonai per aver tentato di portare la conoscenza agli umani, come riporta la Genesi nell’episodio del Serpente.
Per gli gnostici di conseguenza tutto il creato è frutto del male, e non vi è nessun motivo per aderire ad una morale o tentare di migliorare il mondo circostante.
L’obbiettivo unico sarà la disgregazione dell’esistente per giungere alla ricostruzione di un nuovo ordine.
Un Nuovo Ordine Mondiale.
Scritto da Carlo Brevi per www.luogocomune.net
Alcune tessere del Puzzle Globale
Novus Ordo Seclorum Annuit Coeptis Motto degli Illuminati di Baviera, ripreso sul sigillo che compare sulle banconote da un dollaro per volontà del Presidente Franklin Delano Roosevelt, iniziato alla Holland Lodge nr. 8 di New York il 28 novembre 1911 e innalzatosi presto al 32° grado del Rito Scozzese.
"Che vi piaccia o no, avremo un governo mondiale, o col consenso o con la forza". James Warburg, banchiere, alla Commissione Esteri del Senato, 17 febbraio del 1950 "Oggi, l'ulteriore progresso del mondo è possibile solamente attraverso una ricerca rivolta ad un concetto universale dell'uomo muovendoci verso un Nuovo Ordine Mondiale." Mikhail Gorbachev, discorso alle Nazioni Unite, 7 dicembre 1988 "Non si tratta soltanto di una piccola nazione, ma di una grande idea: un Nuovo Ordine Mondiale, nel quale nazioni diverse l'una dall'altra si uniscono in un impegno comune per raggiungere un traguardo universale dell'umanità: pace e sicurezza, libertà, e Stato di diritto". George Bush senior, 29 gennaio 1991, discorso davanti al Congresso "Ma c'è un tema che, in particolare, a noi massoni sta a cuore: è l'ONU, che va rifondato, ricordandoci che fu, all'indomani della prima guerra mondiale, la Massoneria a lanciar l'idea della Società delle Nazioni, cioè l'antecedente storico dell'Onu." Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente Italiano "Quello che ogni uomo teme è l’ignoto. Quando questo scenario si presenta si rinuncia volentieri ai propri diritti in cambio della garanzia del proprio benessere assicurata dal Governo Mondiale." Henry Kissinger, Evian, Francia, 1991 "…fare dell'Unione un fattore di stabilizzazione e un punto di riferimento nel Nuovo Ordine Mondiale." Consiglio Europeo, Laeken, 15 Dicembre 2001 "Il mondo è pronto per raggiungere un governo mondiale. La sovranità sovranazionale di una elite intellettuale e di banchieri mondiali è sicuramente preferibile all’autodeterminazione nazionale praticata nei secoli passati ." David Rockefeller, 1991 |
Risoluzione N. 1047 del 28 Marzo 1994 dell’Assemblea Legislativa dello Stato dell’ Oklahoma: "Una risoluzione in relazione alle forze militari degli Stati Uniti e alle Nazioni Unite; si presenta una petizione al Congresso affinché cessi determinate attività concernenti le Nazioni Unite... Considerato che non c’è appoggio popolare per l’instaurazione di un "nuovo ordine mondiale" o di una sovranità mondiale di qualsiasi tipo, sia sotto le Nazioni Unite o sotto qualsivoglia organismo mondiale in qualsiasi forma di governo globale; Considerato che un governo globale significherebbe la distruzione della nostra Costituzione e la corruzione dello spirito della Dichiarazione di Indipendenza della nostra libertà e del nostro sistema di vita. ...sia deliberato dalla Camera dei Rappresentanti della seconda Sessione della 44ma legislatura dell’Oklaoma: Che al Congresso degli Stati Uniti sia con la presente rammentato di: (...). Cessare ogni supporto per l’instaurazione di un "nuovo ordine mondiale" o qualsiasi altra forma di governo globale. Che al Congresso degli Stati Uniti è, con la presente, rammentato di astenersi dal prendere qualsiasi ulteriore iniziativa verso la fusione economica o politica degli Stati Uniti in un organismo mondiale o qualsiasi altra forma di governo mondiale. " Il Palazzo Federale "Alfred P. Murrah" ad Oklahoma, U.S.A., venne fatto saltare in aria da una tremenda esplosione, il 19 aprile del 1995. Le vittime furono 168. |
Alcuni Massoni Celebri
Benjamin Franklin (1706 – 1790), politico e inventore Carlo Goldoni (1707 – 1793), autore teatrale Giacomo Casanova (1725 - 1798), avventuriero George Washington (1732 - 1799), generale e politico americano J.M. Montgolfier (1740 – 1810), inventore della mongolfiera J.E. Montgolfier (1745 – 1799), inventore della mongolfiera Wolfang Amadeus Mozart (1746 – 1791), compositore P.S. Laplace (1749 – 1827 ), matematico Horatio Nelson (1758 – 1805), ammiraglio J.W.Goethe (1759 – 1832), poeta e scrittore Arthur Wellesley I Duca di Wellington (1769 – 1852), comandante dell’esercito inglese vincitore a Waterloo Nicolò Paganini (1782 – 1840), musicista Simon Bolivar (1783 – 1830), combattente, eroe nazionale boliviano Sadi Carnot (1796 – 1832), fisico Giuseppe Mazzini (1805 – 1872), patriota Giuseppe Garibaldi (1807 - 1882), generale e patriota Lemmi Adriano (1822-1906), mazziniano, "il banchiere del risorgimento", fondatore della Loggia Propaganda Giosuè Carducci (1835 - 1906), poeta Mark Twain (1835 – 1910), scrittore Ernesto Nathan (1845 - 1921), sindaco di Roma, Gran Maestro del Grande Oriente Italiano Lèon Victor Bougeois (1851 – 1925), presidente della Società delle Nazioni (la prima versione dell’ ONU) Ludovico Lazaro Zamenhof (1859 – 1917), oculista, ideatore dell’esperanto Sir Arthur Conan Doyle (1859 - 1930), scrittore Gabriele D’Annunzio (1863 – 1930), poeta e scrittore Henry Ford (1863 - 1947), industriale Rudyard Kipling (1865 – 1936), scrittore Duglas Mc Arthur (1880 – 1964), comandante supremo delle Forze Alleate nel Pacifico meridionale Cesare Fregoni (1881 – 1936), ideatore dell’elettroshock Alexander Fleming (1881 – 1955), medico, scopritore della penicillina Vittorio Valletta (1883 – 1967), industriale, per circa cinquant’anni ai vertici della Fiat Giovanni Pascoli (1885 – 1912), poeta Earl Warren (1891 – 1974), giudice, per 16 anni presidente della corte suprema degli Usa Roberto Farinacci (1892 - 1945), giornalista e gerarca fascista Oliver Hardy (1892 – 1957), attore Omar Bradley (1893 – 1981), capo delle truppe alleate sbarcate in Normandia Giuseppe Bottai (1895 - 1959), politico, tra i fondatori del fascismo John Eddgar Hoover (1895 – 1972), per vari decenni capo dell’ Fbi Italo Balbo (1896 - 1940), politico e aviatore, tra i fondatori del fascismo Ralph G. Albrecht (1896 – 1994), pubblico accusatore dei criminali nazisti al processo di Norimberga Antonio De Curtis "Totò" (1898 – 1967 ), attore Martin Luther King (1900 – 1968), attivista politico Enrico Fermi (1901 – 1954), fisico nucleare Walt Disney (1901 – 1966), realizzatore e produttore di comics Salvatore Quasimodo (1901 – 1968), poeta Gino Cervi (1901 -1974), attore John Wayne (1907 – 1979), attore Salvator Allende Gossens (1909 – 1973), presidente della Repubblica Cilena Nat "King" Cole (1917 – 1965), cantante Ray "Sugar" Robinson (1920 – 1989), pugile fonte dei nomi: Riccardo Chissotti (a cura di), Dizionario Esoterico, www.esonet.org . |
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Da Dallas alle Torri Gemelle Se c'è un motivo per cui insistiamo sull'importanza dell'omicidio Kennedy, dopo oltre 40 anni dall'evento, non è certo per "cospirazionismo congenito", ma per un fatto molto più semplice e tangibile: La stessa persona che era a Dallas il 22 Novembre 1963 dormì alla Casa Bianca il 10 Settembre 2001. E ciò per sua stessa ammissione, in ambedue i casi. Anzi, nel primo George H. Bush, padre-padrone del Nuovo Ordine Mondiale - oltre che dell'attuale presidente, George W. Bush - si premurò di informare l'FBI della sua presenza a Dallas quel giorno, proprio nelle ore in cui il corteo di Kennedy si presentava all'appuntamento con la storia in Dealey Plaza. Nelle stesse ore Richard Nixon, presente a Dallas da tre giorni "per motivi personali" - peraltro mai accertati - ripartiva alla volta di New York, dove avrebbe appreso dell'avvenuto omicidio di John Kennedy. Sarebbe diventato l'unico uomo al mondo a non ricordarsi del momento esatto in cui apprese la notizia, fornendone negli anni ben tre versioni differenti: all'aeroporto, durante il tragitto in taxi, sotto il portone di casa. Diventano così tre, contando anche Johnson che lo sarebbe diventato quel pomeriggio, i futuri presidenti che erano a Dallas quel giorno. Un curioso crocevia della storia, se non altro. Ma la persona più importante di tutte, in questa vicenda, è sicuramente Prescott Bush, padre del Bush che era a Dallas quel giorno, e nonno dell'attuale presidente. Ecco le tre generazioni, fotografate insieme negli anni '40. A sinistra Barbara e George H. Bush ("Bush padre"), che tiene in braccio George W. (l'attuale presidente). A destra i suoi genitori, Serena e Prescott Bush, il "patriarca" di famiglia. Oltre che ad aver avuto un ruolo determinante, dietro le quinte, in tutta la politica americana del dopoguerra, Prescott Bush di recente è risultato esser stato implicato nei pesanti finanziamenti illeciti che contribuirono all'ascesa di Hitler al potere. Eccone la vicenda dettagliata, che merita di essere conosciuta per meglio inquadrare la potenza di una dinastia che ancora oggi regna indisturbata sugli Stati Uniti d'America. LA SVASTICA DI FAMIGLIA - LA STORIA NASCOSTA DI PRESCOTT BUSH Il nonno materno di Prescott, George Herbert Walker, aveva fondato a St.Louis, nel 1900, la società finanziaria G. H. Walker and Company. Tale fu il suo successo, che nel 1920 la società si trasferiva con tutti gli onori nella prestigiosa Wall Street di New York. Nel 1924 George Walker conobbe l'industriale tedesco Fritz Tyssen, uno dei maggiori finanziatori del nascente partito nazista. In poco tempo Walker divenne a sua volta il tramite di finanziamenti sempre più voluminosi che dall'America finivano direttamente nelle casse di Hitler. Un'altra compagnia che investiva denaro americano in Germania era la Sullivan & Cromwell di un certo Allen Dulles, che ritroveremo trent'anni dopo alla guida della CIA, ed una terza, la più importante di tutte, era la Harriman & Associates di un certo Averill Harriman, un personaggio con forti legami col paritito nazista tedesco, che in seguito sarebbe divenuto ambasciatore USA a mosca, e poi ministro del Commenrcio, sotto Truman. Nel 1931 Harriman scelse George Walker alla guida della Union Banking Corporation, la banca che gli serviva da tramite per i suoi traffici monetari con la Germania, e a sua volta, nel 1934, George Walker fece assumere il nipote Prescott come vice presidente della Harriman & Associates, accanto al suo boss. Nel 1936 Harriman fondò la Brown Brothers Harriman, ne assunse alla guida legale Allen Dulles, del quale assorbiva nel frattempo la Sullivan & Cromwell. Nel 1937 Harriman entro in società con i Rockefeller, dando origine alla Brown Brothers Harriman-Schroeder Rock. Già a quel tempo, Rockefeller significava Standard Oil. Come delfino di Harriman, Prescott Bush si era intanto venuto a trovare, prima della guerra, anche nel consiglio di amministazione della Union Banking. Ma nel 1942 - a guerra scoppiata - la banca si vide congelare dall'FBI di Edgar J. Hoover tutti i beni, in seguito ad una legge che imponeva di interrompere ogni possibile relazione finanziaria con in paesi nemici. Ma Prescott, con l'aiuto di Dulles, seppe congegnare un meccanismo finanziario che permise alla maggior parte dei capitali di sfuggire al congelamento, dirottandoli semplicemente in operazioni molto meno vistose, ma altrettanto lucrative. Per Prescott fu il trionfo, e per Dulles la garanzia di un futuro senza più limiti alle sue ambizioni. Naturalmente Hoover non era stato troppo rigoroso nell'indagare sulla Union Bank di Harriman, e molto probabilmente nacque proprio in quei giorni una reciproca simpatia fra i tre "ragazzi", che avrebbe poi condizionato la storia per molti decenni a venire. RICHARD NIXON, CREAZIONE DI PRESCOTT
DA DALLAS IN POI Nel '64 però Nixon scelse, saggiamente, di non candidarsi, poichè la popolarità di Johnson - succeduto a Kennedy dopo Dallas - in quel momento era alle stelle. Johnson infatti stracciò letteralmente il candidato repubblicano Barry Goldwater. Nixon sarebbe rientrato alla Casa Bianca solo nel '68, dopo la morte del nuovo candidato democratico, Robert Kennedy, anch'egli assassinato in circostanze mai chiarite, ma di certo non da Shiran Shiran solamente (3). Una volta che Nixon fu presidente, Howard Hunt fece uno strepitoso balzo di carriera, passando da semplice agente CIA a capo dei Servizi Segreti della Casa Bianca. Contemporaneamente George H. Bush ("Bush padre", il figlio di Prescott) veniva nominato da Nixon ambasciatore alle Nazioni Unite. Ormai le redini del comando, in famiglia, erano passate a George H. Bush. Prescott però moriva, nel 1972, e non potè vedere il figlio diventare direttore della CIA nel 1976, poi vice-presidente sotto Reagan (1980-1988), ed infine presidente egli stesso, dal 1988 al 1992. Non vide nemmeno, peraltro, la sconfitta del figlio nel 1992, che perdeva inaspettatamente la sua rielezione contro uno sconosciuto Bill Clinton. La storia sembrava ripetersi, e fu questa volta George H. Bush a dover attendere la controversa decisione della Corte Suprema, nel 2000, per poter piazzare il figlio - l'attuale presidente - fra le mura tanto amate. 11 SETTEMBRE 2001 Talmente amate, parrebbe, che il 10 di Settembre del 2001, nonostante il figlio si trovasse in Florida, decise di fermarsi a dormire alla Casa Bianca, sulla via del ritorno da New York al Texas. Lo ha raccontato egli stesso in televisione, più di una volta. Sarebbe ripartito molto presto all'alba, venendo così a trovarsi già vicino a casa, al momento del blocco completo dei voli che seguì gli attentati dell'11 Settembre. La sera del 10, a fare gli onori di casa, c'era Dick Cheney, l'uomo che lo stesso Bush aveva messo accanto al figlio, come vice-presidente, un anno prima. Cheney era anche l'uomo che, in assenza del presidente in carica, avrebbe saldamente preso in mano la situazione durante gli attacchi terroristici, arrivando anche a far deviare, tramite i servizi segreti, i due caccia che si stavano finalmente dirigendo verso l'aereo diretto sul Pentagono, e mandandoli invece su un bersaglio fasullo. Che cosa abbia fatto George H. Bush a Dallas nel lontano 1963, e che cosa abbia fatto - o di cosa abbia parlato con Cheney - la notte del 10 Settembre 2001, alla Casa Bianca, non lo sapremo probabilmente mai. Noi abbiamo riportato finora solo dei fatti accertati. A ciascuno trarre le proprie conclusioni. Ecco il documento FBI che informa della strana telefonata che fece Bush ad un agente locale, il 22 Novembre 1963. (traduzione:)
DATA: 22 NOVEMBRE 1963 DA: AGENTE GRAHAM W. KITCHEL
CONTENUTO: PERSONA SCONOSCIUTA. ASSASSINIO DEL PRESIDENTE KENNEDY. Alle ore 1:45 pm il Signor George H.W. Bush, presidente della società petrolifera Zapata Drilling Company, di Houston, Texas, residente a Briar 5255, di Houston, ha fornito per telefono allo sottoscritto le seguenti informazioni, in intercomunale da Tyler, nel Texas. Bush ha detto che voleva dare in via confidenziale delle informazioni su una voce che ha sentito girare nelle settimane scorse, da persone e in data imprecisate. Ha detto che un certo James Parrott andava parlando di uccidere il Presidente quando verrà a Houston. Bush ha detto che Parrott è forse uno studente dell'università di Houston, ed è un attivista politico in questa zona. Ha detto che pensava che signor la Signora Fanley, telefono SU 2-5239, o Arlene Smith, telefono JA 9-9194, della direzione del partito repubbicano della contea di Harris avrebbero potuto fornire maggiori informazioni sull'identità di Parrott. Bush ha dichiarato di essere in partenza per Dallas, Texas, dove avrebbe alloggiato allo Sheraton-Dallas, per tornare a casa sua il 23 Novembre 1963 [il giorno seguente, N.d.T.]. Il suo numero telefonico di ufficio è CA 2-0395. Segue sigla Curioso: mentre Kennedy sta morendo all'ospedale di Dallas, Bush - allora privato cittadino, e presidente di una delle tante compagnie petrolifere di proprietà di famiglia - parte per la stessa città, e si premura di farlo sapere all'FBI. Sembra inoltre di leggere fra le righe una strana voglia da parte sua di "farsi trovare" a tutti costi dalla stessa FBI, a Dallas quella sera. Ancora più curioso è che Bush utilizzi, come scusa per rendere nota la sua presenza in città, proprio la "voce di possibile attentato al Presidente Kennedy, quando verrà a Huston", visto che a Houston Kennedy c'era già stato. Di certo si può supporre una cosa: se Bush quella sera è stato contattato dall'FBI - come appare probabile - avrà sicuramente avuto da loro più informazioni sull'attentato appena avvenuto, di quante ne possa mai aver date sul suo fantomatico "James Parrott". Curioso infine che l'ora in cui fu ricevuta la telefonata (13.45) corrisponda al momento in cui la notizia della morte di Kennedy, avvenuta intorno alle 13, iniziava a rimbalzare in tutte le agenzie del mondo. Giusto per assicurarsi un "alibi" fuori città, nel caso estremo, ma anche giusto in tempo per saltare in macchina e raggiungere lo Sheraton di Dallas, dove potersi "rendere reperibile in serata." Tutte coincidenze? Può darsi. Ma che dire allora di questo documento, dal quale risulta che Jack Ruby - l'uomo su cui fece perno l'intera organizzazione dell'omicidio di Dallas, e che pensò poi a liberarsi fisicamente di Oswald, prima che potesse parlare - lavorava per Nixon già dal lontano 1947? Si tratta di un documento dell'FBI, desecretato qualche anno fa. "Giuro con questa dichiarazione che un certo Jacob Rubinstein di Chicago, potenziale testimone davanti al Comitato per le Attività Antiamericane [Commissione McCarthy], lavora come informatore per l'ufficio del deputato repubblicano della California, Richard M. Nixon. Si richiede di non interrogarlo pubblicamente nelle udienze sopra menzionate. Giurato oggi 14 Novembre 1947 Segue firma Assistente d'Ufficio E' noto che in quel periodo Ruby lavorasse per la mafia di Chicago, e il documento sembra quindi fornire l'anello mancante per il collegamento fra mondo "pulito" e mondo "sporco, che fu assolutamente necessario per organizzare a Dallas un attentato che desse le massime garanzie di riuscita. Quella che segue è una scaletta riassuntiva, che colloca nel tempo i movimenti principali dei maggiori personaggi citati in questa scheda. Il mondo è davvero piccolo, a volte, non trovate? Scritto da Massimo Mazzucco per luogocomune.net |