di Roberto Vivaldelli
La lobby israeliana negli Stati Uniti è più influente e potente che mai. Secondo quanto riportato da The Hill, il potente gruppo di pressione American Israel Public Affairs Committee (Aipac) non perde tempo e torna all’attacco dei critici della guerra di Tel Aviv a Gaza. A partire da martedì 9 aprile 2025, l’Aipac ha infatti lanciato una nuova serie di annunci pubblicitari, con un investimento a sei cifre, mirati a colpire i senatori democratici che la scorsa settimana hanno sostenuto le mozioni del senatore del Vermont e già candidato alla presidenza, Bernie Sanders, che mira a sospendere gli aiuti militari a Israele.
La nuova campagna dell'AIPAC
La campagna, che si articola su televisione e social media, prende di mira gli 11 senatori dem che hanno appoggiato le misure, bocciate al Senato. Le mozioni di Sanders, che non sono una novità – il senatore aveva già proposto senza successo iniziative simili in passato – miravano a bloccare un totale di 8,8 miliardi di dollari in bombe pesanti e altre munizioni destinate a Israele. Il voto è arrivato dopo la fine, lo scorso mese, di una tregua di due mesi, con Israele che ha ripreso l’offensiva a Gaza.
Tra i senatori che hanno votato a favore delle misure, oltre a Sanders, figurano nomi di spicco come Dick Durbin, Martin Heinrich, Maizie Hirono, Tim Kaine, Andy Kim, Ben Ray Lujan, Ed Markey, Jeff Merkley, Chris Murphy, Brian Schatz, Tina Smith, Chris Van Hollen, Elizabeth Warren e Peter Welch. Una lista che AIPAC sembra aver messo nel mirino con determinazione.
Il portavoce di Aipac, Marshall Wittman, non ha usato mezzi termini: “Bernie Sanders sta mettendo a rischio la sicurezza dello Stato ebraico mentre combatte una guerra su sette fronti contro l’Iran e i terroristi sostenuti dall’Iran. Questi annunci informeranno i cittadini degli Stati rappresentati dai senatori che hanno votato con Sanders per indebolire la partnership dell’America con il nostro alleato democratico”.
La lobby israeliana, come dimostra questa mossa, non dorme mai: ogni voto contrario agli interessi di Israele scatena una risposta rapida e ben finanziata. Sanders, dal canto suo, non ha esitato a puntare il dito contro Aipac durante il suo discorso al Senato prima del voto. “Nel nostro attuale sistema di finanziamenti elettorali, i democratici devono preoccuparsi dei miliardari che finanziano Aipac”, ha dichiarato. “Se voti contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e la sua guerra terribile a Gaza, Aipac ti punirà con milioni di dollari in pubblicità per assicurarsi la tua sconfitta”.
Un’accusa pesante, suffragata da esempi concreti: l’anno scorso, Aipac ha contribuito a far perdere le primarie a due membri della Camera, Jamaal Bowman e Cori Bush, sconfitti da candidati appoggiati dal gruppo e da altre organizzazioni pro-Israele.
L'accusa di Meirsheimer
A gettare ulteriore benzina sul fuoco è intervenuto il professor John Mearsheimer, coautore del celebre saggio The Israel Lobby and US Foreign Policy. Le sue recenti dichiarazioni arrivano in seguito alla detenzione da parte delle autorità statunitensi di Mahmoud Khalil, un attivista palestinese noto per le sue posizioni critiche, attualmente in attesa di deportazione. Il caso di Khalil ha alimentato timori crescenti che le voci pro-palestinesi vengano sistematicamente messe a tacere, non solo negli Stati Uniti ma a livello globale.
Mearsheimer, che da tempo sostiene che l’influenza di Israele sul discorso occidentale soffochi il free speech, ha ribadito come tali episodi rappresentino un attacco alla libertà di espressione. Le sue parole si aggiungono all’allarme per la repressione di giornalisti, accademici e attivisti che osano sfidare le politiche israeliane.
Il sostegno a Israele, un tempo quasi unanime negli Stati Uniti, è diventato un tema sempre più divisivo dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023. Un sondaggio Gallup dello scorso mese, citato da The Hill, evidenzia un calo della simpatia per Israele negli ultimi anni: il 46% degli americani si dice più vicino agli israeliani rispetto ai palestinesi (in calo rispetto al passato), mentre il 33% simpatizza maggiormente con i palestinesi. Tra i democratici, però, il divario è netto: solo il 21% si schiera con Israele, contro il 59% che sostiene i palestinesi.
La lobby israeliana, con Aipac in prima linea, sembra intenzionata a contrastare questa tendenza con ogni mezzo a disposizione. La sua influenza, come sottolineato da Sanders e ora rilanciato da Mearsheimer, si fa sentire non solo nei voti al Congresso, ma anche nelle urne e nei tribunali, dove i dollari e il potere parlano più forte delle parole. Una cosa è certa: la lobby non dorme mai, e chi si oppone a Israele lo fa a suo rischio e pericolo.
Fonte INSIDEOVER
... l'erba cattiva non esiste... i sionisti purtroppo si...
"Israele ha tutto il diritto di difendersi dal terrorismo,
ma non ha il diritto di fare guerra a tutto il popolo palestinese, nei suoi confronti Israele sta commettendo pulizia etnica"
è una posizione di tutto rispetto, saggia, probabilmente ha ragione,
per la democrazia USA è grave che i rappresentanti politici sposanti tale linea politica vengano molestati ed osteggiati dal potere di associazioni private multimiliardarie, che non sono elette.
A tal proposito mi viene in mente quanto scritto da Francesco Cossiga nel saggio “FOTTI IL POTERE”, ediz. Aliberti, a pagina 127:
Anche in questo caso la scritta contro la nostra Premier, sembra un assist a chi sta cercando di screditare coloro i quali hanno manifestato a favore dei palestinesi.
Non sarà per caso che, chi ha usato la bomboletta di vernice rossa, parteggi per i “soliti noti”?
Dante Bertello.
Kosmo
www.youtube.com/watch?v=FYLNCcLfIkM
Si vede che devono ancora raccogliere "materiale"?? Probabilmente la sentenza arrivera' quando i palestinesi saranno tutti o morti o sfollati.
Che poi la sentenza serva e' altra faccenda, intanto sarebbe il caso di farla.
Probabilmente c'e' qualcuno che tira il freno?
Era diretto ad evitare il mandato di arresto per Netanyau, in quel caso il giudice ha tenuto duro ma poi per coincidenza gli e' arrivata la denuncia per molestie sessuali, e chissa' che altro.