di Riccardo Puccinelli
Come ogni 8 Marzo, e in generale come in ogni circostanza di festività istituzionalizzata, dobbiamo tutti prostrarci all’ultima arrivata fra le religioni promosse dal potere per i suoi fini di controllo.
Non si tratta della Shoa, non si tratta della imprescindibilità dell’“Europa” (l’istituzione politica, non il personaggio mitologico), ma della
violenza sulle donne.
Già,
violenza sulle donne. Ma cos’è la violenza sulle donne? La “violenza”, intesa come atti di offesa fisica e/o psicologica possono ovviamente capitare a chiunque ed essere commessi da chiunque. È vero che alcuni gruppi sono più suscettibili a certi tipi di violenza, come i bambini per la violenza minorile e psicologica o le donne per gli stupri.
Ma questo non risponde alla domanda; quando è nata questa speciale violenza “sulle donne”? Anche i suoi più ferventi credenti non hanno risposta a questa domanda. Alcuni dicono che si perda nella notte dei tempi, nelle civiltà patriarcali dove le donne erano sempre e solo maltrattate, mentre altri sostengono che sia un’invenzione più recente, ma non per questo meno abominevole.
La cosa curiosa è che tutti i tipi di devoti, gli interessati come coloro imbecillemente fritti dalla propaganda, ... ... concordano nel dire che esista una violenza
perpetrata dagli uomini sulle donne in quanto donne. Cioè, io non ti picchio o uccido perché sono pazzo di gelosia, perché mi hai lasciato, perché non mi lasci vedere i figli o perché sono un persecutore bastardo. No no. Io ti picchio e uccido
perché sei una donna. Esisterebbe cioè un odio di tipo
politico, che verrebbe applicato indistintamente ad una così vasta categoria per il semplice fatto di appartenervi.
Chi è contrario è un troglodita retrogrado (un
potenziale stupratore, direbbe la Boldrini) o peggio, uno che magari, difendendosi dietro la puerile pretesa di pensarla diversamente, odia le donne.
Di discettazioni sulla propaganda e sul suo indubbio potere ne sono state fatte tante, e non c’è bisogno che sia io ad improvvisare lezioni. La cosa evidente è che qualsiasi discorso
impostato su fattori emotivi e di difficile definizione, come “odio” e “amore”, e non sui fatti, è un discorso propagandistico che ha delle mire ben precise.
In questo caso l’obbiettivo è il più antico del mondo ed il più pateticamente evidente, talmente evidente da non essere visto da molte persone in buona fede, che si perdono in infiniti dibattiti su quanto le donne siano “amate” o “odiate”:
Divide et Impera. In un contesto dove i due
gender sessuali sono più o meno equivalenti come distribuzione, cosa c’è di meglio che mettere i due gruppi più grandi di tutti l’uno contro l’altro?
Tu, donna, ricorda sempre che un uomo è un potenziale stupratore, che uno scatto d’ira momentaneo è l’anticamera dell’omicidio (anzi,
femminicidio), che qualsiasi uomo può trasformarsi in un mostro pronto a toglierti la dignità o la vita stessa. Vivi sempre nella paura.
E tu, uomo, ricorda sempre che devi sentirti in colpa per tutto. Un pensiero “sbagliato”, la momentanea tentazione di uno schiaffo equivale a uno stupro, anche se magari non l’hai fatto davvero. Il contesto, la situazione, gli insulti che puoi aver subito non contano, sei un potenziale criminale e devi reprimere i tuoi istinti violenti. Reprimi. Reprimi sempre.
Il bello del tema della
violenza sulle donne è che, come altre invenzioni propagandistiche, viene sempre affrontato su un’infinità di livelli (storico, personale, emozionale) ma
mai sull’unico che sarebbe auspicabile: quello dei
fatti. Da un fatto si può trarre un ragionamento e una valutazione, ma da un’opinione personale, magari scaturita dalla propaganda, si ricaverà solo un’altra opinione, fallata e sviata dalle sue stesse false premesse.
Questo è un raro articolo che analizza la questione partendo dai
fatti, e come si evince rapidamente, se il tema è spogliato delle emotività, dei sensi di colpa, dell’“odio” e dell’“amore”, decade velocemente, in quanto risulta evidente la sua natura strumentale e spesso falsa a tutti gli effetti, nel descrivere mondi con milioni di donne uccise dalla foga assassina di uomini che ce l’hanno con loro in quanto donne.
Una volta era l’aborto, poi i preti pedofili, ora è la “violenza sulle donne” a tenere banco. Il punto resta sempre quello: confondere, dividere per dominare, mettere gli uni contro gli altri (o lE altrE).
Non cascateci. Non abboccate a questo ennesimo amo. Il potere costituito non ha mai influito positivamente sui rapporti tra esseri umani (quale che fosse il loro sesso) e non saranno le sue quote rosa, leggi paritarie o moniti contro la “violenza sulle donne” ad aiutare gli uomini e le donne nel loro inevitabile e naturale relazionarsi e completarsi a vicenda.
Riccardo Puccinelli ("Rickard")