Al di là della sua valenza ideologica, il caso Rivera-Ratzinger ci conferma ancora una volta come certe dinamiche del pubblico dibattito, pur variando nei contenuti, rimangano sempre le stesse: dato un certo evento mediatico, se ne coglie un aspetto secondario, sostanzialmente irrilevante, e lo si trasforma nel supremo oggetto del contendere, spostando così l'attenzione dal vero problema.
Vediamo di partire dai fatti: di fronte ad una folta platea - televisiva, oltre che reale - un comico decide di criticare apertamente l'operato del Vaticano, e lo fa con queste parole:
"Il Papa ha detto che non crede nell'evoluzionismo. Sono d'accordo, la Chiesa non si è mai evoluta". E poi aggiunge:
"Non sopporto che il Vaticano abbia rifiutato i funerali di Welby. Non è stato così per Pinochet, Franco e per uno della banda della Magliana".
La piazza si mostra chiaramente a suo favore, e questo fa evidentemente arrabbiare il Vaticano, che risponde senza mezze parole e denuncia Rivera addirittura come "terrorista":
"E' terrorismo lanciare attacchi alla Chiesa - scrive l'Osservatore Romano -
E' terrorismo alimentare furori ciechi e irrazionali contro chi parla sempre in nome dell'amore, l'amore per la vita e l'amore per l'uomo. E' vile e terroristico lanciare sassi questa volta addirittura contro il Papa, sentendosi coperti dalle grida di approvazione di una folla facilmente eccitabile".
A sua volta il fronte politico di centro-destra si compatta nella difesa del Vaticano:
"Becera propaganda anticlericale" dice Gianfranco Fini, … … mentre Bondi denuncia
"un senso di preoccupazione e disgusto per il degrado politico, civile e culturale che sommerge il paese". Pedrizzi di AN dice che Rivera
"ha insultato il Papa e ha detto che la Chiesa non può e non deve esprimere liberamente la sua opinione". "Volgari, offensive e arroganti", le parole di Rivera secondo Volonté della UDC.
Mentre la sinistra tende a minimizzare, sgattaiola come può, oppure al massimo condanna Rivera in forma debole e poco convincente.
Fin qui i fatti.
Ora, il vero problema è che non si riesce a capire quale sia il problema.
Dove starebbero, prima di tutto, gli insulti al Papa? E dove sono quelli alla Chiesa? Non solo non sono stati mai pronunciati esplicitamente, ma in tutta onestà non si riesce nemmeno a vederli fra le righe: sostenere infatti che "la Chiesa non si è mai evoluta" non può essere in alcun modo ritenuto un'offesa, in quanto è la Chiesa stessa a farne motivo di vanto, oltre che argomento dottrinale di primaria importanza.
La Chiesa Cattolica, concepita come "corpo mistico di Dio", si pone volutamente fuori dal tempo quotidiano - e quindi da quello storico - e si propone come una roccia profondamente ancorata al sottosuolo, mentre tutto intorno imperversano le tempeste dei tempi che mutano.
La storia passa, la Chiesa rimane. Questo concetto è stato espresso mille volte in passato, e sempre con grande orgoglio, da parte di papi vescovi e cardinali.
Leggiamo ad esempio cosa scriveva Pio XII nella sua Enciclica
Humani generis:
Tutti sanno quanto la Chiesa apprezzi il valore della ragione umana, alla quale spetta il còmpito di dimostrare con certezza l'esistenza di un solo Dio personale, […] Ma questo còmpito potrà essere assolto convenientemente e con sicurezza, se la ragione sarà debitamente coltivata: se cioè essa verrà nutrita di quella sana filosofia che è come un patrimonio ereditato dalle precedenti età cristiane e che possiede una più alta autorità, perché lo stesso Magistero della Chiesa ha messo al confronto con la verità rivelata i suoi principî e le sue principali asserzioni, messe in luce e fissate lentamente attraverso i tempi da uomini di grande ingegno.
Perchè mai quindi dovrebbe evolversi la Chiesa, e dove starebbe, di conseguenza, l'aspetto offensivo - per non dire "terroristico" - nel ricordare questa semplice e profonda verità?
E' stato ingenuo Rivera ad accusare la Chiesa di immobilismo, e ancora più stolti sono stati tutti quelli che hanno abboccato alle finte urla di scandalo che provenivano da San Pietro, facendo così deviare la discussione su un argomento del tutto innocuo.
O forse al Vaticano - sosterrà qualcuno - non ha fatto piacere sentirsi ricordare di aver partecipato ai funerali di Pinochet?
Anche in quel caso, l'accusa è di scarso valore, poichè il fatto di "partecipare" ad un funerale del genere, separando il gesto dall'intricatissimo contesto storico in cui ebbe luogo l'alleanza fra Chiesa e Fascismo in Sudamerica - e soprattutto senza tenere conto della posizione di Woytila all'interno della Chiesa nel momento stesso del funerale - è semplicemente ridicolo.
Chiesa e Fascismo hanno viaggiato a braccetto fin dal giorno in cui la prima "inventò" il secondo - parallelamente al Nazismo in Germania - come cane da guardia da allevare contro il Comunismo ateo che andava espandendo la propria zona di influenza in Europa ad una velocità spaventosa. E siccome questo Comunismo, oltre che ateo, era anche anti-capitalista, l'alleanza con banchieri e industriali fu per il Vaticano la cosa più naturale di questo mondo.
Lo stesso Mussolini, nato "mangiapreti", dovette remare vigorosamente contro corrente per assicurarsi un appoggio da parte della Chiesa che gli permettesse di arrivare al governo, e poi di rimanerci.
E mentre lui "svendeva" l'Italia al Vaticano, con i Patti Lateranensi del '29, la stessa cosa faceva Hitler in Germania, firmando nel '33 il loro equivalente con il nunzio apostolico dell'epoca, tale Pacelli Eugenio, che sei anni dopo sarebbe diventato Papa con il nome di Pio XII.
E' questo il vero problema che pone la Chiesa di Roma, un'istituzione abituata a comandare sin dal giorno in cui nacque la Sacra Alleanza fra Chiesa e Stato, con il Patto di Costantino.
La Chiesa, abilissima nel dissimularsi sotto false spoglie, è come un camaleonte dalla longevità infinita: abituata a comandare da sempre, lo fa usando tutto e tutti, dai politici di passaggio agli eserciti delle altre nazioni, senza mai apparire in prima persona.
Sono quindi ridicoli sia i politicanti di destra, che si svendono sempre più spudoratamente alla Chiesa, credendo in qualche modo di "farsela amica", mentre non si rendono conto di venirne usati come stracci da gettare. E sono addirittura penosi quelli di sinistra, che non hanno nemmeno la forza di articolare in maniera sensata una loro opposizione a questa continua prevaricazione da parte del Vaticano nelle cose dello Stato, mentre non si rendono conto che è proprio grazie a questa loro "incapacità" che gli viene concesso di sopravvivere.
Lo stesso Mussolini scrisse, sul finire della guerra,
"La Chiesa non vuole, a Roma, un'altra forza, preferisce degli avversari deboli a degli amici forti."
In una sola frase aveva già saputo delineare sia il futuro dei politicanti di destra che di quelli di sinistra.
Massimo Mazzucco