di Enrico Sabatino
Trovandomi in Malesia da quando è iniziato il devastante attacco di Israele in Libano, e anche se per un certo periodo tempo non ho avuto la possibilità di informarmi approfonditamente sugli eventi in corso, ho avuto modo di constatare quanto l'odio per Israele e i suoi stretti alleati sia ogni giorno in aumento.
La tv pubblica malese trasmette quotidianamente un video governativo con immagini di distruzione e morti in territorio libanese, seguito da una scritta, sia in malese che in inglese, in cui "si condanna l'attacco terroristico dello Stato d'Israele". Due giorni fa c'è stata a Putrajaya la riunione dell'OIC (Organizzazione della Conferenza Islamica), e il Primo Ministro malese Abdullah, oltre ad aver promesso l'invio di un migliaio di soldati in Libano, ha anche aggiunto che questa guerra aumenterà il risentimento di molte persone in Malesia che potrebbero agire per proprio conto in vendetta delle morti libanesi.
In Indonesia già 3000 volontari sono stati reclutati, e tra questi 200 sono già partiti in missione suicida… … "per colpire interessi vitali d'Israele e di coloro che supportano l'aggressione in Libano e Palestina;" così afferma Suaib Didu, a capo dell'Asean Muslim Youth Movement di Giacarta, aggiungendo anche che "non colpiranno indiscriminatamente" [Reuters].
Girando per le strade della Malesia, sia nelle città che nei piccoli centri, capita spesso di vedere attaccate ai muri delle pagine di giornale con le foto di civili uccisi dai bombardamenti israeliani, accompagnate da scritte inneggianti alla morte di Bush e alla distruzione d'Israele. Tutti i malesi con cui ho parlato di questa guerra, dal tassista islamico, al ristoratore buddista, al ragazzo appena tornato da un soggiorno di 7 anni a Londra, alla ragazza di Kuala Lampur che lavora in un'agenzia pubblicitaria e veste Dolce & Gabbana ecc.ecc., condannano unanimemente Israele, al punto da "rimpiangere Hitler", che ritengono "l'unico che abbia compreso prima di tutti la pericolosità del popolo ebreo e del regime sionista". E alcuni aggiungono anche che "se la seconda guerra mondiale fosse durata altri 2 o 3 anni, Israele non sarebbe mai nata e in Medio Oriente ora regnerebbe la pace".
Opinioni certamente discutibili, che danno però la misura del risentimento e dell'odio che una parte del mondo prova per Israele, e che certo Israele sembra proprio far di tutto per voler alimentare.
Un'altra idea molto diffusa, che personalmente condivido in pieno, è che la comunità internazionale adotti regolarmente due pesi e due misure. Cosa succederebbe se un qualsiasi "paese canaglia" si permettesse di bombardare a tappeto un altro paese sovrano? Quale sarebbe la risposta immediata della comunità internazionale?
Mentre se si tratta di Israele l'Occidente, oltre a non riuscire a imporre un cessate il fuoco, non è in grado neanche di applicare delle sanzioni economiche, e questo non solo per ben noti motivi economici e geopolitici, ma anche per un inconscio senso di colpa che attanaglia soprattutto gli europei; in qualche modo ci sentiamo ancora inconsciamente responsabili per l'Olocausto, e quindi vediamo gli israeliani perennemente come vittime giustificando qualsiasi loro intervento militare. Un senso di colpa ormai fuori dal tempo e che continua a farci vedere Israele con la stessa lente che ci fà ricordare i forni crematori, ma che ci fà dimenticare i massacri compiuti dall'aviazione e dall'esercito israeliano da 40 anni ad oggi.
La stessa lente che ci mostra solo il pugno di soldati israeliani rapiti oppure solo l'attentato suicida sull'autobus israeliano, e non invece le sproporzionate rappresaglie israeliane che provocano enormi distruzioni e centinaia di morti; in sole tre settimane Israele, con i pesantissimi danni inferti alle infrastrutture e le centinaia di civili uccisi dai suoi massicci bombardamenti aerei, ha riportato in Libano la lancetta dell'orologio indietro di 15-20 anni almeno.
Questa lente che ci sta rendendo ciechi va cambiata al più presto, almeno in Europa, e va sostituita con una nuova che ci faccia vedere bene e a 360 gradi, prima che sia troppo tardi.
Enrico Sabatino
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