Il problema non sono le ragazze di Arcore. Donne che concedono prestazioni sessuali in cambio di denaro e di favori da parte di uomini potenti ce ne sono sempre state.
Fatta eccezione per le minorenni, una qualunque ragazza che faccia una scelta di questo tipo lo fa in modo libero e indipendente. Nessuno la obbliga ad andare ad Arcore con la forza, quindi se ci va vuol dire che avrà deciso che ciò che sta per ricevere vale più di ciò che dovrà dare in cambio.
Anche in questo campo valgono le regole del libero mercato.
Qui non stiamo parlando di prostitute da strada, che vivono una vita di schiavitù vera e propria, nella quale non hanno nessuna possibilità di scelta. Qui stiamo parlando di prostituzione d'alto bordo, dove una ragazza porta a casa 1000 euro per fare una visita con lo stetoscopio al presidente del consiglio travestita da infermiera.
Nel caso di Arcore quindi il problema non sono le prostitute, ma casomai i prostituti, cioè tutti coloro che sono invece obbligati a svolgere il loro ruolo di comprimario pur di non perdere la loro posizione privilegiata alla corte di re Artù.
Prostituto è Lele Mora, che svolge il suo ruolo di "raccoglitore" di giovani corpi da mandare al macello per poter mantenere la propria posizione privilegiata ... ... di "talent scout" nell'impero di Mediaset. O anzi, peggio ancora, che approfitta del richiamo della "celebrità" esercitato dalla sua agenzia per selezionare i giovani che ritiene più adatti alle serate a luci rosse.
Prostituto è Emilio Fede, che deve abbassarsi al ruolo di mezzana per procurare al suo sovrano materiale umano sempre nuovo, dopo averlo doverosamente vagliato di persona. Ed è pure costretto a ricattare le ragazze con un "mancato successo" come meteorina o Miss Italia, se per caso avessero qualche ripensamento all'ultimo momento.
Prostituto è l'avvocato Ghedini, che pur di mantenere la sua posizione di difensore super-prezzolato del re di Arcore è costretto a dichiarare che tutti i racconti fatti dalle ragazze sul bunga-bunga sono "dichiarazioni destituite di ogni fondamento”. Nel dire questo Ghedini non offende nemmeno l'intelligenza di chi lo ascolta, ma offende direttamente la propria. Ghedini infatti dimentica che se davvero questi racconti fossero inventati di sana pianta, chiunque nella sua posizione li definirebbe "menzogne infamanti", con un tono sinceramente e profondamente scandalizzato. Non si limiterebbe a dire, con tono tecnico e quasi notarile, che sono “dichiarazioni destituite di ogni fondamento”, dimenticandosi nel frattempo di spiegare perchè mai queste ragazze avrebbero deciso di mentire. Non risulta infatti che passare per prostituta sulla stampa nazionale sia mai stata una patente di notorietà.
E' quindi verso la piscina di Re Artù, dove si aggirano squali sempre assetati di denaro e di potere, che bisogna puntare il dito: è lì infatti che prospera un despotismo basato sul servilismo più umiliante, da parte di persone che sono disposte a rinunciare anche all'ultimo grammo di integrità morale pur di mantenere i privilegi con cui li ricambia sistematicamente il loro re con la pompetta.
Come al solito sono gli uomini, e non le donne, a rappresentare il cuore del problema.
Massimo Mazzucco