E' perfettamente inutile nascondersi dietro a un dito: sul Movimento 5 Stelle l'Italia ha fatto una secca retromarcia. Ovunque, in modo compatto e omogeneo, il 5 Stelle ha perso quasi la metà dei voti conquistati tre mesi fa. Quando non porti a casa nemmeno il comune di Vattelapesca, e non riesci nemmeno ad entrare in ballottaggio a Canicattì, vuol dire che hai sbagliato la strategia alla radice.
Sbaglia quindi ora Grillo ad attaccare con sarcasmo quelli che non l'hanno votato, dicendo:
"Capisco chi ha votato, convinto, per il condannato in secondo grado per evasione fiscale e chi ha dato la sua preferenza ai responsabili del disastro dell'Ilva, del Monte Paschi che hanno come testimonial il prescritto Penati. Capisco chi ha mantenuto la barra dritta e premiato i partiti che succhiano i finanziamenti pubblici e non chi li ha restituiti allo Stato. Vi capisco. Il vostro voto è stato pesato, meditato".
No Grillo, non hai capito. La metà di queste persone ti aveva dato il voto soltanto tre mesi fa, proprio perchè non voleva più continuare a dover scegliere fra il condannato in secondo grado e i rapinatori del Monte Paschi. Ma evidentemente qualcosa è successo, in questi tre mesi, che li ha fatti tornare a votare il meno peggio (o che li ha tenuti addirittura lontani dalle urne).
Secondo una logica elementare, un turno di amministrative a soli tre mesi dal clamoroso successo del 5 Stelle ... ... avrebbe dovuto come minimo sancire in pieno questo successo, se non addirittura confermarlo con un incremento dei voti. In fondo, è proprio con il "risanamento" delle amministrazioni locali che il 5 Stelle si proponeva come reale alternativa al sistema vigente.
Inoltre, tutti coloro che non conoscevano il 5 Stelle prima del loro ingresso in parlamento avrebbero avuto modo di informarsi su questa "novità politica", e si presume che una certa parte di costoro avrebbe saputo apprezzarne la proposta innovativa.
Ma è qui che casca l'asino. Di mezzo infatti c'era la macchina mediatica, perchè è assiomatico che coloro che non conoscevano prima il 5 Stelle sono persone che non frequentano la rete, e che quindi avrebbero continuato a rivolgersi ai media mainstream per saperne di più su di loro.
Era però altrettanto evidente che i media mainstream avrebbero fatto di tutto per continuare a dipingere il 5 Stelle in modo negativo, come già avevano fatto prima delle elezioni.
Sarebbe quindi stato necessario, come minimo, evitare di offrire loro delle ghiotte oppurtunità per venire dipinti in modo negativo dai giornalisti, visto che lo avrebbero fatto comunque basandosi su inezie insignificanti.
Invece sembra quasi che Grillo abbia voluto sfidare questa logica elementare, alzando doppiamente la posta in senso contrario: da una parte ha urlato in faccia a tutti l'assoluta indisponibilità del 5 Stelle a partecipare ad una qualunque formula di governo, mentre dall'altra sceglieva di non andare in TV a difendere le proprie posizioni.
A quel punto, persino un bambino avrebbe capito che i media mainstream avrebbero approfittato in modo vergognoso di questo doppio vantaggio, arrivando rapidamente ad etichettare il 5 Stelle come "nemici della politica", "distruttori della democrazia", e quindi sostanzialmente "un voto sprecato".
Il risultato fu immediato, e diversi sondaggi registrarono un primo calo nel supporto popolare per il 5 Stelle già a poche settimane dalle elezioni.
A quel punto Grillo, invece di riconoscere l'errore compiuto, rincarò la dose dicendo che "tanto il loro voto non ci interessa. Se queste persone pensavano di risolvere tutto mettendo una crocetta hanno sbagliato a votare per noi".
"Nondum matura est", disse la volpe all'uva nazionale.
Invece di fare retromarcia e correggere subito il tiro, Grillo preferì schernire gli elettori "che non avevano capito la filosofia del 5 Stelle". Aumentando in questo modo ancor di più la frattura con chi gli aveva dato fiducia a febbraio.
Troppo tardiva venne la mossa di offrire al PD la propria disponibiltà ad una collaborazione, in cambio di Rodotà alla presidenza. Potrà essere servita a salvare la faccia con i più attenti, ma ormai il danno, a livello popolare, era compiuto.
Ed ora che la legnata si è fatta palese - anzi, "congrua" - Grillo continua a cercare di rovesciare sugli elettori la responsabilità di una sconfitta assolutamente indifendibile, dicendo
"Capisco chi ha votato, convinto, per il condannato in secondo grado per evasione fiscale e chi ha dato la sua preferenza ai responsabili del disastro dell'Ilva".
No Grillo, non hai capito, e il sarcasmo serve a poco in queste occasioni. I voti che oggi hai perso sono voti che tu stesso ti eri conquistato con il sudore della fronte tre mesi fa, grazie ad uno Tsunami Tour assolutamente entusiasmante e travolgente.
E' quindi a quello che è successo in questi tre mesi che devi guardare, se vuoi capire davvero perchè hai perso quei voti.
Il voto popolare è reattivo, non è attivo. Il voto popolare resta quindi una conseguenza delle proposte e delle strategie politiche, non è un suggerimento costruttivo (magari, lo fosse!)
Non si può vantarsi a pieni polmoni quando si conquistano voti ("Siamo il terz..., no, il second... siamo il primo partito in Italia!") ma poi rovesciare sugli elettori la responsabilità per aver perso parte di quei voti.
Mettete quindi da parte il sarcasmo, e fate una sincera e coraggiosa analisi dei vostri errori. Avete la fortuna di essere un movimento giovane, e quindi avete la possibilità non solo di essere perdonati, ma addirittura di venire rivalutati dopo una sana autocritica. Purchè questi errori li riconosciate apertamente e li correggiate in maniera costruttiva, mostrando la stessa onestà e la stessa umiltà per le quali i vostri candidati sono stati mandati in parlamento in primo luogo.
La trasparenza non è solo quella delle ricevute, è soprattutto quella del cuore e delle reali intenzioni.
Massimo Mazzucco
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"Beppe Grillo ha sbagliato tattica?"
Nota: Per chi non avesse letto il mio articolo sopra citato, ricordo che io non ho mai sostenuto che il 5 Stelle dovesse allearsi con Bersani. Ho detto soltanto che il Movimento doveva dimostrarsi inizialmente disponibile, e poi eventualmente rifiutare la collaborazione sulla (probabilissima) mancanza di proposte concrete da parte del PD. In altre parole, rifiutare sul merito e non per principio. In questo modo la "colpa" per un mancato accordo sarebbe ricaduta sul PD, e non su di loro.