Come abbiamo ripetuto molte volte, non sta al normale cittadino spiegare chi abbia compiuto gli attentati dell’11 settembre, nè tantomeno sta a lui spiegare con quale tecnica sarebbero state demolite le Torri Gemelle.
Sappiamo solo che le Torri non possono essere crollate da sole, come ci è stato detto, e che la versione ufficiale è quindi falsa a questo riguardo.
I campioni di nano-thermite ritrovati fra le polveri delle macerie, però, rappresentano un indizio molto imbarazzante per chi vuole difendere la versione ufficiale, visto che tale tipo di composto chimico è tutt’altro che comune, e che la sua caratteristica principale è proprio quella di tagliare con facilità colonne d’acciaio come quelle presenti nelle Torri Gemelle.
L’importanza di questi ritrovati chimici, e l’imbarazzo che hanno creato nella comunità dei debunkers, possono esser misurati dai tentativi - decisamente grossolani - che hanno fatto questi ultimi per giustificarne in qualche modo la presenza fra le macerie.
Ma restiamo ancora tutti in attesa – non dimentichiamolo - che qualcuno ci spieghi con precisione come avrebbero fatto le Torri Gemelle a crollare da sole, da cima a fondo, visto che nessuno ancora lo ha fatto. M.M.
STUDIO SUL MATERIALE THERMITICO RITROVATO NELLE MACERIE DEL WTC
di Decalagon e Dr-Jackal
Provenienza delle polveri, strumenti utilizzati e particolarità dei campioni
L'11 settembre 2001 il crollo delle Torri Gemelle e del World Trade Center 7 ha sparso lungo gran parte della città ingenti quantità di polvere di cemento e di altri materiali. Questa polvere è stata raccolta da privati cittadini che vivevano a Mahattan il giorno della tragedia (Frank Delessio, Stephen White, Janette MacKinlay e Jody Intermont). Il prof. Steven Jones, dopo anni di dibattito riguardo al crollo dei più alti edifici del complesso del WTC, ha deciso di analizzare quelle polveri per cercare prove concrete a sostegno della teoria della demolizione controllata, dato che il NIST ha ammesso di non averle nemmeno cercate; in seguito alla sua richiesta avanzata nel 2006 per i campioni di polvere, ... ... le persone sopraelencate hanno risposto inviando al gruppo di ricerca di Jones quattro campioni della polvere che loro stessi avevano raccolto di loro pugno, nel giro di pochi minuti o poche ore dai crolli (tranne il campione MacKinlay che è stato raccolto dopo circa una settimana).
Le analisi delle polveri hanno portato in evidenza dei frammenti rosso/grigi (presenti in tutti e 4 i campioni) di dimensioni variabili fra i 0,2 e 3 mm: gli spessori variano da 10 a 100 micron per ogni strato. In principio si è pensato che questi piccoli frammenti fossero di vernice secca anti-ruggine, ma gli scienziati, dopo mesi di sperimentazioni, sono giunti ad altre conclusioni. Gli strumenti usati per le analisi delle polveri sono i seguenti:
- Un microscopio elettronico a scansione FEI-XL30 SFEG (SEM)
- Un EDAX a raggi-X con un dispositivo spettrometrico a dispersione di energia (XEDS)
- Un calorimetro a scansione differenziale (DSC Netzsch 404C)
- Un microscopio a luce visibile (VLM)
- Uno stereomicroscopio Epiphot Nikon 200
- Uno stereomicroscopio Olympus BX60
- Un microscopio Nikon Labophot e fotocamera
Tutti i frammenti analizzati hanno uno strato grigio ed uno strato rosso, vengono attratti da un magnete e presentano caratteristiche peculiari: lo strato rosso è composto da alluminio, ossido di ferro, silicio, carbonio e ossigeno. Questi elementi sono misurabili in nanometri. Nel calorimetro a scansione differenziale si è notato che intorno ai 430°C (molto al di sotto della temperatura di accensione della thermite convenzionale) si accendono, producono ferro fuso e generano temperature di almeno 1.400°C. Nei residui post-accensione si sono potute osservare delle microsfere di ferro, le quali erano presenti in tutti i campioni analizzati ed in grande quantità.
La tecnologia per produrre compositi nano-thermitici esisteva prima del 9/11? E in che modo possono essere applicati?
"I compositi nanostrutturati sono materiali multicomponenti in cui almeno uno dei componenti ha una o più dimensioni (lunghezza, larghezza o spessore) nella gamma di dimensioni nanometriche, definite da 1 a 100 nm. I nanocompositi energetici sono una classe di materiali che hanno sia un componente combustibile che un comburente (agente ossidante) intimamente mescolati e in cui almeno uno dei componenti soddisfi la definizione di dimensione nanometrica. Un sol-gel derivato da un pirotecnico è un esempio di un nanocomposto energetico, in cui le nanoparticelle di ossido metallico reagiscono con i metalli o altri combustibili a reazioni molto esotermiche. Il carburante si trova all'interno dei pori della matrice solida, mentre l'ossidante comprende almeno una parte dello scheletro della matrice." "Per fare un esempio, i nanocompositi energetici di FexOy e alluminio metallizzato sono facilmente sintetizzati. Le composizioni sono stabili, sicure e possono essere facilmente infiammabili."
[Gash AE, Simpson RL, Tillotson TM, Satcher JH, Hrubesh LW. Making nanostructured pyrotechnics in a beaker. pre-print UCRL-JC-137593, Lawrence Livermore National Laboratory: Livermore, Ca; April 10, 2000 – (LINK)
Inoltre i nano-composti energetici possono essere spruzzati o addirittura "verniciati" sulle superfici
(LINK), formando effettivamente una pittura energica o addirittura esplosiva.
L'impatto degli aerei avrebbe rovinato le cariche o i detonatori, come sostiene qualcuno?
"Cariche elettriche di Super-thermite sono state sviluppate presso il Los Alamos National Laboratory per applicazioni che includono inneschi esplosivi per demolizioni. [...] Le cariche elettriche di Super-thermite non producono fumi tossici di piombo e sono più sicure perché resistono all'attrito, all'impatto, al calore e alle scariche statiche che attraversino il composto, riducendo al minimo l'accensione accidentale."
Fonte: R&D Awards, "Super-thermite electric matches (LINK)", 2003.
Come leggiamo il composto risulta essere resistente al calore, all'attrito, agli impatti e alle scariche statiche. Inoltre non esistono motivi per cui le eventuali cariche poste sui piani in cui si sono schiantati gli aerei non sarebbero potute venire protette con materiali ignifughi.
Risposta alle obiezioni più comuni.
Alcuni sostenitori della versione ufficiale hanno provato a squalificare questa prova insinuando che in realtà la nano-thermite ritrovata fosse semplice VERNICE. Per la precisione, che fosse la vernice antiruggine usata al World Trade Center, perché anch'essa presenta ossido di ferro come la thermite.
Al di là della bizzarria dell'obiezione (18 mesi di esperimenti e analisi che hanno permesso la realizzazione di almeno due studi paralleli e indipendenti), chi sostiene questa tesi si dimentica che nel Rapporto sullo studio, alle pagine 27 e 28, c'è un'apposita sezione che smentisce queste dicerie. A quelle pagine infatti si legge che la sostanza trovata nelle macerie del WTC non può essere vernice per vari motivi tecnici ben precisi e inequivocabili:
1. Ha una resistività di appena 10 ohm-m (mentre la vernice in media ha valori di diverse grandezze più alti, oltre i 10^10 ohm-m).
2. Quando è stata immersa e agitata in un potente solvente (il metiletilchetone) per decine di ore non si è dissolta come avrebbe fatto qualunque vernice.
3. Contiene alluminio e ossido di ferro, gli ingredienti della thermite, nella combinazione caratteristica di questa sostanza.
4. È presente una matrice di silicio e carbonio che suggerisce che si tratti di un composto super-thermitico.
5. Quando i frammenti vengono incendiati producono temperature in grado di fondere l'acciaio ancora oggi, anni dopo l'11 settembre. Della vernice ovviamente non potrebbe farlo.
6. L'energia viene rilasciata in un arco di tempo molto breve e l'entalpia osservata (la capacità di scambiare energia con l'ambiente) eccede addirittura quella della semplice thermite.
7. Se una qualunque vernice possedesse queste caratteristiche sarebbe incredibilmente pericolosa, una volta asciugatasi, e non potrebbe certo venire usata in un edificio.
Il Rapporto conclude affermando che l'affermazione secondo cui della vernice potrebbe rispecchiare tutte queste caratteristiche dovrebbe essere dimostrata empiricamente e con delle analisi adeguate.
Per chiudere la "questione vernice" definitivamente, ascoltiamo il fisico Jeff Farrer che ci parla degli esperimenti comparativi che ha svolto con il materiale nano-thermitico e con la vernice antiruggine del WTC per verificare se si potesse davvero trattare della stessa sostanza (comincia a parlarne al minuto 07:42 - ricordatevi di attivare i sottotitoli italiani, se non ci sono già):
(LINK)
Qui le interviste a Niels Harrit e Mark Basile: Niels Harrit:
(LINK), Mark Basile:
(LINK)
Quindi, come detto nei video, le tracce di nano-thermite e la vernice antiruggine si sono comportate in modo del tutto diverso negli esperimenti, e la loro composizione chimica è risultata anch'essa differente, per cui non si può trattare della stessa sostanza. (La prima parte del video di Farrer è visibile
qui, la terza
qui)
Molti hanno obiettato a questo punto che non ci sono prove che la thermite/nano-thermite sia in grado di fondere e/o tagliare una colonna d'acciaio come quelle delle Torri Gemelle, e che in ogni caso la quantità di thermite necessaria per farlo sarebbe enorme, cosa che renderebbe inverosimile la demolizione controllata delle Torri, dato che sarebbero servite decine di tonnellate di thermite.
Nel primo video sottostante, l'ingegner Jonathan H. Cole dimostra con esperimenti pratici (anziché simulati al computer come piace fare al NIST) che la thermate (normale thermite con aggiunta di zolfo) può fondere e tagliare delle colonne d'acciaio sia orizzontalmente che verticalmente, che può causare esplosioni e sbuffi di polvere (squibs), e che la quantità di sostanza necessaria non è affatto alta come cercano di farla sembrare i sostenitori della versione ufficiale. Ognuno può vederlo con i propri occhi.
Oltre a dimostrare come la thermate sia un materiale molto eclettico e malleabile, che può essere usato in vari modi per ottenere molti effetti diversi, nel secondo video Cole smentisce alcune affermazioni della versione ufficiale sugli effetti che il fuoco avrebbe procurato all'acciaio delle Torri, dimostrando che effetti simili (come la solfatazione) possono essere stati causati solo da una sostanza esterna, e non dal semplice incendio di kerosene e materiali da ufficio:
(LINK),
(LINK)
Come abbiamo visto, se usata in modo adeguato una piccola quantità di thermate può fare danni enormi. E la sostanza ritrovata al WTC è nano-thermite, che è più potente e richiede quindi quantità inferiori per ottenere gli stessi risultati.
Inoltre, in questo documento
(LINK), degli esperti spiegano varie cose riguardo thermite e nano-thermite, compreso il fatto che può essere utilizzata con un congegno che la tenga attaccata alla trave da tagliare con un semplice magnete (come questo
(LINK) ), che se posizionata e dosata in modo appropriato può tagliare una trave d'acciaio in meno di un secondo, e che può essere attivata da remoto (congegni per fare tutto ciò sono già stati inventati e brevettati).
Alcuni difensori della versione ufficiale hanno sostenuto che non ci sia stata una chiara catena di custodia dei campioni di polvere, e quindi le analisi effettuate su di essi non possano essere accettate come valide perché i campioni potrebbero essere stati manipolati o provenire da chissà dove. In realtà, come si legge nello studio di Niels Harrit, i campioni analizzati provengono da quattro persone: Frank Delessio, Stephen White, Janette MacKinlay e Jody Intermont. Si tratta di campioni raccolti poche ore o addirittura pochi minuti dopo i crolli delle Torri, quindi non possono essere stati contaminati dalle operazioni di sgombero successive, e i raccoglitori hanno anche testimoniato sia in videoregistrazioni che per iscritto sull'autenticità dei campioni. Dato che non hanno alcun motivo di mentire, non c'è ragione di credere che lo stiano facendo.
Inoltre, c'è da sottolineare che alcuni materiali ritrovati nelle polveri (in particolare il nano-alluminio) sono controllati dal governo (quindi non se ne può acquistare più di una certa quantità, e rimane comunque un registro dell'acquisto) e richiedono tecnologie incredibilmente avanzate per essere creati (nanotecnologia). Tecnologie a disposizione solamente dell'esercito USA. Quindi anche insinuare che siano stati i ricercatori a contaminare di proposito i campioni per smentire la versione ufficiale non ha senso (oltre ad essere un'accusa gravissima che dovrebbe essere dimostrata con i fatti).
Infine, è stato obiettato da chi sostiene la versione ufficiale che molte riviste scientifiche si sono rifiutate di divulgare questa ricerca, stando bene attente a definirla "oltraggiosa e riprovevole" ma senza spiegare cosa avrebbe di errato dal punto di vista scientifico, che lo studio non sarebbe stato sottoposto a peer-review (illazione mai dimostrata) e che il redattore capo della rivista si è addirittura dimesso dopo la pubblicazione dello studio di Harrit.
Secondo i sostenitori della versione ufficiale, questo significa che l'intero studio, durato 18 mesi e svolto con tutti i crismi (e ancora in attesa di essere smentito), più gli altri studi indipendenti che lo hanno confermato, sono del tutto inaccettabili come prova. Secondo il resto del mondo, invece, dimostra solo la vigliaccheria e l'asservimento all'autorità di molte pubblicazioni e della maggior parte dei mass media.
Se si vuole dimostrare che uno studio scientifico è arrivato a conclusioni errate, il modo è uno solo: bisogna spiegare esattamente dove ha sbagliato e per quali ragioni le sue conclusioni sono errate. Non basta dire che è "scandaloso" o "oltraggioso", e di sicuro non è sufficiente fare insinuazioni. Finché le accuse non vengono dimostrate, rimangono illazioni. Come ha detto lo stesso Niels Harrit: "Se ho torto, smentitemi".
Decalagon e Dr-Jackal
QUI LO STUDIO COMPLETO, TRADOTTO IN ITALIANO. Nel primo paragrafo trovate anche il link per scaricarlo in formato PDF, e il link al documento originale
Grazie a Decalagon e Dr-Jackal per il mega-lavoro che si sono sobbarcati.