Oggi scrivere un libro non è più come una volta. Nel passato, dopo aver completato a fatica il lavoro di stesura, si presentava il muro - insuperabile e terrificante - della ricerca di un editore, e questo scoraggiava già in partenza molti potenziali autori. Chi ci ha provato avrà certamente conosciuto la frustrazione per aver mandato il proprio manoscritto a decine di editori diversi, senza aver mai nemmeno ricevuto una risposta. (Oppure, nei casi più fortunati, ricevevi un laconico "Grazie, non ci interessa" da parte di una segretaria qualunque).
Oggi invece non è più così: per chi vuole tentare la strada della scrittura il percorso - almeno inizialmente - è molto più facile. Puoi scrivere e formattare un libro tutto da solo, e poi puoi pubblicarlo con il self-publishing, senza dover affrontare nè il giudizio preventivo di un editore nè i costi elevati di un certo numero di copie stampate "al buio" (che magari non venderai mai). I servizi di self-publishing infatti stampano solo "on demand", ed i costi si riducono drasticamente per tutti.
A quel punto conta solo il tuo talento, naturalmente. Quello, alla fine della fiera, ci deve sempre essere, ma almeno si saltano le fasi preliminari, dove le "conoscenze" contano più del talento, e ci si sottopone direttamente al guidizio del pubblico.
Nel nostro piccolo vorrei proporvi i libri di due utenti del sito, che hanno scritto un libro di recente ... ... e che lo rendono disponibile con il self-publishing online. (Va da sè che se ci sono altri utenti in situazioni simili, daremo anche a loro lo stesso spazio per promuovere il proprio lavoro).
Io non faccio il critico letterario, per cui mi limito a presentare i libri secondo la "categoria" a cui appartengono. Il primo libro è "La melodia dell'ombra" di Matteo Galante (utente matteog). Si tratta di una serie di racconti brevi, dalla forte caratterizzazione poetica (Galante è anche regista cinematografico). Il secondo è “Gli artigli dell'Aquila Nera” di Ciro Abbate (utente W.Snake8). Si tratta di un romanzo di fantapolitica che prende spunto dai fatti dell'11 settembre.
Di seguito, alcuni estratti dai due libri. A voi decidere se vorrete aiutare questi autori ad andare avanti nel loro percorso letterario.
Grazie
Massimo Mazzucco
*******************************************************************
"La melodia dell'ombra" di Matteo Galante
Fruscio
Notte. Si trovava in un bosco con una fitta vegetazione. Un fruscio. Neanche si girò e iniziò la fuga. Sentiva una presenza seguirlo. Correva mentre il suo corpo si bagnava di umidità. Le foglie dei cespugli lo sfioravano e posavano su di lui gocce di rugiada. Intanto, il passo aumentava come l’agitazione. Aveva troppa paura per girarsi, aveva troppa paura per fermarsi. Correva, pestando bene il terreno morbido e fresco, sapeva dove mettere il passo che sarebbe seguito ad un altro. Il suo respiro cresceva e diventava profondo. Le percezioni sensoriali aumentavano, ma l’udito si intorpidiva. Non distingueva più i forti suoni, carpiva solo quelli più piccoli che provenivano dalle vicinanze.
Un suono quasi conosciuto e molto forte rimbombava nell’aria, sembrava seguirlo. Lui continuava la corsa, non si voleva fermare, pensava il buio, le ombre l’avrebbero catturato. Iniziava ad avere anche sete ma non importava, doveva fuggire. Piante, rami, spine lo accarezzavano o lo grafiavano ma gran parte non lo toccava perché il suo sguardo acuto gli permetteva di evitarli. Tanti insetti, vermi e piccolissimi animali scorrevano sotto di lui, mentre il suo passo lesto quasi miracolosamente li evitava.
I secondi passavano, ma per il poverino erano attimi interminabili. Quel suono forte intanto si ripeteva e non sembrava allontanarsi. Lui si era ormai addentrato in quel tenebroso bosco da un po’, senza curarsi delle insidie che avrebbe potuto incontrare. Nella sua mente il pensiero di ciò che lo stava inseguendo aveva coperto ogni altra riflessione, ma la stanchezza pian piano stava arrivando cosicché tutte le altre paure incominciavano a prendere respiro.
Sentiva come per istinto salire nelle vene il terrore di diventare preda non solo di chi lo inseguiva. Ma non sapeva che fare e così continuava la sua disperata corsa. Non sapeva dove andare, si era perso, ma sperava di trovare qualche via d’uscita da quella situazione.
Il suo passo veloce evitava qualsiasi ostacolo senza esitazione, ma sapeva benissimo che non sarebbe riuscito sempre a farlo. Tremava dalla paura e da poco anche dal freddo, l’umidità aveva diminuito la temperatura da lui percepita ed il movimento non bastava più a riscaldarlo. Avrebbe voluto urlare, per richiamare qualche aiuto, ma per farlo doveva fermarsi altrimenti in corsa non gli sarebbe bastato il fiato. Poi pensò che in quel luogo oscuro, comunque non avrebbe trovato molto aiuto.
Correva ancora veloce quando d’improvviso vide la strada davanti a sé, sbarrata da dei tronchi d’albero abbattuti. I corpi di queste grandi piante morte formavano una U che lo chiudeva come se fosse incappato in un vicolo cieco. Arrestò di scatto la corsa. Sentiva ancora quel suono forte. Osservava varie ombre piccole e grandi girargli attorno e il suo sangue gelava dal terrore. Il suono si faceva sempre più forte e sentiva più chiaro anche lo spostarsi delle foglie e dei cespugli dietro di lui. La distanza del suono diminuiva velocemente. Si girò di colpo, vide un’ombra venire verso di lui. Rimase pietrificato con il respiro forte, dovuto alla corsa e alla paura. La Luna era l’unica luce che rischiarava quel posto. L’ombra diveniva sempre più grossa, molto più grande di lui. Le sue orecchie si stavano svegliando dal torpore e quel suono diventava sempre più stranamente familiare. – Fuffy! – Il suono era una voce di ragazzo. – Fuffy dove cavolo sei? – gridava il ragazzo. – Perché stai scappando? – il ragazzo ormai aveva spostato gli ultimi cespugli ed era apparso davanti a lui. – Ah, finalmente, eccoti barboncino cattivo! guarda ti sei sporcato tutto. Ed ora? Ma perché sei fuggito? – Il barboncino iniziava a tranquillizzarsi, ma il vestiario del ragazzo non lo faceva avvicinare. Il cane abbaiava ogni qualvolta il grosso mantello nero del ragazzo gli si avvicinava. – Non sarà per caso per questo costume di carnevale? – Il cane ancora non si avvicinava al suo padrone. – Almeno qualcuno l’ho spaventato oggi con questo costume da Dracula! – Finita la frase il ragazzo prese in braccio il suo barboncino e ritornò a casa. Fuffy non scordò mai quella nottata e continuò ad abbaiare ogni volta che vedeva attorno un mantello nero.
Tratto da "La melodia dell'ombra" di Matteo Galante
Pagina sul sito dell'editore.
Pagina
Facebook
ibs
unilibro
Amazon
***************************************************************************************
“Gli artigli dell'Aquila Nera” - di Ciro Abbate
“Le sue grinfie hanno lacerato il mondo.
Un gruppo di donne e uomini liberi le darà la caccia senza tregua.”
Come potrà un semplice tenente della polizia di New York affrontare gli autori di uno degli attentati più efferati della storia umana? Il protagonista, Allan Crawford, vi trascinerà in un abisso oscuro, rivelandovi la risposta.
Un thriller avvincente ed intrigante, una storia oltre i confini dell'immaginazione. Durante il suo percorso, il protagonista incontrerà un personaggio particolare, ispirato all'unico e inimitabile Mauro Biglino.
Prefazioni di Massimo Mazzucco e Mauro Biglino. Copertina by Artegenica alias Veronica Crisci.
Alcuni estratti:
«La maggior parte dell'umanità vive in una grossa bolla di sapone; ovattata, rinchiusa, incapace di osservare e comprendere e... trascinata dal vento in ogni direzione. Tutti noi reclamiamo verità, ne abbiamo bisogno. È cibo per la nostra stabilità mentale. Ma la verità, beh; è bene comprendere che la differenza tra verità e realtà è fondamentale; la prima vive e cammina sulle gambe di chi la professa, di chi si affanna ad ufficializzarla, ed è fatta della stessa sostanza della menzogna; la seconda vive di se stessa, e non corre quando corriamo noi, non si ferma se noi ci fermiamo. È sempre lì, indipendentemente da quanto le stiamo vicino. Per questo la verità ci viene
fornita quasi subito, mentre la realtà la
comprendiamo con il tempo.
E purtroppo, quando comprendiamo che la verità che credevamo inalienabile è nient'altro che un gioco di luci o lo spettacolo di un marionettista, sprofondiamo in un abisso oscuro. Ci sentiamo confusi, rabbiosi, soli, privi di difese e incapaci di trovare punti di riferimento.
Quindi, cari Allan e Brian, non abbiate timore di mostrare la vostra debolezza; l'affanno prodotto dal rincorrere le illusioni che pian piano svaniscono, mentre una parte di voi cerca disperatamente di catturarle per rientrarvi a tutti i costi. Quel mondo in cui tutto ha un ordine; il bene, il male, la giustizia, l'ingiustizia, la vita e la morte...
Da quando siete entrati in questo bunker, le vostre vite precedenti sono terminate. D'ora in poi, le vostre nuove vite vi condurranno oltre i confini dell'immaginabile. Quindi devo chiedervelo: Allan, ti senti pronto? Brian, ti senti pronto?» Facemmo entrambi un cenno con la testa, annuimmo in sincrono, come ipnotizzati da quelle parole.
Il signor Stauffenberg per la prima volta, si rivolse a noi senza formalismi, nel luogo per lui più “sacro”, come a farci intendere che da quel momento, pronti o meno, eravamo parte di qualcosa di indissolubile. Ci fece quella domanda come fa un padre con i propri figli, per sincerarsi della loro consapevolezza e determinazione prima di una grande prova.
[…]
Fummo condotti fuori dal bunker, così come vi entrammo, senza indicazioni sull'esatta ubicazione di quel posto. Dopo l'ascensore, salimmo in un furgone dai vetri oscurati e percorremmo circa un'ora e quaranta minuti di viaggio.
Ad accompagnarci furono André ed Assia, e durante il tragitto non mancarono le occasioni per Brian di rendersi ridicolo con un vano tentativo di corteggiamento. Non potevo dare torto al mio amico, quella donna aveva un fascino incredibile. La sua pelle e i tratti mediorientali, la voce suadente, le labbra carnose e gli occhi nocciola...
«Hey, Assia, questi giorni sono stati abbastanza pesanti sai, non ho avuto modo di scambiare due chiacchiere con te. Volevo ringraziarti a dovere, per il salvataggio in extremis, l'accoglienza. E, potremmo approfittare di questo momento... parlami un po' di te, ti va?» esordì Brian, poggiando una mano sulla spalla di Assia. «Allan, potresti dire al tuo amico che per svolgere il suo compito, avrà bisogno di entrambe le mani?» rispose la donna, con gelida chiarezza. «Ok, ok, messaggio recepito» ribatté il mio amico togliendo di scatto la mano dalla spalla di Assia. Poi tornò al suo posto accanto a me e borbottò qualcosa sulla freddezza delle donne “arabe”. Che per fortuna Assia non sentì, o fece finta di non sentire.
[…]
Quegli attimi trascorsi in apparente distensione contrastavano con la nostra agitazione, ma ci fecero tornare gradualmente in superficie, alla normalità, come una sorta di decompressione nervosa, dopo una lunga apnea.
Estratti da “Gli artigli dell'Aquila Nera” di Ciro Abbate
Il libro è acquistabile
online, oppure presso oltre 4000 librerie fisiche in tutta Italia (vedi
elenco e booktrailer).
****************************************************************
P.S.: C'era anche un terzo utente/autore pronto a presentare il proprio libro, ma per ora ha preferito soprassedere. Lo invitiamo a farlo al più presto.